I monumenti e le opere d'arte della città di Benevento/Dei Santi Quaranta/Descrizione dell'edifizio

2. Descrizione dell’edifizio

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Dei Santi Quaranta - Sito dell'edifizio ed etimologia Dei Santi Quaranta - Destinazione dell'edifizio
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2. descrizione dell’edifizio


Oggi non resta in piedi che una frazione di tutto l’edifizio, il quale principiava dal Palazzo Pacca, ed estendevasi per oltre mezzo chilometro da sud-est a nord-ovest lungo la via Latina. Questa non è una mia congettura: gli avanzi dell’antica mole si dirigono evidentemente tanto verso la città, per di sotto la rampa della Cupa dei Santi Quaranta, giustificando il rilevato dell’orto murato del Sig. Marzio Pacca e la rampa tra quest’orto e quel palazzo, quanto verso Cellarulo per parecchie centinaia di metri. Ecco il calcolo delle parziali distanze da me misurate:

1.° dal palazzo dei Signori Pacca al muro del loro orto m. 14.55
2° lungo tutto il muro occidentale di questo » 112.70
3.° attraverso la Cupa dei Santi Quaranta » 3.10
4.° da questa via alla porta attuale di questo edifizio » 15.60
5.° lungo tutto il corridoio principale superstite, compresi gli spessori dei due muri moderni di fondo » 60,00
6.° dal termine di questo corridoio al cantone occidentale della casa colonica del Sig. Gaetano Pellegrini » 232.00
7.° da tale cantone alla via pubblica detta Cupa di Malo Pertuso » 45.00
8.° attraverso questa via » 7.40
9.° sino ai ruderi che scorgonsi nel fondo rustico dei fratelli Alessio e Gioacchino De Cristofaro » 55.70
Totale m. 546.05

Vedremo in appresso quanta importanza abbia questo elemento della lunghezza dell’edifizio sulle indagini della sua destinazione.

Il fronte di tutto l’edifizio verso occidente non serbava un allineamento geometrico esatto, ma faceva una curva, con la [p. 310 modifica]concavità rivolta a occidente, segno piuttosto delle aggiunzioni e modifiche apportatevi di mano in mano, che del bisogno o di errori della primitiva costruzione. La orientazione precisa di quel fronte è la già detta, da sud-est a nord-ovest; di maniera che quella che per brevità chiamo facciata occidentale più propriamente guarda il sud-ovest.

Ma la porzione degli avanzi la quale ci interesserà si è quella segnata al numero 5.° delle sudette distanze progressive. La veduta prospettica esterna di essa vedesi nella tavola XLII, dove appariscono la facciata occidentale con le sue finestre, il piano sottoposto di campagna, poco più depresso dell’antico, gli orti soprapposti alle volte dei superstiti corridoi. Di questi rendono ragione completa la icnografia nella tavola XLIV e la veduta prospettica interna nella tavola XLIII. I particolari della struttura murale interna ed esterna si desumono dalle tre figure della tavola XLV.

Come rilevasi dalla icnografia (tav. XLIV), la porzione superstite consta di un corridoio longitudinale ABC e di due altri corridoi normali al primo, l’uno E a fondo chiuso, l’altro D con uscita. Ma oltre a questi, i quali sono più appariscenti, essendo liberi di interrimenti, altri corridoi dovevano esistere: così è molto evidente che sieno esistiti i due corridoi F e G paralleli al corridoio longitudinale, ed un altro parallelamente al corridoio F; il quale ultimo argomentasi, come vedremo meglio in proseguo, dall’avanzo del muro s alle spalle del muro orientale del corridoio D.

Per meglio intendere ogni parte, bisognerà procedere a grado a grado nella descrizione e nella disamina; e così faremo.

Sebbene ora sieno tronchi i muri longitudinali del corridoio ABC, si desume che questo doveva esser lungo quanto tutto l’edifizio; la muratura che oggi lo chiude ai due estremi è moderna. Il muro occidentale ad (tav. XLIV) elevasi sopra di un masso di muratura a getto, la quale fa da platea generale, e sporge fuori della muraglia per oltre m. 0.30 (tav. XLV, fig. 1.a, lettere t, u, x, v; fig. 2.a, lettera r; fig. 3.a, lettere n, a). Tale masso anticamente sottostava al piano di campagna, ma con la coltura del terreno adiacente, attraverso i varii secoli di abbandono del monumento, non solo restò scoverto esso ma ben anche la [p. 311 modifica]

Tav. XLII.


