Istoria delle guerre gottiche/Libro quarto/Capo VI

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CAPO VI.

Se il Tanai o il Fasi divida l’Asia dall’Europa. — Donde l’Eussino scaturisca. Incertezza d’Aristotele nello stabilire come avvenga il movimento dell’Euripo. Stretto Siculo. Doppia corrente nel Bosporo Tracio.

I. Poichè discorrendo siam qui pervenuti non reputo vano di riferire le dispute messe in campo dagli studiosi intorno ai confini dell’Asia e dell’Europa. Tali di essi pretendono che il fiume Tanai divida l’un continente dall’altro, asserendo in questo partimento volersi pigliare a guida la natura, e fondati sull’osservazione che mentre il mare dall’Occaso procede all’Orto, il fiume Tanai da Settentrione ad Austro corre di mezzo ai due continenti. L’egizio Nilo per lo contrario traversa l’Asia e l’Affrica da Meriggio ad Aquilone. Altri poi francamente accusano di falsità l’esposto, dichiarando essere i prefati continenti divisi in primo luogo dallo stretto Gaditano formato dall’Oceano e dal mare interno, e la parte stendentesi a destra insino allo stretto ed al mare comprendere l’Affrica e l’Asia, Europa in cambio doversi nomare quanto da sinistra girando perviene all’estremità del Ponto Eussino; così pure il fiume Tanai quivi surto gittarsi impetuosamente nella Palude Meotide, questa scaricare sue acque nel Ponto, non alla fine, ma passatone il mezzo, e la regione alla sinistra dell’Eussino volersi dire Asia. Oltr’a ciò il fiume Tanai avendo origine dai monti Rifei posti fuor d’ogni dubbio [p. 450 modifica]in Europa, come testimoniano gli antichi geografi, e da essi all’Oceano avendovi grandissima distanza, argomentano appartenere di necessità all’Europa tutto il compreso intra gli antedetti monti ed il Tanai, estimando insiememente malagevol cosa il determinare dove questo dia principio alla separazione de’ continenti; che se ad un fiume bramiamo accordar l’uffizio di sceverare le parti dell’orbe, il Fasi di ragione avrà la preferenza, il quale dalle terre dello stretto Gaditano traversali entrambi colle sue acque. Imperciocchè lo stretto che dall’Oceano conduce al mare interno da quinci e da quindi ne vien circondato, ed il Fasi con declive corso giugnendo all’estremità del Ponto Eussino vi mette foce nel mezzo del littorale avente forma di corna lunari, di maniera che unitovisi prosegue la divisione cominciata dal mare; appoggiati pertanto a queste osservazioni gli uni e gli altri combattonsi a vicenda. Nè la sola prima sentenza, ma anche la testè ricordata mostrerò avere a sostegno l’autorità di antichissimi scrittori, memore non di meno che i più di noi ove adottino un’antica opinione comunque, ricusano poscia di stillarsi il cervello per rintracciare accuratamente il vero, nè voglion da vantaggio saperne, tenendo per fermo della più ossequiosa accoglienza degno quanto ricevuto abbiamo dai remotissimi nostri antenati, immeritevole al contrario di qualsivoglia considerazione ed al tutto ridevole ogni nuova proposta. Arrogi che le nostre investigazioni, lunge dal mirare a cose immateriali o astratte od assai intralciate, tendono ad un fiume ad una regione che non hanno ricevuto nè cambiamento nè scurezza dal tempo. L’ [p. 451 modifica]esperimento è facile, possiamo invocare la testimonianza degli occhi, sopra tutte autorevolissima, nè parmi cimentarsi ad ardua impresa chiunque attenta di scoprirne il vero. Erodoto alicarnasseo adunque nel libro IV delle sue istorie scrive essere uno per verità l’orbe, ma diviso in tre parti da cotanti nomi distinte, Affrica cioè, Asia ed Europa; intra le prime due correre il Nilo, fiume dell’Egitto; intra l’Asia e l’Europa il Fasi, fiume della Colchide. Saper egli non di meno che da taluni opinavasi l’egual cosa per rispetto al Tanai; riferisce eziandio la costoro sentenza, ed ecco le sue parole: «M’e impossibile il conghietturare il perchè una essendo la terra abbia ricevuto tre nomi spettanti a femmine, e delle parti di lei siensi formate le divisioni col Nilo, fiume dell’Egitto, e col Fasi della Colchide. Hannovi pur di quelli che mettono in campo all’uopo stesso il fiume Tanai, la Meotide, e lo stretto Cimmerio.» Il tragico Eschilo parimente subito nell’esordio dello sciolto Prometeo chiama il Fasi termine dell’Asia e dell’Europa.

