L'isola misteriosa/Parte terza/Capitolo III

Parte terza - Capitolo III

../Capitolo II ../Capitolo IV IncludiIntestazione 24 luglio 2023 75% Da definire

Jules Verne - L'isola misteriosa (1874-1875)
Traduzione dal francese di Anonimo (1890)
Parte terza - Capitolo III
Parte terza - Capitolo II Parte terza - Capitolo IV
[p. 27 modifica]

CAPITOLO III.


La nebbia — Disposizioni dell’ingegnere — Tre posti — Ayrton e Pencroff — Il primo canotto — Altre due scialuppe — Sull’isolotto — Sei deportati a terra — Il brik leva l’ancora — I projettili dello Speedy — Situazione disperata — Scioglimento inatteso.

Passo la notte senza incidenti; i coloni si erano tenuti pronti e non avevano abbandonato il posto dei Camini.

I pirati dal canto loro non sembravano aver fatto [p. 28 modifica]alcun tentativo di sbarco, e dopo le ultime schioppettate contro Ayrton, non uno sparo e nemmeno un piccolo rumore aveva più svelato la presenza del brik. S’avrebbe potuto credere che avesse levato l’áncora, pensando d’aver da fare con avversarî troppo forti, e che si fosse allontanato da quei paraggi.

Ma così non era, e quando spuntò l’alba i coloni poterono intravedere nelle nebbie del mattino una massa confusa. Era lo Speedy.

— Ecco, amici miei, disse allora l’ingegnere, le disposizioni che mi sembra conveniente prendere prima che la nebbia non sia del tutto diradata. Essa ci nasconde agli occhi dei pirati e noi potremo agire senza svegliare la loro attenzione. Ciò che più importa è di lasciar credere ai deportati che gli abitanti dell’isola siano in gran numero, e perciò capaci di resistere. Io vi propongo adunque di dividerci in tre gruppi, che si apposteranno il primo ai Camini, il secondo alla foce della Grazia; quanto al terzo, credo che sia bene collocarlo sull’isolotto per impedire o ritardare almeno ogni tentativo di sbarco. Noi abbiamo due carabine e quattro fucili, saremo dunque bene armati, e siccome non ci manca nè la polvere, nè le palle, non risparmiate i colpi. Nulla abbiamo a temere dai fucili o dai cannoni del brik. Che potrebbero essi fare contro queste roccie! E siccome non faremo fuoco dalle finestre del Palazzo di Granito, ai pirati non verrà in mente di mandare là degli obici che potrebbero cagionare danni irreparabili. Ciò che è da temersi è la necessità di venire alle mani, poichè i deportati hanno il vantaggio del numero. Bisogna dunque opporci a qualunque sbarco. Non facciamo risparmio di munizioni; tiriamo spesso e giusto. Ciascuno di noi ha otto o dieci nemici da uccidere e bisogna che uccida.

Cyrus Smith aveva delineato nettamente la situazione con voce pacata, come se si fosse trattato di [p. 29 modifica]dirigere dei lavori e non di regolare una battaglia. Quelle disposizioni furono approvate in silenzio. Più non si trattava che di pigliare il proprio posto innanzi che la nebbia si fosse dissipata interamente.

Nab e Pencroff risalirono subito al Palazzo di Granito e vi pigliarono sufficienti munizioni; Gedeone Spilett ed Ayrton, entrambi tiratori eccellenti, furono armati di due carabine di precisione che portavano a circa un miglio di distanza.

I quattro fucili toccarono a Cyrus Smith, Pencroff, Nab ed Harbert.

Ecco come furono distribuiti i posti.

Cyrus Smith ed Harbert rimasero imboscati ai Camini, d’onde dominavano il greto a piedi del Palazzo di Granito per un ampio raggio.

Gedeone Spilett e Nab andarono a porsi in mezzo alle roccie, alla foce della Grazia, il cui ponte, al par dei ponticelli, era stato risollevato, in modo da impedire qualsiasi passaggio in un canotto e qualsiasi sbarco sulla riva opposta.

Quanto ad Ayrton ed a Pencroff essi spinsero in acqua la piroga e si accinsero ed attraversare il canale per occupare separatamente due posti sull’isolotto.

