La scotennatrice/XXIII. Il colpo di testa di Sandy Hook

XXIII. Il colpo di testa di Sandy Hook

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XXIII. Il colpo di testa di Sandy Hook
XXII. Le astuzie di Sandy Hook XXIV. Il massacro
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XXIII.


Il colpo di testa di Sandy Hook.


L’accampamento degli Sioux occupava quasi tutta la vallata compresa fra le due prime montagne dei Laramie, stendendosi perfino sui fianchi boscosi delle ripide salite.

Toro Seduto aveva scelto appositamente quel luogo per attirarvi le truppe americane e massacrarle con uno di quei colpi audaci che lo avevano reso ormai famoso.

Amava le imboscate, le sorprese, perchè anche sapeva che in aperta pianura, i suoi guerrieri, quantunque valorosissimi, non avrebbero potuto resistere a lungo all’attacco della cavalleria americana.

Due parole prima su questo famosissimo capo, anima della resistenza dei sakems Sioux.

Era nato nel 1837 ed a soli dieci anni si era acquistata una grande fama come cacciatore di bisonti, tanto da poter rivaleggiare perfino col famoso Buffalo Bill, l’ormai notissimo colonnello Cody.

A quattordici anni affrontava il suo primo nemico, il quale era naturalmente un uomo bianco, lo uccideva e lo scotennava come se fosse ormai un vecchio guerriero.

Fu allora che assunse, chissà per quale bizzarro capriccio, lo strano soprannome di Tatanca-Jotanca che vuol dire Toro Seduto, nomignolo che conservò poi sempre e che rimase celebre fra tutte le tribù indiane dell’America settentrionale.

Nemico implacabile della razza bianca nella quale vedeva già la sterminatrice della razza rossa, aveva preso parte a tutte le insurrezioni, [p. 236 modifica]compresa quella sanguinosissima del 1863, sicchè nel 1876 portava dipinti sul suo grande mantello di bisonte ben ventitrè combattimenti ai quali aveva preso parte, facendo sempre meravigliare i suoi nemici per la sua straordinaria audacia.

Scoppiata la guerra del 1877, i sakems di tutte le tribù degli Sioux, lo nominavano ad unanimità capo supremo delle orde.

Invitato subito dagli emissari americani del governo di Washington, a deporre le armi ed a vendere il territorio da lui tenuto contro il versamento di trenta milioni di lire, Toro Seduto aveva risposto superbamente:

— Venite a prendermi, se vi basta l’animo: io vi aspetto!... In quanto al vostro denaro tenetevelo: gli Sioux non ne hanno bisogno.

E si era senz’altro messo in campagna alla testa di quattromila guerrieri scelti, spalleggiato da una piccola frazione di Corvi condotti da Nube Rossa e da Minnehaha, proclamando la caccia alle capigliature dei visi pallidi.

Come in tutte le guerre indiane, le ostilità si erano aperte con saccheggi, incendi, distruzioni di campi e di fattorie, massacri di coltivatori e rapimenti di donne bianche e di fanciulli, ma poi il prudente sakem, dopo essere sfuggito alle insidie del generale Crook, si gettava fra le montagne, attendendo fra quelle gole l’avanzata dell’altro generale, il Custer, che si era promesso di sgominarlo in una sola giornata campale, mentre invece doveva trovarvi una morte orrenda.

....................

Mancavano due ore all’alba, quando Sandy Hook, dopo d’aver attraversato felicemente le prime avanguardie Sioux scaglionate sui fianchi della prima montagna, faceva la sua entrata nell’immenso campo tutto irto di wigwams e pieno di guerrieri e di cavalli.

Gli era bastato farsi riconoscere per Mocassino Sanguinoso perchè nessuno sollevasse difficoltà alla sua avanzata.

Il suo nome era troppo noto fra tutte le tribù perchè gli si osasse fare l’ingiuria di sottoporlo ad un interrogatorio.

Sua prima cura era stata d’informarsi se Minnehaha e Nube Rossa si trovavano già al campo.

