Saul (Alfieri, 1946)/Atto terzo
Questo testo è stato riletto e controllato. |
◄ | Atto secondo | Atto quarto | ► |
ATTO TERZO
SCENA PRIMA
David, Abner.
il re, ch’io vengo a’ cenni tuoi.
David Parlarti
a solo a solo io volli.
Abner Udir vuoi forse
della prossima pugna?...
David E dirti a un tempo,
che me non servi; ma ch’entrambi al pari
il popol nostro, il nostro re, l’eccelso
Dio d’Israél serviamo. Altro pensiero
in noi, deh! no, non entri.
Abner Io, pel re nostro,
del di cui sangue io nasco, in campo il brando
sanguinoso rotai, giá pria che il fischio
ivi si udisse di tua fionda...
David Il sangue
del re non scorre entro mie vene: a tutti
noti sono i miei fatti: io non li vanto:
Abner li sa. — Deh! nell’obblio sepolti
sian pur da te; sol ti rammenta i tuoi:
emulo di te stesso, oggi tu imprendi
a superar solo te stesso.
Abner Il duce
tutto ordinar per la vittoria quindi
osai: s’io duce esser potessi, or l’odi. —
Incontro a noi, da borea ad austro, giace
per lungo, in valle, di Filiste il campo.
Folte macchie ha da tergo; è d’alti rivi
munito in fronte: all’oríente il chiude
non alto un poggio, di lieve pendio
ver esso, ma di scabro irsuto dorso
all’opposto salire: un’ampia porta
s’apre fra’ monti all’occidente, donde
per vasto piano infino al mar sonante
senza ostacol si varca. Ivi, se fatto
ci vien di trarvi i Filistei, fia vinta
da noi la guerra. È d’uopo a ciò da pria
finger ritratta. In tripartita schiera
piegando noi da man manca nel piano,
giriamo in fronte il destro loro fianco.
La schiera prima il passo affretta, e pare
fuggirsene; rimane la seconda
lenta addietro, in scomposte e rade file,
certo invito ai nemici. Intanto, scelti
i piú prodi de’ nostri, il duro poggio
soverchiato han dall’oriente, e a tergo
riescon sovra il rio nemico. In fronte,
dalle spalle, e dai lati, eccolo, è chiuso;
eccone fatto aspro macello intero.
David Saggio e prode tu al pari. All’ordin tuo,
nulla cangiare, Abner, si debbe. Io laudo
virtude ov’è: sarò guerrier, non duce:
e alla tua pugna il mio venir null’altro
aggiungerá, che un brando.
Abner Il duce è David:
di guerra il mastro è David. Chi combatte,
fuorch’egli, mai?
David Chi men dovria mostrarsi
Ottimo, ovunque io ’l miri, è il tuo disegno.
Gionata ed io, di quá, verso la tenda
di Saúl schiereremci; oltre, ver l’orsa,
Us passerá; Sadóc, con scelti mille,
salirá il giogo; e tu, coi piú, terrai
della battaglia il corpo.
Abner A te si aspetta;
loco è primiero.
David E te perciò vi pongo. —
Ascende il sole ancora: il tutto in punto
terrai tu intanto; ma non s’odan trombe,
fin che al giorno quattr’ore avanzin sole.
Spira un ponente impetuoso, il senti;
il sol negli occhi, e la sospinta polve,
anco per noi combatteran da sera.
Abner Ben dici.
David Or, va; comanda: e a te con basse
arti di corte, che ignorar dovresti,
pregio non tor di capitan, cui merti.
SCENA SECONDA
David.
Ma, il provveder di capitan, che giova,
s’ei de’ soldati il cor non ha? Ciò solo
ad Abner manca; e a me il concede Iddio.
Oggi si vinca, e al dí novel si lasci
un’altra volta il re; ch’esser non puote
per me mai pace al fianco suo... Che dico?
Nuova palma or mi fia nuovo delitto.
SCENA TERZA
Micol, David.
sorgeva appena, Abner ver lui si trasse,
e un istante parlavagli: io m’inoltro,
egli esce; il re giá quel di pria non trovo.