In questa guisa la fucilata, partendo da quattro punti diversi, farebbe credere ai deportati che l’isola fosse a un tempo sufficientemente popolata e severamente difesa.

Nel caso che avvenisse uno sbarco senza poterlo impedire, od anche se si vedessero sul punto di essere circondati da qualche scialuppa del brik, Pencroff ed Ayrton dovevano tornare colla piroga a ripigliar piede sul litorale e portarsi verso il punto più minacciato.

Prima d’occupare il loro posto, i coloni si strinsero un’ultima volta la mano.

Pencroff riuscì a rendersi tanto padrone di sè, da [p. 30 modifica]vincere la propria commozione nell’abbracciare Harbert, il figlio suo, e si separarono.

Alcuni istanti dopo, Cyrus Smith ed Harbert da un lato, il reporter e Nab dall’altro, erano scomparsi dietro la rupe, e cinque minuti più tardi Ayrton e Pencroff attraversavano felicemente il canale, sbarcavano sull’isolotto e si nascondevano nei vani della sua riva orientale.

Nessuno poteva essere stato veduto, perchè essi medesimi a mala pena distinguevano il brik in mezzo alla nebbia.

Erano le sei e mezza del mattino. Presto la nebbia si diradò negli strati superiori dell’aria, ed il pomo degli alberi del brik uscì dai vapori.

Per alcuni istanti ancora alcune grosse volute si librarono sulla superficie del mare. Poi soffiò il vento e spazzo via le reliquie di quella nebbia.

Lo Speedy apparve tutto intero, ancorato sulle due áncore, colla prua a norò e presentando all’isola l’anca di babordo; come aveva immaginato Cyrus Smith, non distava più di un miglio e un quarto dalla sponda.

La sinistra bandiera sventolava al suo corno.

L’ingegnere col cannocchiale potè vedere che i quattro cannoni componenti l’artiglieria di bordo erano stati appuntati sull’isola ed erano evidentemente pronti a far fuoco al primo segnale. Nondimeno lo Speedy rimaneva muto. Si vedevano una trentina di pirati andare e venire sul ponte. Alcuni erano saliti sul casseretto. Altri due, dalle barre del gran pappafico, osservavano con cannocchiali l’isola attentissimamente.

Certo Bob Harvey ed il suo equipaggio non potevano rendersi conto preciso di quanto era accaduto nella notte a bordo del brik. Quell’uomo seminudo, contro il quale essi avevano lottato, che aveva scaricato la sua rivoltella sei volte contro di loro, che [p. 31 modifica]aveva ucciso un uomo e feritine due, era esso scampato alle loro palle? Aveva esso potuto tornare a costa a nuoto? D’onde veniva? E che cosa era andato a fare a bordo? Aveva veramente avuto il disegno di far saltare in aria il brik, come immaginava Bob Harvey? Tutto ciò doveva essere molto confuso nello spirito dei pirati; ma d’una cosa non potevano più dubitare, ed è che l’isola incognita dinanzi alla quale lo Speedy aveva gettato l’ancora era abitata e che vi era là forse una colonia disposta a difendersi.

Pure nessuno si mostrava nè sul greto, nè sulle alture. Il litorale sembrava assolutamente deserto; in ogni caso, non vi era proprio traccia alcuna di abitazione.

Gli abitanti erano forse fuggiti verso l’interno?

Ecco ciò che doveva domandarsi il capitano dei pirati, il quale senza dubbio, da uomo prudente, cercava di riconoscere i luoghi prima di cimentarsi insieme col suo drappello.

Per un’ora e mezza non si potè vedere a bordo del brik nessun indizio d’attacco. Era chiaro che Bob Harvey esitava. I suoi migliori cannocchiali non gli avevano permesso di vedere uno solo dei coloni rannicchiato nella rupe. Non era nemmeno probabile che la sua attenzione fosse stata svegliata da quella cortina verde di rami e di liane che nascondeva le finestre del Palazzo di Granito e spiccava dalla muraglia nuda.

In fatti, come immaginare che fosse stata scavata un’abitazione a quell’altezza, nel granito? Dal capo Mandibola al capo Artiglio, su tutto il perimetro della baja dell’Unione, nulla aveva dato a conoscere che l’isola fosse occupata.

