Il Novellino/Parte prima/Novella IV

Novella IV - Fra leronimo de Spoleto d'uno osso de corpo morto fa credere al populo Sorrentino il braccio de San Luca

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Novella IV - Fra leronimo de Spoleto d'uno osso de corpo morto fa credere al populo Sorrentino il braccio de San Luca
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NOVELLA IV.




ARGOMENTO.


Fra Girolamo da Spoleto con un osso di corpo morto fa credere al popolo Sorrentino sia il braccio de Santo Luca: il compagno gli dà contra: lui prega Iddio che ne dimostri miracolo: il compagno finge cascar morto, ed esso orando lo ritorna in vita; e per li doppi miracoli raduna assai moneta, diventane prelato, e col compagno poltroneggia


AL MAGNIFICO MISSER ANTONELLO DE PETRUCIIS, REGIO, UNICO, E FIDO SEGRETARIO1


ESORDIO.


Esistimo, magnifico mio Maggiore2, che volendo dare principio a scrivere a te, mare di ogni rettorico stile, se ia me fosse la lira de Orfeo o la eloquentia di Mercurio, non altramente che un vil canto [p. 54 modifica]d’un cieco al grosso volgo ti parrebbe. Questo solo mi fu cagione perchè io infino a qui ho differito scrivere la seguente novella; ma pur cognoscendola assai faceta e bella, cosi inornata e rugginosa di inviartela ho deliberato. La quale, avvegna che a te profitto alcuno rendere non possa, per aver di mondani travenuti casi soverchia notizia, nientedimeno ad altrui leggendola non dubito che assai utile consiglio ne prenderanno, e sarà forse a loro efìiciente cagione di farli da la nova e fraudolenta setta dei Santi guardare; li quali con ogni dolosa arte e sottilissimi inganni fingendo fare miracoli, si adattano a robarne onore, roba, e contentezza insieme. E come che de loro malvagità non penso ninna eloquentia saria bastevole poterne a compimento parlare; tuttavia per togliere da un grande campo un piccolissimo fiore, appresso una finzione fatta per un Frate Minore sentirai, a la quale, secondo el mio basso giudizio, non saria stato ninno umano accorgimento sufficiente a ripararci.


NARRAZIONE.


