Rime (Bindo Bonichi)/Sonetti/Avvertenze intorno ai Sonetti

Pietro Bilancioni

Avvertenze intorno ai Sonetti di Bindo Bonichi e ad altri adespoti, non che di Benuccio Salimbeni e di Tomaso della Gazzaia ../ ../ IncludiIntestazione 7 luglio 2021 75% Da definire

Bindo Bonichi - Rime (XIV secolo)
Avvertenze intorno ai Sonetti di Bindo Bonichi e ad altri adespoti, non che di Benuccio Salimbeni e di Tomaso della Gazzaia
Sonetti Sonetti
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AVVERTENZE

intorno ai sonetti, che seguono appresso



N. I a XIX.


Sonetti già in istampa di Bindo Bonichi: i primi tredici a opera di L. Allacci, ne’ Poeti Antichi, Napoli, Alecci, 1661; i successivi quattro a cura di F. Trucchi nelle Poesie Italiane inedite di dugento autori, Prato, Guasti, 1846; il diciottesimo a diligenza di T. Bini nelle Rime e Prose del buon secolo della lingua, Lucca, Giusti, 1852; il diciannovesimo per E. Sarteschi nelle Poesie Minori del secolo XIV, Bologna, Romagnoli, 1867. Quanti si fecero a riprodur parte di [p. 148 modifica]questi sonetti dal Villarosa nelle Rime Antiche Toscane, Palermo, Assenzio, 1817, insino al Carducci nelle Rime di Cino da Pistoia e d’altri del secolo XIV, Firenze, Barbera, 1862, non presero cura di attingere a testi a penna, ma seguitarono alla lettera la lezione dei primi editori; di che intraviene, che essendo quella spessissimo viziata, le vecchie magagne si sono continuate nelle nuove impressioni a gran detrimento del pregio veramente singolare de’ sonetti del Bonichi, il quale addimanda ancora una mano pietosa, che gli medichi le gravi piaghe, onde è offeso e difformato del capo ai piè. Questo abbiam noi procacciato di fare con paziente opera, togliendo a rivedere e ad emendare i sonetti preindicati sovra quanta maggior copia potemmo di testi a penna. I quali a testimonio delle usate diligenze, e a governo di chi per avventura avvisasse consultarli, diamo in nota qui appresso:


Cod. M. VI. 127 della Chisiana.
Cod. X. IV. 42 della Casanatense.
Cod. C. IV. 16 della Senese, car. 40, 41, 42, 43, 44, 47, 48, 49. [p. 149 modifica]
Cod. H. X. 2. della Senese, car. 2, 3, 4, 12, 15, 16, 20.
Cod. 3213. della Vaticana, car. 600, 601, 602.
Cod. 6. de’ Moückiani nella Lucchese.
Cod. 47 plut. 90. inf. della Laurenziana, car. 40.
Cod. 63 plut. 76 della Laurenziana, car. 51.
Cod. 58 plut. 76 della Laurenziana, car. 98.
Cod. 27 plut. 43 della Laurenziana, car. 89.
Cod. 105 de’ Medicei Palatini nella Laurenziana, car. 123.
Cod. 122 già del Convento della SS. Annunziata nella Laurenziana, car. 71.
Cod. 184 già del Redi nella Laurenziana, car. 114.
Cod. 200 de’ Palatini nella Magliabechiana, car. 41, 42, 44, 45.
Cod. 114. palch. IV. degli Strozziani nella Magliabechiana, car. 72.
Cod. 143 class. VI. della Magliabechiana, car. 24.
Cod. 1103 della Riccardiana, car. 126, 127. [p. 150 modifica]
Cod. 2846 della Riccardiana, car. 11.
Cod. C. 155 della Marucelliana, car. 53.
Cod. 263. de’ Canoniciani Italiani nella Bodleiana, a Oxford, car. 57.
Cod. 36 della Trivulziana, car. 56.
Cod. L. IV. 131 della Chisiana, car. 667.
Cod. della privata libreria del Conte Giovanni Galvani, car. 27.


N. XX.


Sonetto pubblicato in frammenti primamente da G. Lami nel Catalogo dei Mss. Riccardiani, Livorno, Santini, 1756, di poi da F. Trucchi nelle Poesie Italiane inedite di dugento autori, Prato, Guasti, 1846; e da entrambi per componimento di Dante Alighieri. Non parendoci guari verosimile, che pertenga a lui, sulla autorità del Laurenziano 198 lo restituiamo a Bindo Bonichi, a ciò vie maggiormente confortati dal por mente, che la musa del Bonichi soleva piacersi nello sfatare la chieresia de’ suoi [p. 151 modifica]tempi, conforme è a vedere nei sonetti XIX, XXI, XXII e XXIII. E curammo la lezione sugli infrascritti testi:

Cod. 198 de’ Gaddiani nella Laurenziana, car. 118.
Cod. 1034 class. VII. degli Strozziani nella Magliabechiana, car. 49.
Cod. 2735 della Riccardiana, car. 178.


