Piano regolatore di Roma 1883 - Relazione/Rettifiche e allargamento della via del Corso

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Rettifiche e allargamenti della via del Corso


Dopo aver descritto lo scopo e l’andamento della prosecuzione delle attuali maggiori vie, Ripetta, Corso e Babuino, è necessario intrattenervi sulla grave questione dell’allargamento del Corso. Nel piano regolatore di massima del 1873 la via del Corso si segnava portata a circa 18 metri di larghezza, e precisamente a filo del prospetto del palazzo Sciarra, dalla piazza di [p. 74 modifica]questo nome alla piazzetta dei Trinitari, ove ha origine la via Condotti. L’Ufficio riteneva per conto suo, che questo tratto più frequentato e centrale, che dovrà essere attraversato da altre strade importanti, meritasse il sacrificio del costoso taglio dei grandi casamenti e di qualche palazzo. Nel resto il Corso era lasciato com’è, se si eccettua la rettifica che fu poi fatta dell’ultimo tratto, fra il vicolo del Piombo e la piazza di Venezia.

La Commissione speciale però che a quell’epoca fu nominata dal Consiglio per la revisione del piano, fu ricisamente contraria alla proposta dell’Ufficio. Opinò invece che si dovesse profittare di ogni favorevole circostanza, per ottenere allargamenti parziali, con lo arretramento di talune facciate meno decorose da qualunque dei due lati si trovino; per esempio, dal palazzo Verospi a S. Lorenzo in Lucina a ponente; dalla piazza Colonna a tutto il palazzo Marignoli a levante; da San Carlo alla via degli Incurabili ove nell’uno, ove nello altro lato. Quella Commissione affermava, che questi ritiramenti discontinui sarebbero riusciti non solo comodi pei frequentatori del Corso, ma anche utili per lo sfoggio dei negozi nei risalti all’entrare di ogni largo. Veramente il Corso presenta due soli ventri o inflessioni sporgenti ben demarcati. Il primo spiccatissimo ed esteso nel lato orientale comincia dalla via della Vite e termina al vicolo Cacciabove. L’altro assai minore sul lato occidentale comincia dalla piazza di S. Lorenzo in Lucina e termina al palazzo Verospi incontro la via delle Convertite; e quando questi due ventri fossero tagliati secondo una linea retta che passasse pei loro [p. 75 modifica]rispettivi punti estremi, il Corso acquisterebbe anche in quei due tratti larghezza normale e non molto dissimile dal rimanente. Ma quel ripiego di una successione di larghi e di risalti suggerito dalla Commissione che ci precedette, a noi non è parso plausibile, come tale non parve al Consiglio, che preferì approvare il progetto dell’ufficio. Il piano regolatore attuale per conseguenza ha riprodotto il taglio a 18 metri dalla piazza di Sciarra ai Trinitari.

Però la Giunta non se ne è accontentata; essa rifletteva, che i due grandi risalti che nascerebbero all’estremità di un tale allargamento, sarebbero nocevoli al buon effetto della nostra strada, la quale essendo il ritrovo delle feste e del lusso, non le si dovrebbe togliere il pregio di essere compresa collo sguardo in tutta la sua estensione. D’altronde la Giunta stessa, ritenendola troppo angusta per l’aumento della popolazione e del traffico, e volendole conservare il carattere della continuità, riteneva che l’allargamento dovrebbe farsi in tutta la lunghezza della strada; e poichè gli sbocchi estremi non possono alterarsi e misurano 14 metri di larghezza, formulava a maggioranza di voti, che il Corso abbia ad allargarsi totalmente dalla parte ove trovasi il palazzo di Sciarra, il prospetto del quale serva di base per l’allargamento uniforme dalla piazza S. Marcello al largo dei Trinitari; e che da questi opposti punti si debba partire con due linee rette da un lato fino allo sbocco attuale in piazza del Popolo, dall’altro fino alla facciata del palazzo Salviati presso il vicolo del Piombo. La Commissione attuale peraltro, dopo accurata discussione di tale proposta della Giunta, fu in [p. 76 modifica]genere unanime nel ritenerla eccessiva. Ad essa è parso anche, che l’insenatura che sarebbe risultata sopra uno dei lati del Corso, recherebbe pregiudizio all’apparenza rettilinea, che nel suo insieme oggi presenta questa strada; e quando fosse necessario che il Corso si avesse ad allargare da un capo all’altro, avrebbe accettata piuttosto la sezione di 14 metri su tutta la lunghezza. Ma il totale allargamento non lo trova punto giustificato, riflettendo che il Corso non è un’arteria importante per traffico, ma piuttosto per convegno delle vetture di lusso e per passeggio interno; ed osserva eziandio che l’enorme spesa che importerebbe l’espropriazione dei prospetti imponenti o decorosi fra il Popolo e piazza di Venezia, sarebbe in ogni tempo un ostacolo a imprenderne l’opera, sicché la linea regolatrice sarebbe più che ipotetica, immaginaria. Nonostante tutti ci trovammo d’accordo nell’assoluto bisogno di correggere il tratto, che sta di fronte al palazzo Chigi; quivi la sezione, stradale si ristringe tanto, da far quasi scomparire uno dei marciapiedi, e quivi si verifica la maggiore affluenza di persone. Sicché fummo condotti a proporre, che l’allargamento si limiti al tratto compreso fra la via delle Convertite e il vicolo Cacciabove presso il palazzo Piombino. Il quale palazzo Piombino invero anch’esso con la sua facciata sporge alquanto innanzi e potrebbe essere tagliato; con gravissima spesa però e poca, anzi niuna utilità, giacché al movimento dei veicoli e dei passeggeri provvede comodamente il largo di piazza Colonna. E in quanto alla larghezza di questo parziale ritiro si decise di limitarla così da ottenere una sezione uguale, o quasi a quella dei prossimi tratti, e ad ogni modo non maggiore di 14 metri.

