Kant - Geografia fisica, 1807, vol. 1/Introduzione
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Tutte le nostre cognizioni sono o coordinate o subordinate.
Le cognizioni sono coordinate o sia disposte in serie, quando senza essere legate per mezzo di una idea, oppure dipendenti da quella, vengono accumulate come l’accidente le ha riunite. In tal caso per quanto le nostre cognizioni fossero varie e vaste, altro non sarebbero, che per così dire, isole notanti, ed altro non fornirebbero, che una collezione rapsodica, un accozzamento.
Subordinate sono le cognizioni, le quali riunite sotto un’idea vengono da un principio determinate. In questa maniera esse formano un sistema, e questo solo produce scienza.
Ogni scienza è fondata o sull’esperienza, ed allora dicesi empirica; o è dedotta dalla ragione, ed allora si chiama razionale.
Le scienze razionali producono la perspicacia; e questa è tanto più profonda, quanto più ci avviciniamo alle prime cognizioni fondamentali, ed ai principi semplici, necessarj e generali; l’impero di questi principj è fissato, e la scienza è completa. Le scienze empiriche danno erudizione: questa in alcuni polistori è arrivata fino a gradi maravigliosi, ed i suoi limiti si estendono ancora continuamente da tutt’ i lati1. Ogni erudizione è formale o reale.
L’erudizione formale è l’erudizione di lingua. Essa è la chiave di tutt’i tesori delle cognizioni empiriche, l’indirizzo pe’ varj magazzini e fabbriche delle arti e scienza umane. La cognizione delle lingue antiche si chiama filologia, quella delle moderne linguistica.
L’erudizione reale (poiché gli oggetti dalla nostra esperienza ci compariscono o nello spazio uno vicino all’altro, o nel tempo uno dopo l’altro), comprende in parte la descrizione degli oggetti; la descrizione del mondo: in parte la narrazione de’ suoi cangiamenti; la storia del mondo. Ambedue sono o fisiche, o antropologiche, poichè l’uomo, considerato come un essere dotato di libertà, si separa dal resto della natura.
Quindi vi è 1. una storia fisica, cioè la storia della natura propriamente detta: e precisamente o della natura esterna (cosmogonìa o geogonìa ); o della natura interna, (psicologìa empirica, che potremo chiamare teogonìa, per attribuire ad un bel vocabolo una miglior definizione). L’uomo è l’Iddio visibile. 2. Vi è una storia antropologica: la storia della libertà, e precisamente della libertà interna, (cioè storia delle opinioni, delle pazzie umane e degli errori, come la propedeutica; e l’indagine e l’osservazione per tener dietro ai successivi progressi della cultura dello spirito, come la metodica); o della libertà esterna, (cioè storia delle operazioni degli uomini, in quanto essa rappresenta i loro sforzi, diretti ad ottenere una costituzione conveniente all’umanità; o propriamente quella storia che chiamiamo storia politica).
La storia della libertà esterna, non sale ad un’epoca molto remota. Noi parliamo di 6000 anni dacchè il genere umano domina la terra. Ma la cultura del genere umano essendo ancora assai nuova, e appena incominciata, così la vera storia non oltrepassa due mila anni. Questa in fatti può solamente incominciare dal tempo in cui un popolo acquista un pubblico storico, e solo quando la sua storia è conosciuta anche da altri popoli, che possono verificarla o smentirla. E perciò Hume dice con ragione, che la prima linea in Tucidide è la prima nella storia. La storia della cultura interna dell’uomo, lo sviluppo della sua umanità non è possibile senza la cultura della libertà esterna: e la cultura interna, è l’ultimo risultato di essa, il più bel frutto, e l’utilità più reale che essa possa produrre. La storia della cultura interna però è ancora assai più limitata della prima.
La storia della natura o sia la cosmogonìa, non altramente che la teogonìa, sono le scienze dalla divinità. Noi non ne abbiamo che la semplice idea.Per altro negli archivj segreti della natura vi sono alcuni documenti per la storia primitiva della terra. Ma parte sono inaccessibili2, e parte inintelligibili. ll tutto non è che un frammento capace di varie spiegazioni. Quindi l’iscrizione egiziana sul tempio d’Iside, o della madre della natura, esprime un pensiero assai vero e sublime: „lo sono quello che è, che fu , e che sarà, e niun mortale alzò il mio velo“. Quello che ordinariamente si chiama storia della natura è la semplice descrizione di essa; e quando si sale molto alto, egli è la descrizione della natura secondo i varj fenomeni, pe’ quali la sua figura coll’andare del tempo si mostra cambiata all’occhio umano.