Facciata occidentale dei Santi Quaranta

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puddinga rocciosa al disotto del piano di fondazione (fig. 2.a per l’altezza rs, fig. 3.a superficie lettere n, o, c, a).

A questo punto è mestiere osservare che il muro ad (Tav. XLIV) presenta tre epoche distinte nelle tre porzioni, per ordine di data, bc, ab, cd; le quali ho rappresentate tutte e tre nella tavola XLV, le due prime con la fig. 3.a, lettere A e B, l’ultima con la figura 1.a. La porzione di muro che io stimo più antica, ed è molto più danneggiata delle altre, tanto che all’esterno vien sorretta da un vecchio pilasttone (Tav. XLIV; lettera v) di muratura moderna di materiali misti, si eleva sul masso di platea di sopra descritto a zone alternate di muratura pseudo-reticolata e di laterizii con riempimento ad emplecton. Le fasce dei laterizii sono costituite della grossezza di tre mattoni, eccettuata quella a livello delle finestre, la quale è formata di sei (Tav. XLV, fig. 3.a, lettere kl).

Le diverse età delle tre notate porzioni della sudetta muraglia non sono fatte palesi esclusivamente da una certa differenza di conservazione, ma ben anche da altri particolari. Innanzi tutto è considerevole il fatto che le finestre che in essa si aprono hanno diversa forma, diverse dimensioni, e sono situate differentemente nelle tre distinte porzioni. Di fatti le tre finestre 2 (tav. XLIV) della porzione più antica sono semicircolari (tav. XLV, fig. 3.a lettera h) di raggio m. 0.66, e sono divise da un pilastro largo m. 3.75; l’unica finestra 1 (tav. XLIV), oltre il semicerchio, del diametro di m. 1.47, ha la parte rettangolare (tav. XLV, fig. 3.a lettera g) alta m. 1.00; non si sa di quanto erano distanti tra di loro le altre finestre di questa porzione, perchè mancano; e finalmente le sei finestre 3 (tav. XLIV) della porzione meno antica hanno la larghezza delle finestre 2 e la parte rettangolare alta m. 1.26 (tav. XLV. fig. 1.a lettera i e fig. 2.a). Inoltre è a notare che, mentre il semicerchio di quest’ultime imposta sulla stessa fascia di laterizii delle prime, quello della seconda finestra imposta un metro al di sopra, come bene rilevasi dalle fig. 1.a e 3.a della tav. XLV. Ma può stimarsi però che questo partito sia stato consigliato piuttosto dalla salita dei corridoio longitudinale della campagna verso la città attuale. Di più gli archi delle finestre della porzione più recente sono strombati dal di [p. 314 modifica]fuori al di dentro, mentre quello della finestra unica g (tav. XLV, fig. 3.a) non ha strombatura. In quelle della sezione più antica nulla più si ravvisa a causa del deterioramento della muratura. Però tanto le finestre dell’arco strombato che l’unica finestra 1 (tav. XLIV) hanno gli stipiti diritti dal di fuori al di dentro senza nè strombatura nè schiancio; e quindi sono di eguale larghezza sì di fuori che di dentro, come vedesi rappresentato in pianta (tav. XLIV). Accosto la porzione ab, quella bc aveva la cantonata di mattoni (tav. XLIV), e, ciò che più monta, per tutta la grossezza del muro. La qual cosa, congiunta all’altra, che il pilastro tra il punto b e la prima finestra è di m. 4.64, mentre i pilastri intermedii tra le finestre 2 sono di m. 3.75, fa pensare che dal punto b poteva aver principio l’edifizio nell’epoca più antica, ed estendersi verso Cellarulo nella direzione bc. Arrogi che l’ultimo pilastro di questa sezione accosto quella meno antica è appena di m. 0.94, e non ha cantonata di mattoni come il primo; cosicchè se ne può desumere che esso non sia intero, ma sia stato tagliato allorchè gli fu innestata la muratura cd.