David Ma pur, che disse? in che ti parve...?
Micol Egli era
dianzi tutto per noi; con noi piangea;
ci abbracciava a vicenda; e da noi stirpe
s’iva augurando di novelli prodi,
quasi alla sua sostegno; ei piú che padre
pareane ai detti: or, piú che re mi apparve.
David Deh! pria del tempo, non piangere, o sposa:
Saulle è il re; fará di noi sua voglia.
Sol ch’ei non perda oggi la pugna; il crudo
suo pensier contro me doman ripigli;
ripiglierò mio stato abbietto, e il duro
bando, e la fuga, e l’affannosa vita.
Vera e sola mia morte emmi il lasciarti:
e il dovrò pure... Ahi vana speme! infauste
nozze per te! Giocondo e regio stato
altro sposo a te dava; ed io tel tolgo.
Misero me!... Né d’ampia prole, e lieta,
padre puoi far me tuo consorte errante,
e fuggitivo sempre...
Micol Ah! no; divisi
piú non saremo: dal tuo sen strapparmi
niuno ardirá. Non riedo io no, piú mai,
a quella vita orribile, ch’io trassi
priva di te: m’abbia il sepolcro innanzi.
In quella reggia del dolore io stava
sola piangente, i lunghi giorni; e l’ombre
l’aspetto mi adducean d’orrende larve.
del crudo padre il ferro; e udia tue voci
dolenti, lagrimose, umili, tali
da trar del petto ogni piú atroce sdegno;
e sí l’acciar pur t’immergeva in core
il barbaro Saulle: or, tra’ segreti
avvolgimenti di negra caverna,
vedeati far di dure selci letto:
e ad ogni picciol moto il cor balzarti
tremante; e in altra ricovrarti; e quíndi
in altra ancor; né ritrovar mai loco,
né quíete, né amici: egro, ansio, stanco...
da cruda sete travagliato... Oh cielo!...
Le angosce, i dubbj, il palpitar mio lungo
poss’io ridir? — Mai piú, no, non ti lascio;
mai piú...
David Mi strappi il cor: deh! cessa... Al sangue,
e non al pianto, questo giorno è sacro.
Micol Pur ch’oggi inciampo al tuo pugnar non nasca.
Per te non temo io la battaglia; hai scudo
di certa tempra, Iddio: ma temo, ch’oggi
dal perfid’Abner impedita, o guasta,
non ti sia la vittoria.
David E che? ti parve
dubbio il re d’affidarmi oggi l’impresa?
Micol Ciò non udii; ma forte accigliato era,
e susurrava non so che, in se stesso,
di sacerdoti traditor; d’ignota
gente nel campo; di virtú mentita...
Rotte parole, oscure, dolorose,
tremende, a chi di David è consorte,
e di Saulle è figlia.
David Eccolo: si oda.
Micol Giusto Iddio, deh! soccorri oggi al tuo servo:
l’empio confondi; il genitor rischiara;
salva il mio sposo; il popol tuo difendi.
SCENA QUARTA
Saul, Gionata, Micol, David.
dá tregua un poco: or l’aura aperta e pura
ti fia ristoro; vieni: alquanto siedi
tra i figli tuoi.
Saul ... Che mi si dice?
Micol Ah! padre!...
Saul Chi sete voi?... Chi d’aura aperta e pura
quí favellò?... Questa? è caligin densa;
tenebre sono; ombra di morte... Oh! mira;
piú mi t’accosta; il vedi? il sol dintorno
cinto ha di sangue ghirlanda funesta...
Odi tu canto di sinistri augelli?
Lugúbre un pianto sull’aere si spande,
che me percuote, e a lagrimar mi sforza...
Ma che? Voi pur, voi pur piangete?...
Gion. O sommo
Dio d’Israello, or la tua faccia hai tolta
dal re Saúl cosí? lui, giá tuo servo,
lasci or cosí dell’avversario in mano?
Micol Padre, hai la figlia tua diletta al fianco:
se lieto sei, lieta è pur ella; e piange,
se piangi tu... Ma, di che pianger ora?