In tal guisa sappiamo veramente che la Germania era sì fredda, che il figlio della neve la Renna vi potè vivere. La Siberia al Contrario pare essere stata caldissima; e quivi abitarono gli Elefanti che richiedono un clima caldissimo. Difatti ancora presentemente si scava in quantità l’avorio nella Siberia, e se ne fa un considerabile commercio. Donde questo intero cangiamento? ha forse l’asse della terra avuto una diversa posizione sull’orbita ? si è ella cangiata subito, o a poco a poco? e per qual ragione? forse che il suolo fu da principio tutto rovente, poi caldo, indi gradatamente freddo, finchè giunse all’attuale equilibrio? Il lupo ed il cane si accoppiano; e da quest’unione si generano figlj fecondi, che appartengono alla medesima specie fisica: ora derivan eglino tutti da una sola stirpe? quale fu adunque la stirpe primitiva creata, dalla quale tutte le altre a poco a poco si svilupparono? Forse il cane da pecorajo, il lupo, o un qualche altro cane? Anche il cane e la volpe si accoppiano; vi era dunque un essere primitivo dal quale non solo si svilupparono questi tre con tutte le loro diverse razze, ma da cui forse tutti gli Esseri viventi, dall‘uomo fino al polipo a poco a poco si derivarono.
Le specie si cambian elleno con l’andar de’ secoli o no? Non dimostrano forse i fatti, che i corpi viventi soffrono de’ cambiamenti nella loro forma, ed anche nell’organizzazione al cangiamento violento del loro domicilio, dell’usato sistema di loro vita, e delle esterne impressioni3? I cambiamenti insensibili procedendo lentamente, qualora essi nel corso di molti secoli divengono più gravi degli stessi cambiamenti violenti, non acquisteranno anch’eglino tal forza da produrre maggior cambiamento nell’essere vivente? oppure sarà questo l’uffizio dell’impulso naturale di formazione, o forse di una materia tremula che agisca sull’essere vivente, a norma di leggi costanti ed immutabili? in guisa che quando i veicoli e le forme esterne, sulle quali questa materia agisce, non saranno da qualche violenta rivoluzione trasformate, essa debba restar sempre la stessa? Le rivoluzioni della terra, col dare verosimilmente una nuova forma all’elettricità, hann’elleno forse cagionato ancora produzioni, e creazioni ognora affatto nuove?
Aristotile per giudicare sull’eternità della terra domanda, quale dei due esistesse prima; se la gallina o l’uovo? La parte animale della natura è coperta di oscurità anche maggiore. Lo spirito degli esseri viventi, come è egli entrato nella carne? Esistette esso prima, o fu, secondo Platone, incarcerato per punizione in questi corpi? È egli generato? Una natura non materiale come può essere attiva in un corpo, e per mezzo di esso? Lo spirito come passa ad un altr’ordine, ed esiste in esso?
La descrizione della natura, la cosmogonìa, è ancor essa imperfetta; i fenomeni stessi della natura organica sono ancora tutti oscuri, e noi conosciamo così poco le loro cagioni, come i loro effetti. Di che si nutre la pianta? non già della propria terra, e neppure dell’acqua. La materia organica disciolta, contenuta sì abbondantemente nell’acqua, la quale contiene ciò che noi chiamiamo concime, ond’è pregna la terra de’ giardini, questa materia è adesso il suo nutrimento; ma non lo sarà stato però sempre, nè a principio. O questa materia organica è ella nell’acqua, propria a quella è congenerata? È essa materia la sostanza primitiva forse in attrazione con quella che alcuni chimici chiamano il puro ponderable? La materia elettrica ancora di gran lunga non è bastantemente esaminata. Noi non conosciamo sufficientemente le proprietà di essa. Di una sola materia elettrica, che si respinge da se stessa, la quale però, secondo Franklin, attrae tutti gli altri corpi, non tutt’i fenomeni si possono spigare. La ripulsione de’ corpi negativamente elettrizzati nel vacuo, dimostra apertamente, che l’elettricità negativa è una materia propria, diversa dalla positiva, e che ambedue i corpi rispingon sè stessi, ma scambievolmente si attraggono. Hube4 considerando, che i fenomeni elettrici riguardano tutt’i corpi, ed influiscono moltissimo sull’organizzazione delle piante e degli animali, opinò, che in loro potesse forse trovarsi la vera cagione, per cui tutti mostrano un’inclinazione determinata, ed una così insuperabile attrazione fra loro.
