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vincere la propria commozione nell’abbracciare Harbert, il figlio suo, e si separarono.

Alcuni istanti dopo, Cyrus Smith ed Harbert da un lato, il reporter e Nab dall’altro, erano scomparsi dietro la rupe, e cinque minuti più tardi Ayrton e Pencroff attraversavano felicemente il canale, sbarcavano sull’isolotto e si nascondevano nei vani della sua riva orientale.

Nessuno poteva essere stato veduto, perchè essi medesimi a mala pena distinguevano il brik in mezzo alla nebbia.

Erano le sei e mezza del mattino. Presto la nebbia si diradò negli strati superiori dell’aria, ed il pomo degli alberi del brik uscì dai vapori.

Per alcuni istanti ancora alcune grosse volute si librarono sulla superficie del mare. Poi soffiò il vento e spazzo via le reliquie di quella nebbia.

Lo Speedy apparve tutto intero, ancorato sulle due áncore, colla prua a norò e presentando all’isola l’anca di babordo; come aveva immaginato Cyrus Smith, non distava più di un miglio e un quarto dalla sponda.

La sinistra bandiera sventolava al suo corno.

L’ingegnere col cannocchiale potè vedere che i quattro cannoni componenti l’artiglieria di bordo erano stati appuntati sull’isola ed erano evidentemente pronti a far fuoco al primo segnale. Nondimeno lo Speedy rimaneva muto. Si vedevano una trentina di pirati andare e venire sul ponte. Alcuni erano saliti sul casseretto. Altri due, dalle barre del gran pappafico, osservavano con cannocchiali l’isola attentissimamente.

Certo Bob Harvey ed il suo equipaggio non potevano rendersi conto preciso di quanto era accaduto nella notte a bordo del brik. Quell’uomo seminudo, contro il quale essi avevano lottato, che aveva scaricato la sua rivoltella sei volte contro di loro, che