II. Nè tralascerò di ricordare coloro che versati in questi studj avvisano dalla Meotide originare il Ponto Eussino, e le acque di essa, inoltrantisi parte a destra parte a sinistra, aver dato alla Palude il nome di madre del Ponto; ed a convalidare tal pensamento dicono che il Ponto a mo’ di fiume da Iero procede verso Bizanzio, e conseguentemente sia qui il suo termine. Quelli poi di contraria opinione sostengono che il mare, unico e tutto riboccante nell’Oceano, giunga sino alla Lazica, nè abbia altro limite comunque, se non per [p. 452 modifica]ventura nella mente di chi vorrebbe dalla differenza de’ nomi stabilire quella delle cose; nè parmi vi si opponga il suo corso da Iero a Bizanzio, essendo il nostro intendimento disadatto a conoscere quanto accade in tutti gli stretti, nè mai si è potuto darne spiegazione. E per verità lo stesso Aristotele stagirita, uomo di singolare sapienza e dottrina, trasferitosi a bello studio in Calcide nell’Eubea, onde esaminarne lo stretto nomato Euripo, ed accuratamente indagare la natural cagione che spinga le sue correnti ora dall’Occaso, ora dall’Orto obbligando tutte le navi a seguire la medesima via; che se pur talora partendo le acque dall’Orto s’avvengano opposti flutti, nè raro è il caso, a nocchieri discostatisi da terra con seconda corrente, obbliganli tantosto a tornare negli abbandonati lidi; e quanti navigano dall’Occaso a volgere altrove le prode, senz’opera di vento non solo, ma con bonaccia e perfettissima calma: lo Stagirita, diceva, consumato indarno moltissimo tempo nel considerare ed investigare tali fenomeni, preso alla fine da gravissima tristezza vi giuntò la vita. Nello stretto eziandio che divide la Sicilia dall’Italia molti sono i fenomeni superiori ad ogni nostra intelligenza. Imperciocchè le acque sembrano derivare dal mare Adriatico, procedendovi in cambio dall’Oceano e dallo stretto di Gadi; e di frequente surgonvi pure improvvisi vortici, originati da ignote cagioni, a sommergere le navi se per ventura abbianvene allora in corso, donde i poeti favoleggiano che ingoiate sieno da Cariddi. Coloro poi de’ quali ragiono pretendono volersi ripetere queste vicende, a tutti gli stretti comuni e ben lontane da ogni nostro [p. 453 modifica]concepimento, dalla vicinanza di qua e di là dei due continenti, adducendo che il correre delle acque rinserrate in angusto spazio va soggetto ad anomalie fuori della generale credenza, ed incomprensibili dalle umane menti. Laonde quantunque ne sembri che l’acqua da Iero proceda alla volta di Bizanzio, pure guardiamoci dal qui porre il termine del mare e del Ponto Eussino, mancando valide pruove a cui appoggiare tale sentenza, sempre che non vogliasi anch’ora mettere in campo la ristrettezza del luogo. Nè va nullamente la bisogna come altri la pensano, testimoniando i pescatori di questo lido non tutta la massa delle acque tendere per diritto a Bizanzio, ma quante formano la superficie e rendonsi visibili a’ nostri sguardi seguire quella direzione; le altre invece al disotto, ove giace il così detto abisso, con moto evidentemente opposto correre ognora e traversare quelle della superficie antedetta; ed aggiungono che quando, occupati della pesca, gettano quivi gli ami, di continuo miranli procedere verso Iero sospintivi dall’impeto della corrente inferiore. Tutta la piaggia della Lazica infine è di ostacolo all’inoltrare del mare, frenandone il moto ed obbligandolo ad arrestarvisi, il che ad esso per la prima volta e qui solo accade, fissatogli tale confine dal supremo creatore dell’universo; cosicchè pervenuto a questa piaggia nè si diffonde, nè maggiormente inalzasi, quantunque accolga innumerevoli e grandissimi fiumi, che da ogni dove gli recano il tributo delle acque loro; ma osservando gli ordini avuti non si diparte da suoi limiti, e quasi penetrato da rispetto per l’inevitabile legge che lo infrena guardasi dal trasgredirla [p. 454 modifica]onninamente. Nè havvi altri lidi che di fronte osino arrestare il mare, conservando tutti rispetto ad esso obbliqua posizione. Ognuno poi delle prefate cose la pensi e ragioni a suo buon grado.

Note