Alle otto, nondimeno, i coloni osservarono un certo movimento a bordo dello Speedy. Si metteva in mare un canotto. Sette uomini discesero armati tutti di fucili. Uno d’essi si pose al timone, quattro presero [p. 32 modifica]i remi, e gli altri due sdrajati a prua, pronti a far fuoco, esaminavano il greto. Il loro scopo era senza dubbio di fare una prima ricognizione, ma non già di sbarcare, perchè altrimenti sarebbero venuti in maggior numero.

I pirati, inerpicati sull’albero fino alle barre di pappafico, avevano evidentemente dovuto vedere che un isolotto copriva la costa e che ne era separato da un canale di mezzo miglia circa. E diveniva chiaro per Cyrus Smith, osservando la direzione seguita dal canotto, che non cercherebbe dapprima di penetrare in quel canale, ma si accosterebbe all’isolotto come consigliava la prudenza.

Pencroff ed Ayrton, nascosti ciascuno dalla sua parte in quegli stretti vani delle roccie, se lo videro venire proprio incontro e aspettarono che fosse a tiro.

Il canotto s’avanzava con molta precauzione. I remi non si tuffavano nell’acqua se non a lunghi intervalli. Si poteva vedere altresì che uno dei deportati, stando a prua, teneva in mano uno scandaglio e cercava di riconoscere il canale scavato dalla corrente della Grazia. Ciò indicava in Bob Harvey l’intenzione di avvicinare il più possibile il suo brik alla costa. Una trentina di pirati dispersi nelle sartie non perdevano alcuno dei movimenti del canotto, e rilevavano certi segnali che dovevano loro permettere di approdare senza pericolo.

Il canotto non era più che a due gomene dall’isolotto, quando s’arrestò. L’uomo, che stava al timone in piedi, cercava il miglior punto su cui approdare. Due fucilate s’udirono in quella e l’uomo del timone e l’altro dello scandaglio caddero supini nel canotto. Le palle di Ayrton e di Pencroff avevanli colpiti entrambi nel medesimo istante.

Quasi subito s’udì una detonazione più violenta, un getto di vapore si sollevò dai fianchi del brik ed una palla, battendo sulla cresta delle rupi che ripa[p. 33 modifica]ravano Ayrton e Pencroff, la fece andare in ischeggie, ma senza però colpire i due tiratori.

Orribili imprecazioni erano sfuggite dal canotto, che subito riprese le mosse. Il timoniere fu immediatamente sostituito da uno dei suoi camerati, ed i remi si rituffarono vivamente nell’acqua.

Ma invece di tornare a bordo, come si avrebbe potuto credere, il canotto rasentò la costa dell’isola in modo da farne il giro verso la punta sud; ed i pirati facevano forza di remi per porsi fuor di tiro delle palle.

Si avanzarono così fino a cinque gomene dalla parte rientrante del litorale che terminava colla punta del Rottame, e dopo di averne seguito il contorno in una linea semicircolare, protetti sempre dai cannoni del brik, si diressero verso la foce della Grazia coll’intenzione di penetrarvi e di prendere alle spalle i coloni che erano sull’isolotto, in modo che questi, qualunque fosse il numero, si trovassero fra il fuoco del canotto ed il fuoco del brik.

Passò un quarto d’ora in questa guisa; intanto che il canotto s’avanzava in quella direzione, silenzio assoluto, perfetta calma.

Pencroff ed Ayrton, benchè comprendessero il pericolo di essere presi alle spalle, non avevano lasciato il loro posto, sia che non volessero mostrarsi ancora agli assalitori ed esporsi ai cannoni dello Speedy, o sia che contassero sopra Nab e Gedeone Spilett, i quali erano appostati alla foce del fiume, e sopra Cyrus Smith ed Harbert che stavano nelle roccie dei Camini.

Venti minuti dopo le prime fucilate, il canotto era in faccia alla Grazia a meno di due gomene. La marea cominciava a salire colla sua violenza consueta, onde i deportati si sentirono trascinati verso il fiume, e fu solo a forza di remi che riuscirono a mantenersi nel mezzo del canale. Ma mentre passavano a tiro [p. 34 modifica]della foce della Grazia, due palle li salutarono e altri due di loro caddero bocconi. Nab e Spilett non avevano sbagliato il colpo.

Subito il brik sparò un’altra cannonata contro il posto indicato dal fumo delle schioppettate, ma senza altro frutto fuor quello di togliere qualche scheggia alle rupi.