Del resto questa empirica cognizione della natura è fondata sopra ciò che esiste secondo leggi necessarie, in che sta la vera cognizione della natura nel senso rigoroso; o sopra gli esseri che agiscono secondo le leggi di libertà; la cognizione dell’uomo; antropologìa.
* Questa antropologìa non è speculativa, ma pragmatica. L’uomo non vi è considerato fisiologicamente ma cosmologicamente.
La cognizione della natura propriamente detta è o parziale, quando le cose sono considerate separatamente ciascuna per se, come la descrizione della natura del cavallo, del leone, dell’albero, delle madrepore ec., o generale, quando si considera nell’insieme, geografia fisica.
* Per mezzo di queste due scienze, cioè, dell’antropologia e della geografia fisica, vogliamo anticipare l’esperienza futura.
** Tutte le cose della natura in quanto esse compongono un tutto, formano propriamente il mondo. Ma in un senso più ristretto, contiamo fra le coso del mondo quelle solamente, colle quali noi possiamo avere qualche comunicazione, cioè, quelle sulle quali possiamo operare in quel modo, col quale esse operano sopra di noi. In questo senso ristretto la terra compone il nostro mondo. Così di chi viaggia molto diciamo; egli ha veduto il mondo. Ma la cognizione del mondo richiede più che il semplice viaggiare. Chi vuol trar profitto da’ viaggi deve farsi da prima un piano e possedere cognizioni. Egli deve sapere quali oggetti siano da esaminarsi, quali da cercarsi. La cognizione del mondo dev’essere un sistema, altramente non saremmo sicuri di aver abbracciato l’insieme, e nemmeno di ritenerlo in mente, poichè non dominiamo con lo sguardo tutto quello che sappiamo. Nel sistema il tutto è prima delle parti, nell’aggregato le parti sono le prime. Esso è l’idea architettonica, senza la quale la scienza non può fabbricarsi come per così dire una casa. Chi vuol fabbricare una casa deve farsi dapprima un’idea dell’insieme, dal quale poi si deducono tutte le parti. Tutta la descrizione del mondo e della terra, quando deve essere sistema, deve cominciare col globo, l’idea dell’insieme, e riportarsi sempre a questo.
Se la geografia fisica descrive nell’insieme le cose della natura, per quanto possiamo entrare in comunicazione con essa, ella dunque non è un sistema naturae, non un registro nè un inventario delle cose isolate della natura medesima. Un sistema di natura, come quello di Linneo, o di qualunque altro, racconta tutte le cose isolate di lei, le esamina una dopo l’altra, le unisce con arte e logicamente, e le divide, secondo una qualche somiglianza ritrovata, in nomi e classi, come secondo le unghie fesse, per soccorrere alla memoria. La geografia fisica dà piuttosto una idea dell’insieme, secondo lo spazio ovvero il globo, e segue nella descrizione delle parti le leggi e l’ordine della natura. Essa ci rappresenta le cose naturali secondo le loro specie e le loro famiglie, secondo il luogo della loro nascita, o i luoghi sui quali la natura le ha collocate. Ci descrive lo stato e la qualità delle cose naturali in un certo tempo, per esempio del presente, e considera lo stato passato solamente come un mezzo che contiene alcune cagioni per la loro spiegazione, ovvero per lo contrario, quando lo stato presente è la conseguenza visibile dell’antecedente.
La sfera della geografia fisica non è minore della natura, o sia del mondo, per quanto possiamo essere in relazione colla medesima. Essa è un quadro generale della natura e de‘ suoi effetti. Per mezzo di questa vasta estensione dei suoi limiti, essa si distingue da tutte le sue sorelle, delle quali in parte ne costituisce le basi, ed in parte ne contiene gli articoli principali.
Vi sono più specie di geografie che più o meno si sono addimesticate colla fisica.
