Prediche volgari/Predica I

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Predica I

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Prediche volgari Predica II


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I

In questa predica si tratta come la nostra gloriosa Madre andò in cielo, e de l’allegrezza che fece il paradiso di lei.

Surge, Domine, in requiem tuam, tu et arca santificationis tuae ( Ps. Davidis centesimo 31). Dilettissimi, le preallegate sono parole di David profeta a CXXXI salmi, dove parlando per boca dello Spirito Santo, disse di Maria, la quale saliva al cielo a Dio Padre: — Sta’ su, Signore, nel tuo riposo, tu e l’arca della tua santificazione. — Egli m’ocorre uno detto di Bernardo, il quale parlando di Maria madre di Gesù benedetto, avendo singularissima devozione in lei, diceva così: Regina coeli, domina mundi, beneplacita oris mei, facit mihi Dei genitrix ec.. Così, dico, pigliando esemplo da lui, mi volto a lei porgendole il priego mio, dicendole: O reina del cielo, genitrice di Dio,1 madonna del mondo, avvocata di questa nostra città, fontana di misericordia, in cui si posa ciascuna virtù, e da cui tutte le grazie vengono, dirizza il mio dire per tal modo, che io dica cosa che sia laude e gloria ed onore del tuo dolce Figliuolo, nostro creatore e redentore; e anco che io dica cosa che sia atta a far muòvare a divozione tutte le criature che staranno a udire. E come i’ priego io, così priego ciascuno di voi che divotamente e umilmente [p. 8 modifica]preghiate, acciò che tutti noi siamo esauditi, che per salute dell’anime nostre Ella impetri questa grazia dal suo diletto figliuolo. E non voglio però che mi dismentichi di dire a voi, padri e fratelli e figliuoli miei, e simile a voi, madri e sorelle mie, che voi siate e’ ben trovati per mille volte: or a casa.2

Surge, Domine, in requiem tuam, tu et arca sanctificationis tuae. Sta’ su, Signore, nel tuo riposo, tu e l’arca della tua santificazione. — Ecco Maria che saglie in cielo, e tutti li spiriti si fanno innanzi a Cristo Gesù e al Padre Eterno e allo Spirito santo, dicendo queste parole: — Sta’ su, Signore, e fatti innanzi a Maria, la quale viene ad abitare nella gloria tua. — Nel quale sacro parlare noi faremo tre contemplazioni:

Prima: vederemo come Maria, salendo in cielo, è da tutti li spiriti beati esaltata o vuoi invitata; dove dice: Surge.

Seconda contemplazione: vederemo come Maria è con grandissimi e suavi giubili riscontrata dal Padre, Figliuolo e Spirito Santo, con tutta la gloria con lui; dove dice: Domine, in requiem tuam.

Terza contemplazione: vederemo come Maria gloriosa è da tutti li spiriti beati glorificata; ove dice: tu et arca sanctificationis tuae.

Prima vediamo come Maria è da tutta la gloria invitata. Surge , dice Salomone nella sua Cantica, al quarto capitolo, in persona di Dio, veni de Libano, sponsa mea, veni de Libano, veni: coronaberis de capite Amana, de vertice Sanir et Hermon, de cubilibus leonum, de montibus pardorum. Maria, chiamata e invitata alla gloria di vita eterna, [p. 9 modifica]saglie là, dove, se tu la consideri, tu la vedrai incoronata come vera imperadrice di quella gloria, ed onorata come a lei s’appartiene. Vedila candidata3 di tre candori: el primo candore è intellettuale; el sicondo candore è corporale; el terzo candore è esemplare. Questo t’è dimostrato in questo detto di Salomone: Veni de Libano, veni; coronaberis, candor lucis aeternae, speculum sina macula. Bernardo, contemplando Maria, la trovava, sicondo il suo intelletto, tanto dotata di virtù, che Ella impetrò d’essere radiata dallo splendore di Dio. E dicesi che tanto fu acetta nel cospetto di Dio, che essa fu illuminata di tanto cognoscimento, che non fu mai più creatura, che tanto ne sentisse quanto lei. Quanto e’ si fusse, vix dici potest; malagievolmente si può dire. Alessandro de Ales, volendone alcuna cosa dichiarare, disse queste parole: Quod tantam sapientiam dedit Deus Virgini Mariae, quantum fuit capax intellectum Virginis Mariae. Se noi incominciamo a parlare di lei, della nobiltà sua, noi intraremo in uno pelago4 tanto grande e tanto maraviglioso, che sarà cosa da stupire pure a pensarlo. E comprenderete che a pieno non si potrà dire quello che di lei si converrebbe dire. La cagione e ’l difetto viene pure dalla infermità e bassezza nostra, però che non si può per niuno nè dire nè immaginare una piccola particella della nobiltà sua. La bassezza nostra non è sufficiente nè a dire nè a comprèndare nè intèndare a perfezione. Adunque diciamo che e’ ci basti a dire quello che noi ne potremo dire. Io voglio più tosto che tu ti meravigli che tu non se’ capace, che tu intenda quanta è la gloria [p. 10 modifica]sua. Dicesi che tanto fu piena Maria di grazia e di virtù in questo mondo, che quasi è impossibile a poterlo pur crédare, e così è ora in gloria a tanta gloria, che non è uomo che ne possa dire pure una piccola particella. Deh, voliamo vedere nulla? Sì. — Ora sta’ atteso. Dico che Alesandro disse queste parole, che Dio dè tanta grazia a Maria, quanta elli ne potea mai dare a pura creatura. Sai quanta ella fu? Odi gran fatto che io ti dico, che ragunando tutte le grazie che mai Idio dè a creatura in questa vita, ponendole tutte insieme da una parte, e de l’altra parte la grazia che elli diè a Maria sola, fu più infinita quella di Maria, che tutte l’altre. Quanta credi che fusse? Fu tanta, quanta lo intelletto suo era capace a poterne ricévare. E lo intelletto suo era altissimo e grande, adunque altissimamente ne dovè essere ripiena; sì che dal canto di Dio ne li dè tanta, quanta ne potè dare, ed Essa ne ricevè tanta, quanta ne li potè nello intelletto suo essere capace. Sai quanta ella fu? Io non tel so dire per altro modo, se non che tu il considari tu. Quia quem coeli capere non poterant, tuo gremio contulisti. Ebbe tanta grazia, che quello che non poteva capire in cielo, ella el tenne nel suo ventre. Ma dimmi: come il potrai tu intèndare? Io te l’ho detto. Lo intelletto nostro è tanto basso, che non è capace di sì alta cosa. Doh!5 perchè tu vega perchè noi non potiamo intèndare questo fatto, tu debbi sapere che prima che Gesù incarnasse, egli le fu mandato l’agnolo Gabriello ad annunziarla della volontà di Dio. Essendo l’agnolo giunto a lei, egli la salutò dicendo: Ave gratia plena, Dominus tecum. — Dio ti salvi, o Maria, el Signore è con teco. — Dice che Ella temè, ma poi fu rasicurata, comprendendo che egli era agnolo; e [p. 11 modifica]l’agnolo seguitando il suo dire, disse: Ne timeas, Maria, invenisti enim gratiam apud Dominum. Ecce concipies in utero et paries filium, et vocabis nomen eius Iesum. — Non temere, Maria; tu hai trovata grazia appresso Dio: ecco che tu conceparai nel tuo ventre e parturirai uno figliuolo, e chiamarâlo per suo nome Gesù. — Ella, faciendosi grandissima maraviglia di questo fatto, disse: Quomodo fiet istud, quoniam virum non cognosco? — Come potrà egli essare questo che tu mi dici, però che io ho disposto di stare sempre casta alla gloria e onore di Dio? Dimmi come questo fatto debba andare.