Nel tempo che il re Giacomo francese, primo Conte de la Marca nominato, divenne marito de l’ultima de’ Durazzi3, arrivò in Napoli un frate minore, frate Girolamo da Spoleto nominato; il quale secondo i [p. 55 modifica]sembianti quasi santo mostrandosi, non solamente in Napoli ma per tutte le città circostanti continuamente andava predicando, ed in esse maravigliosa fama e divotione si aveva acquistata. Onde soccesse che trovandosi ad Aversa, per una mirabile cosa gli tu mostrato un corpo de un notevole cavaliere, da lunghissimi anni passato, ad un monastero di frati Predicatori, il quale o per essere stato ben conservato, forse per bono temperamento che quel corpo avesse ne la sua vita, o per altro ne fosse stato cagione, era si integro e saldò, che non solamente ogni osso stava al suo debito seggio collocato, ma la pelle in maniera immaculata, che toccando la testa, la postrema parte del corpo si sarebbe mossa. Messer lo frate che bene aveva a tutto rimirato, di potere avere alcun membro del detto corpo subito immaginoe, acciò che con quello, sotto nome di reliquia, e centinaia e migliaia di ducati cavar ne potesse, e di quelli non solo poltroneggiare, ma per potere, come sogliono, pervenire mediante quelli ad alcun grado di prelatura. Che se ben se remirasse intorno, si vedrebbe quanti ne sono divenuti grandi prelati alle spese dei miseri e sciocchi secolari, diventando questo de l’eresia inquisitore, e quell’altro della crociata collettore: taccio di alcuni che con bolle apostoliche, o vere o false che sieno, rimettono i peccati, e per forza di moneta collocano ciascuno in paradiso, empiendosi a torto e a diritto le budella di fiorini, ancora che da loro santissime regole espressamente gli sia proibito. Tornando dunque al nostro frate Girolamo, fatto ebbe il pensiero, e subornato il sacrestano del loco, ancora che Domenichino fosse stato, col favore del priore di Santa Croce, il [p. 56 modifica]braccio con la destra mano del detto corpo ottenne; in la quale non solamente la pelle od alcuni peluzzi si vedeano, ma ancora le unghie sì pulite e salde che quasi di uom vivo si mostravano. E per non dare indugio al fatto, posta messer lo frate la santa reliquia in più viluppi fasciata con zendado e soavi odori dentro una cassetta, di quinci partirsi se dispose: e ritornato in Napoli e trovato il suo fido compagno, non meno sofficiente artista di lui, frate Mariano da Saona nominato, e fra loro conchiuso di andarsene in Calabria, provincia da grossa e incolta gente abitata, per poter ivi i lor ferri adoperare, sopra de tal partito se fermarono. Frate Mariano travestitosi per cauta via in frate de Santo Dominico se n’andò al porto per trovare passaggio in Calabria: da l'altra parte frate Girolamo con tre altri suoi compagni carichi de bisacce a li marittimi liti si condusse, dove per sorte trovato un legno de Mantioti4, che in quello già partire volea, e in esso lutti montati, poco amici l’uno dagli altri separati mostrandosi, non altramente che i bari in le fiere fanno o tal volta quando in alcuno albergo de camino arrivano, così ordinati, e dati i remi i marinari in acqua e spiegate le vele ai venti, a lor viaggio si dirizzarono. Ed essendo non molto lontani a Capri, subito si disserrò loro un groppo addosso si nero e pericoloso, che per argomento marinaresco non possendosi a quello reparare, aduna piccola spiaggia vicina a Sorrento quasi perduti a loro mal grado andar gli convenne: dove con difficoltà non piccola tirato il legno in terra, saliti tutti e inviati alla città, quivi [p. 57 modifica]fin ch’el tempo si acconciasse dimorare deliberarono. Così tra gli altri il nostro frate Girolamo con suoi compagni al luogo de' frati Conventuali andatosene, anche frate Mariano, domenichino divenuto. con gli altri secolari ne l’albergo si collocoe. Dove cognosciuto che el turbato mare non era da presto abonazzare, si dispose il valente frate, per non perdere tempo, quivi la prima esperientia de la sua falsa reliquia dimostrare; ricordandosi massimamente ne le sue contrade avere già sentito che la detta città di Sorrento fra le altre del reame era, oltre la sua nobiltà, antiquissima, e per quello i cittadini tenere ancora di quella grossa origine de gli antichi5, e con loro potergli facilmente, non meno che in Calabria, il suo deliberato disegno riuscire. E donato di ciò occultamente avviso al suo frate Mariano, essendo la seguente matina domenica, mandò il guardiano del convento a prenunciare all’Arcivescovo, che egli con la sua benedizione intendeva fare una divota predica la seguente matina alla Chiesa Maggiore; e per tanto che il facesse intimare dentro e di fuori de la città gli supplicava, acciò che venendovi quella quantità di popolo e con tanta divotione quanto gli fosse visto sufllciente, avesse ad onore e laude di Dio loro mostrata una santa reliquia, e la più divota che in lor tempi avessero veduta. L’Arcivescovo, che lui anche era de gli antichissimi Sorrentini, donata a tutto indubbia fede, e mandata subito la excomunica non solamente per la città ma per tutto el circostante contado, che [p. 58 modifica]ognuno per la detta cagione divotamente ad udire la predica e veder la reliquia si conducesse, che per un servo di Dio al popolo sorrentino mostrar si doveva; e divolgata finalmente la novella per tutto il paese, concorse la matina in chiesa tanta gente che la metà a pena vi capea. E venuta l’ora del predicare, frate Girolamo da molti frati con le loro solite cerimonie accompagnato, montato in pergolo, e sopra le opere de la misericordia e de la santa elemosina fatta una longa diceria, quando tempo lì parve, discopertosi il capo, in tal modo a parlare incominciò: Reverendissimo Monsignore, e voi altri gentiluomini e donne, padri e madri mie in Cristo Gesù, io non dubito che abbiate avuta notizia del mio predicare in Napoli, dove la Iddio mercè e non per miei meriti e virtù, ho avuta de continuo singulare udienza; e udendo la fama dì questa vostra nobilissima città e la umanità e devotione dei cittadini, con la bellezza del paese insieme, mi deliberai più volte venire a pronunciare la parola di Dio, e godere alquanto con voi di questo vostro gratioso aere, lo quale in verità giudico esser molto conforme alla mia complessione. Venutami poi una ubbidienza del nostro Padre Vicario Generale che io dovessi andare subito in Calabria per pigliare alcuni luoghi in certe città che ne hanno chiamati, mi fu necessario torcere il cammino per andare ove mi era già ordinato. Onde, come credo sappiate, trovandomi col nostro legno in questo vostro golfo, e da contrari venti e tempestosi mari combattuto, contro ogni forza e volontà de’ marinari, arrivammo qui quasi per perduti. La quale venuta estimo non sia per [p. 59 modifica]contrarietà de’ venti causata, ma per divina operatione del mio Creatore, che ha voluto in parte al mio desiderio satisfare; e a tale clie voi anche siate partecipi di detta gratia, vi voglio mostrare per auguraento della vostra divotione una mirabile reliquia, cioè un braccio con la mano destra intiera di quello eccellente e glorioso cancelliere del redentor nostro Gesù Cristo messer san Luca evangelista, il quale il Patriarca di Costantinopoli al nostro Padre Vicario la donoe, e lui la manda per me in Calabria per la ragione predetta, imperocché in tale provincia non fu mai corpo né membro d’alcun santo. Per tanto, brigata mia, che Iddio vi benedica, ognuno con devotione se tragga il cappuccio a veder questo tesoro; che esso Iddio più per miracolo che per mia operatione di veder vi ha concesso: notificandovi in prima che io ho bolla dal nostro signore il Papa, per la quale concede grandissime indulgentie e remissioni di peccati a qualunque a detta reliquia farà qualche elemosina secondo la sua possibilitade, a tal che di quello se raduna