La miseria di Napoli/Parte II - La ricchezza dei poveri/Capitolo III. La Reale Casa dell'Annunziata

Parte II - La ricchezza dei poveri - Capitolo III. La Reale Casa dell'Annunziata

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CAPITOLO TERZO.

La Reale Casa dell’Annunziata.


Di questo Stabilimento così tristi furono le impressioni ricevute nel 1860, che confesso di avere esitato prima di decidermi a ritornarvi. Esso pareva un pandemonio. C’erano vecchie che sembravano le Streghe di Macbeth, altre le Parche di Michelangelo; c’erano ragazze e donne di ogni età, alcune sfacciate pasciute, altre magre affamate, spaventate, che si affollarono intorno al Garibaldi narrando tali istorie di sofferenze, di sevizie, che egli pianse e con lui molti prodi, non usi ad intenerirsi per poco. Abbiamo cercato di capire qualche cosa intorno allo Stabilimento, e come mai un’istituzione fondata per le Trovatelle potesse ospitare vecchi di 80 e fin di 90 anni, e bimbi neonati, che erano affidati a balie luride e cagionevoli, e femmine di età mezzana; appena riesci fatto di sapere che tutte erano figlie dell’Ave Gratia Plena, o in lingua popolare «figlie della Madonna.» Certamente la Madonna aveva poca ragione d’inorgoglirsi della prole, e questa più scarso motivo di riconoscenza: Difficilmente l’immaginazione può figurarsi luogo più orribile: fisonomie, ove ogni vizio era dipinto; l’evidenza dell’abuso d’illecito potere da una parte, della [p. 89 modifica]paura abbietta dall’altra. Nel 1860 la Reale Casa dell’Annunziata era il tipo del Governo dei preti e delle monache, e di una superfetazione che si chiama Oblatismo, indegna di sì nobile città.

Oggi è senza confronto uno degli Stabilimenti più ben ordinati e perfettamente regolati di Napoli, e per chi si contenta di guardare solamente all’esteriore delle cose, lo si direbbe Brefotrofio-modello. Questo si può asserire senza cadere nell’adulazione: chè tutto ciò che un’intelligente filantropia potè effettuare senza violare lo Statuto fondamentale dell’Istituto, senza infrangere i diritti inalienabili delle figlie predilette della Madonna, è stato effettuato. Eppure dopo lungo e minuto esame, dopo le cortesi risposte a tutti i quesiti mossi al Direttore, alle Suore, alle ragazze e ad altri inquilini; dopo il raffronto delle statistiche e della storia di questo con altri Brefotrofii in Italia e all’estero, non ci rimane il minimo dubbio che per rispondere al vero scopo, per cui i Brefotrofii esistono, questo ha bisogno di essere riformato, rimodellato dalla sua base: Instauratio ab imis fundamentis.

Chi entra in quella ridente sala e guarda quei letti ornati di lindo velo; chi nota la quantità e la qualità della biancheria, e, vero miracolo a Napoli, l’abbondanza di acqua; chi osserva la pulizia delle balie, la decenza degl’indumenti, il decoroso contegno di queste donne, tutte probabilmente reiette dalla società, trova che chi si permette una critica lo fa per ispirito di pedanteria o di presunzione. E continuando la visita alle grandiose sale, ove, floride e vispe, sono raccolte le ragazze intorno al telaio, [p. 90 modifica]eseguendo trine che sarebbero premiate a Genova, ricami in oro, in seta e in cotone insuperabili, o intendendo a tagliare e cucire biancheria di casa, non si può che rimanere ammirati. Le scuole poi sono modelli per aria, comodità e nettezza. Le cucine e il refettorio destano appetito a chi ha già mangiato, la qualità del cibo è buona e la quantità non iscarseggia. In nessuna parte della Casa un cattivo odore! C’imbattemmo in alcune delle antiche Parche e Streghe ridotte a sembianze umane; e, lode alla savia prescrizione, affatto divise dalle ragazze giovani. C’era forse una trentina di oblate, ma non lice più aumentare l’ibrida razza; altro bene ottenuto. Sicché, se non avessimo fatte ulteriori indagini e se non fossimo discesi nell’ufficio dell’Amministrazione, saremmo venuti via tutto lodando e convinti che il meglio sarebbe nemico del bene.

