Il Tesoro (Latini)/Libro V/Capitolo LIV
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Traduzione dalla lingua d'oïl di Bono Giamboni (XIII secolo)
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fuori, (ho si paiono, e che non, sì che nullo non ò che non abbia o poco o assai; sappiate, che quelli sono i migliori. che meno vizio hanno ’.
Capitolo LIV.
Del leofante.
Leofante h la maggiore bestia che l’uomo sappia. E li suoi denti sono avorio. 11 suo becco si chiama promusce " ch’è simiglianto al serpente, e con quello bacco prende egli la sua vivanda, e mettelasì in l)Occa. E però che quel becco ^
1) Le stampe con la solita maledizione, non clic il ms. Vis: E r.h’ cfjli abbia li situi occhi e tutti gli altri (membri ben sani, che egli non sia troppo giovane né troppo vecchio, però che i vizii de’ cavalli sono dentro, e di fuori che si paiono, sì che nullo non è che non abbia poco o assai. E sappiate (he quelli sono i ìaigliori, che meno vizio hanno. Empiuta una lacuna, e corretta l’interpunzione, secondo il t: et porce que rices et maladies de chevaus sont sani nombre, dont les unes sont dcdanz, et les autres dehors, les unes apparissanz, et les autres privées, si que nus ne puct estre qui m’ en ail ou po ou moût, sachiez que cil sont mcillor qui moins en ont.
2) Il r: et ses b’:s est npelez prnmoistre. Il latino é promuscis.246 |
ch’egli rompe ciò che ’ fiede.
E si dicono li Crimonesi, che il secondo Federigo ne menò uno a Cremona, il quale a lui aveva mandato Prete Gianni d’India; e dicono ch’elli lo videro fedire uno somaro caricato sì forte, ch’egli lo gittò in su una casa ^. E ciò non è gran maraviglia per la grandezza che hanno, secondo che molti testimoniano. Innanzi ne sono veduti di sì grandi, che portano soma che pesa novantotto ruotoli; che sono ben settemila e quaranta libbre.
1) Le stampe ed il ms. Vis. fanno apparire il maestro mancante di log’ica, come qui manca di verità: e con quello becco prende egli la sua vivanda, e mettelaH in bocca, però che quel becco è fornito (ms. Vis.: è guarnito) di buono avorio (ms. Vis. avolio). Ed egli è di s) gran forza etc. Racconciata la lezione col t: et à celui bec prenf sa viande, et la met en sa bouche. Et porce qtie la promoistre est gamie de bon ivoire, est eie de si grani force, qne eie brise quanqtie eie feri.
2) Qui la lacuna e grande e ridicola. Le stampo ed il ms. Vis. sconciamente: e sé dicono li Crimonesi, ch’elli videro fedire tm carro caricalo s\ forte, ch’egli gittò in su una casa. W ’v: et si dient li Cremonois, que li secons Frederis en amena un en Crémone que li enrma Prestes lehans de Inde; et dient que il li virent ferir tm asne chorgié si fort
que il li gita sur rine tcrrace. Corretto col t c coi mss.247 |
viene privato molto tosto come egli è preso ^ E non entra mai in nave por modo di passare lo mare, so ’l maestro non gli impromette di ritornarlo in (iuel medesimo paese. E sì lo puote r uomo cavalcare e menare in qua in là, non con freno, ma con crocchetti ^ di ferro. E fawi r uomo su castella di legname per combattere, e manganette. Ma Alessandro fece fare una imagine di rame, ed empierla di carboni ardenti * in tal maniera. che arse loro e li loro becchi ’’, sì che non feriron più con essi per paura del fuoco. Ed oggidì si trovano molte dell’ossa in quel luogo ove fu la battaglia tra lui e Porro re d’ India.
1) E già fu egli eli:, che b pure nel m.s. Vi.s. fino al capoverso manca al t.
2) Le stampe senza senso: E già fu egli mollo fiero, non pertanto che viene molto nascoso e molto tosto. Rappattumato col buon senso, riportando la lezione dei mss. Ambr. e Vis. conforme al t: ci jà soil oli fins si fiers, il nerporquant devient privez tanfosl comme il est pris.
3) Mutato: trocchetli, in crocchetti, coi mss. Ambr. e Vis.
4) Aggiunto ardenti, co\ t: charbons ardnns.W vùs.^îh. di fioco.
5) 11 t: et cstoient J’iiles cn tei nìn’.iiere, que eles cuisoienl
le ber, de l’olifant.248 |
ch’elli osservano la disc:plina del sole e della luna, sì come fanno gli uomini. E vanno a grande torma insieme, ed a schiera. Il più vecchio va dinanzi a tutti gli altri; e quel ch’è dopo a lui di tempo va dopo a tutti, e tutti gli altri vanno secondo che elli capitaneggiano. E quando elli sono in battaglia, non fedone se non con uno delli denti, l’altro guardano a grandi bisogni. E se fossero vinti, elli adoperano l’altro per difesa ^
La natura dei leoAinti è, che la fomina in fin a tredici anni, ed il maschio infine i quindici anni, non sanno che lussuria si sia. E non per tanto elli sono sì casti ^ animali, che per lussuria
1) E sappiate ecc. che e pure nel ms. Vis. manca al t.
