La madre (Deledda)/Capitolo 22

Capitolo 22

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La madre di Antioco aveva tutto il giorno pensato allo scopo che poteva avere l’annunziata visita del prete; ma si guardava bene dal mostrare di aspettarla. Forse egli intendeva farle qualche osservazione per l’usura e per altri mestieri che ella esercitava; e perchè prestava a puro scopo medicinale, ma sempre dietro [p. 159 modifica]un piccolo compenso, certe reliquie antichissime ereditate dalla famiglia di suo marito. O forse anche voleva un prestito, per sè o per altri. Ad ogni modo, andato via l’ultimo avventore, s’avvicinò alla porta con le mani dentro le tasche pesanti di monete di rame, e guardò se almeno Antioco ritornava. Ritornava accompagnato dal prete. Eccoli, attraversano lo spiazzo, neri alla luna.

Ella finse di stare a chiudere giù la porta; e ne chiuse infatti la metà, piegandosi a fermarla col paletto. Era agile, nei suoi movimenti, benchè forte di corporatura, con la testa, al contrario delle sue compaesane, piccola ma ingrossata da una grande conchiglia di trecce nere.

All’avvicinarsi del prete si irrigidì e salutò dignitosa, guardandolo però negli occhi coi suoi occhi neri languidi e ardenti: poi lo pregò di accomodarsi dentro, nella camera interna, mentre Antioco la supplicava con gli occhi di insistere nell’invito.

Il prete però disse bonariamente: [p. 160 modifica]

— Stiamo qui, stiamo qui; — e sedette davanti ad una delle lunghe tavole dell’osteria, nere di vino.

Antioco, rassegnato, stette in piedi presso di lui, volgendo dì qua e di là l’agile testa per guardare se, almeno, tutto era in ordine, e pauroso che sopravvenisse qualche avventore.

Non veniva nessuno e tutto era in ordine: l’ombra grande della madre copriva lo scaffale delle bottiglie verdi, rosse e gialle dei liquori, dietro il piccolo banco, mentre la luce della lampada a petrolio batteva cruda sulle piccole botti nere e come appoggiate alla parete opposta. Del resto non c’era altro che la tavola davanti a cui sedeva il prete e un’altra tavola solitaria; e sulla porta, pendente dall’architrave, un mazzo di ginestre che serviva al doppio scopo di avvertire i passanti che quella era la porta di una bettola, e di prendere le mosche.

Antioco aveva, durante tutta la giornata, atteso quell’ora: gli pareva che un mistero dovesse scoprirsi. Aveva paura [p. 161 modifica]che qualcuno venisse, che sua madre facesse qualche cattiva figura. L’avrebbe voluta più umile, più pieghevole davanti al prete: invece ella aveva ripreso posto al suo banco e se ne stava composta come una regina sul trono; pareva ignorasse che quell’uomo seduto come un semplice avventore alla tavola della bettola era un santo che operava miracoli; e non gli serbava neppure riconoscenza per il grande spaccio di vino che quel giorno le aveva procurato.

Ma ecco, finalmente egli parlava:

— Io desideravo vedere anche vostro marito, — egli cominciò, coi gomiti sulla tavola, congiungendo una con l’altra le punte delle dita un po’ aperte e fra le quali guardava. — Ma Antioco dice che tornerà solo l’altra domenica.

La donna fece un lieve cenno col capo.

— Tornerà l’altra domenica, sì. Ma se vuole posso andarlo a chiamare, — propose ancora una volta Antioco, con uno slancio al quale nessuno badò.

— Si tratta del ragazzo. È arrivato il [p. 162 modifica]momento in cui voi dovete pensare sul serio a lui. Oramai è grandetto, il ragazzo: bisogna insegnargli un mestiere, o, se volete farlo diventore sacerdote, pensare seriamente alla responsabilità che assumete.

Antioco aprì le labbra, ma, come la madre cominciava a parlare, si volse a lei e ascoltò silenzioso, ma con ombre di disapprovazione sul viso turbato.

La donna coglieva l’occasione di lodare, come usava sempre, il marito, anche per scusarsi di avere sposato un uomo molto più vecchio di lei.

