Quando il dormente si sveglierà/II. La catalessi

II. La catalessi

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Herbert George Wells - Quando il dormente si sveglierà (1899)
Traduzione dall'inglese di Anonimo (1907)
II. La catalessi
I. Insonnia III. Il risveglio

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Capitolo II.

La catalessi.

Lo stato catalettico, rigido, in cui era caduto quell’uomo, fu di una durata senza esempio: quindi il suo corpo passò lentamente alla fase di flaccidità e a una mollezza di atteggiamento che faceva pensare a un profondo riposo. Soltanto allora poterono chiudergli gli occhi.

Dall’albergo fu trasportato alla clinica di Boscastle e, alcune settimane dopo, dalla clinica a Londra. Ma ogni sforzo per rianimarlo fu infruttuoso, finalmente vi rinunziarono, e per un periodo di tempo considerevole, egli restò in quello strano stato, sempre immobile, inerte, nè vivo nè morto, ma sospeso, se così si può dire, fra l’annientamento e l’esistenza.

Le sue tenebre non erano attraversate da nessun raggio di pensiero o di sensazioni: era un essere nullo senza sogni: un vasto torpore in una calma infinita. Il tumulto del suo spirito era aumentato, era cresciuto fino a diventare un silenzio che nulla poteva vincere. Dov’era l’uomo? Dov’esiste l’uomo, qualunque egli sia, quando l’insensibilità s’impadronisce di lui?

— Mi sembra ieri, — diceva Isbister, — mi [p. 14 modifica] ricordo di tutto come se fosse un fatto recente.... più chiaramente forse che se fosse recente.

Si parla proprio dello stesso Isbister del capitolo precedente, ma esso non è più il giovane di prima. I suoi capelli, che un giorno erano castani e un po' troppo lunghi, più di quello che lo consentiva la moda, erano ora di un grigio ferro e tagliati corti; la faccia bianca e rossa di una volta aveva assunto il colore del marocchino e la barba a punta era brizzolata. Isbister si rivolgeva ad un uomo di età media, vestito interamente di tela, poiché l'estate in quell'anno era eccezionalmente calda. Quell'interlocutore, un certo Warming, avvocato a Londra, era il parente più prossimo di Graham, il catalettico, e i due uomini, in piedi, l'uno accanto all'altro, in una camera di una casa di Londra, contemplavano fissamente quel corpo immerso nel letargo.

Il corpo giallo, ricoperto con una camicia molto ampia, era steso sopra una materassa di cautciù piena d’acqua, circondata da una vetrata. La faccia era contratta, la barba folta e corta, le membra scarne, le unghie lunghe. Quella gabbia vetrata, pareva separane il dormente dalla vita reale che si viveva intorno a lui: egli era come una cosa a parte, come un oggetto anormale, strano e unico, che i due uomini, colla faccia appoggiata contro il vetro, non si stancavano di esaminare.

— Fu un colpo terribile per me, — raccontava Isbister, — tanto che ancora provo uno strano stupore ripensando a suoi occhi tutti bianchi. Erano bianchi, sapete, come se fossero stati arrovesciati e nel ritrovarmi ora, qui, mi par di riviver tutta quella scena. [p. 15 modifica]— L’avete più riveduto da quel giorno? — chiese Warming.

— Ho pensato tante volte di venire qui, — rispose Isbister, — ma gli affari a’ nostri giorni che ci assorbono troppo, non ci permettono molta libertà. La maggior parte del tempo ho vissuto in America....

— Se non sbaglio, — riprese Warming, — siete pittore, è vero?

— Sì; lo ero.... Ma mi sono ammogliato ed allora mi accorsi che mettere dei colori sopra una tela bianca, avendo un talento mediocre.... non dava molto profitto.... e dal sogno son passato alla realtà.... Quelle réclames sulle rocce di Douvres sono state eseguite da me.

— Sono eccellenti, — osservò l’avvocato, — per quanto sia un peccato di vederle lassù!