N. XXI a XXVII.

Sonetti inediti di Bindo Bonichi, che si profferiscono in luce sulla scorta de’ seguenti testi:

Cod. M. VI. 127 della Chisiana.
Cod. X. IV. 42 della Casanatense.
Cod. C. IV. 16 della Senese, car. 49.
Cod. 3213 della Vaticana, car. 602.
Cod. 6 de’ Moückiani nella Lucchese.
Cod. 47 plut. 90 inf. della Laurenziana, car. 40, 41.
Cod. 63 plut. 76 della Laurenziana, car. 52. [p. 152 modifica]
Cod. 122 già del Convento della SS. Annunziata nella Laurenziana, car. 74.
Cod. 198 de’ Gaddiani nella Laurenziana, car. 118.
Cod. 200 de’ Palatini nella Magliabechiana, car. 44.

N. I e II.
della Appendice.

Sonetti, che F. Trucchi comprese infra le rime di Bindo Bonichi nelle Poesie Italiane inedite di dugento autori, Prato, Guasti, 1846, pubblicandoli sull’innanzi del Riccardiano 1103. Come questo codice non appone nome d’autore ai due sonetti in discorso, cosi è da far congettura, che a reputarli del Bonichi fosse al Trucchi cagione il vederli seguitare nel Ms. Riccardiano a due sonetti di esso Bonichi, i quali son quelli, che cominciano:

Mostraci il mondo prode e dacci danno
Chi riputato è morto dalla gente.

Impertanto non v’essendo sodo fondamento ad ascrivere siffatti sonetti al rimatore senese, abbiam stimato [p. 153 modifica]locarli in appendice a non dare per certo ciò, che riman dubbio, e a non moltiplicare le già troppe inesattezze nel fatto di rime antiche. Per la lezione ci servirono i due testi, che seguono:

Cod. 1103 della Riccardiana, car. 127, 128.
Cod. 105 de’ Medicei Palatini nella Laurenziana, car. 123.

N. III a XI.
della Appendice.

Sonetti inediti, che senza nome d’autore incontrano nel Palatino 200 frammisti a parecchi sonetti di Bindo Bonichi anonimi pur questi. Il trovarli congiunti in detto codice ad altre rime del Bonichi, il vederli nel subbietto e nello stile idoleggiare a gran simiglianza la maniera di esso rimatore, il sapersi per la testimonianza del Laurenziano 63 plut. 76, che di Bindo Bonichi vi avea fino a 36 sonetti, tutto ciò c’indusse di facile a far concetto, che egli possa essere l’autore di questi sonetti. Il per[p. 154 modifica]chè abbiamo avvisato di produrli nell’appendice destinata ad accogliere i sonetti di dubbia autenticità, persuadendoci che del fare di questi altri accrescimento alla derrata saremmo per trovar grazia appo coloro, che hanno in pregio la prisca nostra poesia. Seguimmo in questa parte i testi infra notati:

Cod. 200 de’ Palatini nella Magliabechiana, car. 41, 42, 44, 46.
Cod. 27 plut. 43 della Laurenziana, car. 89.

Sonetti non numerati

A corredo della presente edizione ne parve acconcio arrogere i due sonetti mentovati in fronte, de’ quali il primo edito scorrettamente e con lacuna di quattro versi dall’Allacci ne’ Poeti Antichi, Napoli, Alecci, 1661, ed il secondo tuttora inedito. Perocchè mentre quel del Salimbeni offre la proposta, alla quale risponde il sonetto del Bonichi

Mostraci il mondo prode e dacci danno,

[p. 155 modifica]l’altro del Della Gazzaia fornisce utile indirizzo a ben afferrare il concetto di Benuccio, e a stabilire la genuina lezione de’ due sonetti nella discordanza dei molti esemplari stati a noi veduti su pe’ codici, i quali si riassumono nei seguenti:
Cod. M. VI. 127 della Chisiana.
Cod. X. IV. 42 della Casanatense.
Cod. C. IV. 16 della Senese, car. 56.
Cod. H. X. 2 della Senese, car. 4 e 13.
Cod. 58 plut. 76 della Laurenziana, car. 98.
Cod. 105 de’ Medicei Palatini nella Laurenziana, car. 123.
Cod. 184 già del Redi nella Laurenziana, car. 114.
Cod. 114 palch. IV. degli Strozziani nella Magliabechiana, car. 72.
Cod. 143 class. VI. della Magliabechiana, car. 24.
Cod. 1103 della Riccardiana,car. 125.
Cod. 2846 dellaRiccardiana, car. 10.
Cod. C. 155 della Marucelliana, car. 53. [p. 156 modifica]
Cod. 36 della Trivulziana, car. 56.
Cod. L. IV. 131 della Chisiana, car. 666.
Cod. della privata libreria del Conte Giovanni Galvani, car. 27.
Cod. 1154 de’ Mss. Italiani nella Estense, car. 10.
Cod. C. III. 23 della Senese, car. 285 e 286.

