gnuno per la detta cagione divotamente ad udire la predica e veder la reliquia si conducesse, che per un servo di Dio al popolo sorrentino mostrar si doveva; e divolgata finalmente la novella per tutto il paese, concorse la matina in chiesa tanta gente che la metà a pena vi capea. E venuta l’ora del predicare, frate Girolamo da molti frati con le loro solite cerimonie accompagnato, montato in pergolo, e sopra le opere de la misericordia e de la santa elemosina fatta una longa diceria, quando tempo lì parve, discopertosi il capo, in tal modo a parlare incominciò:
Reverendissimo Monsignore, e voi altri gentiluomini e donne, padri e madri mie in Cristo Gesù, io non dubito che abbiate avuta notizia del mio predicare in Napoli, dove la Iddio mercè e non per miei meriti e virtù, ho avuta de continuo singulare udienza; e udendo la fama dì questa vostra nobilissima città e la umanità e devotione dei cittadini, con la bellezza del paese insieme, mi deliberai più volte venire a pronunciare la parola di Dio, e godere alquanto con voi di questo vostro gratioso aere, lo quale in verità giudico esser molto conforme alla mia complessione. Venutami poi una ubbidienza del nostro Padre Vicario Generale che io dovessi andare subito in Calabria per pigliare alcuni luoghi in certe città che ne hanno chiamati, mi fu necessario torcere il cammino per andare ove mi era già ordinato. Onde, come credo sappiate, trovandomi col nostro legno in questo vostro golfo, e da contrari venti e tempestosi mari combattuto, contro ogni forza e volontà de’ marinari, arrivammo qui quasi per perduti. La quale venuta estimo non sia per