— Hai a memoria la risposta dell’agnolo? Ora guarda quello che egli rispuose, e disse: Spiritus Sanctus superveniet in te, et virtus Altissimi obumbravit tibi. — Lo Spirito Santo sopravverrà in te, e la virtù dell’Altissimo t’adombrerà e riempirà di grazia. — Ella dimandò di una cosa, e l’agnolo rispuode una altra. Sai perchè? perchè egli non lo ’ntese lui; molto meno lo ’ntendarai tu, se pure si può intèndare nulla. So’ più tosto cose da intelletti celestiali che umani. E non so se i celesti sono capaci a intèndare anco loro; però che l’angiolo che era cosa tutta spirituale, non pare che egli lo ’ntendesse. Ma se pure fosse possibile a intèndarsi, chi credi che lo ’ntendesse meglio, o tu o Maria?. Maria non lo intese già lei, che era tanto pura criatura e in tanta grazia di Dio. E però dico che tu non se’ capace a intèndarlo tu. Ma pure voglio che noi saporiamo6 il meglio che noi saperemo di questo cognoscimento di Maria.

Secondo che dicono i dottori7, Maria fu dotata di quattro cognoscimenti sopra tutte le altre criature: [p. 12 modifica]

Primo cognoscimento è corporale.

El sicondo cognoscimento è razionale.

Terzo cognoscimento è spirituale.

El quarto cognoscimento è increato divinale. — Alla distesa.

El primo cognoscimento dico che si chiama corporale, el quale s’intende tutte quelle cose che Idio ha fatto in cielo e in terra e in mare. Prima dico del cielo. Maria ebbe tanto cognoscimento del cielo e di ciò che v’è dentro, che non fu mai criatura pura, che mai ne intendesse quanto lei. — Ella cognobbe il cielo de la luna, che è il più basso. Va più su: Ella cognobbe il cielo di Mercurio con ciò che è in esso. Va più in alto: Ella cognobbe il cielo di Venus, e ciò che v’è dentro. Più su: Ella cognobbe il sole con tutti e’ suoi segni. Ella cognobbe più alto il cielo di Marte con ciò che v’è dentro. Più in alto: Ella cognobbe il cielo di Giove con tutti i suo’ segni. Ella conobbe più in alto il cielo di Saturno; Ella cognobbe tutti e’ corsi loro e ogni segno e ogni loro propietà. Io vo’ dimandare ora te. Credi tu che Maria cognoscesse ciò che io ti dico? Certo sì, sì, sì. Così cognobbe ciò che fu mai in terra; ciò che fu mai in inferno; ciò che fu mai in fuoco; ciò che fu mai in acqua; ciò che fu mai in aria. Ella cognobbe tutti li ucelli dell’aria e ogni loro natura e ogni loro propietà. Ella seppe a numero quanti e’ furono e quanti sono e quanti ne saranno. Ella cognobbe dell’acqua tutti i pesci a uno a uno, e ogni loro virtù e ogni loro natura. Ella cognobbe tutte le costellazioni che si dice che sono lxxij o circa. Ella cognobbe tutte le cose che mai furono in terra. Ella cognobbe tutti gli arbori, tutte le erbe, tutte le piante, tutte le foglie, tutti gli animagli, tutte le bestie. Ella cognobbe ogni loro natura e ogni loro virtù. Io [p. 13 modifica]mi credo che già tu mi cominci a intèndare. Ma non ti partire, chè tu m’intendarai anco meglio colla pruova in mano. Io t’ho detto che Maria cognobbe tutte le cose corporee o di cielo o di terra o d’acqua o di pietre preziose, o d’animagli, o d’ucegli, con tutte quelle cose le quali si possono vedere. O se Ella fu capace di inténdare queste cose per virtù di Dio donatale, credi tu che intendesse astrologia? Sì, i i! Ella intese più strologia sola lei, che quanti strologhi furono, sono o saranno mai; più Ella sola sola dormendo, che tutti questi che io t’ho detto, vegliando. Ella vidde e intese cose che non fu possibile a uomo di vedere o sapere o intèndare. Sai come disse Pavolo? Oculi non vident, aures non audiunt. Ella fu capace d’udire cose che non fu mai creatura che le potesse udire, se non lei; non fu mai intelletto che potesse intèndar quello che intese lei; nè mai non fu ochio che ma’ potesse vedere tanta nobiltà, quanta vidde lei. Hai tu bene compreso questo primo cognoscimento di Maria? sì, credo: doh! diciam che basti il primo. Al sicondo.

El sicondo cognoscimento si è razionale: cose più alte. Quanto cognoscimento rationale credi che avesse Maria? O, o, o! Ella ebbe tanto di questo cognoscimento, che Ella cognobbe quante anime sono in gloria, e quante ne sono in inferno, e quante mai ve n’anderanno. E così cognobbe quante anime sono o mai andaranno in purgatorio. Conclusive: Ella cognobbe e seppe quante anime sono salvate, e quante ne sono dannate, e quante ne sono o ne saranno mai in gloria o in inferno, o in purgatorio o nel limbo: Ella cognobbe ogni loro éssare. E questo sia per lo sicondo cognoscimento di Maria.

Terzo cognoscimento è lo spirituale. O questo bene debbi tu pensare che Ella ne fusse maestra! Ella cognob[p. 14 modifica]be tutta la natura angelica a uno a uno. Ella cognobbe tutto il coro degli angioli, tutti li troni, tutte le dominazioni, tutte le virtù, tutte le podestà, tutti li principati, tutti i cherubini e tutti i serafini: io ti dico a uno a uno tutti e nove i cori. Se tu guardi in Dionisio, che parlò d’angioli molto altamente, tu vedrai e udirai di nobilissime gentilezze. Ogni cosa intese, che non l’era oculta una minima particella che non le fusse palese. E questo è il terzo cognoscimento.