— Martino mio, vossignoria lo sa, è l’uomo più di coscienza del mondo: buon marito e buon padre, e lavoratore, poi, come nessun altro. Chi dei nostri compaesani lavora come lui? Me lo dica lei, vossignoria, lei che sa quanta fame gira intorno al paese per la poltroneria degli abitanti. Dunque, dicevo, se Antioco vuol scegliere un mestiere non ha che da seguire suo padre: ecco il miglior mestiere per lui. Il ragazzo è libero, e anche non [p. 163 modifica]volesse far niente, non lo dico per vanità, ma grazie a Dio vivrebbe senza rubare. Ma se vuole un mestiere che non sìa quello del padre, scelga: vuol fare il carbonaio faccia il carbonaio; vuol fare il falegname faccia il falegname; vuol fare il contadino faccia il contadino.

— Io voglio farmi prete, — disse il ragazzo con le labbra tremanti e gli occhi vividi di volontà.

— Ebbene, fa pure il prete.

E il suo destino parve risolto.

Il prete lasciò cadere le sue mani sulla tavola, come due foglie bianche: sollevò il viso, tornò a reclinarlo.

D’un tratto gli sembrava ridicolo quel suo occuparsi dei fatti altrui. Come poteva risolvere il problema dell’avvenire di Antioco se non riusciva a risolvere neppure il suo?

Il ragazzo era lì, davanti a lui, teso ardente come il ferro infocato che aspetta il colpo del martello per ricevere forma: ogni parola poteva giovargli, ogni parola poteva nuocergli. [p. 164 modifica]

Ed egli lo guardò quasi con invidia: è in fondo alla sua coscienza approvò quella madre che lasciava libero il figlio di abbandonarsi al suo istinto.

— L’istinto non c’inganna mai, — disse, proseguendo sottovoce il suo pensiero. — Ma tu, Antioco, dimmi adesso davanti a tua madre: perchè vuoi farti prete? Non è un mestiere, quello del prete: non è il fare il carbonaio o il falegname: adesso ti può sembrare una cosa facile, comoda, ma vedrai poi che sarà molto difficile. Le gioie e i divertimenti permessi agli altri uomini sono proibiti a noi: la nostra vita, se noi vogliamo veramente servire il Signore, è un continuo sacrifizio.

— Lo so, — disse con semplicità il ragazzo. — Io voglio servire il Signore.

E guardò sua madre poiché aveva un poco vergogna di mostrare tutto il suo entusiasmo davanti a lei: ma lei stava lassù tranquilla e fredda sul suo banco come quando serviva gli avventori, ed egli proseguì:

— Mio padre e mia madre sono [p. 165 modifica]contenti che io diventi prete: perchè non devo esserlo? Qualche volta adesso sono sbadato, perchè sono ancora ragazzo; ma d’ora in avanti sarò più serio e attento.

— Non è questo, Antioco. Tu sei anche troppo serio e attento: alla tua età bisogna essere spensierati, allegri; studiare e prepararsi alla vita, sì, ma essere anche ragazzi.

— E non sono ragazzo, io? Gioco, sì; è che lei non mi vede, quando gioco. Ma poi se non ne ho voglia perchè devo giocare? Mi diverto in tanti modi: quando suono le campane mi piace tanto. Mi sembra di essere un uccello sul campanile. E oggi non mi sono divertito? Mi piaceva portare la cassettina, mi piaceva camminare su, su, fra le pietre. Sono arrivato prima di lei, che pure era a cavallo. Mi piaceva tanto quando siamo tornati; e mi piaceva tanto, oggi, — aggiunse chinando gli occhi, — quando lei ha fatto andar via i demoni dal corpo di Nina Masia.

Il prete sorrise, suo malgrado.

— Tu credi a questo? — domandò a [p. 166 modifica]mezza voce; e tosto vide gli occhi del ragazzo aprirsi così fulgidi di meraviglia e di fede che abbassò i suoi per nascondere l’ombra cupa della sua anima.

— E che.... è che da ragazzi si pensa in un modo, e tutto sembra bello e grande, — riprese, turbato, — mentre poi, con l’età, le cose cambiano aspetto. Bisogna ponderare bene una cosa prima di farla, per poi non pentirsi.

