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308 giornata decima

che mai. Cotale adunque fu la fine delle noie di messer Torello e di quelle della sua cara donna, ed il guiderdone delle lor liete e preste cortesie. Le quali molti si sforzan di fare, che, benché abbian di che, sí mal farle sanno, che prima le fanno assai piú comperar che non vagliono, che fatte l’abbiano; per che, se loro merito non ne segue, né essi né altri maravigliarsene dée.

[X]

Il marchese di Saluzzo, da’ prieghi de’ suoi uomini costretto di pigliar moglie, per prenderla a suo modo, piglia una figliuola d’un villano, della quale ha due figliuoli, li quali le fa veduto d’uccidergli; poi, mostrando lei essergli rincresciuta ed avere altra moglie presa, a casa faccendosi ritornare la propria figliuola come se sua moglie fosse, lei avendo in camiscia cacciata e ad ogni cosa trovandola paziente, piú cara che mai in casa tornatalasi, i suoi figliuoli grandi le mostra e come marchesana l’onora e fa onorare.


Finita la lunga novella del re, molto a tutti nel sembiante piaciuta, Dioneo ridendo disse: — Il buono uomo, che aspettava la seguente notte di fare abbassare la coda ritta della fantasima, avrebbe dati men di due denari di tutte le lode che voi date a messer Torello. — Ed appresso, sappiendo che a lui solo restava il dire, incominciò:

Mansuete mie donne, per quel che mi paia, questo dí d’oggi è stato dato a re ed a soldani ed a cosí fatta gente: e per ciò, acciò che io troppo da voi non mi scosti, vo’ ragionar d’un marchese non una cosa magnifica ma una matta bestialitá, come che ben ne gli seguisse alla fine; la quale io non consiglio alcun che segua, per ciò che gran peccato fu che a costui ben n’avvenisse.

Giá è gran tempo, fu tra’ marchesi di Saluzzo il maggior della casa un giovane chiamato Gualtieri, il quale, essendo senza moglie e senza figliuoli, in niuna altra cosa il suo tempo spendeva che in uccellare ed in cacciare, né di prender moglie né d’aver figliuoli alcun pensiero avea; di che egli era da reputar