La grandezza e la figura della terra, e ciò che ne dipende; l‘inclinazione verso l’ellisse, le sue zone ec. hanno moltissima influenza su gli abitanti ed i prodotti, e costituiscono la prima differenza fra loro: tutto ciò appartiene essenzialmente alla geografia fisica: e siccome questa sotto un altro aspetto appartiene alla geografia matematica, ho creduto perciò dovere, come per via di precognizione, farne parola anticipatamente.
La geografia politica si fonda interamente sulla fisica. Questa può essere geografia dello stato, o degli stati.
L’uomo è nato par la società. Se la prima massima della società è la legislazione ed una forza irresistibile del potere esecutivo; se le leggi poi si rapportano ai costumi ed alle cognizioni della nazione, e se questi si riferiscono alla qualità del suolo; nella geografia fisica dobbiamo ravvisare le prime cognizioni delle varie forme di stato: quivi troveremo popoli il cui suolo quasi non permette loro di vivere altramente, che in famiglie isolate (i selvaggi); là osserveremo nazioni adunate in grandi masse, e nello stato civile e sociale. Se nella Russia i fiumi corressero verso il Sud, e non nel mar Glaciale, la barbarie nella Siberia non sarebbe sì grande, ed il dispotismo si estenderebbe sopra l’Asia intera. Se in mezzo alla Persia non ci fosse il gran deserto Kerman, ambedue i regnanti di lspahan e di Candahar ben presto si distruggerebbero. Le più crudeli e maggiori guerre accadono in quei contorni, dove i confini stabiliti dalla natura arbitrariamente sono stati rimossi, e non corrispondono ai confini politici. Così il Reno e le sue alte sponde paiono stabilire i confini naturali fra i Franchi occidentali ed i Tedeschi. La Prussia era propriamente la terra costale della Polonia. Il passaggio di questi confini pe’ Tedeschi annichilò ne’ tempi moderni il regno Sarmato.
La geografia degli stati, indicherebbe i confini puramente arbitrarj stabiliti dai governi; confini i quali possono abbracciare molti popoli, la loro costituzione ed organizzazione, la correlazione del governo col popolo e coi vicini, le sue forze, i mezzi e le ricchezze, i debiti, e tutto ciò onde si può perfezionare l’amministrazione.
La geografia di commercio5 chiama la nostra attenzione sul traffico vicendevole delle nazioni, su le cose che un popolo possiede in soprabbondanza, o che per mezzi d’industria sa guadagnarsi, e sulla mancanza dell‘altro: ci conduce nelle officine della natura, ci fa conoscere i suoi magazzini e le città mercantili, e ci presenta sotto una forma assai scientifica tutte le cognizioni che col commercio hanno relazione; le cognizioni, cioè, delle merci, le strade del commercio per mare e per terra, le Borse6, i prodotti della natura e dell’arte. L’influenza inoltre del commercio sulla cultura, sulle ricchezze, sul lusso, sui progressi dello spirito, sulle cognizioni e le relazioni fra i popoli (cose tutte le quali per mezzo della geografia di commercio vengono osservate) non sarà uno scopo estraneo alla geografia fisica.
La geografia teologica sarebbe una descrizione de’ popoli secondo le religioni. I principj teologici secondo la diversità del suolo soffrono grandi differenze: il genio del paese è sempre il Dio del popolo; la diversità delle religioni è un grande impedimento, perchè i popoli non si uniscano fra loro. I Greci senza la religione si sarebbero uniti da gran tempo coi Turchi in un popolo solo, e gli Ebrei si sarebbero confusi fra gli altri popoli. Una nona parte del continente non conterebbe che Russi. La natura non lo volle. Quello che da una geografia morale si potrebbe chiedere, cioè, le descrizioni, i costumi ed i varj caratteri degli uomini secondo le regioni, questo ce l’offrirà egualmente la geografia fisica. Nella China, e particolarmente nel Giappone il parricidio è così abborrito, che non solamente il reo è tormentato crudelmente a morte, ma è uccisa pur anche tutta la famiglia del reo, e gli abitanti delle strade contigue sono egualmente arrestati e puniti, i comandanti della provincia dimessi dalle loro cariche, poiché ivi si crede, che un tale delitto non possa nascere d’improvviso, ma a poco a poco, e che debba manifestarsi solamente per mezzo dei costumi guasti di tutto il circondario, il quale avrebbe devuto impedirlo a tempo. Nella Lapponia per lo contrario, e particolarmente fra gli Eskimaux, la maggior grazia che un figlio possa fare ad un padre reso inabile alla caccia, è di ucciderlo; con un tendine di Renna nella prima, fra i secondi a forza di colpi. Il padre ne incarica il figlio più caro.