[p. 77 modifica]Questo nostro parere risultando cotanto restrittivo a confronto del progetto dell’ufficio, e specialmente di quello della Giunta, noi stimammo opportuno di tenerne proposito insieme con essa. Da una parte e dall’altra le opposte tesi furono vivamente sostenute; le minoranze emisero opinioni discrepanti, e diverse; e si finì per accettare un temperamento, che tuttavia non giunse ad ottenere l’unanimità dei voti, e che fu espresso nei seguenti termini: che sia segnato nel piano regolatore l’allargamento di tutto il Corso a 14 metri, con dichiarazione che tale allargamento debba incominciare ad effettuarsi nel tratto ov’è più necessario, vale a dire tra la via delle Convertite e il vicolo Rosa. Sta ora al Consiglio il dire l’ultima parola, bene inteso, che ognuno di noi riserbasi in tale quistione piena libertà di parere. Noi poi termineremo questo capitolo coll’esporre ciò che opinammo circa la sistemazione della piazza di Venezia. Dal lato del largo S. Romualdo non poteva esservi discrepanza di pareri: poichè da questa parte la proprietà Torlonia non essendo stata riordinata, bisogna prendere il partito di allinearla colla via già detta dei Colonnesi. Ma il prospetto del palazzo Torlonia sulla piazza ha tale sporgenza dal filo del lato orientale del Corso, che ne chiude quasi per intiero lo sbocco, come ugualmente intercetterebbe la visuale della prosecuzione del Corso per andare al Fôro Romano, al Campidoglio, alla via Cavour dalla via ampliata della Ripresa dei Barberi. Il meno adunque che potrebbe farsi per rimediare a sì grave sconcio, sarebbe di allineare il palazzo Torlonia al filo della via del Corso. Ma considerando l’importanza di questa nobilissima strada di Roma, [p. 78 modifica]sarebbe molto più decoroso il partito di darle un finale ampio e simmetrico, che in qualche modo faccia riscontro alla piazza del Popolo posta alla sua origine. Si dovrebbe cioè completare la piazza di Venezia raddoppiandone la larghezza a carico della proprietà Torlonia, e facendo sì, che l’asse del Corso prolungato coincidesse con quello della nuova piazza.

Se ben si riflette, il solo allineare la proprietà Torlonia al filo del Corso importerebbe la distruzione del corpo del fabbricato nobile fino al primo cortile; l’espropriazione dunque ulteriore dei cortili per la formazione della mezza piazza mancante, sarebbe, relativamente, di poca entità, in confronto della spesa per l’espropriazione inevitabile del prospetto e degli appartamenti del palazzo. Per le quali considerazioni, tanto la Giunta, quanto noi della Commissione, ad unanimità di voti, abbiamo approvato il progetto della vasta piazza delineata nel piano regolatore. Questo progetto degno di Roma, da molti già vagheggiato e raccomandato, incontrerebbe il favore universale, e nutriamo fiducia che sia per ottenere la piena approvazione del nostro Consiglio.