Questa porzione più antica di muraglia bc all’imposta delle finestre 2 ha minore grossezza di quanta ne abbia la muraglia ab; ma però la prima ha le riseghe, per cui alla base ra (tav. XLV, fig. 3.a) va a mettersi a pari col fronte della seconda, il quale si eleva a piombo senza alcuna risega.

La porzione di muraglia cd (tav. XLIV), tranne il tipo differente delle finestre, fu modellata sulla porzione più antica bc. E di vero, portando un esame sulla tav. XLV, scorgesi subito che non solo il tipo del fronte sia identico (fig. 1.a), ma ben anche vi sieno stati conservati i corsi di mattoni di eguale grossezza e alla medesima altezza di quelli del fronte A della fig. 3.a; e che di più, come in questo, il muro presenti le riseghe interne ed esterne (fig. 2.a, sezione trasversale).

Per contrario, e non vi occorre molto a discernerlo, è affatto diverso il tipo del fronte B della fig. 3.a: i corsi di mattoni stanno a diversa altezza di quella delle altre due porzioni esaminate, e son costituiti tutti di sei mattoni, invece che di tre. Di più la parete pseudo-reticolata, con i corsi alternati di mattoni, non sorge sopra un semplice masso o platea sporgente, di poca grossezza [p. 315 modifica]

Tav. XLIII.


Veduta interna de I Santi Quaranta

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verticale (come vedesi nella fig. 2.a tav. XLV, lettera r) ma su un proprio muro, in a piombo, a c d b. È notevole osservare qui un particolare, sul quale dovremo tornare, che cioè il reticolato della muraglia B (fig. 3.a tav. XLV) non poggi orizzontalmente sul muro sottostante di fondazione innanzi descritto, ma secondo l’inclinata ab, con salita verso la città. Sulla faccia esterna di quest’ultima porzione di muraglia sono notevoli ancora alcuni fori, disposti con un certo ordine e rivestiti di un tubo di argilla; i quali stimo sieno dei buchi di impalcati, fatti durante la costruzione per immettervi i travicelli, a cagione che, essendo il muro costituito di materiali minuti, il foro sarebbesi ostruito col sopraccarico.

Da tutto l’esame fatto apparisce chiaro il mio concetto, che la muraglia abcd (tav. XLIV) non sia stata costruita tutta in un’epoca sola, ma sia stata estesa e restaurata in tre epoche differenti, e che alla prima epoca appartenga la porzione di mezzo. Questa, avendo i due pilastri estremi di varia dimensione, e l’uno, il più grosso, con la cantonata di laterizii, e l’altro troncato da linea incerta, avendo le finestre meno comode, perchè costituite del solo semicircolo, e addimostrando maggiore vetustà apparente, a parer mio doveva preesistere alle altre due.

Avendo già accennato alla sezione trasversale (tav. XLV, fig. 2.a) del corridoio longitudinale, ricavata con taglio normale alla muraglia meno antica, intratteniamoci un momento ancora intorno ad essa. Come scorgesi chiaramente dalla figura, la muraglia a valle poggia sul masso r di sopra descritto. Su di esso elevasi da prima una fascia di sei mattoni, alla quale si sovrappongono un corso di opera pseudo-reticolata, quindi una seconda fascia di tre mattoni, indi un secondo corso pseudo-reticolato e finalmente una terza fascia di mattoni, formanti tutti un pilastro grosso m. 1.78, alto m. 2.30. Su di esso elevasi con due riseghe, una interna e l’altra esterna, un secondo pilastro, grosso m. 1.53, alto m. 1.75, costituito dal basso all’alto successivamente di una fascia reticolata, di una seconda di mattoni, di una terza reticolata e di una quarta di mattoni. E da ultimo con due simili riseghe elevasi il terzo pilastro, grosso m. 1.26, ed alto fino all’estradosso della volta interna. Questo pilastro è decorato pure, [p. 318 modifica]avvicendatamente, di fasce di reticolato e di laterizii; e quella di queste ultime la quale capita all’imposta dell’arco delle finestre per eccezione è formata di sei filari di mattoni. La stessa disposizione di fasce alternate notasi nell’interno del corridoio longitudinale.

Le finestre hanno l’archivolto di laterizii per tutta la grossezza del muro, una mostra di leterizii dentata sulle facce esterna ed interna, ed il rivestimento di laterizii nell’interno della luce, secondo ben vedesi nelle figure 1.a e 2.a della tav. XLV.