— Esse dureranno quanto le rocce, — dichiarò Isbister soddisfatto. — Il mondo cambia. Quando il vostro parente si è addormentato, vent’anni fa, io ero a Boscastle colla mia tavolozza, pieno di un’ambizione tanto nobile, quanto antica. Io non mi aspettavo mai che il mio pennello illustrasse le coste della vecchia Inghilterra da Land’s End fino a Lizard. La fortuna picchia alla nostra porta quando meno ce lo aspettiamo.

Warming parve dubitare sulla qualità di una tal fortuna.

— È mancato poco che non v’incontrassi, se ben mi ricordo.

— Voi siete arrivato colla stessa carrozza che mi aveva portato alla stazione di Camelford. Eravamo alla vigilia del Giubileo, il Giubileo della regina Vittoria, poiché rammento ancora gli stendardi e gli [p. 16 modifica] orifiamma di Westminster e la disputa che ebbi col mio vetturino a Chelsea.

— Era il gran Giubileo, — precisò Warming, — il secondo Giubileo.

— Oh! sì, per il vero Giubileo, quello cinquantenario, ero ancora un bambino.... a Wookey..... e non vidi nulla.... Ma quanto ci fece soffrire il nostro ammalato! La mia padrona di casa non voleva tenerlo affatto in casa sua.... non voleva che restasse là.... Egli aveva una faccia così ridicola nella sua rigidità! Bisognò metterlo sopra una sedia e portarlo in quel modo fino all’albergo. E il dottore di Boscastle... non quello d’ora, il suo predecessore, non si distaccò mai da lui, fino alle due della mattina, insieme a me e al proprietario dell’albergo che non spense punto i lumi e offrì tutto ciò che poteva occorrere.

— Dapprima fu una crisi di catalessi, non è vero?

— Era di una rigidità straordinaria. Se gli piegavano un braccio o una gamba, rimaneva così; avreste potuto metterlo dritto, colla testa in giù, che non si sarebbe mosso. Non ho mai veduto una rigidità simile. È evidente che là, — e accennò quel corpo disteso, — là, è tutto un altro. E sicuramente il piccolo dottore.... come si chiamava?

— Smithers?

— Smithers, va bene.... sbagliò completamente nel volerlo far tornare in sè troppo presto: almeno tutti la pensavano cosi; quante ne avrà tentate! Brrr.... mostarda, tabacco, punture.... e perfino una di quelle orribile cose.... una dinamo.

— Dei rocchetti d’induzione.

— Sì! Se aveste veduto come si gonfiavano e si torcevano i suoi muscoli; egli si agitava per tutti i [p. 17 modifica] versi alla luce pallida e tremolante di due candele che facevano danzare le ombre. Il piccolo dottore, così nervoso, si dava un’aria d’importanza, mentre l’ammalato trasaliva e si contorceva con delle contorsioni così poco naturali. Mi pareva di sognare.

Vi fu una pausa.

— Che letargo straordinario! — disse Warming.

— È una specie di assenza completa. Il corpo è là, inerte, non morto e nonostante non vivo. È come una specie di posto vacante su cui qualcuno abbia scritto «Posto preso». Nessuna sensibilità, nessuna digestione, nessun battito di cuore, non un palpito, non un soffio. Davanti a questo essere, io non provo l’impressione di trovarmi davanti ad un uomo. In un senso egli è più morto d’un morto, poichè i medici affermano che anche i capelli hanno cessato di crescere. Ora, nella vera morte i capelli continuano a crescere.

— Lo so, — rispose Warming con una passeggiera tristezza.