Ma pur troppo appena aperte le cortine di quei letti, i visini sparuti, malaticci, sofferenti delle creature vi stringono il cuore. Più di cento ne abbiamo esaminati; non dieci avevano il peso, la carnagione, la voce della propria età. E la ragione vi salta agli occhi, vedendone due e anche tre nello stesso letto, e l’uno dopo l’altro succhiare le mammelle della stessa donna che, esausta di forze, malgrado dell’abbondante nutrimento, non può far bastare a tutti ciò che è appena sufficiente per uno!

Debbo rammentare che il Direttore e le Suore mi avvertirono d’un numero stragrande di bambini a cagione delle feste, e mi soggiunsero di dover tenere a mente che tutti i bambini belli, e si può dire tutti i [p. 91 modifica]maschi, toltine i malati o i deformi, sono portati via ed allevati gratuitamente dalle popolane di Napoli e dei Circondarii, e che essendo libera la scelta, naturalmente le creature inferme, le mingherline, le brulle rimangono. E sta bene; ma rispondesi che precisamente per questa ragione alle infelici che rimangono, devesi dare una balia a testa.

Presto detto, ma non si trovano balie sufficienti a causa della grande ricerca che ne fanno le signore, ne i fondi dello Stabilimento possono sopperire alla spesa; di più, mi soggiunse la Suora addetta a queste sale:

— Se oggi prendessimo 150 balie, domani un terzo rimarrebbe senza poppanti.

— Quanti ne muoiono? — domandai.

— Una buona metà, ma c’era un tempo, in cui ne morivano 80, 85, fino a 90 per cento! —

Di fatto, consultato quel libro stupendo intitolato: I Brefotrofi e la esposizione dei bambini, del professore Niccola Crescenzio, impariamo che la mortalità dei bambini nel Brefotrofio di Napoli durante il secolo presente ondeggia fra il 95 ed il 30 per cento.

C’era dunque un tempo, in cui questa mortalità si ristrinse al 30 per100? e uno, in cui salì fino al 95! E si può tracciare il minimum ed il maximum al numero più o meno dei bambini allattati nell’interno dello Stabilimento o dati a balia fuori.

Il minimum avvenne nel 1849, quando sopra 2226 ne uscirono a balia 1038 e non ne morirono che 567; mentre il maximum si toccò nel 1811, quando ammessi ne furono 2424 e ne morirono 2121: più del 95: [p. 92 modifica]precisamente quando il sistema dell’allattamento interno diventò la moda o la necessità.

E che a questa causa debbasi la tremenda mortalità, lo prova il fatto che nonostante tutti i miglioramenti igienici introdotti dopo il 1860: pulizia, nutrimento dicevole delle balie, spaziose sale, acqua a sufficienza, letti separati per le balie, e caloriferi nell’interno invece di quelle malsane bragiere di carbone acceso; nonostante che dei bambini si abbia, e ci è grato di ripeterlo bene, ogni cura possibile in uno Stabilimento sotto altri aspetti; dal momento che nel 1862 si diminuì il numero dato fuori, e si agglomerò quello dell’interno, si accrebbe il numero dei morti fino al 52 per 100, e nel 1867 fino al 64.

Perchè dunque persistere nel sistema? si domanda: e ci si risponde, come a gran numero di quesiti, in questo modo: Perchè i fondi dello Stabilimento non bastano ad assicurare a tutti l’allattamento fuori; perchè quando l’Ospizio era in quello stato deplorevole, in cui l’abbiamo trovato nel 1860, si spendevano 108,000 lire annue per l’allattamento esterno, e quando per riforme e abbellimenti si dovette dar mano al capitale, si ridusse quella somma a 20, a 15 e fino a 12,000 lire. E la mortalità cresceva e quasi raddoppiava.