Pria di procedere oltre, fa mestieri osservare che l’opera reticolata è formata di ciottoli spaccati, disposti con la superficie di spacco verticale, e con un certo ordine da dar sembianze di opera reticolata; ma vi sono però dei siti, più verso Cellarulo, dove, in alto della muraglia, il reticolato è quasi perfetto. I filari di laterizii poi o son formati di mattoni, di lato esterno m. 0.42 quando sono triangolari, e 0.31 negli altri casi, o di tegole di m. 0.56 × 0.47. In quest’ultimo caso i corsi son costituiti dalla grossezza di due sole tegole.

Come apparisce dalla sezione trasversale (tav. XLV fig. 2.a) e dalla veduta interna dell’edifizio (tav. XLIII), gli archi delle finestre e la volta del corridoio longitudinale impostano sulla stessa linea; cosicchè quelle si aprono addirittura nel fianco della volta. Questa, che gira di tutto sesto, ha il diametro di m. 3.25, ed è a getto, formato di pezzi di tufo trachitico e malta di rapillo vulcanico. Il muro interno gh, il quale è coevo del muro cd, ha (tav. XLIV) pure il paramento visto di struttura pseudo-reticolata con strati alternati di laterizii, ed ha due riseghe a livello delle corrispondenti della muraglia esterna (tav. XLV, fig. 2.a). Esso è meno grosso dell’altro, e non scende a livello del piano di fondazione della muraglia esterna, a cagione che la roccia puddinga sulla quale poggiano va salendo dal versante del Sabato verso quello del Calore. Cosicchè nel lato opposto, verso nord-est, l’edifizio doveva essere meno alto, come in seguito vedremo meglio. La grossezza del muro sudetto interno gh (tav. XLIV) è di m. 0.67, ma aumenta due volte, per effetto delle due riseghe, sino al di sotto del livello pq (tav. XLV, fig. 2.a).

Questo edifizio ha subito variazioni e restauri non solamente al di fuori, ma ben anche al di dentro, come farò man mano [p. 319 modifica]osservare. Il muro gf (Tav. XLIV), che un tempo doveva seguir la linea qr, parallela al muro bc, ora invece è piantato di sbieco, e va restringendo il corridoio da q verso f. Fu tagliato verso q e ringrossato verso r, sia nella parete rq che in quella sn dell’altro corridoio. Difatti in questi due ultimi siti al di sotto del paramento di mattoni, opera meno antica, esiste l’antico paramento pseudo-reticolato, uniforme a quello del restante edifizio. Parrebbe che tale ringrosso, che è di mattoni, fosse servito ad accrescere la solidità del muro qr e del muro rm; anzi su quest’ultima parete, nell’intervalio sl, il ringrosso è molto maggiore. Ambedue le pareti longitudinali del corridoio D al presente hanno il rivestimento di mattoni che non avevano prima; però non resta giustificato il taglio o mancanza di grossezza verso q.

Giacchè siamo in questo corridoio, occorrerà fermarvisi alcun poco. Dissi che da esso dovevano partire altri due corridoi, F e G; e di fatti in questo punto la volta a botte che covre il corridoio D presenta due lunette, corrispondenti proprio alla sua intersezione con le due volte a botte dei due corridoi aboliti. I loro ingressi i e k vedonsi murati, il primo con muratura moderna, il secondo con muratura di laterizii; ma si l’una che l’altra non s’innestano con quella antica dell’edifizio.