Gioja tornò.
Saul David, vuoi dire. Ah!... David...
Deh! perché non mi abbraccia anch’ei co’ figli?
David Oh padre!... Addietro or mi tenea temenza
di non t’esser molesto. Ah! nel mio core
perché legger non puoi? son sempre io teco.
Saul Tu... di Saulle... ami la casa dunque?
David S’io l’amo? Oh ciel! degli occhi miei pupilla
Gionata egli è; per te, periglio al mondo
non conosco, né curo: e la mia sposa,
di quale amore io l’amo...
Saul Eppur, te stesso
stimi tu molto...
David Io, me stimare?... In campo
non vil soldato, e tuo genero in corte
mi tengo; e innanzi a Dio, nulla mi estimo.
Saul Ma, sempre a me d’iddio tu parli; eppure,
ben tu il sai, da gran tempo, hammi partito
da Dio l’astuta ira crudel tremenda
de’ sacerdoti. Ad oltraggiarmi, il nomi?
David A dargli gloria, io ’l nomo. Ah! perché credi,
ch’ei piú non sia con te? Con chi nol vuole,
non sta: ma, a chi l’invoca, a chi riposto
tutto ha se stesso in lui, manca egli mai?
Ei sul soglio chiamotti; ei vi ti tiene:
sei suo, se in lui, ma se in lui sol, ti affidi.
Saul Chi dal ciel parla?... Avviluppato in bianca
stola è costui, che il sacro labro or schiude?
Vediamlo... Eh! no: tu sei guerriero, e il brando
cingi: or t’inoltra; appressati; ch’io veggia,
se Samuéle o David mi favella. —
Qual brando è questo? ei non è giá lo stesso
ch’io di mia man ti diedi...
David È questo il brando,
cui mi acquistò la povera mia fionda.
Brando, che in Ela a me pendea tagliente
sul capo; agli occhi orribil lampo io ’l vidi
balenarmi di morte, in man del fero
Goliát gigante: ei lo stringea: ma stavvi
rappreso pur, non giá il mio sangue, il suo.
Saul Non fu quel ferro, come sacra cosa,
appeso in Nobbe al tabernacol santo?
Non fu nell’Efod mistico ravvolto,
e cosí tolto a ogni profana vista?
Consecrato in eterno al Signor primo?...
Saul Dunque, onde l’hai tu? Chi ardiva
dartelo? chi?...
David Dirotti. Io fuggitivo,
inerme in Nob giungea: perché fuggissi,
tu il sai. Piena ogni via di trista gente,
io, senza ferro, a ciascun passo stava
tra le fauci di morte. Umíl la fronte
prosternai lá nel tabernacol, dove
scende d’iddio lo spirto: ivi, quest’arme,
(cui s’uom mortal riadattarsi al fianco
potea, quell’uno esser potea ben David)
la chiesi io stesso al sacerdote.
Saul Ed egli?...
David Diemmela.
Saul Ed era?
David Achimeléch.
Saul Fellone.
Vil traditore... Ov’è l’altare?... oh rabbia!...
Ahi tutti iniqui! traditori tutti!...
D’Iddio nemici; a lui ministri, voi?...
Negr’alme in bianco ammanto... Ov’è la scure?...
Ov’è l’altar? si atterri... Ov’è l’offerta?
Svenarla io voglio...
Micol Ah padre!
Gion. Oh ciel! che fai?
Ove corri? che parli?... Or, deh! ti placa:
non havvi altar; non vittima: rispetta
nei sacerdoti Iddio, che sempre t’ode.
Saul Chi mi rattien? Chi di seder mi sforza?...
Chi a me resiste?...
Gion. Padre...
David Ah! tu il soccorri,
alto Iddio d’Israéle: a te si prostra,
te ne scongiura il servo tuo.
Saul La pace
tutto mi è tolto!... Ahi Saúl infelice!
Chi te consola? al brancolar tuo cieco,
chi è scorta, o appoggio?... I figli tuoi, son muti;
duri son, crudi... Del vecchio cadente
sol si brama la morte: altro nel core
non sta dei figli, che il fatal diadema,
che il canuto tuo capo intorno cinge.