Questo fatto che risulta chiaro dai registri, a onore di chi ha impiantato l’Ufficio e di chi tiene il Segretariato, assottiglia di non poco la soddisfazione che si sente per le riforme effettuate e per l’andamento mirabile dello Stabilimento, e si chiede subito: C’è o non c’è rimedio? [p. 93 modifica]

C’è di certo: basta che tutti i fondi dello Stabilimento sieno dedicati al baliatico, e che l’assurdo sistema dell’Alunnato e del Conservatorio venga, come l’Oblatismo, abolito.

La rendita odierna dell’Annunziata è di L. 444,065. Da cui si deducono:

Tasse e tributi L. 55,398
Culto 12,833

Pensare che, mentre si dovette economizzare sul latte per questi sventurati, i preti intascano la somma che avrebbe serbalo in vita gran numero di essi, par cosa incredibile! ma tutta la storia dell’Annunziata dimostra l’immensa potenza della superstizione sull’anima del popolo napoletano.

Nelle altre città, la Ruota aprivasi solamente la notte per facilitare l’ammissione segreta dei così detti figli del peccato. A Napoli invece stette sempre aperta di giorno, e con la mira di far sì che i figli diventassero «figli della Madonna,» non solamente le fanciulle disgraziate mandarono i neonati, ma madri e padri spedirono la prole legittima al battesimo della Ruota! Che abusi succedessero, si può immaginare; fin cinque figli di una vedova che voleva entrare in seconde nozze; una famiglia di minori per lasciare al maggiore tutta la sostanza; ragazze di otto fino dieci anni furono messe nella Ruota.

Insomma si calcolano due terzi degl’inquilini figli legittimi! Messa in disparte la superstizione, pensando alla miseria che imperversa a Napoli, non mi meraviglio che una madre, la quale non ha nulla da dare alla [p. 94 modifica]propria creatura, profitti della opportunità di farla vivere al Brefotrofio; ma non per ciò questi abusi possono tollerarsi, e se, fino alla visita dell’Annunziata, io ebbi un resto di rispetto per la Ruota, dopo la narrazione del De Crescenzio scomparvemi affatto. E l’abolizione di essa è il primo passo verso la riforma del Brefotrofio, da cui dipende la vita o la morte di tanti innocenti. Durante i fatti verificati da lui e da’ suoi colleghi cessò la paura che l’abolizione accrescesse il numero degl’infanticidii. E fu provato che l’obbligo della presentazione documentata del bambino, cioè del l’estratto dello Stato Civile, non ha prodotto nessuna spiacevole conseguenza, e questo per la semplice ragione che nè durante l’esistenza della Ruota, nè dopo la sua abolizione vi furono mai madri che vi recassero le proprie creature, ma levatrici o terze persone: e che nei rari casi, ove le madri vennero in persona, i bambini erano già stati per più o meno tempo allattati da esse, sicchè il fatto della maternità era cosa non più segreta; e sapevasi che quasi tutte quelle che deponevano nella Ruota i bambini, entravano poi nell’ufficio per farsene staccare la ricevuta.

A Napoli inoltre quasi tutti i figli naturali sono esposti, e vengono alla maternità degl’Incurabili, alla Clinica ostetrica e alle tante case delle levatrici le donne delle Provincie vicine a sgravarsi, e immediatamente le creature sono denunciate al Comune dalle levatrici o dall’Ufficio stesso: questo in virtù dell’articolo 373 del Codice Civile, che impone alla levatrice o a chiunque abbia assistito al parto di fare la dichiarazione di nascita. Ora tra il fare tale [p. 95 modifica]dichiarazione una o due volte non corre divario, e bisogna ben tenere in mente che, mentre i Tedeschi e gli Austriaci obbligano la madre di dare il proprio nome al figlio, gl’Italiani e i Francesi non impongono quest’obbligo. Se bene o male, non occorre qui decidere: nel caso presente giova, perchè il Codice non obbliga la denuncia del nome della madre; anzi chi abbia assistilo al parto di un bimbo non legittimo non denuncia il nome o la professione o il domicilio della madre, se questa non acconsente alla dichiarazione. E difatti noi abbiamo visto una quantità di fedi, ove dichiarasi dal Sindaco che la madre vuole restare sconosciuta. Se poi desiderasi la prova che l’abolizione della Ruota non ha violentato il sentimento della popolazione, bisogna ricordare che per alcuni mesi fu reso facoltativo il mettere gli esposti nella Ruota o presentarli nell’Ufficio, e che, nei primi mesi, venti soli furono messi nella Ruota e finalmente non un solo.

