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192 | giornata terza |
le potè comportare. Nelle quali, come che esso assai monachin generasse, pur sí discretamente procedette la cosa, che niente se ne sentí se non dopo la morte della badessa, essendo giá Masetto presso che vecchio e disideroso di tornarsi ricco a casa sua; la qual cosa saputa, di leggeri gli fece venir fatto. Cosí adunque Masetto vecchio, padre e ricco, senza aver fatica di nutricare i figliuoli o spesa di quegli, per lo suo avvedimento avendo saputo la sua giovanezza bene adoperare, donde con una scure in collo partito s’era, se ne tornò, affermando che cosí trattava Cristo chi gli poneva le corna sopra il cappello.
[II]
Un pallafreniere giace con la moglie d’Agilulf re, di che Agilulf tacitamente s’accorge; truovalo e tondelo; il tonduto tutti gli altri tonde, e cosí campa della mala ventura.
Essendo la fine venuta della novella di Filostrato, della quale erano alcuna volta un poco le donne arrossate ed alcuna altra se n’avean riso, piacque alla reina che Pampinea novellando seguisse; la quale con ridente viso incominciando disse:
Sono alcuni sí poco discreti nel voler pur mostrare di conoscere e di sentire quello che per loro non fa di sapere, che alcuna volta per questo, riprendendo i disavveduti difetti in altrui, si credono la lor vergogna scemare, lá dove essi l’accrescono in infinito: e che ciò sia vero nel suo contrario, mostrandovi l’astuzia d’un forse di minor valore tenuto che Masetto, nel senno d’un valoroso re, vaghe donne, intendo che per me vi sia dimostrato.
Agilulf, re de’ longobardi, sí come i suoi predecessori avevan fatto, in Pavia, cittá di Lombardia, fermò il solio del suo regno, avendo presa per moglie Teudelinga, rimasa vedova d’Auttari, re stato similmente de’ longobardi, la quale fu bellissima donna, savia ed onesta molto, ma male avventurata in amadore. Ed essendo alquanto per la vertú e per lo senno di questo re Agilulf le cose de’ longobardi prospere ed in quiete,