Il canotto oramai non portava più che tre uomini validi. Spinto dalla corrente, entrò nel canale colla rapidità della freccia, passò innanzi a Cyrus Smith ed Harbert, i quali, non giudicandolo a tiro, stettero muti; poi facendo il giro della punta nord dell’isolotto con i due remi che gli rimanevano, fece per tornare al brik.

Finora i coloni non avevano a lamentarsi. Il giuoco si faceva brutto per gli avversari, i quali contavano già quattro uomini feriti gravemente e forse morti: essi, al contrario, senza ferite non avevano perduto una palla, e se i pirati continuavano ad assalirli in quel modo, rinnovando il tentativo di approdare col canotto, potevano venir distrutti ad uno ad uno.

Si comprende come le disposizioni prese dall’ingegnere fossero vantaggiose, poichè i pirati potevano credere d’aver da fare con un gran numero d’avversarî ben armati.

Passò mezz’ora prima che il canotto, che doveva lottare contro la corrente, avesse raggiunto lo Speedy.

Spaventose grida echeggiarono a bordo allo spettacolo de’ feriti, e subito furono sparate altre quattro cannonate inutili.

Ma allora altri pirati, briachi di collera ed anche forse dalle libazioni della vigilia, si gettarono nel canotto; una seconda scialuppa fu pure lanciata in mare, e vi presero posto otto uomini, e mentre la prima contenente dodici persone muoveva diritta verso l’isolotto per snidare i coloni, la seconda manovrava in modo da forzare l’ingresso della Grazia. [p. 35 modifica]

La situazione diveniva evidentemente perigliosa per Pencroff ed Ayrton, ed essi compresero che dovevano tornare alla terraferma.

Nondimeno, aspettarono ancora che il primo canotto fosse a tiro, e con due altre schioppettate gettarono il disordine nel suo equipaggio, poi abbandonarono il posto senza rispondere ad una decina di fucilate, attraversarono l’isolotto in gran fretta, si gettarono nella piroga e passarono il canale nel momento in cui il secondo canotto giungeva alla punta sud, poi corsero a rannicchiarsi nei Camini.

Avevano appena raggiunto Cyrus Smith ed Harbert, e già l’isolotto veniva invaso, ed i pirati del primo canotto lo percorrevano in ogni verso.

Quasi nel medesimo istante due spari partivano dal posto della Grazia, a cui il secondo canotto si era rapidamente avvicinato. Degli otto uomini che lo montavano, due furono colpiti a morte da Gedeone Spilett e Nab, e la scialuppa medesima, irresistibilmente spinta contro le scogliere, vi si ruppe alla foce della Grazia. Ma i sei superstiti, tenendo sollevate le armi per preservarle dal contatto delle acque riuscirono a metter piede sulla riva destra del fiume, poi vedendosi esposti troppo da vicino al fuoco del porto, fuggirono a gambe levate nella direzione della punta del Rottame, fuor di tiro dalle palle.

Le cose stavano adunque a questo modo: sull’isolotto dodici pirati, molti dei quali feriti senza dubbio, ma con un canotto a loro disposizione; sull’isola sei sbarcati, ma messi nell’impossibilità di giungere al Palazzo di Granito, perchè non potevano attraversare il fiume, i cui ponti erano tirati su.

— La va bene, aveva detto Pencroff precipitandosi nei Camini; la va bene, signor Cyrus; che ne pensate voi?

— Io penso che la lotta piglierà un nuovo aspetto, poichè non si può supporre che quei pirati sieno così [p. 36 modifica]stupidi da continuare in condizioni tanto sfavorevoli per essi.

— Ad ogni modo, non attraverseranno il canale, le carabine di Ayrton e del signor Spilett sono là per impedirneli, e sapete bene ch’esse portano a più di un miglio.

— Senza dubbio, rispose Harbert; ma che potranno fare due carabine contro i cannoni del brik?

— Il brik non è ancora nel canale.

— E se ci viene? chiese Cyrus Smith.

— È impossibile, perchè rischierebbe di arenarvisi e perdersi.

— È impossibile, rispose allora Ayrton; i pirati possono approfittare della marea alta per entrar nel canale, salvo ad arrenarvisi a marea bassa, ed allora sotto il fuoco dei loro cannoni non potremo tenere i nostri posti.