Su strappatelo, su: spiccate a un tempo
da questo omai putrido tronco il capo
tremolante del padre... Ahi fero stato!
Meglio è la morte. Io voglio morte...
Micol Oh padre!...
Noi vogliam tutti la tua vita: a morte
ognun di noi, per te sottrarne, andrebbe...
Gion. — Or, poiché in pianto il suo furor giá stemprasi
deh! la tua voce, a ricomporlo in calma,
muovi, o fratello. In dolce oblio l’hai ratto
giá tante volte coi celesti carmi.
Micol Ah! sí; tu il vedi, all’alitante petto
manca il respiro; il giá feroce sguardo
nuota in lagrime: or tempo è di prestargli
l’opra tua.
David Deh! per me, gli parli Iddio.1
«O tu, che eterno, onnipossente, immenso,
«siedi sovran d’ogni creata cosa;
«tu, per cui tratto io son dal nulla, e penso,
«e la mia mente a te salir pur osa;
«tu, che se il guardo inchini, apresi il denso
«abisso, e via non serba a te nascosa;
«se il capo accenni, trema lo universo;
«se il braccio innalzi, ogni empio ecco è disperso.
«di Cherubin ben mille un dí scendesti;
«e del tuo caldo irresistibil nume
«il condottiero d’Israello empiesti:
«di perenne facondia a lui tu fiume,
«tu brando, e senno, e scudo a lui ti festi:
«deh! di tua fiamma tanta un raggio solo
«nubi-fendente or manda a noi dal polo.
«Tenebre e pianto siamo...».
Saul Odo io la voce
di David?... Trammi di mortal letargo:
folgor mi mostra di mia verde etade.
David «Chi vien, chi vien, ch’odo e non veggo? Un nembo
«negro di polve rapido veleggia
«dal torbid’euro spinto. —
«Ma giá si squarcia; e tutto acciar lampeggia
«dai mille e mille, ch’ei si reca in grembo...
«Ecco, qual torre, cinto
«Saúl la testa d’infuocato lembo.
«Traballa il suolo al calpestío tonante
«d’armi e destrieri:
«la terra, e l’onda, e il cielo è rimbombante
«d’urli guerrieri.
«Saúl si appressa in sua terribil possa;
«carri, fanti, destrier sossopra ei mesce:
«gelo, in vederlo, scorre a ogni uom per l’ossa;
«lo spavento d’iddio dagli occhi gli esce.
«Figli di Ammón, dov’è la ria baldanza?
«Dove gli spregj, e l’insultar, che al giusto
«popol di Dio giá feste?
«Ecco ora il piano ai vostri corpi angusto;
«ecco, a noi messe sanguinosa avanza
«di vostre tronche teste:
«ecco ove mena in falsi iddii fidanza. —
«Ma, donde ascolto altra guerriera tromba
«mugghiar repente?
«d’Edom la gente.
«Cosí Moáb, Soba cosí sen vanno,
«con l’iniqua Amaléch, disperse in polve:
«Saúl, torrente al rinnovar dell’anno,
«tutto inonda, scompon, schianta, travolve».
Saul Ben questo è grido de’ miei tempi antichi,
che dal sepolcro a gloria or mi richiama.
Vivo, in udirlo, ne’ miei fervidi anni... —
Che dico?... ahi lasso! a me di guerra il grido
si addice omai?... L’ozio, l’oblio, la pace,
chiamano il veglio a se.
David Pace si canti. —
«del fiumicel natío,
«siede il campion di Dio,
«all’ombra sempre-viva
«del sospirato alloro.
«Sua dolce e cara prole,
«nel porgergli ristoro,
«del suo affanno si duole,
«ma del suo rieder gode;
«e pianger ciascun s’ode
«teneramente,
«soavemente
«sí, che il dir non v’arriva.
«L’una sua figlia slaccia
«l’elmo folgoreggiante;
«e la consorte amante,
«sottentrando, lo abbraccia:
«l’altra, l’augusta fronte
«dal sudor polveroso
«terge, col puro fonte:
«quale, un nembo odoroso
«di fior sovr’esso spande:
«qual, le man venerande
«e qual si lagna,
«ch’altra piú ch’ella faccia.