Avutane risposta affermativa, si era senz’altro diretto verso la tenda di Sitting-Bull che giganteggiava fra tutte le altre e che era facilmente riconoscibile pel totem del famoso capo sventolante sulla cima, che portava dipinto in rosso un animale che bene o male poteva rassomigliare ad un toro seduto, almeno per le sue corna.

Sandy Hook, dopo essersi fatto riconoscere dalle due sentinelle che vegliavano dinanzi l’apertura coi winchester in pugno, entrò risolutamente, dicendo:

— Mocassino Sanguinoso saluta Tatanca-Jotanca. [p. 237 modifica]

Il celebre capo stava facendo la sua colazione consistente in un po’ di maiz cotto nell’acqua e poi condito con del grasso d’orso, ed un cestellino di lamponi.

Era un uomo di statura imponente, forse anche più alto di Sandy Hook, dai lineamenti energici ed angolosi, la capigliatura lunghissima e gli occhi nerissimi ed irrequieti.

Vedendo entrare il falso indiano si alzò e dopo d’averlo osservato attentamente, rispose:

— Ah! Tu sei il famoso Mocassino Sanguinoso! Minnehaha la sakem e Nube Rossa mi hanno parlato sovente di te.

— In male od in bene?

— Tu sei un coraggioso e quantunque nelle tue vene scorra il sangue dei visi pallidi hai dato molte prove di essere un vero amico delle pelli-rosse.

«Vuoi dividere con me la mia modesta colazione? Siedi di fronte a me e serviti pure.

«C’è penuria di viveri nel campo e si mangia come si può.

— Grazie, Tatanca-Jotanca — rispose Sandy Hook, sedendosi su una vecchia pelle di bisonte che serviva da tappeto. — Accetto volontieri, poichè sono più di trenta ore che galoppo senza mangiare.

— Da dove viene dunque Mocassino Sanguinoso? — chiese Sitting-Bull.

— Dal campo americano.

L’indiano ebbe un soprassalto.

— Dal campo americano hai detto!... — esclamò.

— Sì, sakem.

— Dove sono quelle coyotes bianche?

— Salgono la montagna.

— Guidati da Custer o da Crook?

— Da Custer.

— Che cosa sei andato a fare laggiù?

— Sono stato invitato a recarmivi da quattro famosi scorridori della prateria che tu forse conoscerai almeno di nome.

— Chi sono?

— Turner, il campione degli uccisori d’uomini ed ex-sceriffo, l’indian-agent John ed Harry e Giorgio, i due inseparabili fratelli, già famosi per le loro imprese nella gola del Funerale col colonnello Devandel.

— Ho udito parlare di quegli uomini famosi — rispose Toro Seduto. — Sono gli eroi della prateria bassa e, se li avessi presi, li avrei anche risparmiati poichè io rispetto il valore ed ammiro gli uomini che disprezzano la morte, siano pure nemici.

«Continua, Mocassino Sanguinoso. Perchè ti hanno condotto al campo di Custer?

— Per propormi un cambio.

— Quale? [p. 238 modifica]

— Tre sakems Chayennes che anni indietro avevano combattuto colla tua tribù, avendo appreso che i loro antichi alleati avevano dissotterrata la scure di guerra, hanno armati i loro guerrieri per venire a raggiungerti e combattere al tuo fianco.

— Chi sono quei valorosi? — chiese Toro Seduto scattando.

— Piede Agile, l’Aquila Bianca ed il Giaguaro della Prateria — rispose Sandy Hook.

— Continua.

— Non avevano che cento guerrieri fra tutti e tre, una forza troppo debole per forzare le colonne di Custer che battevano la bassa prateria, e sono caduti nell’agguato teso loro dai larghi coltelli dell’ovest.

— Tutti!... — urlò Toro Seduto, incrociando le braccia sul petto.

