dica, se il può, ch’io nol potrei, di quanto,
di quale amore io l’amo...
Saul Eppur, te stesso
stimi tu molto...
David Io, me stimare?... In campo
non vil soldato, e tuo genero in corte
mi tengo; e innanzi a Dio, nulla mi estimo.
Saul Ma, sempre a me d’iddio tu parli; eppure,
ben tu il sai, da gran tempo, hammi partito
da Dio l’astuta ira crudel tremenda
de’ sacerdoti. Ad oltraggiarmi, il nomi?
David A dargli gloria, io ’l nomo. Ah! perché credi,
ch’ei piú non sia con te? Con chi nol vuole,
non sta: ma, a chi l’invoca, a chi riposto
tutto ha se stesso in lui, manca egli mai?
Ei sul soglio chiamotti; ei vi ti tiene:
sei suo, se in lui, ma se in lui sol, ti affidi.
Saul Chi dal ciel parla?... Avviluppato in bianca
stola è costui, che il sacro labro or schiude?
Vediamlo... Eh! no: tu sei guerriero, e il brando
cingi: or t’inoltra; appressati; ch’io veggia,
se Samuéle o David mi favella. —
Qual brando è questo? ei non è giá lo stesso
ch’io di mia man ti diedi...
David È questo il brando,
cui mi acquistò la povera mia fionda.
Brando, che in Ela a me pendea tagliente
sul capo; agli occhi orribil lampo io ’l vidi
balenarmi di morte, in man del fero
Goliát gigante: ei lo stringea: ma stavvi
rappreso pur, non giá il mio sangue, il suo.
Saul Non fu quel ferro, come sacra cosa,
appeso in Nobbe al tabernacol santo?
Non fu nell’Efod mistico ravvolto,
e cosí tolto a ogni profana vista?
Consecrato in eterno al Signor primo?...
V. Alfieri, Tragedie - III. |
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