— Per mille diavoli dell’inferno! esclamò Pencroff; pare proprio che i mariuoli si accingano a levare l’ancora.

— Forse saremo costretti a rifugiarci nel Palazzo di Granito, fece osservare Harbert.

— Aspettiamo, rispose Cyrus Smith.

— Ma Nab ed il signor Spilett? disse Pencroff.

— Essi ci sapranno raggiungere in tempo utile; tenetevi pronto Ayrton. È la vostra carabina e quella di Spilett che devono parlare adesso.

Era pur troppo vero! Lo Speedy cominciava a virare sull’ancora e manifestava l’intenzione di avvicinarsi all’isolotto.

La marea doveva ancora crescere per un’ora e mezza e la corrente del flusso essendo già rotta, sarebbe facile al brik di manovrare.

Ma in quanto ad entrare nel canale, Pencroff, contrastando l’opinione di Ayrton, non poteva ammettere che osassero tentarlo.

In questo mentre i pirati che occupavano l’isolotto [p. 37 modifica]si erano a poco a poco portati alla riva opposta e non erano più separati dalla terra se non dal canale. Armati di soli fucili, essi non potevano fare alcun male ai coloni imboscati sia ai Camini, sia alla foce della Grazia; ma non sapendoli muniti di carabine a lungo tiro, non credevano nemmeno di essere esposti; per la qual cosa andavano su e giù per l’isolotto allo scoperto.

Breve fu la loro illusione. Parlarono allora le carabine di Ayrton e di Gedeone Spilett e dissero senza dubbio cose spiacevoli a due di quei pirati, i quali caddero supini.

Fu uno sbandarsi generale.

Gli altri dieci non si pigliarono nemmeno la briga di raccogliere i feriti o morti, corsero in gran fretta all’altra costa dell’isolotto, si gettarono nel canotto che li aveva condotti, e a forza di remi tornarono a bordo.

— Otto di meno! aveva esclamato Pencroff. In verità si direbbe che il signor Spilett ed Ayrton si diano la parola di agir d’accordo.

— Signori, rispose Ayrton caricando la carabina, la cosa si fa più grave. Il brik spiega le vele.

— L’ancora è a picco, esclamò Pencroff.

— Sì, ed ha già mollato.

In fatti s’udì distintamente il rumore dello scontro che batteva sull’arganello mano mano che virava l’equipaggio del brik. Lo Speedy s’era dapprima mosso in direzione della sua áncora e quando questa fu tirata su, cominciò ad andare alla deriva verso terra. Il vento soffiava dall’alto mare; furono issati il gran fiocco e la vela di parrocchetto, e la nave si accosto a poco a poco.

Dai due posti, della Grazia e dei Camini, si guardavano le manovre senza dar segni di vita, ma non senza una certa commozione.

Terribile doveva essere infatti la condizione dei [p. 38 modifica]coloni quando fossero esposti a breve distanza al fuoco dei cannoni del brik, senza trovarsi in grado di rispondervi utilmente.

Come allora impedire ai pirati di sbarcare?

Cyrus Smith sentì codesto e si domandava che fosse possibile fare. Fra breve bisognerebbe pigliare una de terminazione; ma quale? Chiudersi nel Palazzo di Granito, lasciarvisi assediare, resistere per qualche settimana, per qualche mese fors’anco, perchè i viveri abbondavano.... Benissimo, ma poi? I pirati rimarrebbero egualmente padroni dell’isola, la saccheggerebbero e col tempo finirebbero per trionfare degli abitanti del Palazzo di Granito.

Una speranza rimaneva ancora, ed era che Bob Harvey non si arrischiasse colla sua nave nel canale, e se ne stesse fuor dell’isola; mezzo miglio allora lo separerebbe dalla costa, ed a quella distanza i suoi colpi potrebbero non essere di gran danno.

Pencroff andava ripetendo:

— Codesto Bob Harvey, se è un buon marinajo, non entrerà mai nel canale; egli sa bene che sarebbe tutt’uno come arrischiare il brik se per poco il mare si facesse brutto.

