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che, pei crimini contro le persone o per quelli contro la proprietà, occupi uno degli ultimi 15 gradi (sopra 86) nella criminalità. Tutti quei dipartimenti, dove l’istruzione sarebbe maggiormente diffusa, si aggruppano per la criminalità in modo pressoché esatto intorno alla media.

Per converso, prendendo gli ultimi 10 dipartimenti nell’ordine dell’istruzione, non ve ne sarebbe che uno solo, il quale per un rapporto speciale (crimini contro la proprietà) entrerebbe nei primi 18 gradi della criminalità; tutti gli altri vengon dopo, ossia occupano un posto relativo più favorevole.

Cosicché, stando a questo criterio, converrebbe anzi dire che i dipartimenti di men diffusa istruzione son quelli che presentano, riguardo alla criminalità, il risultato più propizio; e la conclusione parrebbe perciò riescire contraria a quella voluta. Essa avrebbe l’aria di dar ragione al vieto pregiudizio di coloro, che poco fidenti di civiltà, e incompetentemente misurandola dalla sola proporzione di quelli che sanno leggere e scrivere, pronunciano esser ella una causa di depravazione.

I risultati sarebbero meno spiccati per l’Inghilterra; ma nemmeno qui non risulta in modo decisivo che le contee più istrutte tengano decisamente la palma per una più scarsa criminalità, e reciprocamente.

Il fatto si è che, in generale, l’influenza dell’istruzione va mascherata da quella di una folla d’altre cagioni, che sono comparativamente e direttamente più energiche, e che interessano l’intero modo di essere e vivere delle corrispondenti località. A far ragione del suo vero e proprio valore specifico, ad isolare questa causa nella sua azione propria dall’altre cause che vi si combinano, si esigerebbe un’analisi assai più accurata di quella che per solito si applica col