— No, non mi pentirò, le dico! Lei si è pentito? No. Così non mi pentirò io.

Paulo sollevò gli occhi: di nuovo gli parve di avere fra le mani l’anima del fanciullo, come fosse di cera, e di poterla con pochi tocchi deformare: di nuovo ebbe paura e tacque.

La donna dal suo banco ascoltava quieta: le parole del prete cominciavano però a darle un certo malessere. Aprì il cassetto davanti a sè, dove teneva i denari e gli anelli con le corniole e le spille e le nacchere che le donne le consegnavano in pegno per dei piccoli prestiti: e pensieri maligni balenarono nei ripostigli più oscuri [p. 167 modifica]della sua mente come quei tristi gioielli in fondo al suo cassetto.

— Il prete ha paura che Antioco faccia a tempo a togliergli la parrocchia; — pensava, — oppure ha bisogno di denaro e sfoga prima il suo malumore. Adesso domanderà il prestito.

Chiuse piano il cassetto, e riprese il suo atteggiamento tranquillo: era abituata a tacére, a non prender mai parte, neppure interrogata, alla discussione dei suoi avventori, specialmente se essi giocavano alle carte. Così lasciò che il suo piccolo Antioco tenesse fronte da sé al suo avversario.


— Come non credere? Non era indemoniata, Nina Masia? Io stesso sentivo il demonio che le tremava dentro come un lupo in gabbia. E solo le parole del Vangelo, dette da lei, l’hanno liberata.

— E vero, la parola di Dio può tutto, — ammise il prete: e d’un tratto si alzò.

Se ne voleva andare? Antioco lo guardò quasi spaventato.

— Se ne va già? — mormorò. [p. 168 modifica]

Era questa la famosa visita? Corse davanti al banco e fece un cenno disperato alla madre: ed ella si volse e prese una bottiglia dallo scaffale. Era delusa anche lei: sperava di poter prestare denari al parroco, sia pure a piccoli interessi; e così legittimare in qualche modo la sua usura davanti a Dio: egli invece era venuto semplicemente per dire ad Antioco che il mestiere del prete non è quello del falegname: ad ogni modo bisognava onorario.

— Signor parroco, lei non se ne andrà così! Accetti qualche cosa; è vino vecchio dell’altro secolo.

Antioco teneva già in mano il vassoio con un calice di cristallo.

— Poco, poco.

La donna versava, protesa sul banco, attenta a non perdere una goccia. Paulo sollevò il calice, entro il quale il vino odorava come una rosa cupa, e prima lo fece assaggiare al ragazzo, poi lo accostò alle labbra.

— Allora beviamo al futuro parroco di Aar! — disse. [p. 169 modifica]

E Antioco si appoggiò al banco, poichè le ginocchia gli si piegavano: fu il momento più felice della sua vita.

Nella sua gioia, mentre la madre si volgeva a rimettere nello scaffale la preziosa bottiglia, non si accorse che il prete impallidiva fissando gli occhi fuor della porta come vedesse un fantasma.

Una figura nera: correva silenziosa attraverso lo spiazzo: fu sulla porta della bettola, vi guardò coi suoi occhi neri spalancati, entrò ansando.

Era una serva di Agnese.

Il prete istintivamente si ritrasse in fondo alla bettola, cercando di nascondersi, tornò in avanti come spinto da un colpo alle spalle; gli parve di aggirarsi intorno a sè stesso come una trottola, ricordò che non era solo e potevano osservarlo, e si fermò.

Ma non voleva sentire le parole che la serva diceva alla donna attenta ad ascoltarla dal suo banco: non aveva che un desiderio di fuga, di salvezza: il cuore non gli batteva più; tutto il sangue gli [p. 170 modifica]era salito alla testa e gli rombava dentro le orecchie. Le parole della serva però gli arrivavano egualmente fino al profondo dell’anima.

— È caduta: le è venuto tanto sangue dal naso, ma tanto che pare s’abbia rotto qualche cosa dentro la testa. E il sangue continua. Datemi le chiavi di Santa Maria Egiziaca, che sole lo possono fermare.