Frattanto il brik s’era avvicinato all’isola e fu palese che cercava di giungere all’estremità inferiore. Il vento era leggiero, e siccome la corrente aveva allora perduto molto della sua forza, Bob Harvey era assolutamente padrone di manovrare come gli piaceva meglio.

La via seguita precedentemente dai canotti aveva permesso di riconoscere il canale, ed egli vi si era cacciato temerariamente. Era facile comprendere il suo disegno; voleva egli portarsi in faccia ai Camini e di là rispondere con obici e palle alle fucilate che avevano decimato il suo equipaggio.

Presto lo Speedy giunse alla punta dell’isolotto e ne fece il giro comodamente. [p. 39 modifica]

Fu allora dato vento alla vela di brigantino, ed il brik si trovò in faccia alla Grazia.

— I pirati vengono! esclamò Pencroff.

In quella Cyrus Smith, Harbert, il marinajo ed Ayrton furono raggiunti da Nab e da Gedeone Spilett. Il reporter ed il suo compagno avevano giudicato conveniente abbandonare il posto della Grazia, d’onde nulla più poteva fare contro la nave; ed avevano agito saviamente; poichè meglio valeva trovarsi riuniti al momento in cui dovesse impegnarsi una lotta decisiva.

Gedeone Spilett e Nab erano arrivati nascondendosi dietro le rupi, ma pur salutati da una grandine di palle, da cui non erano stati colpiti.

— Spilett! Nab! aveva esclamato l’ingegnere; non siete feriti?

— No, rispose il reporter, solamente qualche contusione per rimbalzo. Il dannato brik entra nel canale.

— Sì, rispose Pencroff, e fra dieci minuti avrà gettato l’ancora dinanzi al Palazzo di Granito.

— Avete un disegno, Cyrus? domandò il reporter.

— Bisogna riparare nel Palazzo di Granito finchè siamo ancora in tempo ed i pirati non ci possono vedere.

— È anche il mio parere, rispose Gedeone Spilett; ma una volta chiusi...

— Piglieremo consiglio dagli avvenimenti, disse l’ingegnere.

— Affrettiamoci adunque.

— Non volete, signor Cyrus, che Ayrton ed io rimaniamo qui? domandò il marinajo.

— A qual pro, Pencroff? No, non ci separeremo.

Non vi era un istante da perdere; i coloni lasciarono i Camini, le rupi facevano sì che non fossero visti dal brik, ma due o tre detonazioni, ed il rumore delle palle urtanti contro le roccie appresero loro che lo Speedy distava oramai pochissimo. [p. 40 modifica]

Mettersi nell’ascensore, sollevarsi fino al Palazzo di Granito in cui Top e Jup erano chiusi fin dalla vigilia, precipitarsi nella gran sala, fu la cosa d’un momento. Era tempo, poichè i coloni attraverso i rami videro lo Speedy avvolto di fumo filar nel canale. Essi dovettero anzi mettersi di fianco, perchè scariche erano incessanti e le palle dei quattro cannoni battevano ciecamente tanto sul posto della Grazia, oramai disoccupato, quanto sui Camini.

Le rupi andavano in ischeggie e degli evviva accompagnavano ogni sparo. Pur si poteva sperare che il Palazzo di Granito venisse risparmiato in grazia della precauzione presa da Cyrus Smith, di nascondere le finestre, quando una palla sfiorando il vano della porta, penetrò nel corridojo.

— Maledizione! esclamò Pencroff, siamo scoperti!

Forse i coloni non erano stati scoperti, ma certo è che Bob Harvey aveva giudicato conveniente mandare un projettile attraverso il fogliame sospetto che nascondeva quella parte della muraglia.

Raddoppiarono presto i suoi colpi, quando un’altra palla, avendo rotto la cortina di fronde, lasciò vedere un’apertura nella muraglia.

La condizione dei coloni era disperata; non potevano opporre alcun riparo, nè difendere il sasso, le cui scheggie volavano intorno ad essi.

Non rimaneva altro che rifugiarsi nel corridojo superiore ed abbandonare la loro dimora a tutte le invasioni.

Ma d’un tratto s’udì un rumore spaventevole seguito da un grido d’angoscia.

Pencroff guardò attraverso il fogliame.

Il brik, irresistibilmente sollevato sopra una tromba liquida, si era diviso in due, ed in meno di dieci minuti era stato inghiottito col suo equipaggio di briganti.