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«Certo no»), II 3088 «Saluzzo» (sanluzo, e cosí le altre tre volte che il nome ricorre nella nov. X, x1; 3) nonn (ossia non ne con l’ultimo elemento ridotto per elisione a n innanzi a vocale) poté essere scritto originariamente o per disteso in quattro lettere ovvero col segno di compendio nôn: in ambedue i casi si ridusse per fraintendimento al semplice non, e cosí passò nove volte nella vulg.2: I 1278, 27132, 27210, 2878, 39626, 39835, II 821, 17310, 17830; 4) i come segno numerale (.i.) potè essere scambiato per il principio dell’art. il e corretto di conseguenza, ciò che si verificò, a mio credere, in II 925 «un botticello» e 1822 «un dí» (resp. il botticello e il dí, che risalirebbero a ibotticello e idí, indi a .i. botticello e .i. dí; naturalmente la lezione errata di B passò in L e di qui nella vulg.3); con un equivoco non simile ma analogo si può spiegare I 2810 in lui, dove in è intruso4;

da spostamento di parole: il caso piú semplice è la trasposizione, come nei tre passi I 29835 «che di veleno fosse morto» (di che, conservato nella vulg.5), I 31712 «niuna altra cosa» (cosa altra, che diventò cosa altro in L e poi nella vulg.), II 2128 «un poco piú di dimestichezza» (di piú, e cosí la vulg.); piú complessi sono i casi seguenti, che hanno certo per origine parole richiamate dai margini e non bene inserite ai loro posti: I 19227 «sí come i suoi predecessori avevan fatto, in Pavia, cittá di Lombardia, fermò» (in Pavia, c. di L., avevan fatto, con la conseguenza, non rilevata da altri editori, che «fermò il solio» verrebbe ad esser privo di ogni determinazione locale), I 35035 «Pasimunda.... ma la fortuna» (ma Pasimunda...: l’avversativa è fuor di posto innanzi alla prima proposizione e occorre invece davanti alla seconda); in quest’altro caso una trasposizione si complicò di un la quale richiamato fuori di posto: I 18429 «iv’entro, la quale.... per una figura che sopra una colonna nel mezzo» (per una figura la quale sopra una colonna che6);
  1. La prima volta fu corretta da L, le altre restarono.
  2. Il Fanf., non osando restituire non n’, usò la scrizione no n’, e peggio ancora, osò difenderla (cfr. I, pp. 145 n. 1, e 304 n. 4). Il primo dei passi segnalati qui sopra fu corr. giá in L, l’ultimo restò nella vulg. in forma di non.
  3. S’intende che la mia correzione è imposta dal senso, il quale in ambedue i casi non ammette l’art. dimostrativo.
  4. Talvolta, nei mss. piú curati, quando al termine della riga restava uno spazio vuoto insufficiente a ricevere la prima sillaba o lettera della parola successiva, si usava riempirlo, per la vista, con un’asticella facile a scambiarsi con la lettera i (qualche es. nello stesso B). Uno scambio del genere e quindi l’arbitraria correzione di i in î poterono produrre in.
  5. Il Fanf., I, p. 336, n. 3, propose la correzione, ma non s’attentò d’accoglierla; lo Hecker non la trovò accettabile (op. cit., p. 52), senza però rendersi ben conto della questione.
  6. «Questo luogo è uno de’ piú tartassati da’ chiosatori», notò il Fanf., per sog-