se ne faccia un tabernacolo d’argento con alcune gioie legato, come conviensi a tanta excelsa cosa. E questo detto, cavatasi dalla manica una bolla a suo modo contrafatta, gli fu da tutti, senza altramente leggerla, donata grandissima fede: e così ciascuno s’appressava per volere la sua elemosina offerire, ancora che el potere fosse molto estremo. Frate Girolamo la sua composta favola ordinatatamente pronunciata, fattasi dare la cassetta dai suoi compagni ove era il santo braccio, e fatto alluminare di molte torce, inginocchiato, e con gran reverenza in mano tenendola, divotamente con gli [p. 60 modifica]occhi pieni di lacrime basato prima l’orlo de la cassetta ove la sua reliquia vi era, per ingannare altrui, con solennità voltatosi a li compagni una divota laude di Santo Luca pontificalmente cantarono. E veduto finalmente tutto il popolo stare ammirato, aperta la cassetta, de la quale uscì mirabile odore, rimossi i viluppi del zendado, e presa la reliquia, e discoperta la mano con un poco del braccio, così disse: Questa è quella felice e santa mano del fedelissimo secretarlo del Figliuol di Dio, questa è quella beata mano la quale non solo scrisse tante ecceilentie de la gloriosa Vergine Maria, ma anche la sua figura più volte in propria forma ritrasse. E volendo pi’ocedere a ricontar le lode di detto Santo. ecco da un canto de la chiesa frate Mariano da Saona col suo nuovo ordine domenichino e con grandissima importunità fattosi far loco, con alte voci gridando verso il suo frate Girolamo in cotal forma cominciò a parlare: O vile ribaldo, poltrone, ingannatore de Dio e de gli uomini, non hai tu vergogna a dire sì grande ed enorme bugia, che questo sia il braccio di San Luca, attento che io so del certo che el suo sacratissimo corpo è in Padoa tutto intiero? Ma questo osso marcio lo dei tu aver tratto fuori di qualche sepoltura per ingannare altrui: ma io me maraviglio grandemente di Monsignore e di questi altri venerabili padri chierici che ti doveriano lapidare come sei degno. l'Arcivescovo e tutto il popolo di tale novità non poco ammirati, le sue parole rimordendo, gli diceano che tacesse; né lui con tutto ciò del gridare si arrestava, anzi che tutta via più fervente si mostrava a persuadere il popolo die non gli credesse. Mentre che in tali termini stava [p. 61 modifica]la cosa, parendo al detto Frate Girolamo tempo di far lo pensato e tinto miracolo, mostratosi alquanto turbato, posto con la mano silenzio al popolo che continuo mormorava, e veduto brievemente ognuno attento a ciò che dir voleva, rivoltosi verso l’altare maggiore ove un’immagine del crocifisso stava, e a quello inginocchiatosi, con molte lacrime cosi prese a dire: Signore mio Gesù Cristo, redentore de la umana gente, Dio e uomo, tu che mi hai plasmato fatto a la tua immagine, e qui mi hai condotto, per li meriti del tuo gloriosissimo corpo, e per quella tua immaculata carne umana, e con amarissima passione ne redimesti, io te supplico per le mirabili stimmate che donasti al nostro serafico Francesco, che ti piaccia mostrare evidente miracolo in preseutia de questo divotissimo popolo de questo valente frate, il quale, come inimico ed emulo di nostra religione, è venuto a rimproverare la mia verità; per modo tale che se io dico la bugia, mandami subito la tua ira addosso, e fammi qui di presente morire; e se io dico la verità che questo sia il vero braccio di misser san Luca, tuo dignissimo cancelliere. Signore mio, non per vendetta, ma per chiarezza della verità, manda la tua sententia sopra di lui, per modo tale che volendo né con lingua né con mani possa dire la colpa sua. Non ebbe appena fra Girolamo la sua scongiura fornita, quando frate Mariano subito, come già preposto aveano, cominciò a torcersi tutto di mani e di piedi, e urlare forte, e balbutire con la lingua senza mandar fuori una parola, e con gli occhi travolti e bocca torta, e ogni membro attratto mostrandosi, abbandonatamente all’indrieto cascar si lascioe. Veduto il manifesto miracolo per quanti [p. 62 modifica]in chiesa dimoravano, generalmente fu in maniera per tutti gridato misericordia, che essendo tuonato appena quivi si sarebbe sentito. Fra Girolamo vedendo il popolo a suo modo adescato, per più accenderlo e fare che l'inganno fosse compito, cominciò a gridare: Laudato Iddio; silenzio brigata mia. Ed essendo per lo suo dire ognuno quietato, fatto pigliare fra Mariano lo quale per sembianti parea morto. e collocar dinanzi l'altare, così parlare incominciò: Signori gentiluomini, e donne, e voi tutti voi altri contadini, io vi prego per virtù de la santa Passione di Cristo, che ognuno se inginocchi, e divotamente si dica un paternostro a riverenza di messer san Luca, per li meriti del quale Iddio ritorni non solo questo poveretto in vita, ma li perduti membri e la mancata favella gli restituisca, a tal che la sua anima non vada in eterna perditione. Né più tosto il comandamento fatto, postosi ciascuno ad adorare, lui da l'altra banda dal pergolo sceso, e preso un coltellino, e raso un poco de l’unghia de la miracolosa mano, e postala in un bicchiere d’acqua benedetta, e aperta la bocca di fra Mariano, quel pretiosissimo liquore in gola gli gittoe, dicendo: lo ti comando in virtù del Spirito Santo che de continente ti levi su e ritorni alla pristina sanità. Fra Mariano che con grandissima difficoltà aveva insino a quella ora tenute le risa, avendo ricevuto il beverone. e air ultimo sentito il fatto, per tanto subito in pie levatosi, aperti gli occhi, tutto stordito cominciò a gridare. Gesù, Gesù. Onde veduto le brigate questo altro manifesto miracolo. ciascuno territo e stupefatto, Gesù, Gesù, similmente chiamava, e chi a sonare le campane correva, e chi basciare e toccare li [p. 63 modifica]danni del predicatore, tal che ciascuno parea si di itivoiione compunto che credea che l'ultimo e general giudizio fosse venuto. Fra Girolamo che adempir volea quello che ivi l'avea condotto, con difficoltà non piccola in sul pergolo rimontato, comandò che la reliquia innanzi l’altare fosse collocata, d’intorno a la quale tutti i suoi compagni fece assettare, chi con torce accese in mano, chi a far fare luogo attendeva, a tal che ognuno senza impedimento orare e offerire al santo braccio a suo piacere potesse. Ove oltre la molta quantità di moneta, la quale con maggior calca che fosse veduta mai da ognuno che ivi era fu offerta, vi furono tali donne da sfrenata carità assalite che di dosso si spiccavano e perle e argento e altre care gioie, e le offerivano al santo evangelista. E tutto cosi quel giorno tenutala discoperta la santa reliquia, e parendo tempo al frate di ritornarsi a casa con la già fatta preda, dato un cauto segno ai compagni, e quelli destramente avviluppato ogni cosa insieme col braccio dentro la cassetta, tutti di brigata verso il convento si avviarono. Il frate non men che santo istimato e riverito fu da l'Arcivescovo e da tutto il popolo insino a casa onorevolmente accompagnato: e fatti riducere fra Girolamo e autenticare i notabili miracoli in pubblica forma, la seguente matina veduto il tempo atto al partire, col non piccolo fatto guadagno, col suo fra Mariano e gli altri compagni nel loro legno s’imbarcarono. E con prospero vento navigando, in poclii giorni in Calabria arrivati, ivi con nuove e diverse maniere di inganni, empiutesi ben le tasche di monete, e traversata ultimamente dentro e fuori la Italia, e col favore del miracoloso braccio di loro [p. 64 modifica]innumerabili inganni ricchissimi, a Spoleto se ne ritornarono. Dove parendo a loro stare in sul securo, Fra Girolamo per mezzo d’un signor Cardinale comperatosi un vescovato non per simonia, ma secondo lor nova intelligenza, per procuratione, e quivi insieme col suo fra Mariano poltroneggiando, fin che vissero bel tempo si donarono.


