Piano regolatore di Roma 1883 - Relazione/Quartiere all'Esquilino
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Quartiere all'Esquilino e terreno pel Policlinico
Il Consiglio Comunale deliberò la costruzione del vasto quartiere nell’altipiano dell’Esquilino, e ne approvò il disegno nella tornata dei 14 settembre 1871. Una zona di esso fu concessa alla Società unita della Compagnia Commerciale italiana di Genova, e della Banca italiana di costruzioni di Genova, che si venne trasformando in società speciale col titolo di Impresa dell’Esquilino; ed oramai questa prima parte del quartiere, fra la via Viminale e S. Eusebio, fra la Stazione e la piazza di S. M. Maggiore e via Carlo Alberto, è tutta ultimata ed abitata.
Le altre zone poi più remote, comprese fra S. Eusebio e il nuovo viale Manzoni, e fra le ofilcine della Stazione e la via Merulana fino a’ SS. Pietro e Marcellino, furono direttamente espropriate dal Comune che, aperte le strade e preparate le fogne, le concesse parzialmente all’edificazione. È per tal modo che sorsero le fabbriche economiche di proprietà del Senatore Alessandro Rossi, quelle dell’Impresa Veneta di costruzioni lungo la via Merulana, ed altre; e che sorgeranno fra poco i grandi edifizi con portici nella vastissima piazza centrale Vittorio Emanuele allocati con atto di cessione del 28 decembre 1881 all’Impresa Marotti, Frontini e Ditta U. Geisser e C.°
Anche per questo quartiere il piano regolatore non disegna che complementi. In primo luogo l’ingresso della via Principe Umberto, per chi proviene dal Piazzale di Termini, è nascosto dal casino e villetta Massimo, il quale edifizio è pur d’inciampo all’unione rettilinea della via Viminale colla via S. Martino e con la Piazza dell’Indipendenza nel Castro Pretorio. La Commissione, prima di ammetterne la demolizione, già segnata nel piano, ha molto ponderato se rispetti di arte e di tradizione non vi si opponessero. Le notizie avute posero in chiaro, che quantunque il casino fosse eretto sui disegni del Fontana per ordine del Cardinale Montalto, poi Sisto V, ha merito molto inferiore all’altro dello stesso architetto, che si è conservato nell’interno della Villa Peretti. Di più il casino restò manomesso e spoglio degli oggetti d’arte, che un tal Staderini, il quale erane in possesso nel 1784, vendè a stranieri: ed ora non avanzano che pitture decorative della scuola degli Zuccheri, alcuna delle quali, se si ritenesse di qualche pregio, potrebbe essere distaccata e conservata altrove. Daltronde il bisogno di dare forma regolare al Piazzale di Termini; di aprire la comunicazione di questa parte col quartiere Esquilino; di togliere un ostacolo alla bella linea stradale, che dalla caserma del Macao con una lunghezza di metri 1080 giunge per via Viminale fino alla via delle Quattro Fontane, determinò la Commissione ad approvare l’atterramento del Casino Massimo, lasciando all’edificazione l’annessa villetta.
Un’altra linea che merita di essere completata è quella, che partendo dalla Piazza di S. M. Maggiore ha nome, prima di via della Coroncina e poi di via Merulana; la sua parte centrale fra S. Vito e SS. Pietro e Marcellino fu già corretta di livello ed allargata fino a met. 25. La stessa larghezza le si assegna pel tratto detto della Coroncina, e per l’altro fra SS. Pietro e Marcellino e Piazza di S. Giovanni. Ciò fu approvato già dal Consiglio nel piano regolatore del 1873; ma il decreto d’espropriazione fu chiesto ed ottenuto, per la sola parte intermedia compresa nel quartiere Esquilino. Non si potrebbe rinunziare ora a continuare la via nelle parti non eseguite, poichè oltre al vantaggio della viabilità e della euritmia della strada, si raggiunge anche un ottimo effetto estetico. In fatti questa bellissima linea aperta sotto il Pontificato di Sisto V, con sezione limitata, e sufficiente allora, che percorreva una contrada senza fabbriche, era in questo difettosa, ed il suo asse non coincideva con i centri dei monumenti, che pur servivano di obbiettivo alla via. Ora invece, per l’allargamento iniziato e da compiersi, il nuovo asse andrà a collimare da un capo coll’obelisco e col mezzo dell’elegantissimo prospetto laterale della Basilica Lateranense, dall’altro col mezzo della imponente facciata della Basilica Liberiana, la cui Piazza verrà regolarizzata col taglio proposto tra gli imbocchi delle vie Carlo Alberto e Coroncina, e coll’abbassamento del terreno, che ora fa groppa tra queste strade; sicchè la fontana con la colonna spiccherà meglio sul fondo e resterà simmetricamente isolata.
