Liguria preistorica/Introduzione

Introduzione

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Prefazione Parte prima - Capitolo I
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INTRODUZIONE



La prima menzione dei Liguri si trova in Esiodo, il quale visse probabilmente nell’VIII secolo innanzi l’era cristiana1. Pochi cenni di poi son forniti su questo popolo da alcuni scrittori greci del V secolo.

Ecateo di Mileto ricorda Monaco e Marsiglia come situate in Liguria, e cita una tribù ligure nei pressi di Narbona, ove più tardi, nel VI secolo della nostra era, fu segnalata una località denominata Liguria2.

Eschilo pone in bocca di Prometeo, il quale insegna ad Ercole la via che conduce alle Esperidi, le parole seguenti3: « Tu incontrerai l’intrepida oste dei Liguri, e tu valoroso vedrai quanto sieno abili nel combattere. Farà la sorte che in questo punto vengano a mancarti gli strali, nè potrai raccogliere sassi perchè ivi il suolo è molle. Ma Zeus avrà pietà di te e coprirà il terreno di ciottoli come grandine, cosicchè per mezzo di tali armi disperderai facilmente il nemico »4 [p. 10 modifica]

Più tardi Erodoto, fra i mercenari arruolati da Amilcare cartaginese per guerreggiare in Sicilia nell’anno 480 prima di C., comprende coi Fenici, i Libi, gli Iberi e i Sardi, anche i Liguri5; in un altro punto menziona i Liguri insieme a certi popoli dell’Asia minore e della Siria come componenti l’esercito di Serse.

Tucidide, da canto suo, scrisse che prima della guerra di Troia, vale a dire in tempi anteriori al XIII secolo, i Liguri cacciarono dalla loro sede i Sicani, popolo della penisola iberica. Ma non si può prestar fede ad oscure tradizioni alterate e probabilmente ingigantite col volgere dei secoli, passando da un popolo all’altro.

Qual relazione, d’altronde, avevano coloro cui si attribuisce l’espulsione dei Sicani colla gente che noi reputiamo originaria dei paesi situati intorno al Golfo di Genova?

Ognun sa che l’Odissea d’Omero designa come sede di Circe una piccola isola bassa e selvosa, la quale in base ad argomenti irrefragabili fu testè identificata dal Champault 6 con Pianosa. Orbene Euripide attribuisce a Circe l’epiteto di ligustica7.

[p. 11 modifica]Da un brano di Erodoto si deduce come egli comprendesse i Liguri fra gli abitanti della regione lambita dal Mar Nero; altri autori li collocavano alla estremità orientale di questo mare ed accennano alla città di Kutaia (forse l’odierna Kutais) nell’antica Colchide come loro sede. A me sembra inverosimile l’ipotesi di una stretta affinità fra gente che popolava in tempi remoti paesi così lontani fra loro; nè so acconciarmi al supposto di una origine comune e tanto meno a quella di una emigrazione in Oriente dei Liguri propriamente detti.

Nel III secolo prima dell’êra volgare Eratostene attribuiva ancora il nome di Liguri agli abitanti di gran parte del bacino circummediterraneo a ponente della penisola italiana, ed è presumibile che pei Greci dei suoi tempi fossero tali i popoli dell’estremo occidente, rimasti affatto estranei alla civiltà ellenica. Nel modo stesso che durante il medioevo bastò l’errore di Colombo perchè gli abitanti del nuovo continente fossero detti Indiani e questo nome fosse loro attribuito fino ai nostri giorni, sebbene sieno ben diversi sotto tutti gli aspetti dai popoli dell’India propriamente detta, così nei tempi più remoti una tradizione infondata, una analogia intraveduta che poteva aver per base taluno di quei costumi comuni a tutti i popoli barbari, fu sufficiente a dar credito ad erronei riferimenti.