― No — rispose il bandito. — La maggior parte riuscì a sottrarsi, con una pronta fuga, ad un massacro che pareva ormai inevitabile; ma i tre sakems, dopo d’aver compiuto prodigi di valore, sono rimasti nelle mani del generale Custer.

— Tutti vivi?

— Feriti sì, ma vivi.

Toro Seduto respirò rumorosamente, poi disse:

— Sono contento che non siano andati a trovare il buon Manitou, poichè sono dei prodi che un giorno potranno anche loro mettersi alla testa delle tribù indiane e dare dei gravi fastidî ai cani bianchi.

«Che cosa vuol farne il generale dei larghi coltelli dell’ovest? Fucilarli forse?

— No — rispose Sandy Hook.

— Scotennarli?

— Nemmeno.

— Spiegati meglio, Mocassino Sanguinoso.

— Egli mi ha mandato da te per proporti uno scambio.

— Quale?

— I tuoi guerrieri hanno sorpreso, parecchie settimane or sono, un ufficiale americano e lo hanno fatto prigioniero, è vero?

— Sì.

— È ancora vivo?

— Ho avuto molto da fare a sottrarlo alle furie di Minnehaha, la quale reclamava imperiosamente la sua capigliatura per non so quale antica vendetta, tuttavia è ancora vivo, poichè ho resistito alle esigenze di lei, pensando appunto ad un possibile scambio.

― Ebbene, il generale Custer si offre di cedere a te i tre sakems Chayennes contro la libertà di quel giovane ufficiale.

― Tre sakems per un giovane quasi imberbe! — esclamò Sitting-Bull. — È dunque un famoso guerriero quel ragazzo?

— Io non lo so, perchè non l’ho mai veduto. So però che è figlio d’un famoso colonnello che vi diede non poco da fare durante l’insurrezione del 1863. [p. 239 modifica]

— Il colonnello Devandel!... — esclamò il gran capo. — Sì, per giorni e giorni, con un manipolo di valorosi, ci aveva chiusa la gola del Funerale attraverso la quale noi cercavamo di scendere per unirci ai Chayennes, agli Arrapahoes ed agli Apaches.

«Me lo ricordo come fosse ieri, perchè anch’io combattevo allora fra le prime file.

Sitting-Bull per la seconda volta si era alzato e si era messo a passeggiare per la tenda, dando delle poderose pedate a tutti gli oggetti che la ingombravano, casse, rotoli di pelli, arnesi da cucina, poi, fermandosi bruscamente dinanzi al bandito, disse:

— Era una bella guerra quella, che avrebbe potuto mettere molto a mal partito i larghi coltelli dell’ovest, poichè l’alleanza fra le cinque nazioni era salda e migliaia e migliaia di guerrieri ci stavano sotto le mani.

«Il buon Manitou ha abbandonato gli uomini rossi, a quanto pare, e si è alleato al Gran Padre dei visi pallidi.

«Sia pure!... Se è scritto sul libro del destino che la nostra razza debba scomparire da questo gran paese che apparteneva ai nostri padri, il fato si compia, ma l’ultimo indiano morrà colla scure di guerra in pugno ed il winchester pronto a bruciare la sua ultima cartuccia.

Sandy Hook lo aveva ascoltato pazientemente, baciando di quando in quando una bottiglia di pessimo wisky che stava fra gli ultimi avanzi del maiz condito col grasso d’orso ed i lamponi.

— Che cosa dici tu, Mocassino Sanguinoso, che hai nelle vene il sangue degli uomini bianchi? — chiese Sitting-Bull.

— Io dico che i miei compatriotti sono delle vere canaglie — rispose il bandito. — Come vedi io ho abbandonato la mia razza, perchè l’ho trovata troppo egoista.

— Tu sei un uomo — disse il famoso capo. — Io ti stimo, quantunque la tua pelle sia bianca invece di essere rossa.

— Ho combattuto sempre per gli uomini rossi e Minnehaha e Nube Rossa possono affermarlo.