Alla fine del 1875 la famiglia constava di 690 individui: 29 oblate, 416 alunne rinchiuse nel Conservatorio e nell’Alunnato, 167 bambini poppanti, 78 balie. Grazie poi alla gentilezza del Direttore abbiamo potuto avere le statistiche dei primi tre mesi dell’anno, e senza occuparci per ora delle alunne ed oblate, vediamo le condizioni dei neonati. In questi tre mesi l’Ospizio accoglieva 463 bambini, cioè 42 legittimi (ricevuti a pagamento), 17 naturali riconosciuti dalla madre: 366 di genitori ignoti, 36 restituiti dalle allevatrici, e due richiamati in Ospizio. Di questi 194 furono dati ad allevare gratuitamente: a pagamento 182. Ebbene, fra quelli esistenti in dicembre 1875, e [p. 96 modifica]gli ammessi nel trimestre e rimasti nell’Ospizio ne morirono 184! Ora è da supporre che dati ad allevare fuori quei 184 bambini morti in tre mesi nell’interno sarebbero in gran parte vissuti mercè l’aria della campagna e tutto il latte di una donna per ciascheduno: almeno non ne sarebbe morto che il numero ordinario. E viene dunque il quesito: Dato il denaro che esiste per i Trovatelli, chi ne aveva più diritto: le oblate, alunne e vecchie mantenute a nulla fare, le alunne giovani, a cui s’insegna il canto e il disegno e alle quali si dànno abiti di necessità e di lusso, cioè merinos grigio chiaro ornato di celeste, o quelle povere creaturine, alle quali il latte e l’aria avrebbero conservata la vita?

Tale quesito ci porta nel gran campo delle così dette «alunne,» e sarà necessario parlare del sistema in genere e non solamente di quello dell’Annunziata. Ma prima di lasciare i poppanti, vogliamo notare un gravissimo male indicatoci da uno dei medici primarii del Sifilicomio, ed è che i nati dalle donne malate, che partoriscono in quell’Ospedale, sono portati immediatamente all’Annunziata e consegnati alle balie, che forse ne allattano altri due e certamente uno!

Ora chi sa che quella terribile malattia spesso non si rivela subito, ma si comunica dopo molti mesi dalla nascita alla balia, e per conseguenza agli altri poppanti, facilmente intende la gravità del fatto che si potrebbe così senza difficoltà evitare.

A tutta prima ci sembrava semplice il rimedio di tanti mali, cioè l’allattamento artificiale.

In Inghilterra e in Isvizzera le balie sono [p. 97 modifica]rarissime: latte di capre, di asini e di vacche e cibo farinaceo, suppliscono sempre, quando te madri o per morte o per inabilità ( sole cause dell’astensione) non possono allevare i proprii bambini. Ma i medici e le madri napoletane ci assicurarono che l’allattamento artificiale ha dato risultati infelici, e bisogna arrendersi alle loro asserzioni disinteressate. Sicchè resta a speculare il modo di risolvere l’arduo problema del come assicurare a tutti i nati di genitori ignoti il diritto di vivere, uguale a quello di tutti gli altri membri della società.

Questo, e questo solo è lo scopo del Brefotrofio al di d’oggi. E in Napoli deve conseguirsi più facilmente che altrove, perchè il popolo è buono e amorevole, e mi si assicura che mai i bambini tolti dall’Ospizio, o gratuitamente o dati a paga, non sono maltrattati.

Qui fin la superstizione trova un aiuto, e l’idea che sono i «figli della Madonna» li protegge. Ma i tempi son duri e i viveri cari e il gratuito allevamento diviene sempre più raro, sicchè bisogna trovare modo di pagare le balie esterne, e per le femmine come per i maschi anche trovare il modo d’indurre la famiglia adottiva a tenere seco sempre le femmine come tiene i maschi.