Questo nostro parere risultando cotanto restrittivo a confronto del progetto dell’ufficio, e specialmente di quello della Giunta, noi stimammo opportuno di tenerne proposito insieme con essa. Da una parte e dall’altra le opposte tesi furono vivamente sostenute; le minoranze emisero opinioni discrepanti, e diverse; e si finì per accettare un temperamento, che tuttavia non giunse ad ottenere l’unanimità dei voti, e che fu espresso nei seguenti termini: che sia segnato nel piano regolatore l’allargamento di tutto il Corso a 14 metri, con dichiarazione che tale allargamento debba incominciare ad effettuarsi nel tratto ov’è più necessario, vale a dire tra la via delle Convertite e il vicolo Rosa. Sta ora al Consiglio il dire l’ultima parola, bene inteso, che ognuno di noi riserbasi in tale quistione piena libertà di parere. Noi poi termineremo questo capitolo coll’esporre ciò che opinammo circa la sistemazione della piazza di Venezia. Dal lato del largo S. Romualdo non poteva esservi discrepanza di pareri: poichè da questa parte la proprietà Torlonia non essendo stata riordinata, bisogna prendere il partito di allinearla colla via già detta dei Colonnesi. Ma il prospetto del palazzo Torlonia sulla piazza ha tale sporgenza dal filo del lato orientale del Corso, che ne chiude quasi per intiero lo sbocco, come ugualmente intercetterebbe la visuale della prosecuzione del Corso per andare al Fôro Romano, al Campidoglio, alla via Cavour dalla via ampliata della Ripresa dei Barberi. Il meno adunque che potrebbe farsi per rimediare a sì grave sconcio, sarebbe di allineare il palazzo Torlonia al filo della via del Corso. Ma considerando l’importanza di questa nobilissima strada di Roma, sa-