— Lo so e non è necessario che io vada ad interrogarli. Io conosco benissimo tutte le imprese condotte a buon fine dai sakems e dai loro sotto-capi. Dunque tu sei venuto a prendere il giovane ufficiale?

— Sì, capo.

— Potrò io fidarmi della promessa del generale?

— Ha impegnata la sua parola d’onore e la manterrà. Gli uomini bianchi, come ti ho detto, sono delle canaglie, però quando un comandante giura sul suo onore non vi è da dubitare. Io rispondo della libertà dei tre sakems.

Sitting-Bull lo guardò. Nei suoi occhi nerissimi balenava un lampo di diffidenza. La tranquillità o meglio l’impassibilità del bandito parve calmassero i suoi dubbi, poichè disse subito:

— Ho fiducia in te: ti affiderò il viso-pallido. [p. 240 modifica]

«Bada però che se tu mi tradissi io andrò a scovarti in fondo agli ultimi lembi della prateria e ti strapperò la capigliatura prima ed il cuore dopo.

— Se tu hai qualche dubbio su di me non hai da fare altro che darmi un buon cavallo perchè possa portare al generale la tua risposta, ossia che lo scambio non sarà possibile che a guerra finita.

Sitting-Bull scosse la testa.

— No — disse poi. — Io non voglio dare una prova di sfiducia ad un viso-pallido che ha preso le difese dei visi-rossi.

Battè le mani ed uno dei guerrieri che vegliavano dinanzi alla sua tenda entrò subito.

— Conduci qui l’ufficiale bianco — disse.

Prese il calumet che portava nel suo sacchetto appeso alla cintura, lo empì di moriche, l’accese e si mise a fumare in silenzio, seguendo, collo sguardo distratto, le nuvole di fumo.

Sandy Hook, dopo d’aver dato un ultimo bacio alla bottiglia già quasi vuota, credette opportuno d’imitarlo.

Trascorsero alcuni minuti, poi un lembo della tenda si alzò ed un bel giovane di trenta o trentadue anni, coi baffi nerissimi spioventi e la tinta assai bruna, comparve.

Aveva le braccia legate dietro al dorso e tuttavia conservava un’aria spavalda che incuteva un certo rispetto.

— Eccolo — disse Sitting-Bull, alzando un braccio. — È il figlio del famoso colonnello Devandel che nella guerra del 1863 ci fece restare due mesi quasi immobili dinanzi la gola del Funerale.

Sandy Hook si era alzato per osservarlo meglio.

— Ha del buon sangue nelle vene — disse. — Me ne intendo anch’io di uomini forti.

Il tenente, a cui erano stati strappati i galloni che dovevano aver servito ad abbellire i calzoneros di qualche sakem, guardò a sua volta, con una certa curiosità, il bandito e fece subito un gesto di stupore.

— Anche sotto la tua tinta io ti riconosco per un bianco — disse.

— Potreste ingannarvi — rispose Sandy Hook. — Il Mocassino Sanguinoso è una pelle rossa autentica.

— Siete voi incaricato di scotennarmi? — chiese l’ufficiale.

— Io non ho mai avuta una così brutta idea. Anzi sono venuto qui per ricondurvi al campo del generale Custer.

— Di ricondurmi, avete detto?

— Sì, viso pallido.

— Scherzate?

— Non ne ho l’abitudine.

«D’altronde v’è qui Sitting-Bull il quale potrà confermare le mie parole.

— Eppure Minnehaha, la figlia di Yalla, aveva giurato di strapparmi la capigliatura. [p. 241 modifica] [p. 243 modifica]

— Comando io le tribù degli Sioux — disse Toro Seduto, il quale fino allora era rimasto silenzioso. — Minnehaha farà a meno della vostra; d’altronde ne ha abbastanza per adornare il suo wigwam, il totem dei Corvi, e se lo desidera anche il suo mantello di pelle di montone di montagna.

«Qui comanda solo Tatanca-Iotanca.

— Ecco una generosità strana in una pelle-rossa — rispose il figlio del colonnello. — Mi stupisco anzi di essere ancora vivo dopo venticinque giorni di prigionia.