Secondo Polibio, dopo l’invasione dei Galli, dei Cenomani, dei Salluvi, dei Boi, dei Senoni, in Italia, s’intendeva per Liguria il paese limitato a nord dal Po, ad ovest dal Varo e dalle Alpi, al sud dal mare e ad est dalla Trebbia e dall’Arno. Pisa, soggiunge, era la prima città etrusca, ben s’intende per chi procedeva verso il mezzogiorno. Sempronio poneva la nostra regione fra il Varo e la Magra, e così molti altri scrittori.

[p. 12 modifica]Fin dai tempi di Strabone Genova si reputava l’emporio dei Liguri, i quali erano divisi dagli Etruschi per mezzo della Magra8.

Nella memorabile divisione dell’Italia in 11 regioni, istituita da Augusto, la Liguria era la nona, ed aveva per confini il Varo, il Po, il mare ligustico e la Magra. Plinio scrisse «Macra Liguria finis»9.

Filisto siracusano storico contemporaneo di Dionigi il tiranno ricordò i Siculi come tribù ligure. Altri dicono Liguri gli aborigeni del Lazio. Seneca da canto suo attribuisce con maggior fondamento al medesimo ceppo gli abitanti della Corsica.

Una delle 17 provincie consolari nelle quali fu suddivisa l’Italia sotto l’impero di Costantino, prese nome dalla Liguria e fu assai più estesa della nona circoscrizione di Augusto.

L’espressione geografica alla quale alludiamo non ebbe mai, adunque, un significato preciso e fu attribuita prima dai Greci, poi dai Latini ad una estesa regione che era loro presso a poco ignota. A misura che le vicende storiche ebbero messo in luce altri popoli distinti, per nome e costumi peculiari, dai Liguri, a questi si assegnarono più angusti confini.

Nel secolo XV Alberti accenna ai due corsi d’acqua Varo e Magra che delimitano la Liguria a ponente e a levante, e al medesimo concetto s’informano i geografi dell’evo moderno; ma rimangono divergenti i dati relativi al confine settentrionale, che alcuni sospingono fino alla pianura padana ed altri avvicina più o meno allo spartiacque.

[p. 13 modifica]Attualmente il significato geografico della medesima espressione tende a rimpicciolirsi, modellandosi negli angusti termini delle circoscrizioni politiche ed amministrative; ma è del tutto arbitraria la identificazione che da taluno si fa delle provincie Liguri colla Liguria propriamente detta.

Da canto nostro, il desiderio di ben definire l’oggetto di queste pagine e di attribuire al territorio di cui ci occupiamo confini segnati dalla natura e non da mutabili vicende storiche ci induce a ridurlo nei limiti della Liguria marittima, che intercede per comune consenso tra il Varo a ponente, la Magra a levante, lo spartiacque alpino-appenninico a settentrione, il mare a mezzogiorno.

Dopo la ricostituzione del regno di Sardegna, avvenuta in conseguenza della caduta di Napoleone I, facevano parte di questo regno le provincie di Genova e di Nizza, le quali coincidevano quasi perfettamente nel loro complesso colla Liguria marittima, fatta astrazione dei territori di Mentone, Monaco e Roccabruna che rimanevano riuniti fra loro sotto la sovranità dei Goyon de Matignon, successori dei Grimaldi,Principi di Monaco. Il confine settentrionale delle due provincie anzidette corrispondeva solo in parte alla linea idrotermica e, mentre per piccolo tratto verso occidente lasciava fuori la valle superiore della Roia, comprendeva nella porzione media ed orientale, parte non piccola delle valli di Scrivia e di Trebbia tributarie di quella del Po.

Il turbine rivoluzionario che attraversò l'Europa durante il 1848, ebbe per effetto di staccare Mentone e Roccabruna dal Principato per farne due municipî sotto la protezione del Piemonte.

Nel 1860, in seguito alla proclamazione del Regno d’Italia, il Nizzardo con Mentone e Roccabruna fu annesso alla Francia, la quale rimase divisa ad occidente dal nuovo regno mediante un confine che incomincia lungo il litorale al vallone di S. Luigi, risale al N., taglia in due punti [p. 14 modifica]la valle della Roia e volge poi ad ovest, confine che non soddisfa ad alcuna esigenza geografica od amministrativa.

