Lettere di Paolina Leopardi a Marianna ed Anna Brighenti/XCI

XCI. Alla stessa - A Forlì

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XC XCII

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XCI.

ALLA STESSA

a Forlì

... maggio (1845)

               Carissima Marianna,

Oggi prendo la penna per rispondere all’ultima tua del giovedì Santo, la quale giunse egualmente gradita e festeggiata come tutte le altre. O Marianna mia, tu non sai, nè io potrò mai dirti abbastanza, quanto l’amor tuo sia la consolazione, il conforto mio! Le tue amorose parole scendono dolcemente sul mio cuore su questo cuore che sempre più diviene arido, e quasi mi par cattivo — ma che palpita tuttora della più calda e tenera amicizia per le sue Brighenti per quelle dilette anime che, or son sedici anni, mi confortano mirabilmente coll’amore, colla tenerezza loro. — Certo, io non lo desiderava, che il destino di due brave e cari giovane non si compisse — io non desiderava che le mie amiche passassero la loro vita senza ritrovare un cuore pel loro cuore come dice La Fontaine, perchè immagino quanto sia dolce quella vita sebbene rarissima — pure la è stata per me una fortuna ch’esse abbian serbato tuttora il loro primo cognome, chè allora, quando il marito ed i figli richiamano tutto l’affetto e tutto il tempo, si dà un addio alle antiche [p. 258 modifica]amicizie, non si trova píù la penna per iscriver loro, non vi è più tempo di salutarle o di dir loro quelle care parole cui erano avvezze ma che son tutte per altri oggetti. Sicchè dunque, son io quella che guadagno in questo loro presente celibato, — ma siccome a questo mondo non vi ha vera contentezza, cosi anch’io resto ...1

Quello che io sentivo il giorno festivo della SS. Trinità, oggi non lo ricordo più — oggi venerdì (13 maggio). Era in quel giorno che la mia lettera venne interotta da Virginia che andava a letto perchè stava poco bene; e dopo quel giorno non ho avuto un momento di tempo per riprender la penna sebbene Virginia guarisse subito. È venuta poi pochi momenti fa l’altra tua del quindici del corrente e tosto il rossore mi ha invaso la fronte al vedere i torti miei e le lamentanze che il mio silenzio ha suscitate. Ma per quanti rimproveri tu mi puoi fare, e con ogni ragione, non eguaglieranno certo quelli ch’io faccio a me stessa per la mia pigrizia, per l’indolenza mia. Io spero che mi perdonerai, sapendo ch’io son sempre nello stesso modo la tua Paolina, che ti ama con grandissima tenenerezza, e con te tutti i tuoi, e che vorrebbe dirtelo ogni momento se ne avesse il tempo. Sicchè non creder più, nè ch’io sia malata, nè che la tua lettera non me l’abbian data, nè che in essa fosse cosa che mi recasse offesa o dispiacere — nulla di ciò è vero.

È che la melanconia cresce ogni giorno, e la primavera che non vienė, e il sole che non si [p. 259 modifica]fa mai vedere, tutto concorre a rattristare la tua amica, e a scemarle quella energia che una volta aveva, e che ora ricerca invano. Ti ringrazio dunque di tanto tuo amore e di quello dei tuoi, tutti io ringrazio col cuore, e tutti io tengo in quello, e tutti io amo ad un modo. Verrei sentirvi tutti bene, e non discretamente come dici, vorrei tutti lieti, o che la nuova abitazione non vi suscitasse, nè alla mente nè al cuore dolenti o inutili regrets, vorrei che la mia amica fosse lieta dalla sua virtù, delle care e rare sue doti, e non formasse desideri perniciosi alla sua tranquillità presente e futura. Già non è ancora il tempo, ma quando avrai i miei anni, se il tuo amore e la tua mano saranno ancora liberi, allora penserai come me, non esser poi la più gran disgrazia il viver sole quando non sia stato possibile il ritrovare uno secondo il cuor nostro. S1, di questo mio stato, me ne dolgo sempre di meno, e con un po’ più di libertà sarei veramente felice, e io non ho altra speranza che nel mondo di là; in questo tutto è finito.

Dalle lettere di Viani ho saputo l’edizione fatta per cura di Ranieri delle opere del Giacomo, e sono sempre in aspettazione di una copia ch’esso mi mandi e di altre ancora, ma non viene nulla per anco. Anch’egli si lamenta della vita scritta da Ranieri, e sarebbe una vera felicità se Brighenti volesse rifarla, egli ch’è stato suo amico, che sa scrivere. Se le preghiere mie valessero, io lo pregherei assai, anzi io credo che s’egli può, lo farà certo. [p. 260 modifica]

Una poesia di Peretti, tradotta ancora in versi francesi da una madama Elisa Van Ienac ho veduto in un giornale Francese, nel journal des demoiselles, è questi l’ex amico di Ninì? e perchè invece del Giacinto non celebra le lodi della sua bella?

Tutti ti salutano e accarezzano, e accarezzano, e Cleofe e Virginia e i bambini, i quali ancora non capiscono nulla, ma io sopra tutti non faccio che abbracciarti e baciarti con tutta l’anima, Marianna mia, e bacio Ninì, e abbraccio il papà cui chiedo benedizione e che mi voglia bene. A te non lo dico, chè già so che sei mia come sono io tutta tua.

Se vuoi, seguita pure a diriger tue lettere in Ancona a mio fratello propriamente, che vengono sicurissime. Tempo fa trovai sigillata una tua lettera diretta a don Sebastiano Sanchini e la trovai tra altre lettere di papà, che non han trovato la strada di venire in mano mia.



  1. Lacuna nell’originale.