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244 | emilio salgari |
― Che due cavalli, scelti fra i migliori, siano subito pronti — disse Toro Seduto. — Abbiamo armi, munizioni e viveri per tre giorni.
«Va’!...
— Ho il mio mustano — disse Sandy Hook.
— Sarà stanco e quello che ti darò sarà certamente migliore — rispose il sakem.
Poi, traendolo da una parte, gli chiese sottovoce:
— Dunque si avanzano?
— Sì.
— Non sono più di ottocento, mi hanno detto.
— Credo che non superino tale numero.
— Sai per quale cañon s’inoltrano?
— Lo ignoro, poichè io ho lasciato i larghi coltelli dell’ovest alla base delle montagne.
— Non importa — disse Sitting-Bull, dopo un breve silenzio. — Io tenderò loro un agguato così ben ordito che non me ne sfuggirà nemmeno uno.
In quel momento l’indiano rientrò, annunciando che i cavalli erano pronti.
— Va’, Mocassino Sanguinoso — disse il gran sakem — e torna presto coi tre capi affinchè possano assistere alla mia vittoria.
— Io spero di rivederti prima di domani sera — rispose il bandito.
Poi, volgendosi verso l’ufficiale, gli disse con tono burbero:
— Seguitemi e badate che se voi tenterete di fuggirmi vi caccerò nel dorso tutte le palle del mio winchester.
«Vi avverto ancora che quando io sparo un colpo il mio avversario cade sempre.
Giorgio Devandel alzò le spalle e lasciò la tenda senza nemmeno guardare Toro Seduto, il quale si era rimesso a fumare.
XXIV.
Il massacro.
Il bandito ed il tenente, il quale era stato slegato senza dargli però nessuna arma, attraversarono al galoppo l’immenso campo indiano dove si erano radunati a poco a poco ben cinquemila guerrieri, calati da tutte le parti del selvaggio Wyoming e raggiunsero la falda della montagna che si ergeva loro di fronte.