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micizie, non si trova píù la penna per iscriver loro, non vi è più tempo di salutarle o di dir loro quelle care parole cui erano avvezze ma che son tutte per altri oggetti. Sicchè dunque, son io quella che guadagno in questo loro presente celibato, — ma siccome a questo mondo non vi ha vera contentezza, cosi anch’io resto ...1
Quello che io sentivo il giorno festivo della SS. Trinità, oggi non lo ricordo più — oggi venerdì (13 maggio). Era in quel giorno che la mia lettera venne interotta da Virginia che andava a letto perchè stava poco bene; e dopo quel giorno non ho avuto un momento di tempo per riprender la penna sebbene Virginia guarisse subito. È venuta poi pochi momenti fa l’altra tua del quindici del corrente e tosto il rossore mi ha invaso la fronte al vedere i torti miei e le lamentanze che il mio silenzio ha suscitate. Ma per quanti rimproveri tu mi puoi fare, e con ogni ragione, non eguaglieranno certo quelli ch’io faccio a me stessa per la mia pigrizia, per l’indolenza mia. Io spero che mi perdonerai, sapendo ch’io son sempre nello stesso modo la tua Paolina, che ti ama con grandissima tenenerezza, e con te tutti i tuoi, e che vorrebbe dirtelo ogni momento se ne avesse il tempo. Sicchè non creder più, nè ch’io sia malata, nè che la tua lettera non me l’abbian data, nè che in essa fosse cosa che mi recasse offesa o dispiacere — nulla di ciò è vero.
È che la melanconia cresce ogni giorno, e la primavera che non vienė, e il sole che non si
- ↑ Lacuna nell’originale.