Quarto cognoscimento è incriato divinale: questo apartiene a Dio. Credi che Ella intendesse dell’essenzia di Dio? Sì, i i! Ella intese e cognobbe più che colui che salì infino al terzo cielo; infinito più di lui; meglio, io ti dico; chè tanto era cognito il cuore suo a Dio, che mai non si partì da lui. Se ella orava, el suo cuore era con Dio; se Ella mangiava, el suo cuore sempre era con Dio; ed eziandio dormendo lei, il suo cuore sempre era a Dio. El suo cuore era più con Dio, quando Maria dormiva, che cuore che mai fusse desto, in Dio in questa vita. E questo fu quello che volse dire Salomone nella Cantica: Ego dormio, et cor meum vigilat. — Io mi dormo, e ’l cuore mio veghia. — Sempre acquistava merito, però che in ciò che Essa faceva, aveva il pensiero all’Altissimo Idio. E tanto fu questo cognoscimento di Dio, che ragunando insieme tutti i cognoscimenti che mai ebbe niuno in questa vita, o vuoi profeti, o vuoi patriarchi, o vuoi apostoli, o vuoi confessori, e ogni criatura criata da Dio, tutti ragunati costoro insieme da una parte, e ponendo quelli di Maria sola dall’altra parte, sono più quelli di Maria incomparabilmente, che quelli di tutti gli altri. O albachista, ha’ tu fatta questa ragione 8, quanto [p. 15 modifica]cognoscimento ebbe Maria? Mai non la farai; però che non è possibile a farla: non la può fare questa ragione altro che solamente Idio. Vuo’ vedere come questo è vero? O odene la ragione. Ella ebbe tanto cognoscimento di Dio e di ciò che Idio fece mai, che Ella intese ogni cosa. Ella cognosceva Idio èssare sommo bene, e sempre la intenzione sua era di volerlo ubidire in tutti i comandamenti suoi9: sempre andò dietro a virtù. Va’, legge nella vita sua, se mai in lei si vide o in parole o in fatti o in dimostrazione altro che cose tutte virtuose! Non si potè mai provare che Ella facesse mai in verso di Dio altro che cose laudabili, atte a dare gloria e onore a Dio. E ciò che mai Ella operò, fu a nostro esemplo, perchè mai Ella attese, se none a onorare Idio, perchè da lei imprendessimo che ciò che noi facessimo, noi dirizassimo la intenzione nostra a Dio10. E indi David, vedendola per spirito di profezia, disse di lei: In lumine tuo videbimus lumen. — Nel tuo lume vederemo lume. — Non ti paia obscuro parlare questo; però che tu ne vedi l’esemplo tutto dì: che nel lume Idio ci dà el sole, noi vediamo l’uno l’altro; tu vedi me e io te, e colui vede colui, e quello vede quell’altro; e così nel lume del Signore vediamo ogni cosa. E come tu vedi per lo lume del sole, così Maria tutto vide per lo lume dello intelletto suo11, che sempre era acordato co la volontà di Dio; nel quale lume sempre Maria si specchiava, e ve[p. 16 modifica]deva la volontà di Dio; e come Ella l’aveva veduta, così subito la metteva in operazione. Pàrti a te così grande fatto che Maria comprendesse nella divinità la volontà sua, nella quale sempre si specchiava? Non ti paia gran fatto a crédarlo; però che, come tu hai udito, Ella era netta e pura senza alcua macula, tutta data a Dio.

Or non ti maravigliare che noi aviamo di santo Benedetto, vidde uno raggio di sole, nel quale egli vidde tutto il mondo. O se santo Benedetto vidde tutto il mondo, che fu peccatore; come non credi che Maria potesse vedere la chiarità di Dio? Quanto maggiormente lei, non vedendoci altro che questo, che Ella era senza macula di peccato et era madre di Dio? Pârti da crédare che i suoi vederi fussono infiniti? Io ti dico, più vide e cognobbe lei sola, che tutte l’altre criature criate da Dio. Oh, cognobbe più Maria, che non cognobbe Adamo, prima che elli peccasse! Che si dice che prima che Adamo peccasse, aveva più notizia di Dio per chiarità evidente a lui, che non ha un servo di Dio per fede. Vuo’ vedere quanto cognoscimento elli ebbe? Dio li de’ tre grandissimi intelletti e notizie, come si vede nel Genesis al sicondo Capitolo, dove se tu raguardi, cognoscerai che egli cognobbe molto altamente. Ma non cognobbe però quanto li spiriti beati, ma bene cognobbe più che nuino altro uomo che fusse alluminato in questo mondo. E poi il perdè per lo peccato suo. E Maria mai non lo perdè lei. Or vedi gli intelletti e cognoscimenti d’Adamo.

Prima, egli cognobbe più della gloria, che mai cognoscesse uomo in questa vita mortale, prima che Idio facesse Eva. Immisit ergo Dominus Deus soporem in Adam; cumque obdormisset, tulit unam de costis eius, et replevit carnem pro ea. Et aedificavit Dominus Deus costam quam tulerat [p. 17 modifica]de Adam, in mulierem, et adduxit eam ad Adam. Dixitque Adam: Hoc nunc os ex ossibus meis, et caro de carne mea. Quando Iddio ebbe fatto Adamo, il fece addormentare, e trassegli una delle costole del petto, de la quale ne fece Eva, e diella in compagnia ad Adamo. E dicesi che quello sonno di Adamo fu in questo modo; che egli fu ratto spirituale in Dio, nel quale cognobbe molte bellissime12 cose de’ segreti di Dio; e come fu tornato nel corpo, così subito cominciò a profetare, e profetò delle cose passate e presenti et avenire. Questo fu il principale dono che egli ebbe da Dio.

Ebbe anco uno sicondo cognoscimento che fu naturale, el quale si vide e comprese quando elli pose nome a tutte le cose, a ciascuna sicondo la natura sua: anco questo fu grandissimo dono.

Ebbe anco un terzo cognoscimento, che quando si vide aver peccato e fatto contro al comandamento di Dio, e però s’andava aguatando e ricoprendosi colle foglie per le parti vergognose, però che si cognobbe innudo. E vedi se fu vero: chè poi che elli ebbe peccato, Idio il chiamò dicendoli: -Adam, ubi es? — Adamo, ove se’? — Elli rispuose: Vocem tuam audivi in paradiso et timui, eo quod nudus essem, et abscondi me. — Signore, io udii la tua voce e temei, e perchè io so’ innudo, mi nascondevo. — E però vedi che cognoscimenti elli ebbe, che so’ tre nobilissimi doni.