Di nuovo appoggiarono la faccia contro il vetro. Graham era realmente in uno stato strano, nella fase molle della catalessi, ma di una catalessi senza esempio nella storia della medicina. Si erano già veduti alcuni casi catalettici durare fino a dieci o dodici mesi, ma in capo, a un tal periodo di tempo i pazienti o erano morti o si erano risvegliati e talvolta il risveglio aveva preceduto la morte subitanea. Isbister esaminava le tracce lasciate dalle infezioni di nutrizione a cui procedevano i medici, unico mezzo per ritardare la catastrofe, e colla mano le indicava a Warming che si sforzava di non vederle.

— E nel tempo che egli giaceva qui, — raccontò Isbister pensando alla propria felicità per aver [p. 18 modifica] liberamente vissuto in quel tempo, — ho cambiato il piano della mia esistenza: mi sono ammogliato, mi son formato una famiglia. Mio figlio maggiore.... (ero così lontano dal pensare alla paternità), mio figlio maggiore è suddito americano e sta per finire l’ultimo anno di Università a Harward. I miei capelli cominciano a imbiancare mentre quest’uomo non è invecchiato di un sol giorno, nè è più saggio di quello che non fossi io stesso a quell’epoca. È veramente incredibile.

— E anch’io ho vissuto, — replicò Warming rivolgendosi al suo loquace compagno. — Giuócavo al cricket con lui quando non ero che un adolescente.... Egli par sempre un giovanotto.... Forse è un po’ ingiallito, ma è rimasto giovane....

— Poi, abbiamo avuto la guerra, — riprese Isbister.

— Dal principio alla fine.

— Ho sentito dire, — continuò Isbister dono una pausa, — che egli possedeva qualche cosa.

— Infatti, — rispose Warming sforzandosi di tossire.

— Infatti sono io incaricato di amministrare il suo patrimonio.

— Ah!

Isbister pensava: dopo un istante di esitazione ribattè:

— Il suo mantenimento qui non è certo costoso...., il suo capitale avrà fruttato.... si sarà accumulato?

— Precisamente. Egli si sveglierà (se pure si sveglierà), in una condizione migliore di quella nella quale si è addormentato.

— È in forza della grande abitudine che ho negli affari che mi è venuta in mente quest’idea. Infatti ho pensato tante volte che, commercialmente [p. 19 modifica] parlando, questo sonno potrebbe essere un buonissimo affare per lui.... che, per così dire, sa di far bene a rimanere in un tale stato per un lungo periodo di tempo. Se invece avesse continuato indifferentemente a vivere....

— Dubito assai che le sue previsioni siano arrivate fin qui, interruppe Warming. — Ordinariamente non aveva delle mire così alte.... Infatti....

— Infatti?

— Non ci trovavamo molto d’accordo su questo punto: oltre alle mie relazioni amichevoli, lo consigliavo come un cliente.... Siete abbastanza al corrente degli affari per sapere che all’occasione di certi stiracchiamenti!... Ma, ammettendo pure che egli avesse preveduto il suo caso, dubito assai che possa svegliarsi un giorno. Questo sonno esaurisce poco, è vero, ma a lungo andare esaurisce: in apparenza egli sta per scivolare lentamente e dolorosamente verso una china molto lunga.... Credo che mi capirete, non è vero?

— Sarebbe un peccato di non poter esser testimoni della sua sorpresa se si sveglierà. Ve ne sono stati dei cambiamenti in questi ultimi vent’anni! È la storia di Rip Van Winkle che si realizza.

— O quella di Bellamy, — aggiunse Warming. — Vi sono stati dei cambiamenti, è certo; uno fra gli altri è il mio: io sono diventato vecchio.

Isbister esitò: quindi, fingendo una sorpresa che stentava a manifestarsi:

— Non l’avrei mai creduto.

— Avevo quarantatrè anni quando i suoi banchieri.... vi ricordate di aver loro telegrafato.... quando i suoi banchieri mi fecero avvertire. [p. 20 modifica]— Avevo preso il loro indirizzo sul libro degli chèques che aveva in tasca, — spiegò Isbister.