Queste cose accennate a chiarimento dei lettori, altro non ci rimane, se non avvertire, che tuttochè abbiamo veduto in un codice della Laurenziana, che è il 198 de’ Gaddiani, venire assegnato a Bindo Bonichi un sonetto, che principia:

Se la fortuna t’ha fatto signore,

non pertanto di meno ci siamo rattenuti dall’includerlo nel presente volume. Conciossiachè se da un lato insorge dubbio, che cotal sonetto possa pertenere al Bonichi, nello scorgere altri testi inscriverlo ad altri autori, vogliam dire il Riccardiano 1103, il Laurenziano Rediano 184, e il Chisiano L. IV. 131, che lo attribuiscono il primo a Dante Alighieri, il secondo ad Antonio Pucci, il terzo a Matteo [p. 157 modifica]Correggiaio, per altro lato il dubbio acquista maggior consistenza, e prende quasi aspetto di certezza, mercecchè diversi codici, quali il Riccardiano 1094, il Laurenziano 49, plut. 40, ed uno Strozziano citato dal Crescimbeni si accordino in aggiudicarlo a Ser Ventura Monaci, sotto il cui nome appunto diello il predetto Crescimbeni nella sua Istoria della volgar poesia. E codesto giovi a mettere in aperto la levità di coloro, che abbattendosi a qualche poesia ascritta da un codice a tale, o tal altro autore, quella pubblicano a dirittura per di lui senza investigare più oltre; con che, non che mostrino poco attendere al detto volgare, che una rondine non fa primavera, concorrono poi, ciò che è peggio, a ribadire il chiodo di quella confusione e fallacia, che già tanta è nel fatto segnatamente delle rime antiche sotto il duplice rispetto della designazione dell’autore e della sincerità della lezione.

Ravenna nel giugno del 1867.

Avv. PIETRO BILANCIONI.

Note

  1. [p. 204 modifica]A Benuccio Salimbeni attribuiscono più codici un sonetto, che C. Witte sull’autorità dell’unico Laurenziano 47. plut. 90 inf. ebbe dato in traduzione alemanna, siccome componimento dantesco, nel libro Dante Alighieri’s lyrische Gedichte, Leipzig, Brockhaus, 1842. Non essendo per nostro avviso a mettere in forse, che l’anzidetto sonetto pertenga al Salimbeni, atteso la concorde testimonianza di quattro codici (sono il Trivulziano 36, il Magliabechiano 40 plach. II, il Senese I. IX. 18, il Riccardiano 1088), prendiamo consiglio, portacisi la presente opportunità, di qui pubblicarlo al peculiar disegno di rendere a Cesare ciò ch’è di Cesare, e di tor di mezzo l’abbaglio, a cui si lasciò andare il dotto alemanno. Ed ecco i testi a penna, sui quali ordinammo la lezione:
    Cod. 36 della Trivulziana, car. 48.
    Cod. 40 plach. II dogli Strozziani nella Magliabechiana, car. 163. [p. 205 modifica]
    Cod. I. IX. 18 della Senese, car. 117.
    Cod. I. VIII. 36 della Senese, car. 73.
    Cod. 1088 della Riccardiana, car. 59.
    Cod. 1103 della Riccardiana, car. 50.
    Cod. 47. plut. 90 inf. della Laurenziana, car. 117.

    Sonetto di messer Benuccio Salimbeni.

         Quanto si può, si de’ sanza disnore
    A se ed a sua parte ed a sua terra,
    A dritto o a torto, fuggir l’altrui guerra,
    Perchè fa servo de’ servi il signore.

         Ma quando il senno non vince l’errore.
    Forse ch’è senno errar contra chi erra;
    Che chi pur fugge, e chi pur porta serra,
    Raccende più l’effrenato furore.

         Il troppo sofferir cresce baldanza
    Alla disordinata volontate,
    E dà materia a ingiuriar buon’usanza.

         Sicchè talora è di necessitate
    Volgere il viso contra l’arroganza,
    E secondo danar render derrate.

  2. [p. 206 modifica]Di Tomaso della Gazzaia è in istampa un sonetto nel Catalogo dei testi a penna della biblioteca di Siena posto dietro ai Capitoli dei Disciplinati, Siena, Porri, 1818; il qual componimento tiene assai della maniera di Bindo Bonichi, sino ad offerire alcuni concetti sotto le istesse forme di dire. Tra per questa cagione, e per riunire nel presente volume, che accoglie le rime de’ due senesi Bindo Bonichi e Benuccio Salimbeni, pur quelle dell’altro senese Tomaso della Gazzaia, riproduciamo di sulla impressione fattane per L. De Angelis il sonetto sovra accennato, emendatane in talun luogo la scorretta lezione colla scorta della savia critica.