Or mi dì’: che diremo noi del cognoscimento di Maria, essendo ripiena di Spirito Santo, essendo nata senza alcun peccato, e così sempre mantenendosi netta e pura, servendo sempre a Dio? Doh! dimmi: credi tu che Ella cognoscesse più che Adamo? Certo più in infinito. Ma [p. 18 modifica]non essendoci altra ragione che questa, che Idio figliuolo di Dio doveva venire ad abitare in lei, e di lei pigliare carne umana, sì è da doverlo crédare senza altro pensarlo. Quante cose credi che Ella intendesse e cognoscesse, poi che Ella ebbe ricevuto lo Spirito Santo? Credi che Ella cognoscesse Verbum caro factum est in lei incarnato? Certo sì; Ella lo ’ntese meglio che non lo intesono tutti i profeti che l’avevano profetato. E così il portò nove mesi nel suo ventre, e nel decimo mese el parturì, rimanendo sempre virgine innanzi al parto e doppo il parto. E poi che l’ebbe parturito, quanta dolcezza aveva Ella governandolo, lavandolo, nutrendolo, e facendoli quelli che a l’altre criature si fa! Tanto gli fece di bene, quanto Ella seppe e potè. Doh! diciamo che basti per lo primo candore che fu intellettuale.

El sicondo candore è corporale. Questo candore fu nel corpo suo, el quale sempre tenne in nettezza e purità. Questo candore corporale e virginale fu tanto acetto a Dio per la sua purità, che non fu mai criatura tanto netta di peccato, quanto fu Maria. In lei non si potè mai trovare una minima macoluza che sonasse peccato. Pensa ora tu quanto dovè essere in grazia di Dio!. Questi tre candori si possono assimigliare alla nieve, al latte, al fuoco. Più è candido13, che non è il latte e la nieve, le quali significano purità e nettezza di corpo e di mente. E anco più rosso che non è il fuoco; e questo significa la carità; chè sempre ardeva di carità. Fu anco più lucido che uno cristallo; e questo dimostrò in tutta la sua vita per esempio e specchio di tutti noi. D’una cosa mi maraviglio, che mai in tale dì voi non usate nè di dire nè d’udire predica. A me non mi piace questa usanza, [p. 19 modifica]perchè ella non è buona. E’ si vuole pure pensare el fine delle cose, che altri fa o non fa quello che che se ne vede poi. Non considerate voi che per questa predica chi l’ode, n’acquista merito? Non considerate che egli n’acresce divozione di lei? Non pensate voi che le menti nostre vengono a pregarla, che Ella prieghi il suo dolce e diletto Figliuolo, che discenda in noi delle grazie sue? E però l’usanze buone pigliate; chè infine del bene non nasce altro che bene. Mentre che noi stiamo in questa vita, sempre si dovarebbe fare bene, e dare bono esemplo di noi, e a Dio dare il frutto buono, al tempo suo, e non aspettare di darlo quando egli è fracido, al tempo della vecchiaia. Vedi per esemplo nostro Maria, che sempre rende a Dio frutto netto e puro. E così hai veduto il sicondo candore corporale della sua virginità.

El terzo candore si è asemplare; el quale si dimostrò più in lei, che mai in criatura criata da Dio. Ella riluceva in ogni cosa, in ogni sua operazione, in ogni suo abito, in ogni suo affetto. Ogni cosa dava a Dio, ogni virtù adoperava in ciò che Ella faceva. E questo esemplo lassò a noi, chè noi el seguitassimo, come Ella il seguitò lei. Ella fu esemplo d’umiltà in noi. Qual persona fu mai in tanta profonda umiltà, quanto fu lei? Ella fu tanto al sommo della perfezione di questa virtù, che quasi annichilò sè medesima. Quando Ella disse quella parola — Ecce ancilla Domini,— Ella si misse tanto al basso, che non facea quasi niuna riputazione di sè, dicendo: — Ecco la schiava, ecco la fante del Signore; — non riputandosi appena degna d’essere serva di tanto Signore. Ella fu esemplo di fede. Chi fu mai quello o quella che avesse tanta fede? Senza mai mancarle un attimo d’ora, sempre fu abbondantissima di fede. Ella fu esemplo a noi di carità. Ella aveva tanta carità in sè, [p. 20 modifica]che tutta ardeva per lo amore di Dio. Ella fu esemplo a noi di fortezza. Chi ebbe mai tanta fortezza, che si difendesse di tanti inganni, da tante forze, da tante lusinghe, quante el mondo porge alle criature? Ma lei non fu vénta da niuno. Ella fu esemplo in noi in prudenzia, che ebbe tanto oggetto, che mai a niuno tempo, per alcuno modo non fece cosa nè piccola nè grande, che non fusse tutta proveduta e onorevole e graziosa a Dio. Va’ cercando tutte le virtù: in ciascuna a una a una fu esemplo a noi. Ella in tutte le virtù fu abondantissima più che mai criatura che fusse creata da Dio. Ella fu esemplo a noi del desiderare in Dio. Chi mai desiderò tanto in Dio, quanto il desiderò lei? E perchè Ella el cercò, sì el trovò; perchè Ella el domandò, l’ebbe Ella. Et inde è detto: Petite et accipietis; querite et invenietis; pulsate, et aperietur vobis. Vuoi ricévare Idio anco tu? Or cercalo, e trovarralo; chiedelo, e saratti dato; bussa e saratti aperto; fa’ che in te rilucano le virtù, come rilucevano in lei, e Idio abitarà con teco. Ella fu anco esemplo di grazia e di gloria: mai non fu criatura che avesse da Dio tanta grazia e tanta gloria, quanta n’ha Maria sola. Lei fu abondantissima in tutte le virtù; e come Essa fu abondante, così ricevè in abondanzia il merito da Dio. Chè tanta è l’abondanza e la gloria che Iddio ha versata in lei, che non se n’ha riserbata punto, che non andasse sopra di lei. Dalla grazia si perviene alla gloria. Se Ella ebbe assai grazia, assai gloria debba avere. Che le fu detta della grazia? Fulle detto: Gratia plena. Essendo piena di grazia, fu anco piena di gloria, e tutto questo non fu per altro, se non per la sua vita santa e netta e pura.

Doh! vuoi vedere se in lei rilucevano tutte le virtù sue infino di fuore del corpo? Egli si dice che non fu [p. 21 modifica]mai criatura che vedesse Maria in carne, che mai avesse pensiero di peccato contra lei. E però guarda e pensa tu s’Ella era abondantissima di virtù. Doh! egli mi viene a memoria uno detto d’Agustino. Disse che avea tre desiderii: l’uno di vedere Gesù Cristo in carne; l’altro d’udire Paulo predicare; l’altro di vedere Roma triunfare. Et io ci agiongo la quarta; Maria Vergine vederla col suo dolce Figliolo in collo, con tanta purità e nettezza. O questa sarebbe stata più dolce che niuna, vedere Idio uomo, e veder l’uomo Idio14; vedere la madre di Dio vergine aver parturito, e rimanere vergine!