Nel punto y della volta a botte del corridoio D s’incontrano due altre piccole lunette, corrispondenti a due finestre che si aprivano nella volta stessa, e davano luce, sebbene scarsa, al corridoio. Lungo la linea lnm, presso la parete, esiste un poggio tutto di mattoni della larghezza di m. 0.30, È alto, presso la parete attuale di fondo nx, m. 1.30 dal piano di risega del muro, piano che io stimo sia stato quello del pavimento di questo corridoio. Questa mia ipotesi fondasi sul fatto che al di sotto di tale risega esiste un masso di muratura a getto, senza alcun paramento visto, dell’altezza di m. 0.90, il quale masso poggia sulla solita puddinga naturale. L’imposta della volta trovasi in questo punto appena m. 0.75 al di sopra del poggio sudetto. Di maniera che tutta l’altezza del corridoio, avendo la volta il raggio di m. 1.50, sarebbe stata in origine, presso alla parete di fondo nx, di m. 3.55. Ma siccome il corridoio D scendeva verso quello longitudinale ABC, si ha ancora un’altro argomento per provare che [p. 320 modifica]l’edifizio era meno alto a nord-est che a sud-ovest, cioè meno alto verso la via Latina che di contro lo sbocco dell’Appia. Il poggio lm svoltava pure lungo la linea lp nell’abolito corridoio F, come apparisce manifesto della rivolta l, la quale addentrasi nella muratura i che ora chiude l’entrata di quel corridoio. La muratura a getto sottoposta al paramento di mattoni della parete longitudinale gx del corridoio D scende più bassa che quella della parete opposta ora esaminata.

Il fondo nx del corridoio D ora vedesi a prima giunta murato da muratura moderna di pietrame calcareo; ma, esaminando questa accuratamente, scorgesi che sia in parte superficiale, e che al di dietro esista intatto il pilastro antico xo di mattoni. Questo pilastro fa conoscere che tra esso e la parete di contro esisteva il passaggio mo, il quale faceva comunicare l’edifizio con altri anditi o corridoi.

Sotto la muratura che chiude questo passaggio a livello della risega di sopra accennata, e per conseguenza sotto la soglia del vano mo, esiste il canaletto mn, diretto con rapido pendio da m verso n, cioè verso l’interno del corridoio D. Un altro canale più grande, tu, esiste sotto la parete fu. Esso sta assai più basso dell’altro, essendo scavato nella puddinga sottoposta al piano di fondazione della sudetta parete; ed è diretto in senso normale al primo, ma pure con pendio verso il corridoio D. Ha i muretti laterali di mattoni, ed è coverto di regole di argilla.

Alle spalle del muro fm esiste, come dissi, un altro pezzo di muro s di mattoni, il quale dimostra che l’edifizio si estendeva anche di là. Tenendo presente la distanza del pezzo di muro s al corridoio F, quella da questo al corridoio B, l’altra tra i corridoi D ed E, e il rapporto tra la larghezza e la lunghezza di essi (quello D è lungo quattro volte la lunghezza e quello E tre volte), ho considerato che probabilmente altri corridoi intermedii sieno potuti esistere. Così parmi che sieno esistiti: un corridoio accosto quello E ed a questo parallelo, due corridoi tra s ed F, paralleli a quest’ultimo, ed un altro, pure parallelo a questo, tra F e B; e tutti con ingressi avvicendati, cioè ora da un verso ed ora dall’altro. Presso il detto pezzo di muro s, dove riuscii a penetrare per un foro che trovai aperto nella parete fm, esistono [p. 321 modifica]altri rottami di muro ed un grosso masso parallelepipedo di tufo trachitico, di m. 0.65 × 0.44 × 0.60; su di una faccia del quale è incisa la lettera E, alta m. 0.155, larga m. 0.140.

Ora passiamo ad esaminare il corridoio E; il quale, come dissi, è chiuso per tre lati, ed aperto soltanto verso il corridoio ABC. I pilastri che vedonsi tratteggiati, e che ne restringono l’antica ampiezza, furono aggiunti nell’epoca longobarda, per sostenere gli archi di rinforzo della volta antica, allorquando vi fu edificata al di sopra la chiesa dei Santi Quaranta1. Che questi pilastri e gli archi sieno di epoca Longobarda parmi quasi sicuro, avendo essi la stessa struttura di altri simili che io ho riconosciuti in altri antichi edifizii di questa città della stessa epoca. La muratura dei pilastri dell’epoca longobarda è formata sempre di materiali presi dagli edifizii preesistenti, e quella degli archi ha un carattere spiccatissimo, perchè è costituita di cunei di tufo, più ampii nel fronte che nella rientranza, alternati con due o tre filari di mattoni. A prima giunta la muratura longobarda apparisce di bella struttura, ma tanto i pilastri che gli archi di quell’epoca hanno solidità più apparente che reale, per difetto sia della malta, sia dei cunei di tufo, i quali trovansi messi in opera con la faccia più ampia verticale. E devesi ascrivere a questi difetti la rovina di quasi tutti gli edifizii di quel periodo. La muratura nei fondati del corridoio E e quella che gira alle spalle dei pilastri longobardi è di opera romana pseudo-reticolata.

