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fabbriche economiche di proprietà del Senatore Alessandro Rossi, quelle dell’Impresa Veneta di costruzioni lungo la via Merulana, ed altre; e che sorgeranno fra poco i grandi edifizi con portici nella vastissima piazza centrale Vittorio Emanuele allocati con atto di cessione del 28 decembre 1881 all’Impresa Marotti, Frontini e Ditta U. Geisser e C.°

Anche per questo quartiere il piano regolatore non disegna che complementi. In primo luogo l’ingresso della via Principe Umberto, per chi proviene dal Piazzale di Termini, è nascosto dal casino e villetta Massimo, il quale edifizio è pur d’inciampo all’unione rettilinea della via Viminale colla via S. Martino e con la Piazza dell’Indipendenza nel Castro Pretorio. La Commissione, prima di ammetterne la demolizione, già segnata nel piano, ha molto ponderato se rispetti di arte e di tradizione non vi si opponessero. Le notizie avute posero in chiaro, che quantunque il casino fosse eretto sui disegni del Fontana per ordine del Cardinale Montalto, poi Sisto V, ha merito molto inferiore all’altro dello stesso architetto, che si è conservato nell’interno della Villa Peretti. Di più il casino restò manomesso e spoglio degli oggetti d’arte, che un tal Staderini, il quale erane in possesso nel 1784, vendè a stranieri: ed ora non avanzano che pitture decorative della scuola degli Zuccheri, alcuna delle quali, se si ritenesse di qualche pregio, potrebbe essere distaccata e conservata altrove. Daltronde il bisogno di dare forma regolare al Piazzale di Termini; di aprire la comunicazione di questa parte col quartiere Esquilino; di togliere un ostacolo alla bella linea stradale, che dalla caserma