Tu hai veduto i tre candori de la gloriosa Vergine Maria. El primo, cognoscimento15 intellettuale co lo intelletto suo in Dio. El sicondo, corporale, et il corpo suo sempre avendolo conservato in purità e netteza. El terzo esemplare, dove hai veduta tutta la vita sua avere data in servire Dio, andando dietro a tutte le virtù per dare esemplo a noi. Doh! cittadini miei, voi fate grandissima festività di questa gloriosa Vergine, avvocata di questa città. Doh! fate che ella sia a sua gloria; fatela per modo che non ci sia peccato; fate che voi la facciate con divozione e con boni esempli; e come voi sapete guardare voi, così fate che voi istropiate chi volesse alcun male. Fate che, poi che voi celebrate a suo onore e gloria, che ella sia ricevuta da lei a vostra utilità, e salute delle anime vostre, e non a giudizio e pena. Rallegriamoci con onestà e letizia in Dio. Tu n’hai la figura di lei a xviiij capitolo dell’Apocalis: Gaudeamus [p. 22 modifica] et exultemus, et demus gloriam ei; quia venerunt nuptiae Agni, et uxor eius praeparavit se. Et datum est illi, ut cooperiat se byssino splendenti et candido. Byssinum enim iustificationes sunt Sanctorum. Dice Giovanni: — Godiamci e rallegriamci, e diamo gloria a Dio et alla sua dolcissima Madre; però che sono venute le nozze dell’Agnello, e la moglie sua s’apparecchia. Et è dato a lei, perchè si vesta, el bissino16 splendiente e candido. El bissino sono le giustizie17 de’ Santi. — E che ti suona,18 se non tutta la vita di Maria sempre operare in virtù e in onore e gloria di Dio? Vede19 questa prima contemplazione: Maria essere da tutta la celestiale corte invitata ed esaltata. Veni de Libano, sponsa mea. — Vieni, sposa mia, — dice il padre Eterno unito col Figliuolo e collo Spirito santo. E questo sia pella prima parte principale, dove è detto al Padre, Surge,et a Maria è detto Veni. E così la vedrai testè resalire a cielo con tre Veni.

Primo, per lo mondo passando, Veni.

Sicondo, tra li spiriti beati andando, Veni.

Terzo, nella Santa Trinità abissando, Veni.

Primo, per lo mondo passando, Veni. Viene Maria come Essa fu chiamata: subito si muove, e passa de la terra, e saglie all’aria, dove sono le nuvole. Passa più su; giógne al primo cielo, a quello della Luna. E va più su, e giógne al cielo di Mercurio. E saglie più su, e giògne a quello di Venus. Anco saglie più alto, [p. 23 modifica]e giógne al cielo del Sole. Anco saglie più su, passa per quello di Marte. Anco va più su, entra per quello di Giove; e poi a quello di Saturno nè anco si ferma; saglie più in alto, e giógne al cielo stellato. Anco saglie più alto, e giógne al cristallino. Anco va più in alto; saglie e giógne al cielo empireo20, con tanta festa e letizia, con tanta gloria, con tanto gaudio21, con tante danze, che è una letizia pure a pensarlo22. Doh, considera tu quanta letizia vi si fece! Nella cantica n’è conta alcuna particella di dolcezza al sicondo capitolo.

Secondo Veni detto a Maria fu quando Ella fu invitata dagli angioli e da tutti gli spiriti beati. Ciascuno le dice Veni per farla salire su alta, dov’è il Padre ed il Figliuolo e lo Spirito santo. Veni de Libano; Ella è invitata dagli angioli, et Essa sale su. È invitata dagli arcangioli; anco saglie su. È invitata dal coro dei troni; anco saglie più su. È invitata dal coro delle dominazioni; anco giógne più su. È invitata dal coro delle virtù; anco giógne e saglie più su. È invitata dalle potestà; anco saglie più su. È invitata dal coro dei principati; anco saglie più su. È invitata da’ cherubini; saglie su. Anco è invitata da’ sarafini; tutti li cori invitarono Maria: Veni, veni. Ognuno faceva festa grandissima; ognuno stava in canti, giubili e triunfo. Ella era tanta letizia, era cosa inestimabile, che meglio si può crédarla che dirla. Come essa fu giónta a questo supremo coro de’ serafini, anco fu posta più in alto. È cori degli angioli so’ nove; e costei è più su di loro due gradi; che sopra i cori degli angioli è posta la umana natura, sì [p. 24 modifica]che l’umana natura sta nel decimo coro: l’undecimo coro è quello di Maria, e ’l duodecimo è quello di Gesù Cristo, unito col Padre e col Figliuolo e collo Spirito Santo. E questo è l’ordine che è in gloria. Eglino si fanno tutti innanzi a Maria a ordini le schiere grandissime, che uno solo non vi rimase, che non si facesse d’innanzi alla Madre di Cristo a invitarla a la beatitudine di vita eterna, standole da torno come vera reina della gloria, come hai nella Scrittura: Sicut dies vernus circumdata.

Come nel tempo della primavera è circundata la terra di fiori e d’odorifere cose, e Maria è circundata a tutti i tempi d’angioli, d’apostoli, di martori, di confessori: tutti le stanno da torno, dandole dolcissimi e soavi canti e odori. Io mi credo che tu l’hai potuta vedere co l’intelletto salire alla gloria, invitava da tutti li spiriti beati con tanti giubili, con tanti soavi canti, con tanta festa, che pure a pensare in queste brevi parole è un’allegrezza. Chè fra tutti voi non credo che ci sia pure uno, che non si ralegri e goda in questo mio poco dire, pure nel pensare in lei. Ma io ti domando: che credi tu che sia questa nostra considerazione a rispetto di quelli che fu in verità fatto dagli angioli e dagli altri beati? Sai che è a rispetto di quello? È come a dire uno ragliare di asini il nostro giubilo che noi facciamo, a rispetto di quello di là su. Che è la magiore letizia che l’uomo possa avere in questa vita?23 Non è nulla a rispetto alla minima che è la sù; per più rispetti. Prima, il numero dei beati è infinito, e questi che si possono godere in questa vita, sono pochi e sono numero finito. Se bene [p. 25 modifica]tutta la umana natura, tutti, ognuno stesse in grandissima festa, non è nulla a rispetto di quella che ha il più minimo santo che vi sia. E anco ogni loro laude è perfetta, chè non hanno niuna passione nè d’animo nè di mente nè di pensiero; ma tutti ripieni di somma letizia cantano e fanno festa d’innanzi a Maria gloriosa. Tutti gli angioli le stanno d’intorno, tutti gli arcangioli, tutti i troni, tutte le dominazioni, tutte le virtù, tutte le podestà, tutti principati, tutti i cherubini, tutti i serafini, tutti gli apostoli, tutti i patriarchi, profeti, vergini, martori; tutti le stanno da torno giubilando, cantando, danzando, faciendole cerchio, come tu vedi dipénto colà su alla Porta a Camollia 24, facendo onore a Maria infino al Padre, el Figliuolo e lo Spirito Santo. E qui vedi el secondo Veni.

