Gynevera de le clare donne/8. De Catherina Vesconte Duchessa prima de Milano

8. De Catherina Vesconte Duchessa prima de Milano

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8. De Catherina Vesconte Duchessa prima de Milano
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8. De Catherina Vesconte
Duchessa prima de Milano.

Essendo morto al magnanimo Joanne Galiazo Vesconte primo duca de Milano Elysabeth sua consorte, figliola del re di Boemia, et non havendone habiuto figlioli, se non una femina molto valorosa nominata Valentina, che fu moglie de Loysi duca de Orliens fratello di Carolo re di Franza cum ducati quattrocento milia de dota et del stato de la cità de Asti, se copulò cum Caterina figliola illustre de Bernabò Vesconte sua consobrina, de la quale Hebbe dui figlioli: l’uno fu Joanne Maria, et l’altro Philippo Maria. Morto che fu il marito Joanne Galiazo, subito le perniciosissime factione de’ Guelfi, et de’ Ghibilini se inovarono, le [p. 72 modifica]quale già per ducendo anni erano per Italia vagate, in forma che tutte le cità haveano cum effusione de sangue a l’arme concitate. Ugolino Cavalcabove, opresso li Ghibilini, tolse in se il dominio di Cremona; Octo terzo, morto li Russi nobilissimi et potenti parmesani, obtenne la cità de Parma; li Suardi, Pergamo; li Rosconi, Como; li Vignantesi, Lodi, Vercelli et Alexandria cum molte sue regioni et castelle. Et Pino Ordolapho da Galiazo da Furlì ritornò in la patria signore. Similmente Faventia nel pristino suo stato retornò, che da li conti de Como era stata opressa da dura bataglia. Facin Cane nobilissimo duca de armati, e Guilielmo de la Scala, caciato de lo imperio de Verona, et Carolo Vesconte figliolo de Bernabove, pigliando speranza ritornare ne li loro dominii, solicitarono tutti li nobili populi et altri principi a la presente rebellione. Tutta Italia fu piena de ter[p. 73 modifica]rore, incendii, direptione et morte, come dimostrò il cielo per la cometa ne l’anno che ’l duca Joanne Galiazo moritte. Questa italica discensione intendendo Carolo christianissimo Re di Franza, prese speranza havere lo imperio de Italia. Subito cum grande exercito mandò Bucichalo, suo strenuo cavalliero, perito molto ne l’armi, a la cità de Ienua (la quale era anchora tumultuosa per essere morto alhora il Duce Antoniotto Adorno terzo) et ebbe Ienua. Di poi non perdendo tempo in la principiata victoria, prese Terdona cità nobile già colonia de’ Romani; et tuttavia se ingegnava sequire la victoria per consequire il ducato de Milano. Questo vedendo la duchessa Catherina, che era donna de grande animo, ingegno et industria, non se spaventò, ma invocando prima il divino auxilio, abraciò cum singular modestia li suo citadini, et Baroni; a li quali, per conservarli in la fede de lei et de’ figlioli, in [p. 74 modifica]conservatione del ducal stato et a loro beneficio et salute, in questa forma mosse le sue parole:

«Chari citadini mei: l’è morto la Excellentia del mio marito, signore vostro. Quanto fusti de lui amatissimi, credo per molti effecti et experienza el sapiate. La cui morte certo me sarebbe de magior dolore, se non cognoscesse me et mei figlioli amati da voi. Voi vedete che tutto il mondo è sotto l’arme per queste maledecte seditioni, le quale hano provocato l’alteza del Re di Franza ad subiugarne tutti. Lui ha già preso Jenua et Terdona cità nostra, che fia precipuo fondamento de intiera victoria de suoi pensieri, se noi non faciamo provedimento. Io sono pur femina cum quisti duo figlioli non grandi; bisogna la vostra fede, le forze et facultate a la conservatione de questo stato, che è proprio vostro, havendo voi per longo tempo habiuto per signore la famiglia [p. 75 modifica]de’ Vesconti. Sarebbe pur male quilli mutasti senza peccato per externa natione. Voi sapeti quello haveti; pregovi duncha vogliati stare constanti, forti et animosi, che infine ad voi stessi sareti. Di che pare a me che se convochi tutti li potentati amici et populi prestanti ad suprimere la superbia de quisti Galli, altrimenti saremo expulsi, non solo del stato, ma de le proprie case, et in servituto posti.»