MASUCCIO.


Dimostrato ne ha in parte la passata novella con quanta arte i fraudolenti e rapacissimi lupi si studiano le nostre facultà usurparne, senza che alcuno umano provedimento fosse bastante a reparare. E quel che peggio in nostro dispregio adoperano de continuo si è, che predicando dannano e redarguiscono r avaritia non solo per peccato mortale, ma come irremisibile vitio di eresia; e da l'altra parte manifestamente vedemo l'avaritia non solo universalmente a tutti li religiósi essere innata passione. ma come benevola amica e sorella di ognuno di loro, non altramente seguirla et abbracciarla che se per espresso precetto di ubbidienza de le loro regole decreto e ordinato fosse. E se appresso lo fine di detta novella ho detto che il nostro Fra Girolamo comperasse il vescovato, e che la simonia abbia cambiato nome, niuno se ne dee maravigliare, attento che a ciascuno manifesto può essere, che persona alcuna per virtuosa che sia, né per avere negli studii o nel seguire la Romana Corte gli anni e le facultà consumate, non possa mai pervenire ad alcun grado di prelatura se non col favore del maestro della Zecca, [p. 65 modifica]e quella6 conviensela comprare all'incanto, come si fa dei cavalli in fiera, oltre le subornazion dei doni e pattuiti danari che si fanno non solo a coloro che il favoriscono ma ad altri che de dargli noia desistono; né fie maraviglia se di questo nasce che la usurpazione sia chiamata dovuta pensione. Potremo adunque da ciò cavare argomento, che e frati e preti e monaci hanno con novo idioma trovata strana lingua; imperocché a tutti gli scelestissimi vizi appropriano il suo nome con qualche notevole parola de la Scrittura Sacra; e così mangiando alle spese del crocefisso e poltroneggiando, anzi pure a le nostre, si fanno beffe di Dio e degli uomini. E quando a lo più execrabile peccato che in obbrobrio de Dio e della natura commetter si possa sopra la terra dicono lo segreto dell’ordine, e senza resparagno temore o vergogna lo adoprano, ciascuno può pensare che faranno degli altri che non sono di tanta orribilità. Io volendo più oltre dire di quello che pubblico ed occulto sento de’ fatti loro, son tirato dal volere le incominciate novelle seguire; del che producerò a tal mio processo un altro approvato testimonio, e in la seguente novella quinta mostrerò come un ribaldo prete, oltre il cantare del gaudeamus, e per incarnati Verbi misterium, e veni Sponsa Christi e altre enormità, chiamava la sua spada nel suo corso salvum me fac e anche trasformando il nome al suo naturale dicea voler ponere il Papa a Roma e cavare il Turco da Costantinopoli.