Nel primo fondato della parete destra, entrando in questo corridoio, scorgesi ancora una porta, aperta posteriormente alla primitiva costruzione, per la quale forse scendevasi dalla chiesa nel carnaio2. Di fianco all’ingresso in questo corridoio, a sinistra di chi entra, vedesi il pilastro di mattoni e, il quale, sebbene aggiunto posteriormente, è certo di epoca romana. Esso corrisponde esattamente, come vedesi, al pilastro b del muro esterno ab, o meglio alla porzione di muro esterno, il quale io dissi essere stato aggiunto nella seconda epoca dell’edifizio. Ciò prova ancora più che questo non sia tutto della stessa epoca, o per lo meno sia [p. 322 modifica]stato restaurato in vari tempi. È importante pure far notare che il muro interno gh è perfettamente coevo del muro esterno cd. Le varie murature delle differenti epoche vedonsi segnate esattamente nella tavola XLIV; per conseguenza intorno a ciò non mi estenderò più di vantaggio.

Un altro particolare pure interessante, che poi dovremo tener presente nelle indagini che faremo sulla destinazione primiera di questo edifizio, si è che i muri interni non hanno finestre, nè presentano affatto tracce di averne avute; soltanto, come vedemmo, nella volta del corridoio D esistevano due finestre, le cui lunette incontravansi con i loro vertici in y (Tav. XLIV).

Non ometto che per un momento pensai pure che la parte più antica dell’edilizio fosse quella più prossima alla città, (ab in pianta Tav. XLIV e B in alzato Tav. XLV, fig 3.a) alla quale sarebbe corrisposto esattamente di rincontro il corridoio della medesima epoca, facendomelo supporre principalmente il genere di muratura interna del pezzo di muraglia sudetto, di scardoni di tufo trachitico, molto simigliante a quello delle sostruzioni del ponte Lebbroso3 e di altre opere da me ritenute le più antiche, e poi anche la maggiore diversità di tipo tra questa porzione e le altre due. Se non che me ne dissuasero non solamente il deterioramento maggiore della porzione mediana bc (Tav. XLIV), ma ben anche il tipo delle sue finestre, appena semicircolari, capaci di far passare più poca luce e meno aria. Il quale tipo può ammettersi piuttosto in uno edifizio del primo tempo che del secondo, nel quale la riflessione e l’esperienza son consigliere di maggiori perfezioni d’arte. Nulla posso dire se questo edifizio abbia avuto un altro piano al di sopra di quello che ci avanza.

Accennai che il paramento visto della porzione di muraglia B (Tav. XLV, fig. 3.a) poggia su di una linea inclinata ab, con salita verso la città attuale; questo è un fatto di grande rilievo, perchè dimostra che una via passava di là dinanzi l’edifizio. Essa riusciva parallela alla Latina, la quale, secondo vedemmo4, dal ponte Fratto, per Cellarulo, per disotto i muri del nuovo tempio [p. 323 modifica]

Tav. XLIV


Icnografia de I Santi Quaranta

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della Madonna delle Grazie, in linea retta menava verso porta S. Lorenzo. Di guisa che questo edifizio restava tra le sudette due vie, la seconda delle quali aveva un livello di molto superiore a quello della prima. Per la qual cosa, come vedemmo, dall’entrata sulla via Latina si scendeva verso il corridoio ABC (Tav. XLIV). Se si praticasse uno scavo tra il nuovo tempio della Madonna e il corridoio D (Tav. XLIV), si appurerebbero molti altri particolari importanti.

È utile far rilevare che il corridoio ABC (Tav. XLIV) andava salendo da C verso A, siccome argomentasi da varie tracce esistenti nello interno; ma non potrei dire a qual piano si fosse trovato il pavimento; per la quale indagine occorrerebbero altri scavi. Però stimo che esso sia esistito non molto al disotto delle riseghe p e q (Tav. XLV, fig. 1.a).

Note

  1. Vedi a pag. 308 di quest’opera.
  2.  id. id.
  3. Vedi a pag. 283 di quest’opera.
  4. Pag. 250.