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398 giornata quinta

c’è, questa buona donna, moglie di questo lavoratore, vi terrá compagnia tanto che io vada a far metter la tavola. — Egli, con tutto che la sua povertá fosse strema, non s’era ancor tanto avveduto quanto bisogno gli facea che egli avesse fuor d’ordine spese le sue ricchezze: ma questa mattina, niuna cosa trovandosi di che potere onorar la donna per amore della quale egli giá infiniti uomini onorati avea, il fe’ ravvedere. Ed oltre modo angoscioso, seco stesso maladicendo la sua fortuna, come uomo che fuor di sé fosse, or qua ed or lá trascorrendo, né denari né pegno trovandosi, essendo l’ora tarda ed il disidèro grande di pure onorar d’alcuna cosa la gentil donna, e non volendo, non che altrui, ma il lavorator suo stesso richiedere, gli corse agli occhi il suo buon falcone, il quale nella sua saletta vide sopra la stanga; per che, non avendo a che altro ricorrere, presolo e trovatolo grasso, pensò lui esser degna vivanda di cotal donna. E però, senza piú pensare, tiratogli il collo, ad una sua fanticella il fe’ prestamente, pelato ed acconcio, mettere in uno schedone ed arrostir diligentemente; e messa la tavola con tovaglie bianchissime, delle quali alcuna ancora avea, con lieto viso ritornò alla donna nel suo giardino, ed il desinare che per lui far si potea, disse essere apparecchiato. Laonde la donna con la sua compagna levatasi, andarono a tavola, e senza saper che si mangiassero, insieme con Federigo il quale con somma fede le serviva, mangiarono il buon falcone. E levate da tavola, ed alquanto con piacevoli ragionamenti con lui dimorate, parendo alla donna tempo di dire quello per che andata era, cosí benignamente verso Federigo cominciò a parlare: — Federigo, ricordandoti tu della tua preterita vita e della mia onestá, la quale per avventura tu hai reputata durezza e crudeltá, io non dubito punto che tu non ti debbi maravigliare della mia presunzione, sentendo quello per che principalmente qui venuta sono: ma se figliuoli avessi o avessi avuti, per li quali potessi conoscere di quanta forza sia l’amor che lor si porta, mi parrebbe esser certa che in parte m’avresti per iscusata. Ma come che tu non n’abbia, io che n’ho uno, non posso però le leggi comuni dell’altre madri fuggire; le cui forze seguir