Lettere di Paolina Leopardi a Marianna ed Anna Brighenti/XVIII
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XVIII.
ALLA STESSA
a Ravenna
4 aprile (1831)
Cara mia!
Un gran peso mi si tolse dal cuore quando io vidi annunziata la tua partenza da Bologna; ed ora, poichè mi dici che tu stai bene, e con te tutti i tuoi, sono molto più tranquilla; e ti ringrazio tanto tanto che ti sei compiaciuta di darmi le tue nuove appena io te ne pregava. I più funesti sogni io faceva di te che mi facevano piangere e disperare, come se fossero stati indizio di terribile realtà, finalmente io sognava che tu eri da me, ed io ti saltavo al collo e ti baciavo con un ardore inesprimibile, e grandi sfoghi facevamo insieme, ed io ero lieta, lieta assai assai di averti pur veduta una volta; ma io non sono lieta e non posso esserla che in sogno. Eccoti di nuovo in mezzo alle fatiche e, spero, ai successii. L’ultimo tenore con cui sei per cantare, ha cantato a Recanati tre anni sono, e faceva la parte di Celso nell’Elisa e Claudio, ed egli era al di sotto anche della parte; vedrai se io dico il vero. Io mi rallegrai subito per te, quando vidi nel giornaletto che eri sola donna, ma io temo che in questo giornale non vedrò un conto fedele dei tuoi successi, chè quell’estensore non pare ti sia molto favorevole, ed io lo manderei di cuore al diavolo.
Non dir più male dei Francesi; io non voglio sentire una parola contro di essi, non sai ch’io sono fanatica per quella nazione? Non sono essi che ci hanno traditi; è il fatalismo che ci opprime. Fu scritto a Brighenti, quando il nostro comitato elesse il deputato per l’assemblea di Bologna, che doveva radunarsi il 20 marzo, mandandogli gli atti del consiglio e le credenziali per il deputato da noi eletto che si trovava a Firenze, pregandolo a consegnargli tutto quando questi giungesse a Bologna. Il deputato ha risposto quando tutto era finito (ed in ogni modo non si moveva certo) ma Brighenti non ha risposto mai, e mi fa stupore che questo pacco che doveva giungergli franco, si sia perduto. Mio padre era membro del comitato, e fu suo il pensiero, ed io l’ho interrogato oggi se Brighenti aveva risposto, ed egli mi ha detto di no, e che naturalmente non lo avrà fatto perchè avrà capito che tutto era inutile, ed io non posso dire ch’egli non ha avuto nulla. Per qualche tempo ho creduto che Papà potesse conoscere la tua famiglia, perchè poteva darsi il caso che andasse come deputato a Bologna od io ne ero assai contenta. Io si che ho ragione di essere inquieta con te per la tua lettera tanto breve, ma fido sulla tua promessa che mi scriverai frá poco più a lungo. E mi sembrano secoli i giorni che passano fra una tua lettera e l’altra. Se puoi, abbreviali questi giorni, io te ne sarò grata estremamente. Addio, cara, dolcissima anima! Io ti adoro con tutto il cuore, e ti tengo come cosa preziosissima e carissima.
Aveva proposto di dirti, ed io me ne scordava, che io stava li li per innamorarmi di un tenente degli Usseri, che ha allogiato in casa mia qualche giorno. Bel giovanotto, pieno di animo e di fuoco, io lo avrei veduto partire con gran pena, quando egli mi disse che era egli che aveva comandato il fatto d’armi di Novi, il primo di questa campagna o passeggiata. Ebbene! il fuoco di Novi smorzò il mio affatto affatto; ed io l’ho veduto partire senza versare una lagrima. Per carità, non dir questo a Nina, essa certo se ne scandalizza, perchè essa non sa quanto mai sono rare per me le occasioni di sentirmi battere il cuore, ed in questo io sono come le francesi, ed io dico come diceva una di esse, secondo riporta lady Morgan - Ie suis si heureuse quand le coeur me bat! —