Lettere di Paolina Leopardi a Marianna ed Anna Brighenti/XIX

XIX. Alla stessa - A Ravenna

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XVIII XX

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XIX.

ALLA STESSA

a Ravenna

20 maggio (1831)

               Cara mia amica!

I dettagli che mi dai dei tuoi successi m’inspirano una gioia assai grande, ed io bacio la tua fronte cinta di un nuovo alloro, e ti abbraccio e ti bacio con una esultazione immensa. Quanto mai sei brava, o Marianna mia! [p. 47 modifica]

Se la tua professione è faticosa, se oltre la fatica vi vuole molta destrezza abilità ed ingegno per saper vivere col veramente genus irritabile dei propri compagni, si trova però bene il compenso di tutto in questa vita di successi, che quelli che sono bravi come sei tu conducono, e sono sicuri di condurre sin che sciolgano la loro voce al canto. Ed intanto tu sei ben lieta, e ne hai ragione. Ma quanto siamo infelici, noi miseri mortali, che, mai contenti del godere attuale, ci rattristiamo sempre e troviamo motivo di intorbidare la nostra letizia col pensiero del futuro! Le tue parole mi hanno cagionato molto dolore, o cara, e tu hai qualche cosa che ti affligge, qualche principio di pianto futuro... o presente, che io non so, e che forse indovino.

In ogni modo io ti compiango, e vorrei asciugare le tue lagrime con le mie, dovessi anche pianger sempre perchè tu fossi sempre lieta, la mia amicizia, la mia più grande tenerezza ti seguiranno per tutto, stanne certa; chè io non potrò mai dimenticare chi è venuto spontaneamente a consolarmi con le sue care parole, col farmi conoscere un angelo di bontà in mezzo a questo caos di înfamie e di brutture e che mi fa partecipe delle sue gioie e delle sue pene, oh questa diletta persona io non la dimenticherò mai.

Nina non ha ragione affatto di essere inquieta con me, ch’essa si ricordi chi di noi due ha scritto l’ultima, e faccia pace. Io la abbraccio e la prego a volermi rallegrare con i suoi caratteri, e a dirmi se trova il soggiorno di Ravenna ameno come quello di Ferrara. [p. 48 modifica]

Come va col tuo galante? Io credo che abbastanza sovente ti troverai nel seccante caso di disingannare i tuoi amanti; io vorrei una volta... non voglio dire altro.

Il tuo amante di teatro come ti è geniale?.... ma io sono una sciocca; egli è marito, ed è geloso — non occorre altro.

Il genio delle dame di costi ti riescirà molto comodo, non è vero? Egli ti risparmia la fatica dell’acconciarti il capo, che non deve essere breve fatica. Il mio sogno più geniale di tutti, quello che io vorrei vedere realizzato a prezzo ancora di qualche anno di vita, è quello di vederti, di udirti, di ammirarti.


Quanto mai sarei felice di unire la mia voce ai plausi che la tua bravura eccita — oh allora sì che mi batterebbe il cuore davvero più che pel tenente Lanyres. Tutto quello che mi dici su quest’ultimo è perfettamente vero, a tu hai definito giustamente il mio amore.

È a Recanati da qualche giorno un signore di Siena, Orsini, il quale va a Trieste a scrivere musica per quel teatro. Qui lo fanno passare per un eccellente contrappuntista, mirabile suonatore di pianoforte, di una memoria prodigiosa, ecc, Ne hai tu sentito parlare a Siena? La madre di lui, che è una Marescotti, abita a Recanati, come amica di una signora di Siena maritata qui.

Cara amica mia, continua ad amarmi, sii lieta e trionfante, ed io bacio le tue guancie con il più vivo affetto che si possa dare.

Può essere ch’io abbia detto una minchioneria rapporto all’Otello. Non ho alcuna idea [p. 49 modifica]dell’intreccio di quest’opera; ma supponevo che derivasse dalla tragedia di Shakespeare. Dimmi qualche cosa di particolare su Bonoldi e la sua figura. Io già gli voglio bene, poichè è tuo amico.

Ah! se l’entusiasmo ch’eccita Desdemona fosse causa che si facesse il di lei ritratto, io l’avrei, non è vero? — ed allora che gioia per me!