Antioco, che ascoltava col vassoio e il calice ancora in mano, corse a prendere le chiavi di un’antica chiesetta distrutta, che realmente poste sulle spalle di chi soffriva emorragie dal naso, avevano qualche virtù di arrestare lo scolo del sangue.

— È una commedia, — pensava Paulo.

— Non è vero niente. Ha mandato lei la serva a spiarmi e cercare di attirarmi a casa sua; forse sono d’intesa con questa ruffiana qui.

Eppure dentro, ben dentro, il tumulto di tutto il suo essere cresceva. No, la serva non mentiva: Agnese era troppo fiera per confidarsi con nessuno e tanto meno con le sue serve. Agnese stava male [p. 171 modifica]davvero. Gli pareva di vederla col dolce viso insanguinato. Ed era lui che l’aveva percossa. «Pare s’abbia rotto qualche cosa dentro la testa.»

Vide gli occhi obliqui della donna al banco sollevarsi rapidi verso di lui, con uno sguardo di sorpresa per la sua indifferenza.

— Ma come è stato? — egli domandò allora alla serva, ma piano, come cercando di nascondere a sè stesso la sua premura.

La serva si volse tutta a lui; con un viso scuro, duro, puntuto, che gli si sporgeva davanti come uno scoglio contro il quale egli aveva paura di sbattere.

— Io non ero a casa, quando è caduta. È stato questa mattina, mentre ero alla fontana: al ritorno la trovai che stava già male: aveva inciampato sullo scalino dell’uscio e il sangue le colava dal naso. Più che altro pareva si fosse spaventata. Poi il sangue cessò: tutto il giorno, però, è stata pallida e non ha voluto mangiare. Stasera poi il sangue è tornato a colarle [p. 172 modifica]dal naso, non solo, ma è stata presa come da una convulsione. Adesso l’ho lasciata che era fredda, rigida, col sangue che cola sempre. Sto in pensiero, — ripetè avvolgendo nel grembiale le chiavi che Antioco aveva portato: — siamo sole donne in casa.

Intanto si avviava, senza cessare di fissarlo, quasi volesse attrarlo dietro di sè con la forza del suo sguardo.

E la donna seduta al banco disse con la sua voce fredda:

— Perchè non va a vederla, signor parroco?

Egli si torceva le mani senza accorgersene.

— Non so.... a quest’ora....

— Venga, venga! La mia piccola padrona sarà contenta e si farà coraggio, se lei viene.

— È il demonio che parla per la tua bocca, — egli pensava, e intanto la seguiva, ma incoscientemente. Aveva afferrato per l’omero Antioco e se lo trascinava appresso come un sostegno. E il [p. 173 modifica]ragazzo andava con lui, come una favola sulle onde: così furono sullo spiazzo, e su, su, fino alla parrocchia. La serva correva avanti, volgendosi però ogni tanto a guardare col bianco degli occhi lucente alla luna. Così nera, col viso scuro come una maschera, aveva davvero qualche cosa di diabolico: e Paulo le andava dietro con una vaga impressione di paura, sembrandogli di camminare così appoggiato ad Antioco come Tobia cieco.

Ma passando rasente alla sua porta sì accorse, anche perchè il ragazzo tentò di spingere il battente, che la madre aveva chiuso. Si fermò di botto, si staccò dal compagno.

— Mia madre ha chiuso perchè sapeva già che io non avrei tenuto la parola, — pensò. — Antioco, — disse al ragazzo, — torna a casa tua: va.

La serva si fermò; riprese a camminare; si fermò ancora, vide che il ragazzo andava verso la sua casetta e che il prete metteva la chiave nella serratura della sua porta: allora tornò indietro, fino a lui. [p. 174 modifica]

— Non vengo: — egli disse, volgendosi quasi minaccioso: e la guardò bene in viso, come volesse riconoscerla attraverso la sua maschera; — se avete assoluto bisogno, capisci, assoluto bisogno, torna pure a chiamarmi.

Ella andò via, senza più pronunziare una parola; ed egli stette davanti alla sua porta con la mano sulla chiave come se questa non girasse più. Non poteva, non poteva entrare; e avanzare dove prima era avviato non poteva. Per qualche attimo ebbe l’impressione di dover restare così per l’eternità, davanti ad una porta chiusa di cui pure aveva, la chiave.