Note

  1. Antonello Petrucci,detto anche Antonello di Aversa, nacque in Teano in umile condizione, allevato in Aversa fu conosciuto e protetto dall’Olzina, diventò segretario di re Ferdinando I, acquistò grandi ricchezze, fece i suoi figliuoli l’uno Conte di Carinola, l’atro Conte di Policastro. Con essi prese parte a la Congiura dei Baroni, ed ebbe mozzo il capo in Castel nuovo nel 1487. V. Porzio, Congiura dei Baroni. Nell’edizioni posteriori questa novella è dedicata «Al Magnifico Messer Fabiano Rosello gentiluomo di Bari, reale unico e fido segretario». Di costui non ho trovato alcuna notizia nelle memoine di quel tempo.
  2. Masuccio segretario del Principe di Salerno chiama suo maggiore il Petrucci segretario del Re.
  3. Questa è la regina Giovanna II; ed egli non la nomina per dispregio. Ed io credo che costei pei suoi vizi e per i mali che cagionò al regno fece nascere in Masuccio quel sentimento di dispregio per le donne che ora ci pare villano, e allora era scusabile. E mi pare ancora che molte donne lascive da lui dipinte sieno ritratti di Giovanna.
  4. Mantioti, Amantioti, quei d'Amantea
  5. Masuccio scherza con quei di Sorrento, donde si originava la sua famiglia.
  6. prelatura.