Abbiamo adunque una Liguria italiana, che comprende gran parte delle provincie di Genova e di Porto Maurizio e piccole porzioni di quella di Massa-Carrara, una Liguria monegasca limitata al principato di Monaco, e una Liguria francese, che è costituita dal dipartimento delle Alpi Marittime escluso il circondario (arrondissement) di Grasse.

Il litorale si può distinguere, secondo l’uso comune in Riviera di Levante, tra la foce della Magra e Genova, Riviera di Ponente, fra Genova e la foce della Roia e Riviera di Nizza fra questa e il Varo.

Ciò premesso, ogni qualvolta mi verrà fatto di menzionare in questo libro la Liguria marittima, dal punto di vista geografico, o per brevità la Liguria, alluderò al paese che comprende i bacini idrografici del Varo e della Magra ed è limitato dallo spartiacque alpino-appenninico e dal mare. I Liguri moderni sono per me gli abitanti del medesimo paese; né con ciò intendo menomare le differenze che intercedono tra quelli confinati nell’estremo occidente e tutti gli altri. Dicendo Stirpe Ligure o Liguri antichi accennerò alle genti, le quali, avendo caratteri antropologici ed etnografici comuni, occupavano al principio dei tempi storici non solo il paese di cui sopra, ma ancora la Provenza, la valle del Po (esclusa la parte terminale) e la Lunigiana, che è quanto dire la Regione Ligure.

Respingo fin d’ora come impropria, o meglio destituita di valore scientifico l’espressione di Razza Ligure.



Note

  1. Questa menzione non ci è nota che per essere compresa in un frammento citato da Strabone.
  2. In Fragmenta Historicorum Graecorum etc., curantibus C. et Th. Müllero. Parisiis, edit. A. F. Didot, 1853, vol. I, pag. 2.
  3. Strabonis geographica graece cum versione reficta accedit index variantis lectionis etc., curantibus C. Müllero et F. Dürnero. Parisiis, edit. A. F. Didot, 1853, pag. 151, 152.
  4. In questa leggenda i più autorevoli commentatori ravvisano il ricordo delle gesta compiute nella regione ligure da colonizzatori e trafficanti fenici, simboleggiati da Ercole, che i Greci trassero dalla mitologia siriana, ov’era conosciuta sotto il nome di Melkart, per introdurlo nella propria. In tale interpretazione convengono A. Thierry, Lindenschmidt, Herzog, Bargès, d’Arbois de Jubainville, E. Desjardins, P. Castanier. A me pare che nelle parole di Prometeo non si presagisca una caduta di pietre dal cielo, secondo la interpretazione comunemente ammessa, ma piuttosto il ritrovamento, per volere di Giove, di un terreno sparso di sassi. Nel suggerire l’uso di tali sassi a guisa di armi si allude poi senza dubbio al modo di combattere dei Fenici mediante la fionda.
  5. Herodoti Historiarum etc, comm. G. Dindorfius. Parisiis, edit. A. F. Didot, 1844, pag. 364.
  6. Champault, Phéniciens et Grecs en Italie d’après l’Odyssée. Paris, E. Leroux edit., 1906.
  7. Circe omerica personifica verosimilmente, secondo l’autore precitato, una delle stazioni fenicie, le quali nei tempi in cui viveva il poeta esercitavano quasi esclusivamente il commercio e la navigazione nel Mediterraneo e si studiavano con gelosa sollecitudine di conservare il loro primato. Un’altra di siffatte stazioni ebbe sede a Marsiglia che era allora paese ligure.
  8. Strabonis geographica graece etc, curantibus C. Müllero et F. Dürnero, Parisiis, A, F. Dìdot eclit., 1853, pag. 175 e 185.
  9. Histoire naturelle de Pline, avec la trad. en franc. par E. Littré. Paris, Dubochet, Chevalìer et C. édit, 1848, vol. I, pag. 162.