2) Il t varia, et quant il sont à la weslcc il n’ usent que de l’un de ces deus, et l’autre gardent au besoinç. Et neporquant, quant it sont vaincu, il s’efforcent II un et li autre por çaster les andeus. Il t parla dei due capitani della.schiera, il Volg-arizzamento parla dei due denti. Bono avrà letto qualche codice che parlava di denti, e non di re, perchè anche il Chabaille recita la variante di due codici, i quali cosi leg’g-ono le ultime parole del periodo: il s’efforcent li un et li autre de damngicr les anemis atts dens.
3) Le.stampe confondono: e non pertanto che essi seno casti animali, che per lussuria non han mai briga tra loro. Chiarito il periodo.secondo il ms. Vis. ed il t: et neporquant il Siint si iJiiiste chose, que entr’eus n’ a mcslce por
Je, il e le.249 |
non lian nini ))v\’^;\ tra loro, chf*^ oiaschoduno lia la sua ’, a cho q^W si tiene tutto il tempo della vita sua, in tal nianicn-a che quando alcuno perde sua mogliere, o alcuna perde suo marito, eli! non si congiungono mai con altro nc"^ con altra tutto il tempo (Italia vita sua, anzi vanno tuttogiorno soli per la foresta. Però ^ die lussuria non è in loro grande, e non è sì calda ch’eli! si congiungano, corno altre bestie che si congiungono per molestamento di natura, ma saviamerfte li due compagni se ne vanno insieme verso oriente appresso al paradiso delitiarum \ tanto che la (’emina trova una erba che l’uomo chiama mandragora, e mangiane ella. e fa sì che ne mangia il maschio con lei, ed incontanente riscaldasi la voglia di ciascuno, e congiungonsi inversamente, n * ingenerano uno figliuolo e non
1) Il ms. Arni))-, ag-giuiig-e moglie, che manca al t od al ms. Vis. e panni con vaghezza: ff la siene.
2) Le stampe ancora bisticciano: elli non si congiungonu mai con altro né con altra tutto il. tenijio della vita sua, anzi ranno tuttogiorno soli per la foresta, però che lussuria non è in loro grande. E n-n è sì calda, ch’elli etr. Trasportato il punto ào))o foresta, e rivendicata la lezione del ms. Vis. d(;l r: il ne s: joignent jimais h av,lre, aine vont lozjors seul p’inni le dcsert. Ftporceqne luxure n’est pas si chaude en enlx, que il s’assemblent coiiinie les autres hestes ctr.
3) Il t od il ins. \i^.: Paradis terrestre.
4) Le.stampe a casaccio; la fe mina trota una erha^ che
l’UOMO chiama mandragora e mangiane ella, e fa s’i che ne250 |
E sì vivono bene trecento anni. E quando viene il tempo del parto, cioè due anni dopo loro assemblamento, elli se ne vanno dentro ad un fiume, infino al ventre ’, e qui la madre posa il suo figliuolo II padre sta presso, e prendelo per paura del dragone ch’è loro nimico per volontà ch’egli ha di loro sangue, che il leofante ha pivi freddo, ed in maggior copia che bestia del mondo. E dicono molti, che ^ quando giacciono non si possono mai levare per loro podere, perchè non hanno ginocchi, né ninna giuntura ^; ma la natura che tutto guida sì gl’insegna a gridare ad alta voce tanto che uno altro li sente, e gridano con loro insieme sì fortemente, che tutti quelli che sono in quelle parti li sentono, e vegnbno tanti che sono i usino a dodici che gridano in mangia il maschio con lei, ed incontanente riscaldano. Alla "nolta incenerano ttno figliuolo etc. Senza un altro portento della mandragora, qui non si raccapezza il senso. Corretto col ms. Vis. e col t; la f emele trneve une herbe, que on apele mandragore, si en wanjue, et si atise tant son masle, qu’ il manjue avec li., et maintanent eschaufe la volonté de chascnn, et s’entrejoignent à envers, et engendrent I Jil sanz plus. etc.
1) Corretto: iit^no entro il levante, in in^fino al ventre, col ms. Vis. e col t: iusqiie au ventre.
2) 11 t: et si dient ril qui les voient sorcnt, que olifans, quant etc.
(i) TI t: il n a cs çenouz ìiufe jointure.251 |
sotto, colla sua forza s’aiuta lovaro. tanto cIk* intra la forza di quello egli si conforta per li gridi dogli altri, die egli si leva suso ’.
Capitolo lA.
Della formica.
Formica è un jiiccolo animale ", ma ella h di grande providenza; che ella procaccia la state di che ella vivo ^ il verno, e sceglie il grano, e rifiuta l’orzo, e conoscelo al fiuto \ Il grano, e l’altre sementi ch’elle ripognono ^ sì lo dividono por mezzo, perchè non nascano por lo grande umidore della terra ^
1) Il t: tant que li p:tiz olifans vient qui le relieve h la force de son bec, et de sa bouche, que il rixet des"uz lui.
2) Il t ed il ms. Vis. formis est petite chose.
3) Il t: ce qui besoing li est. Il ms. Vi.s. è conforme alle stampe.
4j Corretto: ^(?i(), ’n\ fiuto, col ms. Vis. e t: « l’odor.
5) E l’altre sementi ch’elle ripognono, manca al t. È nel ms. Vis. Pare fosse una glossa marginale, passata poi nel testo, avvegnaché quel lo clic viene appresso, abbia riscontro con grano, anzi che con sementi.
6) Corretto in della terra, la lezione delle stampe, e del ms. Vis. del verno, col t: de la terre. Sei codici del Cliabaille, leggono: d’ iter.