Piano regolatore di Roma 1883 - Relazione/Quartiere al Castro Pretorio

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Esame critico del piano regolatore Quartiere all'Esquilino

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Quartiere al Castro Pretorio e terreno per la Caserma

di un Reggimento di Artiglieria


Il piano del quartiere di abitazioni al Castro Pretorio fu approvato dal Consiglio Comunale nella seduta dei 27 febbraio 1872; dato poi in concessione alla Società di Credito Immobiliare e di costruzioni in Italia, passò in appresso alla Società Italo-Germanica, e finalmente alla Banca Tiberina. Le strade di esso furono tutte eseguite; e la fabbricazione n’è così avanzata, che in breve potrà dirsi intieramente abitato. Misura l’estensione di 40 ettari, potrà contenere ventimila persone, ed è circoscritto dalla via Venti Settembre, dalle mura orientali della Città, dalla via di Porta S. Lorenzo e dalle Terme Diocleziane, compresa la parte non assegnata alla edificazione. Col piano regolatore attuale non si portano variazioni in questo quartiere, ma solo si disegnano taluni complementi. In fatti il pomerio interno, che percorre colla larghezza di Met. 40 la fronte della caserma detta del Macao, e che ora termina colla strada estrema a Sud-Est del quartiere d’abitazioni, sarà continuato fino alla nuova Porta S. Lorenzo, da aprirsi [p. 26 modifica]in corrispondenza tanto della recente strada del Cimitero costruita dalla Provincia col concorso del Comune, quanto del cavalcavia della strada ferrata presso Santa Bibiana. La prosecuzione di questo tratto del pomerio non è soltanto un abbellimento, ma una necessità, dovendosi fare sotto di esso il fognone per condurre le acque del Castro Pretorio all’altro, che convoglia le acque di quasi tutto l’Esquilino, e che funziona come un ramo dell’alto collettore sulla sinistra del Tevere. Perchè è da sapere, che ora le acque del Castro Pretorio si scaricano fuori delle mura in una chiavica provvisoria fin presso il Campo Verano, ove le riceve un fosso confluente dell’Aniene; ma questo ripiego dovrà abbandonarsi il più presto possibile.

Altro miglioramento del quartiere è la maggiore larghezza assegnata alla via di S. Lorenzo, per darle sezione di 20 metri fino alla Porta omonima. Il tratto di questa strada, fin dove terminano le nuove fabbriche, ha già quell’ampiezza; nel resto è così insufficiente e pel tramway ivi in esercizio, e pel carreggio continuo dei materiali da costruzione provenienti dalle molte cave della contrada esterna, e per il transito diretto al Cimitero, che da tutti se ne reclama la correzione. Ma ad un certo punto questa via è attraversata dall’acquedotto Felice; il quale con vizioso andamento si distacca dalle mura della Città e si congiunge al tratto che divide la via di S. Lorenzo dalla stazione ferroviaria. Dove poi cavalca la strada, il manufatto disegnato dal Fontana ha qualche pregio artistico, e ricorda con la iscrizione lapidaria collocata nell’attico, il decreto col quale Sisto V, nel primo anno del suo Pontificato (1585), [p. 27 modifica]dotò d’acqua potabile il Rione dei Monti1. Benché la necessità del transito, la prosecuzione del pomerio e del collettore, l’apertura della nuova Porta S. Lorenzo sotto lo speco dell’attuale acquedotto obblighino a sostituire un sifone in ghisa al corrispondente tratto murato, pure la Giunta e la Commissione stimano, che l’Arco di Sisto V, pregevole non tanto come lavoro d’arte, quanto per ragione storica, debba essere conservato nel suo posto attuale, demolendo il resto dell’opera, sicchè possa compiersi anche in questo punto l’allargamento della strada.

Giova infine notare che il pomerio, la via ampliata di S. Lorenzo, e l’estrema via del quartiere abitabile [p. 28 modifica]contengono un ampio triangolo di terreno della superficie di circa metri quadrati 90 mila, assai opportunamente scelto, per edificarvi la caserma per alloggiare un reggimento di artiglieria, che è obbligatoria per effetto della Legge di concorso dello Stato nelle opere edilizie e di ampliamento della capitale del Regno. La quale caserma resta così circondata intieramente da ampi stradoni, e compie nel suo estremo lembo l’edificazione della contrada, che ha preso nome dall’antico Castro Pretorio.

Note

  1. Ecco la iscrizione:

    SIXTVS. V. PONT. MAX.
    DVCTVM. AQVAE. FELICIS.
    RITO. SVBTERRANEO.
    MILL. PASS. XIII.
    SVBSTRVCTIONE. ARCVATA. VII.
    SVO. SVMPTV. EXTRVXIT.
    ANNO. DOMINI. MDLXXXV. PONT. I.


    È noto che Sisto quinto, da Gregorovius chiamato «il più edificatore di tutti i principi della Chiesa» prevenendo i tempi, tentò di ripopolare i colli della Città e comprese che ciò non si potrebbe senza avere copia di acqua potabile. In prova si trascrive la iscrizione lapidaria murata nell’acquedotto dell’acqua Felice fuori di città, nell’arco sulla via di Frascati in luogo detto il monte del grano.

    SIXTVS. V. PONT. MAX.
    QVO. FONTIBVS. RESTITUTIS.
    DESERTI. VRBIS. ITERVM. HABITARENTVR. COLLES.
    AQVAS. VNDIQVE. INVENIENDAS. MANDAVIT.
    AN. MDLXXXV. PONTIF. I.