Satiri alla caccia (Sofocle - Romagnoli)/Primo episodio
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APOLLO
Numi, Fortuna, Dèmone che l’opere
guidi, fa’ tu ch’io termini l’impresa
per cui s’affretta questa corsa: fa’
ch’io rintracci il bottin, la preda, il furto,
le giovenche onde Apollo orbo rimase.
Si volge agli spettatori
E se alcuno di voi, veduto, udito
ha qualche indizio, se lo dice a me
gli vorrò tanto bene: e del dio Febo
sarà poi sommamente benemerito.
SATIRI
hanno una strofetta di cui rimangono solamente sillabe.
SILENO
agli spettatori.
Avete visto, o non avete visto?
ai Satirelli.
Bisognerà che si lavori noi.
Su, le nari alla caccia apra ciascuno,
se qualche odore mai giunga per l’aura;
o, chino su i ginocchi, il suolo fiuti.
E invoca il Dio, che si conduca a termine
questa impresa, e che tutto abbia buon esito.
I Satirelli si dividono in due schiere, e incominciano
a cercare dappertutto, fiutando come segugi. D’un
tratto un semicoro si arresta.
SEMICORO A
Un Nume, un Nume, un Nume, un Nume!
Lascia andar, lascia andare, abbiam trovato,
non ci sbagliamo. Andar piú oltre, è inutile.
SEMICORO B
Ecco le impronte delle vacche, vedile!
SEMICORO A
Sta zitto! Guida un Dio la nostra schiera.
SEMICORO B
Che si fa? Siamo sulla buona via?
Questi costi, che dicono?
SEMICORO A
Di sí.
Tutti gl’indizi chiaro lo dimostrano.
SEMICORO A
Oh vedi, vedi!
Ecco di nuovo un’altra orma di zoccoli.
SEMICORO B
Fissa qui gli occhi!
Eccone un’altra, e di misura identica.
Si ode un suono fievole misterioso.
SEMICORO A
Svelto qui, corri qui. Tendi le orecchie.
Non ti sembra di udir come un muggito?
SEMICORO B
No, che il muggito non lo intendo bene.
Ma son queste le impronte e le vestigia
delle giovenche: puoi vederle chiare.
SEMICORO A
Ehi là là!
Perdio, qui l'orme vanno alla rovescia:
guardan tutte all’indietro. Oh bada qui.
Che affare è questo? Come camminavano?
Le prime file son volte all’indietro,
l’altre son tutte quante mescolate
l’una con l’altra. Gli doveva proprio
girar la testa, a questo mandriano!
A questo punto, con una nuova figurazione di danza, i satiri,
seguitando a simulare una ricerca, si dispongono col muso a terra
e la coda in aria.
SILENO
Oh che altro sistema ora m’inventi,
di fiutare le peste a bocca sotto
verso la terra? Che maniera è questa?
Non la capisco! Ti sciorini come
un porcospino in un macchione, come
una scimmia imbizzita, a culo in aria.
Che affare è questo? In che parte del mondo
lo avete appreso? Ditemelo, ch’io
non l’ho mai conosciuto, questo metodo!
SATIRI
al colmo dello spavento.
Uh, uh, uh, uh!
SILENO
*Di che temi? Che guaioli? Che vedi?
Qualche babau? Che smanie son codeste?
Oh come va, v’è preso il mal di gola?
Tutti ciarla eravate, or siete muti.*
SATIRI
Sta zitto un po’!
SILENO
Che affare è questo che ti mette in fuga?
SATIRI
Non odi? Ascolta.
SILENO
Ascolta cosa? Non si sente nulla!
SATIRI
Da’ retta a me.
SILENO
Bell’aiuto mi date, alla ricerca!
SATIRI
Presta orecchio un momento a questo affare
che mi colpisce, che mi sbigottisce:
un rumor che mai niuno udí fra gli uomini.
SILENO
tende l’orecchio, non sente nulla, e scoppia indignato.
D’un rumore temete e sbigottite,
corpacci sozzi, impasti di motriglia,
bestioni i piú vigliacchi che ci siano,
che vedete in ogni ombra una befana,
che sgomentate d’ogni cosa, gente
senza nervi, cialtrona, pecorona,
che non siete che ciccia, lingua e bischero,
sodi a parole, e quando siamo al bello
sbucciafatiche! E siete sangue mio,
bestioni tutti codardia! D’un babbo
che tanti e tanti della sua prodezza
giovanile trofei lasciò negli antri
delle Ninfe, che mai non mosse a fuga,
né servo fu, né paventò per l’ululo
delle fiere montane, anzi compie’
fior di prodezze. Adesso, questa fama
immacolata, la insozzate voi.
che per un nuovo pastoral susurro
che molcir vi dovrebbe, a mo’ di bamboli
siete sgomenti, prima di vedere,
e rinunciate alle ricchezze e all’oro
che Febo vi profferse e garantí,
ed alla libertà che a voi, che a me
promise. E voi, lasciato andare tutto,
ve la dormite. Ritornate qui,
a investigare l’orme delle vacche,
a cercare il bifolco. O pianti ed urli
tanta vigliaccheria vi costerà.
SATIRI
rianimandosi un po’.
Babbo, tu stesso assistimi, tu guidami,
e tu vedrai se son punto vigliacco:
vedrai da te che tu discorri a vanvera.
SILENO
T’assisterò, con la parola mia
t’inciterò, le mosse con un fischio
da cacciatore ti darò. Su via,
piàntati giusto al centro di quel trivio,
ch’io di persona guiderò l’impresa.