Gli E... rinunziano all’onore civile, e si compiacciono e si vantano delle loro furberie come di una prova di maggiori talenti, credendo di acquistarsi ancora per questo il favore del loro Dio. Gli Spartani non furono i soli che autorizzassero il furto. Secondo Giulio Cesare fu permesso fra i Tedeschi l‘assaltare sulla strada, purchè ciò si facesse fuori del confine della città; e noi non abbiamo da dubitare del suo racconto, mentre sul finire del secolo decimo quinto l’infestare le strade appartenne ai diritti dei cavalieri. Helmold dice, che fra gli abitanti di Holstein quegli il quale non sapeva rubare, era tenuto per un uomo infame, dispregevole e stupido. Anche molte nazioni selvaggie rubano ai forestieri tutto ciò che possono portar via. I Russi trafficando ingannano, e sono sempre soverchiati dai Chinesi.
La geografia fisica trarrà più o meno utile dalla topografia, ovvero dalla descrizione locale. Questa conta, osserva e descrive i villaggi e i paesi, o sia il numero delle case, degli abitanti ec. Egualmente sarà utile al geografo fisico la corografia del paese e del circondario, la quale rappresenta per così dire la fisionomia di una regione, quasi un quadro delle sue bellezze, pregj e difetti: come pure l’orografia cioè, la descrizione delle montagne e l’idrografia ovvero descrizione delle acque7. Le precognizioni più importanti si attingono dalla geografia matematica, la quale parla della figura e grandezza della terra.
L’utile della geografia fisica è manifesto. Essa ci insegna a conoscere l’officina della natura nella quale noi ci troviamo, i suoi strumenti, il suo primo laboratorio, e i suoi tentativi. Senza lei per quanto anche si sia imparato, l’uomo resta limitato e avvinto. Il fondamento ed il suolo di tutte le nostre cognizioni, sul quale raccogliamo tutti i fenomeni sensibili, su cui facciamo tutte le esperienze viaggiando e conversando, il posto dove abbiamo da mettere in pratica tutto ciò che abbiamo imparato o acquistato col mezzo degli studj, ci resterà ignoto ed indifferente.
Non vi è cosa che coltivi o formi più il buon senso degli uomini, quanto la geografia. Il buon senso si estende sull’esperienza, e si nutre per mezzo di essa. Volendo ora estendere un poco la nostra sperienza, e non limitarci interamente a quel luogo ove siamo nati, dobbiamo secondo le nostre mire acquistarci delle cognizioni geografiche. Quegli che ne è privo sarà indifferente anche alle notizie delle gazzette. Egli non ha un tutto a cui applicarle.
*Non vi è nazione nella quale l‘intelletto si esterni sì visibilmente nella classe comune, e dove il popolo basso sia sì generalmente istruito, e che sappia parlare tanto di cose dotte, come l’Inglese. Ciò nasce dalla quantità di cognizioni geografiche, sparse fra il popolo per mezzo di molti navigatori intorno al mondo, cosa la quale produce poi un gusto dominante per la lettura delle gazzette, delle quali l’operajo inglese legge certamente cinque fogli per settimana. Si prende l’Inglese propriamente per credulo; tale però non è per semplicità, ma perchè egli ha veduto tante cose forestiero e maravigliose, talchè a lui nulla più pare impossibile. I Peruviani per lo contrario erano limitatissimi nella loro intelligenza, ed accostavano alla bocca tutto quello che loro si dava, poichè non ne conoscevano l’uso. Cagione di ciò era la loro posizione isolata; mentre le montagne alle spalle, ed il gran mare davanti impedivano loro di conversare cogli altri popoli, e di fare la loro conoscenza, finché i nuovi viaggiatori non vi approdarono.
ll viaggiare istruisce assai; esso ci leva tutt’i pregiudizj popolari, quelli della religione, della politica, della famiglia, dell’educazione. Egli dà allo spirito umano quel carattere generale, che piace tanto ne’ Francesi, i quali in così gran numero scorrono una buona estensione di terra. La geografia supplisce ai viaggi, ed estende considerabilmente le nostre cognizioni. Essa ci rende cittadini del mondo, e ci mette in correlazione colle nazioni più rimote. Senza di essa siamo limitati alla città, alla provincia, al regno nel quale viviamo. Con lei, malgrado di tutt’i legami, null’altro siamo che figli della natura. Ella ci mostra le vicende delle organizzazioni, e dei regolamenti umani, e i cambiamenti delle costituzioni religiose e civili; c’insegna ciò che di meglia è stato immaginato presso le altre nazioni, e dimostra per esempio, che in nessuna religione positiva è possibile l’universalità, e necessità dei dogmi e delle forme.