Toro Seduto inarcò le sopracciglia poi, incrociando le braccia, chiese:

— E perchè il viso pallido è stupito di essere ancora in vita?

— Perchè voi non risparmiate mai gli uomini bianchi che cadono nelle vostre mani.

Sitting-Bull ebbe uno scatto di collera, che tosto però represse.

— Siete voi uomini bianchi che risparmiate forse gli uomini rossi? — chiese con amara ironia. — Qual’è l’indiano che ha dimenticato Sand-Creek (Ruscello delle sabbie) che voi avete chiamato Chivington-Massacre? Là, nel campo, fra i più famosi capi Chayennes ed Apaches, che portavano dei nomi famosi per valore ed audacia, come Caldaia Nera, Antilope Bianca, Mano Sinistra, il Guercio, Ginocchio Compresso ed il Piccolo Mantello, vi erano delle donne e dei fanciulli, ma voi, che vantate una civiltà, non avete risparmiato nessuno.

«Ve lo ricordate, viso pallido?

— Quella è stata una infamia commessa da un bruto che fu poi destituito dal suo grado — rispose il tenente. — Mio padre ha sempre combattuto contro gl’indiani sulle frontiere del Messico e del Far-West, ma ha sempre rispettato le vostre donne ed i vostri figli.

— Lo so — rispose Toro Seduto. — Se vostro padre si fosse chiamato il colonnello Chivington invece di Devandel, a quest’ora la vostra capigliatura ornerebbe i miei calzoneros.

«Fortunatamente non siete figlio di quell’assassino, che anche i vostri compatriotti hanno rinnegato.

«Che cosa dite voi, viso pallido?

— Che la guerra è sempre stata atroce, specialmente in questo grande paese — rispose il tenente.

Sitting-Bull si volse verso il Mocassino Sanguinoso il quale non aveva aperto bocca e, puntando l’indice della destra verso il figlio del prode colonnello, disse:

— Ecco un uomo che farà molta strada. Il figlio del difensore della gola del Funerale che con un pugno d’uomini tenne per tanti giorni e per tante notti in iscacco i più intrepidi guerrieri di tutte le tribù indiane dell’America, non doveva essere da meno.

— Ecco un uomo che farà molta strada.

Battè un’altra volta le mani e la sentinella che vegliava dinanzi alla tenda entrò nuovamente. [p. 244 modifica]

― Che due cavalli, scelti fra i migliori, siano subito pronti — disse Toro Seduto. — Abbiamo armi, munizioni e viveri per tre giorni.

«Va’!...

— Ho il mio mustano — disse Sandy Hook.

— Sarà stanco e quello che ti darò sarà certamente migliore — rispose il sakem.

Poi, traendolo da una parte, gli chiese sottovoce:

— Dunque si avanzano?

— Sì.

— Non sono più di ottocento, mi hanno detto.

— Credo che non superino tale numero.

— Sai per quale cañon s’inoltrano?

— Lo ignoro, poichè io ho lasciato i larghi coltelli dell’ovest alla base delle montagne.

— Non importa — disse Sitting-Bull, dopo un breve silenzio. — Io tenderò loro un agguato così ben ordito che non me ne sfuggirà nemmeno uno.

In quel momento l’indiano rientrò, annunciando che i cavalli erano pronti.

— Va’, Mocassino Sanguinoso — disse il gran sakem — e torna presto coi tre capi affinchè possano assistere alla mia vittoria.

— Io spero di rivederti prima di domani sera — rispose il bandito.

Poi, volgendosi verso l’ufficiale, gli disse con tono burbero:

— Seguitemi e badate che se voi tenterete di fuggirmi vi caccerò nel dorso tutte le palle del mio winchester.

«Vi avverto ancora che quando io sparo un colpo il mio avversario cade sempre.

Giorgio Devandel alzò le spalle e lasciò la tenda senza nemmeno guardare Toro Seduto, il quale si era rimesso a fumare.