Lettere di Paolina Leopardi a Marianna ed Anna Brighenti/LXXXVI

LXXXVI. Alla stessa - A Forlì

../LXXXV ../LXXXVII IncludiIntestazione 18 novembre 2024 75% Da definire

LXXXV LXXXVII
[p. 241 modifica]

LXXXVI.

ALLA STESSA

a Forlì

31 Agosto (1842)


Vedi, mia carissima, quanto mai io sia più buona di te! Ad una tua lettera ricevuta avanti ieri rispondo oggi, oggi, capisci? mentre mi è toccato passar dei mesi senza sapere che diavolo

16
[p. 242 modifica]n’era successo di te, e senza potere scriverti, non sapendo in qual parte del mondo eri, o se eri più in questo mondo. Ora finalmente è venuta questa tua lettera, ed io le ho fatta tanta festa come se non avessi punto a lamentarmi di te; e l’ho letta con sommo gaudio, come accade sempre ai tuoi caratteri. E qui vedesi quanto è vera e salda l’amicizia nostra, sentimento che ci lega da dodici anni, chè io malgrado si disprezzante silenzio, non ho un solo momento pensato male di te; solo ho pensato che avessi male, e me ne affliggeva perchè era sicura che avessi qualche afflizione nella famiglia tua.

Ma non sapeva che suor Marianna esercitava l’ospitalità, e ricreava il suo spirito colla compagnia di dotte e spirituali persone, non sapeva, che, divisa da parte della sua famiglia, consolava l’altra colla presenza e col figliale suo amore; tutto questo io non lo sapeva, e hai fatto bene, a dirmelo, e t’invidio i discorsi che hai fatto con Giordani e col suo amico, discorsi cui avrei voluto prender parte, non fosse altro che per udir parlare del diletto Giacomo in modo degno di lui, e corrispondente all’amor nostro; chè, qui dove siam noi è inutile il parlarne essendo esso appena conosciuto, o punto stimato per quello che veramente era. Il nome di Gussalli mi è nuovo affatto, nè so se è giovine o di dove sia. Se sapessi, Marianna mia, i sciocchi discorsi che mi tocca fare, avresti certo compassione di me; e quelli che mi tocca sentire! oh allora si, che quasi si sente desiderio di essere nata sorda e muta.

Mi dispiace poi che siate immersi in affari [p. 243 modifica]litigiosi, i quali quanto vadano per le lunghe non vi è chi nol sappia. Ma coraggio e pazienza ci vuole, e credo che Bighenti ne sarà ben provveduto. Poi, mi lusingo che vi rimarrà abbastanza di autunno da passare nella vostra villa e tutti riuniti, e di là mi scriverai, se pure non vorrai rimettere la tua lettera al prossimo inverno. Noi stiamo tutti bene, e la Virginia cresce di corpo e di anima (non so se si possa dire). Essa è un vero folletto, e pare voler venire di talento assai svegliato. L’altro ancora non dice nulla ma si fa più bellino, o vero meno brutto. A me sembra che la mamma sia gravida, ma non ne faccio motto, perchè (a te sola lo dico) mi dà amarezza questo nascer di figliuoli. Ma prima di condannarmi, sentimi; non per altro mi dà amarezza se non perchè sempre più si vede quanto mai è faticoso l’allevar bene i fanciulli, con quel grado di educazione come la intendo io, in questo tempo particolarmente in cui nascono già pieni di malizia e con promessa di divenir cattivi appena avranno forza abbastante. Poi, io vorrei concentrare tutta la mia tenerezza sopra di un solo, e quello accarezzare, e quello adornare e amare con tutta la tenerezza materna; e se io fossi madre, non so come potrei amare egualmente più di un figliuolo, e quando Cleofe era gravida di Gigetto, io compiangeva Virginia che andava ad avere un rivale ed anche adesso mi pare quasi di offenderla dividendo quel gran bene ch’io le voglio, col suo fratellino. Ma questa mia idea, e questo mio sentimento non ad altri che a te io la dico, che ancora non so bene se sia entachè un pochino di [p. 244 modifica]egoismo, poichè facendo noi vita comune, i ragazzi stan sempre con noi, e addio lettura, addio studio; sola la notte mi rimarrebbe, ma poca forza ho di passarla fuori dal letto. A tutto ciò, pas de réponse! Mi hai fatto piacere coll’inviarmi la traduzione di Brighenti, vorrei che sovente me ne facessi dei simili. Pur troppo è ignoto se ci vedremo mai a questo mondo, ma è certo, che al primo istante di vera libertà che mi sarà concessa di avere, se non sarò morta, sarò fra le tue braccia. Una sola cosa mi spaventa anche pensando a quel moment di gioia; di non essere allora capace, come sarei adesso di sentire quell’ineffabile diletto che lo stringerti al mio seno mi farebbe godere, ma le potenze dell’anima non invecchiano. Intanto ti bacio con tutta la tenerezza e tutta la più viva affezione, e tu salutami e abbracciami papà, e manda molti e molti saluti a Ninì e alla Mamma.