«Ma ferve in ben altr’opra
«lo stuol del miglior sesso.
«Finché venga il suo amplesso,
«quí l’un figlio si adopra
«in rifar mondo e terso
«lo insanguinato brando:
«lá, d’invidia cosperso,
«dice il secondo: e quando
«palleggerò quest’asta,
«cui mia destra or non basta?
«Lo scudo il terzo,
«con giovin scherzo,
«prova come il ricopra.
«Di gioja lagrima
«su l’occhio turgido
«del re si sta:
«Ch’ei di sua nobile
«progenie amabile
«è l’alma, e il sa.
«Oh bella la pace!
«Oh grato il soggiorno,
«lá dove hai dintorno
«amor sí verace,
«sí candida fe!
«Ma il sol giá celasi;
«tace ogni zeffiro;
«e in sonno placido
«sopito è il re». —
pace dell’alma!... Entro mie vene un latte
scorrer mi sento di tutta dolcezza... —
Ma, che pretendi or tu? Saúl far vile
infra i domestich’ozj? Il pro’ Saulle
David «Il re posa, ma i sogni del forte
«con tremende sembianze gli vanno
«presentando i fantasmi di morte.
«Ecco il vinto nemico tiranno,
«di sua man giá trafitto in battaglia;
«ombra orribil, che omai non fa danno.
«Ecco un lampo, che tutti abbarbaglia...
«Quel suo brando, che ad uom non perdona,
«e ogni prode al codardo ragguaglia. —
«Tal, non sempre la selva risuona
«del Leone al terribil ruggito,
«ch’egli in calma anco i sensi abbandona;
«né il tacersi dell’antro romito
«all’armento giá rende il coraggio;
«né il pastor si sta men sbigottito,
«ch’ei sa, ch’esce a piú sangue ed oltraggio.
«Ma il re giá giá si desta:
«armi, armi, ei grida.
«Guerriero omai qual resta?
«Chi, chi lo sfida?
«Veggio una striscia di terribil fuoco,
«cui forza è loco — dien le ostili squadre.
«Tutte veggio adre — di sangue infedele
«l’armi a Israéle. — Il fero fulmin piomba,
«sasso di fromba — assai men ratto fugge,
«di quel che strugge — il feritor sovrano,
«col ferro in mano. — A inarrivabil volo,
«fin presso al polo — aquila altera ei stende
«le reverende — risuonanti penne,
«cui da Dio tenne, — ad annullar quegli empj,
«che in falsi tempj — han simulacri rei
«fatti lor Dei. — Già da lontano io ’l seguo;
«e il Filisteo perseguo,
«e incalzo, e atterro, e sperdo; e assai ben mostro
«che due spade ha nel campo il popol nostro».
che questa mia, ch’io snudo? Empio è, si uccida,
pera, chi la sprezzò.
Micol T’arresta: oh cielo!...
Gion. Padre! che fai?...
David Misero re!
Micol Deh!... fuggi...
A gran pena il teniam; deh! fuggi, o sposo.
SCENA QUINTA
Gionata, Saul, Micol.
Gion. T’arresta...
Saul Chi mi rattien? chi ardisce?... Ov’è il mio brando?
Mi si renda il mio brando...
Gion. ... Ah! con noi vieni,
diletto padre: io non ti lascio ir oltre.
Vedi, non è co’ figli tuoi persona:
con noi ritorna alla tua tenda: hai d’uopo
or di quíete. Ah! vieni: ogni ira cessi;
stai co’ tuoi figli...
Micol E gli avrai sempre al fianco...
- ↑ Tutti i seguenti versi lirici si potranno cantare senza gorgheggi da David, s’egli si trova essere ad un tempo cantore ed attore. Altrimenti basterá, per ottenere un certo effetto, che ad ogni stanza preceda una breve musica istromentale adattata al soggetto; e che David poi reciti la stanza con maestria e gravità.