Vediamo el terzo Veni; come Maria è invitata dal Padre e ’l Figliuolo e lo Spirito Santo. Veni, coronaberis de capite Amana, de vertice Sanir et Hermon, de cubilibus leonum, de montibus pardorum. Chi è colui che abbia tanto lo ’ngegno acuto, che pensi la gloria che arà Maria giunta alla santa Trinità? E saglie la volontà di Maria; saglie la memoria; saglie lo intelletto; tutti salgono all’Altissimo Idio. L’uno saglie per fede; l’altro per isperanza; l’altro per carità.

O voi che avete pure cotantino ingegno, considerate Maria salire allo Eterno Padre, tutta ornata di tutte le virtù che fanno bella l’anima. Se tu la riguardi, tu la vedi atorniata da tutte le virtù che si possono nominare, [p. 26 modifica]e stannole da torno, più alta l’una che l’altra, ciascuna sicondo il grado suo; e ciascuna desidera di pervenire alla somma bontà di Dio, dov’è la fontana di ciascuna virtù, dal quale discendono in noi. E Maria tutta attorniata saliva con tanta festa, con tanta volontà, tutta infiamata di giugnare ala paterna divinità incriata. E simile il Padre co le persone divine l’aspettava con tanto gaudio, con tanta festa, con tanta letizia, che non si può sprimare co la lingua. Bella Cantica al V Capitolo ne toca25 un poco di dolcezza delle parole del Padre, dicendo:Veni in hortum meum, soror mea, sponsa; messui myrram meam cum aromatibus meis: comedi favum cum melle meo; bibi vinum meum cum lacte meo. — Vieni nel mio orto, suora mia, sposa mia, vieni nella mia gloria; imperò che io ho metuta la mia mirra con molti odori, tra le speziarie; e mangerai il fiadone col miele in esso con suavissima dolcezza; e così berai il mio vino co’ latte in esso; tutte soavissime cose e confortative26 e odorifere. Che significa questo orto? Significa el godere e vedere e temere l’Eterno Idio. Quasi dica Idio: — o Maria, sposa mia, madre del mio diletto Figliuolo, io ti do ciò ch’io ti posso dare; chi ha me, ha tutte le cose; non gli può mancare nulla chi ha Idio. Vedemi, godemi con tutte quelle nobili cose che tu vedi in questa gloria. — La mirra che credi che sia? La mirra ha di sua natura che è molto conservativa; significa conservare sempre Maria in quella gloria con tutti gli onori che mai è possibile di darle. Simile, che intendi tu il fiadone? Non significa altro il fiadone se none la dolcezza di Dio; essere uomo e Dio, avere in sè umanità e divinità. La cera rapre[p. 27 modifica]senta l’umanità, e ’l mèle significa la divinità. E po’ che il fiadone ha in sè la cera ed il mèle, così ha lassù divinità e umanità insieme. A dunque gode, Maria, questo fiadone, cioè il tuo diletto Figliuolo colla Divinità. Discerne questo tuo dolce Figliuolo unito colla Divinità. Vede questo tuo dolce Figliuolo colla Divinità. Intende questo tuo dolce Figliuolo colla Divinità. Possiede questo tuo diletto e mio Figliuolo. E che maggiore letizia si può considerare che Maria possa avere? Ella gode Idio, Ella il discerne, Ella il vede, Ella il considera, Ella el possiede, sempre specchiandosi in lui unito col Padre Eterno. Ella vede nel suo diletto Figliuolo quella propria carne che Essa nutricò col suo proprio latte; quella la quale Ella concepè e tenne nel suo puro e virgineo ventre. Ella vede quella propria carne, colla quale egli visse in questa vita xxxiij anni. Ella vede quella propria carne, la quale patì tanta aspra pena in sul legno della croce per la salute di quelle anime, le quali volevano seguitarlo nella dottrina sua evangelica. Del quale vedere Maria ha tanto gaudio, tanta consolazione, tanto triunfo, tanto diletto, che mai non si ristà di guardarlo per tanta letizia, quanta Essa sente. Maria ha più lucidità di Dio, e più il discerne e più il comprende e intende, che mai nissuna creatura che fusse. Simile, più possiede Idio, che mai fusse posseduto da altra creatura; per che ’l Padre e ’l Figliuolo e lo Spirito Santo con tutta la gloria so’ dinanzi da lei, non tenendo occulta una minima parte di gloria che sia in vita beata. Ciascuno fa festa di lei. Così vo’ dire a voi, frategli e figlioli miei; fate festa a gloria di Maria; fate festa a laude sua; guardandovi sempre da quelle cose che possono dare danno all’anima. Guardatevi da’ guardamenti vari, chè da quelli si viene poi a peggio. Pigliate esemplo da’ beati spiriti: sempre stanno dinnanzi [p. 28 modifica]a lei, lodandola con riverenzia e purità. Simile fate voi sempre con riverenzia nella casa sua e con purità di corpo e di mente; et in questo modo facendo festa in questa vita mortale, potremo dire: egredietur et ingredietur et paschua invenietur.

Che credi tu che sia la cagione della festa che si fa nella gloria?27 Non è per altro se non per le noze che vi si fanno, cioè di Maria sposa di Dio; che da poi che Ella salse là su, mai non s’è fatto altro che far festa: sempre da poi che Ella andò lassù, non vi s’è fatto altro che danzare, giocondare, cantare con suavi giubili, nè mai aranno fine in eterno. Et è detto a tutti quelli che si ritruovano a quelle noze per Salomone: Venite, et comedite panem meum, et bibite vinum, quod miscui vobis. — Venite, e mangiate del mio pane, e beete28 del vino, el quale v’è mesciuto. — Venite, et comedite omnes, et inebriamini. Tutti siamo chiamati a quelle noze. O donne, volesse Idio che io vi vedesse tutte ebre, et io con voi insieme, di quello vino della gloria di vita eterna. Tutti quegli che beiono di quel vino, subito inebriano. O ritorniamo a casa.