— Ebbene: l’addizione è facile, — conchiuse Warming. Vi fu un momento di silenzio, dopo di che Isbister, cedendo ad un’irresistibile curiosità:

— Egli può restare così per molti anni ancora; — fece con tono vagamente interrogatore; quindi dopo un momento di esitazione: — Bisogna tener conto di ciò. Sapete che i suoi beni potrebbero qualche giorno cadere nelle mani di un’altra persona....

— È questo appunto, se volete credermi, signor Isbister, quello che maggiormente mi tormenta: noi ci troviamo.... il fatto sta che noi non abbiamo nè un parente nè un amico che c’inspiri molta fiducia. È un avvenimento strano e senz’esempio.

— Infatti, — ammise Isbister. — Per esser logici, bisognerebbe che della sua custodia si incaricasse una specie di conservatore ufficiale, se. si potesse nominare un funzionario di questo genere....

— Mi sembra che ciò spetterebbe piuttosto ad un’amministrazione pubblica, ad.up oorpo costituito, ad un tutore che praticamente fosse perpetuo.... Se, come < pensano alcuni dottori, egli continua realmente a vivere....

In verità, ho consultato su questo argomento uno o due personaggi altolocati, ma fino ad ora nulla è stato concluso.

— Non sarebbe una cattiva idea quella di confidarlo a qualche corpo pubblico.... al consiglio d’amministrazione del Museo Britannico o all’Accademia di Medicina. Ciò sembra un po’ strano, evidentemente, ma la sua situazione lo è forse meno? [p. 21 modifica]— La difficoltà sta appunto nel persauderli a prenderlo.

— Burocrazia e formalità, m’immagino.

— Esattamente.

La conversazione rimase sospesa per qualche momento.

— È un affare curioso, certo, — mormorò Isbister — E gli interessi compósti hanno una tal maniera di salire....

— Certo, — fece Warming. — Ed ora che le risorse aurifere cominciano ad esaurirsi, vi è una tendenza all’aumento.

— Me ne sono accorto, — assicurò Isbister con una smorfia, — ma l’aumento sull’oro non può che esser Vantaggioso per lui. ’ — Se si sveglierà.

— Se si sveglierà, — ripetè Isbister. — Avete notato come il suo naso sia schiacciato e come le sue palpebre siano cadenti?

Warming guardò di nuovo in Volto l’uomo addormentato e rimase meditabondo:

— Non credo che si sveglierà, — disse finalmente.

— Non ho mai capito, — ricominciò Isbister, — ciò che ha potuto produrre questo letargo. Egli mi ha parlato di eccessivo lavoro intellettuale, e ciò mi ha spesso dato pensiero.

— Era un uomo di grandissimo ingegno, ma impressionabile e capriccioso. Divorziò in seguito a dispiaceri domestici, e credo che fossero queste noie che lo fecero lanciare nella politica esaltata. Era radicale fanatico.... socialista.... l i b e r a l e t i p i c o, come si chiamavano quelli del partito avanzato. Energico.... incostante.... indisciplinato ha finito coli’ammazzarsi [p. 22 modifica]
in una polemica accanita. Mi ricordo sempre l’opuscolo che aveva scritto.... Che curiosa produzione! Qualche cosa di arruffato, di rabbioso! Esso conteneva delle profezie, alcune delle quali sono già smentite.... altre sono state verificate dai fatti. Ma in generale, a leggere la maggior parte di - queste tesi, ci si rende conto di quanto il mondo sia pieno di cose imprevedute. Egli avrà molto da imparare e molto da disimparare quando si sveglierà se pure avviene il risveglio.

— Darei chi sa quanto per esser presente! — attestò Isbister, — solamente per sentire ciò che dirà.

— Anch’io, anch’io, — fece Warming sentendosi improvvisamente commuovere nel suo egoismo di uomo vecchio. — Ma non lo vedrò mai svegliarsi.

E pensosamente fissava quella cerea faccia.

— Non si sveglierà mai, — ripetè sospirando finalmente; — no, non si sveglierà mai più.