Si dice, che il viaggiare renda un poco eterodosso o indifferente riguardo al culto prescritto; ed alcuni hanno creduto meglio accomodarsi non solamente secondo la maniera di vivere delle nazioni estere, ma di viver anche secondo la loro costituzione politica e le loro usanze religiose. Quello che vi è di falso in ciò non è in verun modo cagionato dalla geografia; il bene che ne nasce può derivare anche senza il viaggiare.
Il viaggiatore non può in alcun modo essere privo di cognizioni geografiche. Esse sono i migliori e i più necessarj preparativi per viaggiare; la geografia insegna al viaggiatore a quali oggetti dirigere l’attenzione, e gli disegna il piano, secondo il quale ha da fare le sue osservazioni.
Così la geografia coltiva e incivilisce nel medesimo tempo, ed è una parte assai importante della cognizione del mondo, meno importante però della propriamente detta cognizione dell’uomo
Sarebbe inutile il dire più sull’utilità della geografia fisica. Ciascun capitolo lo proverà abbastanza da se.
- ↑ Un matematico distinto nella sua scienza, o un filosofo teorico, non si chiamerà erudito ma perspicace. Il filosofo pratico si chiamerà saggio. Gli eruditi propriamente detti (in omni scibili versatissimi) che col loro sapere abbracciano quanto giammai fu insegnato ed imparato, non furono punto ammirati pel loro sapere o pel loro spirito, essi non possederono viste profonde, nè seppero il vivere del mondo, e furono privi dell‘abilità di potersi servire delle loro cognizioni. Conring il quale potè domandare alla sua sposa in quale scienza egli dovesse acquistarsi le primarie dignità accademiche, non ne ha dilatata veruna. A proposito di Saumaise (Salmasius) Cristina di Svezia diceva: che egli avrebbe potuto nominare la Sedia forse in cinquanta lingue diverse senza saper sedere in alcuna. L’epoca della polistoria fu particolarmente il secolo decimo sesto e decimo settimo, ne' quali dappertutto si videro streghe e fantasmi. ai amò l'astrologia ed i buffoni di corte, e ne' calendarj si assegnò il tempo in cui si doveva tagliar i capelli, cavar sangue, purgare il corpo, tagliar legna, fabbricar case ec. L’ erudito Cardano per mezzo dell'astrologia aveva scoperto, che un’orazione diretta alla Madonna il primo di aprile, la mattina a otto ore, doveva avere un infallibile e felice successo. Anche nel 1679 in Berlino si continuava a perseguitare rigorosissimamente le persone accusate di stregonerie, si giustiziavano e si bruciavano streghe: segno evidente, che la vera erudizione non consiste in quelle arti (artes) delle quali il poeta dice: didicisse fideliter artes, emellit mores nec snit esse feros. Il nostro secolo si potrà chiamare il secolo perspicace: se debba venire il secolo che si dovrà chiamare il secolo saggio, o quando ciò sia per accadere, chi può saperlo?
- ↑ A quanta profondità siamo noi discesi dentro la terra? Maupertuis ha ragione di dire, che se i re d’Egitto avessero impiegato nello scavare la terra que’ tesori che hanno consumati nell’innalzar le piramidi avrebbero fatto molto più per le scienze e per la cultura umana.
- ↑ Ved. Lamark Recherches sur l‘organisation des Corps vivans, particolarmente anche Append. pag 141 seg.
- ↑ Nelle sue lettere sopra la fisica, scritte a un giovine signore di considerazione.
- ↑ Ved. Ch Franz. Einleitung in die Handlungsrdbeschreibung zum Gebrauch akad. Vorlesungen. Francf. i. tom. (Europa) 1788.
- ↑ Fin all‘ultima rivoluzione Amsterdam è la borsa d‘Europa.
- ↑ Ved. Otto System einer allgemeinen Hydrographie gr. a Berl. 1800.