Io non vi credetti predicare oggi; ma i Nostri Magnifici Signori29 m’hanno fatto predicare loro, che mi fecero sentire che io cominciasse oggi; e però sappiatene grado a loro, e non a me, chè io mi credeva cominciare domenica, e allora pensavo di dirvi una predicoza di quelle [p. 29 modifica]da dovero. Ma Maria dolce non ha voluto tanto indugiare, che mi credevo méttarvi in paradiso tutti quanti domenica; e Ella ha voluto che questo sia fatto oggi. E voglio dire che egli è stato molto bene, però che la divozione voi avevate in lei, sarà molto cresciuta a sua gloria. Ora a casa.

Tu hai veduti di Maria tre candori.

El primo intellettuale, dove cognoscemo Maria avere lo intelletto suo più alto che altra creatura che mai fusse creata da Dio; e vedesti come Essa fu invitata da tutti gli spiriti beati. Veni de Libano.

El secondo candore fu corporale, tenendo il corpo suo sempre in purità e neteza, senza mai cadere in alcuno peccato o mortale o veniale.

El terzo candore fu esemplare, come Essa diè esemplo del corpo suo, sempre seguitando le virtù, e scacciando da sè e’ vizi; dove l’hai veduta salire in cielo, passando pello mondo, salendo su alle nuvile, giógnare a’ cieli, e passare sopra a loro e pervenire in sino agli angioli e a tutti gli spiriti beati, invitata da tutti. Veni de Libano, veni, sponsa mea; coronaberis de capite Amana, de vertice Sanir et Hermon, de cubilibus leonum, de montibus pardorum.

Vediamo la terza particella, come Maria è da Dio incoronata, essendo da tutti li spiriti beati glorificata: tu et arca santificationis tuae. io mi credo che mai in tal dì voi non aveste tanta consolazione de’ fatti di Maria, quanta voi avete auta oggi, e spero collo aiuto suo che assai utile ve ne seguitarà alle anime vostre. A casa.

Questa nostra gloriosa madre Vergine Maria, salita al Padre in gloria, fu incoronata da Dio di una nobilissima corona, nella quale v’era dentro cinque pietre preziose, e poteremo dire che fussero quelle cinque pietre, colle quali David vinse Golias. [p. 30 modifica]

La prima pietre delle cinque si chiama Amana. Amana è uno monte, el quale è nelle parti di Cicilia.

La seconda pietra si chiama vertice Sanir. Anco questo è uno monte nelle parti di Giudea.

La terza pietra si chiama Ermon. Anco questo è un altro monte.

La quarta pietra si chiama cibili leonum . Anco questo è un monte altissimo.

La quinta pietra si chiama mons pardorum, monte dei pardi, che anco è un altro monte.

Vediamo che vogliono dire e significare queste cinque pietre.

La prima pietra che si chiama Amana, Amana è interpretato inimicus eius, inimico di Dio. Chi sono coloro che veramente si possono dire inimici di Dio? Non è gente niuna al mondo che veramente si possi chiamare inimici di Dio, quanto coloro che sono parziali. Doh! vediamo se dico vero o no. Che condizione hanno coloro che sònno amici di Dio? Gli amici di Dio amano ciascuna persona, non portano odio a niuna creatuta, e tengono che ogni persona sia loro prossimo. Or mi dì: chi sono ora i nimici di Dio? Sai chi so’? So’ tutti coloro che portano odio o nel cuore o nella boca o nelle operazionia niuna creatura creata da Dio; però che ogni creatura è tuo prossimo. Ma dimmi: chi è quello che porta più odio, che l’uomo o la donna parziale? O parziale, mentre che tu sarai parziale, non potrai tu essere del numero degli eletti! Per te sempre starà serrata la porta di vita eterna. Non vedi tu che sempre l’odio sta dentro sempre nel cuore tuo? E chi ha odio, non si può salvare. Eimmè, o non consideri tu che se tu perdi la gloria di Dio, non ti vale nulla di bene che tu abbi mai fatto a salvazione? E se tu facesti mai bene niuno, o ne [p. 31 modifica]fai, e tu abbi l’odio nel cuore, non vedi tu che ogni cosa si perde? Io ti dico che a salute tua non ti vale niuno bene che mai tu abbi fatto. Adunque, ricognosceti nel fallo tuo, e ritorna a Dio, e domandagli misericordia, e farai penitenzia prima che giónga il tuo ultimo dì. E pregarai questa sua gloriosa Madre e advocata di tutti e’ peccatori, che prieghi per te el suo unico e diletto Figliuolo. E se tu farai questo ch’io ti dico, io ti prometto che Essa pregarà per te per tal modo, che Essa non ti partirà mai da lui30, chè Ella t’arà acatata la grazia. E, così ricevutala, te la darà a te come vera dispensatrice, come io t’ho già detto. Non portare più odio; anco cor uno animo virile, se bene tu fussi stato offeso, perdona chi t’ha offeso. E se per lo passato tu gli hai portato odio, fa’ che tu gli porti amore. Abbi a memoria quello comandamento di Dio, senza il quale non ti puoi salvare: Diliges proximum tuum sicut te ipsum. — Amarai, dice Idio, el tuo prossimo, come te medesimo. — E questo è quello che ti significa la prima pietra della corona di Maria gloriosa.31

La siconda pietra che è nella corona di Maria dolcissima, si chiama vertice Sanir. Sanir è interpretato puza e fetore. E che significa altro, che la puza32 de le fornicazioni, delli adulteri, della lussuria, delle sodomie, delli incesti, strupi e sacrilègi? Ècci chi si sia altre volte confessato, e poi è ricascato al vomito, ritornato al medesimo peccato o a un altro magiore? O peccatore, sècci ricaduto? Sì! Or ricorre, se tu vuoi campare de le pene [p. 32 modifica]eterne, torna a Dio, e riconosce el fallo tuo; va’, confessati con proposito di non voler più cascare in quelli nè in simili peccati, e fanne penitenza. Così vo’ dire a te, o donna: se’ ricaduta ne’ peccati che già ti confessasti? Eimmè, ritorna a Dio, e prima disponti di non voler cadere più in tale disonestà. E non pensi tu l’onore di una donna quando ella el perde, come la fama sua rimane? Or oltre, col nome di Dio. Racomandati a lui, e pregarai Maria dolcissima che prieghi per te, che tu riceva grazia di non cadere più nè in quelli, nè in simili peccati. E tu dal canto tuo guardandoti sempre e pregando Iddio, sarai liberata. E se tu farai come io ti dico, tiene per fermo e per costante che tu arai singularissima grazia e potrai, questo tempo che t’è rimasto, fare parte della penitenzia del peccato tuo. E questa è per la siconda pietra, vertice Sanir.