Parimenti dovrà essere ampliata di sezione l’ultima parte della strada, che conduce a Santa Croce in Gerusalemme, per porla in relazione con i tratti già corretti, e che hanno preso i nomi di via Carlo Alberto e di via Conte Verde. Saranno poi da protrarre il viale Margherita per dargli sfogo verso la Porta Maggiore, e la via Emanuele Filiberto, che dalla Piazza Vittorio Emanuele farà capo alla Porta S. Giovanni, in modo analogo all’eseguito prolungamento della via Principe Eugenio, che dalla piazza stessa va diritta alla Porta Maggiore. Queste varie strade saranno rilegate alle loro estremità da una traversa, o pomerio interno. Incontrandosi però in due punti gli avanzi dell’acquedotto Neroniano, si è determinato che abbiano a rispettarsi, e che si passi sotto i loro archi, o a fianco dei ruderi discontinui.
Per tal modo il quartiere all’Esquilino, che nel perimetro destinato alla fabbricazione comprende una superficie di ettari 66 capace di circa 33 mila abitanti, riuscirà nobilmente completo anche nelle linee eccentriche, e conforme al progetto, che in origine ne fu studiato. Basterà che buone linee lo colleghino alle parti popolose di Roma; essendochè queste comunicazioni non potranno non eccitare e promuovere la rapida e totale edificazione della parte meridionale del descritto quartiere.
A suo luogo ci intratterremo delle linee, che a tal fine sono state proposte: ora non possiamo fare a meno di osservare, come il quartiere Esquilino, a cagione dell’argine ferroviario, rimanga separato dall’opposto quartiere del Castro Pretorio, e specialmente dalla via suburbana Tiburtina, importantissima per il tramway a vapore, per le cave dei materiali da costruzione, e per l’accesso al grande Cimitero della città. Non vi è altra comunicazione verso questa parte, che il cavalcavia di Santa Bibiana ormai compiuto, largo met. 15, lungo met. 33. Quest’unico passaggio riuscirà un giorno affatto insufficiente; ed è a nostra notizia che l’ufficio tecnico aveva proposto il cavalcavia a tre fornici, ma che l’Amministrazione comunale d’allora decretandone l’attuazione, per economia di spesa, volle che si sopprimessero i fornici laterali. La Giunta, nell’esaminare il piano regolatore, raccomandò all’ingegnere Direttore di studiar modo di correggere il difetto, o ampliando l’attuale passaggio, o proponendone un secondo. Ed egli facendo rilevare, che un passaggio sotto la ferrovia, più a Nord, non sarebbe stato praticabile, perchè la piattaforma della stazione ha una larghezza di ben 240 metri; che l’aggiunta di due fornici laterali al cavalcavia di Santa Bibiana non potrebbe non riuscire deforme, ora che fra le luci non è più possibile lasciare delle pile sottili, ha trovato che l’unica soluzione sarebbe di costruire, a suo tempo, un altro passaggio, ugualmente di 15 metri, in prosecuzione del viale Manzoni sotto la ferrovia, che in quel punto ha la sola larghezza occorrente ai binari d’arrivo. E la Commissione convenendo in tale proposta ritiene, che nel piano regolatore debba essere disegnato questo secondo cavalcavia.
Finalmente è qui il luogo di notare, che a sede del Policlinico, il quale è un altro degli edifizi governativi da erigersi in forza della legge sul concorso dello Stato nelle opere edilizie della capitale, fu scelta un’area fabbricabile di proprietà del Comune che confina coll’estremo viale Manzoni, più il vasto appezzamento di terreno di ragione privata al di là del quartiere, e prospiciente gli stradoni di Santa Croce ed Emanuele Filiberto, lasciando però libera la viabilità di tutte le strade segnate nel piano.