La terza pietra si chiama Ermon. Ermon non significa se non coloro che so’ o eretici o scomunicati. Questi tali non possono essere partefici di niuno bene, nè di niuno merito che acquisti la santa Chiesa; però che costoro so’ come membro tagliato dal busto, che è come una cosa morta. Ecci niuno scomunicato o eretico? Vuoi tornare a Dio? — Sì — Or fa’ che prima tu ti proponga di essere vero figliuolo di santa Chiesa, ponendo giù ogni eresia. E così a te, scomunicato: fà quello che t’è comandato dal sacerdote; e fa’ che tu prieghi Maria, che d’adomandi grazia dal suo dolcissimo Figliuolo, che ti conceda grazia per tal modo, che la mente tua riceva tanto lume di grazia, che tu cognosca e faccia tutto quello che sia gloria e laude. E simile ti prometto, che se tu farai dal canto tuo quello che tu dovarai, tu ricevarai tanta grazia, che tu salverai l’anima tua. E questo è il significato della terza pietra. [p. 33 modifica]

La quarta pietra preziosa si chiama cubili leonum. Sai che ti significa questa pietra? Significati tutti li tiranni, tutti i partigiani, che si fanno capi di parti. Oimmè, non vedi tu povaretto, che per sì piccola cosa tu hai perduta l’anima, se tu stai in tale stato? Deh! ritorna in te, e riconosce il fallo tuo, e domanda a Dio misericordia. E priega Maria sua dolce madre, che per te domandi ed impetri grazia. E tiene per fermo che se tu lassi la mala vita, e vorrâti amendare, che tu ricevarai anco tanta grazia, che mantenendoti tu possederai poi la gloria. Abbi la fede, e sarai salvo. E questo è per la quarta pietra, cubili leonum.

La quinta ed ultima pietra, di che è incoronata Maria, si chiama Mons pardorum, Monte de’ pardi. Questo non ti significa altro senon le malizie e gli inganni degli uomini e delle donne. O uomo, e tu donna, hai mai fatto niuno inganno? — O, sì. — Male hai fatto: or oltre a’ ripari. Fa’ che prima tu ricognosca il fallo tuo; e va’, raccomandati a Dio, domandagli misericordia, e domanda questa sua diletta Madre, che prieghi per te. E se dal canto tuo farai quello che tu potrai, tu ricevarai vera remissione33 del peccato tuo. E questo sia per la quinta e ultima pietra.

Surge, Domine, in requiem tuam, tu et arca sanctificationis tuae. Dove hai veduto tre contemplazioni. Prima, Maria essere da tutti li spiriti beati esaltata, Surge. Siconda, Maria essere dal padre, dal Figliuolo e dallo Spirito Santo riscontrata, Domine, in requiem tuam. Terza, Maria da tutti gli spiriti beati glorificata, tu et arca [p. 34 modifica] sanctificationis tuae; dove vedesti tre Veni, chiamata da tutta la gloria, alla quale tutti noi saremo chiamati. Preghiamo adunque lei, che impetri che noi ne siamo cognoscenti, avendo qui la grazia impetrata per lei, e ine poi la gloria in saecula saeculorum. Amen.



Note

  1. Tutti i codd., meno uno, imperatrice di Dio: il Cod. Sen. 4, imperatrice del mondo, madonna del mondo: lezioni errate, che correggemmo con la scorta del testo latino.
  2. Il Cod. Sen. 6, E torniamo a casa. L’A. usa spesso questa locuzione, e basti l’averlo notato una volta, per significare, torniamo ora all’argomento.
  3. Vale a dire, resa candida, che è l’antico significato di quell’addiettivo. Ma qui può anche intendersi, purissimamente ornata.
  4. Preferiamo la lezione dei Codd. Sen. Il Cod. Pal. ha invece, in uno palagio.
  5. Esclamazione per deh oh. È frequente in ogni predica del Santo.
  6. Meglio, a nostro avviso, del Cod. Pal. che ha, dichiaramo.
  7. Emendata la lezione dei codici, più o meno in tutti scorretta.
  8. Cioè, O abbachista, hai tu fatto il calcolo, ec.
  9. In questo luogo ci parve da preferire la lezione del Cod. Pal. Il Cod. Sen. 6 legge così: la intenzione sua era di vederlo. Ubidiente in tutti i suoi comandamenti, ec.
  10. Questo modo di costruire il periodo, che è modo proprio del linguaggio parlato, si troverà spesso nelle Prediche, e già è occorso altra volta.
  11. Diversamente nel Cod. Pal.: E come tu vedi quello lume del sole, così Maria vede quello lume dell’intelletto suo.
  12. Il Cod. Pal., nobilissime.
  13. Intendi, il surricordato candre corporale.
  14. I Codd. Sen. leggono, lui uomo e Dio.
  15. I Codd. leggono, cognoscendo; lezione che nuoce alla chiarezza, se non al senso, e che correggemmo con le parole stesse usate dal Santo in questa Predica.
  16. Lo stesso che bisso, nobilissimo panno di lino, come Io chiamò nelle Prediche fr. Giordano.
  17. Le opere giuste, le opere buone.
  18. Cioè; che vuol dir questo, che altro significa, se non che ec.
  19. Qui per vedi. E poco appresso viene per vieni scambio di vocali che occorre spesso in queste Prediche, come è frequente nel linguaggiosenese.
  20. Ma nei codici, imperio.
  21. Il Cod. Pal., canto.
  22. Dieci sono ugualmente i cieli o cerchi del paradiso dantesco, col quale ha pure non poca somiglianza il rimanente di questa descrizione.
  23. Il Cod. Pal., Che è la magiore letìzia die si possa avere una creatura in questa vita?
  24. Sull’antica porta di Camollia, o Fiorentina, una delle porte di Siena, dipìnsero fino dal 1310 una Nostra Donna con più Santi Cecco e Nuccio pittori senesi; la qual’opera, venuta poi a guastarsi, fu rifatta nel 1415 da Benedetto di Biado, altro pittore senese. Di questi dipinti non rimane oggi alcuna traccia.
  25. Scritto qui e altrove costantemente, tocha.
  26. Il Cod. Pal., confortantissime.
  27. Cioè, in paradiso.
  28. I Codd. Sen., beiete. E poco appresso il Cod. Pal., beieno.
  29. Cioè, i Priori del Comune;, che allora appartenevano all’Ordine dei Podici. Erano tre per Terzo e il Capitano di Popolo, e si appellavano — Signori Priori, Governatori del Comune. — Essi che avevano invitato il Santo ad anticipare queste sue prediche al popolo, ricorrevano spesso a i consigli di Lui pel buon governo della cosa pubblica.
  30. Cioè, non ti dividerà mai da Dio.
  31. Nota l’opportunità e ’l calore di questa esortazione a cittadini spesso funestati da dissensioni intestine e da odi personali e di parte.
  32. Cod. Pal., altro che le malattie.
  33. Cod. Sen., 4, avarai remissione.