Questi citadini, havendo audito le persuasive parole piene de affectione, diventarono teneri verso lei, et cum amore et animo grande resposeno volere fare ciò, che ella desiderava fin ad expore la robba, li figlioli et la propria vita in salute del suo stato. Così insieme consigliandosi convocarono li valorosi Principi che erano inimici, et insieme se confederarono cum la Duchessa, la quale venendo anchora in suo adiuto el gagliardo Francesco da Gonzagha fe[p. 76 modifica]ceno florido exercito, pigliando indubitata speranza reaquistare li perduti stati de questa Duchessa, et caciare de Italia el superbo cavaliero Bucichalo, il quale cum gesti et parole contumeliose disprezava il nome et gl’homini latini. Radunati dunque quisti Italici principi cum ordinate squadre de cavalieri armati a la opugnatione de le superbe forze de Bucichalo, reaquistarono la terduta cità de Terdona, già per Facin Cane reconciliato a la Duchessa. Galiazo de Gonzagha, che era homo picolissimo, ma forte, gagliardo et de animo praestantissimo, et generoso non potendo suffrire la contumelia et superbia de questo Bucichalo, il rechedette a corpo a corpo de bataglia. Bucicalo, intendendo questo invito, ne fece derisione assai, perchè lui era grande in forma, che Galiazo Gonzagha li agiungeva a l’imbilico.

In fine Bucicaldo fu provocato a la bataglia, et combatendo fu getato [p. 77 modifica]a terra del cavallo dal valoroso Galiazo Gonzaga, il quale l’haverebbe senza dubio de vita finito, se li proceri overo baroni de esso Bucichaldo non l’avesseno retrato. Vedendosi Bucichaldo superato da sì picolo homo presso lui, hebbe tanto sdegno et vergogna, che mai più volse portare arme, et tornosse in Franza; et doppo questa victoria la Duchessa reaquistò tutti gli altri stati perduti. Lei se governò sempre cum grande prudentia et discretione. Fu pietosa, fu casta, fu liberale sì nel spirituale come nel temporale, et observatrice de justitia, la quale da lei fu mai d’avaritia violata, ma bene alcuna volta per clementia temperava discretamente la justitia. Doctrinava li suoi populi al virtuoso vivere. Ringratiava Dio che l’havea facta madonna de tanto stato et de tanti populi. Queste virtute la faceano molto amare et reverire, et più lei, che li figliuoli, et specialmente Joanne Maria, secundo3 [p. 78 modifica]Duca de Milano, il quale era de una detestabile condictione de natura colpabile in tutte le generatione de mali. Facea morire li homini senza casone, dava li homini per piacere a lacerare et mangiare a cani usati al cibo de l’humana carne. Questo prophano et crudelissimo costume cruciava infinitamente la madre Duchessa, la quale reprendendolo cum le lacryme a gli occhij non facesse simile cose che a li veri principi non convenia, ma che desse a la pace, a le bataglie et a li edificij, come il padre fece, che fabricato havea il castello de Pavia et la Certosa mirabilissimo monastero cum richa dota, et altri hedificij, li suoi pensieri, non a lasivie, non a cose bestiale, ma ad cose de gloria, erano in forma, se morte non havesse presto quilli interotti, haveria consequito lo imperio de Italia, et che santa cosa erano li stati et li regni, quando sanctamente fusseno adoperati, li quali faceano li [p. 79 modifica]principi per iustitia degni del stato del cielo. Volesse dunque lui sequire li paterni exempli, per gloria sua et de la famiglia Vesconte, la quale fu mai inquinata, se non da lui. Volesse per Dio salvare la reputatione del ducal stato de casa sua, che doppo havea il padre posseduto quel stato XIII anni sotto il titolo del Conte de virtute, obtenne el ducal titolo cum costo de fiorini cento millia da Vincislao imperatore per mane de lo archiepiscopo de Milano oratore, il quale li presentò la biretta et l’altre ducale insegne per parte de esso imperatore, altrimenti non disponendosi al virtuoso et laudabile vivere, vedea lei in lui aspro iudicio.Lui respondea a lei: «Andate, andate pur madonna madre. Non può essere alcuno de famiglia illustre, che non fa de ogni cosa.» Così lui mischino dedito et involuto nel nephando vivere, essendo a udire celebrare la messa, fu crudamente da’ suoi camarieri ucciso. Et [p. 80 modifica]il fratello Philippo Maria magnanimo principe nel ducal stato successe. Ma li cieli furono benigni a la prudente Duchessa, che a se la recolseno cum gloria da honestissima viduità, avanti la morte de l’ociso figliolo, a ciò non recevesse tanto dolore; che havendo cum li figlioli regnata dieci anni, nel decimo et octavo giorno de octobre ne li anni de la salute mille quatro cento quatro in Modecia passò de questa vita.

O singular donna, da essere cum divine laude alciata al summo trono! Chi è quella donna de sì grande phasto non se humiliasse farse subietta et devota ad tua memoria per le tue inclyte virtute? Quale è quella de sì alto stato et degna de governo se reputi, non prenda exemplo dal splendore de la tua dignissima vita? Tu hai il sexo femineo onorato per cibare iocundamente il nostro pudicissimo et alto Gynevero de le cui fronde se orna le chiome3 [p. 81 modifica]de chi virtuosamente a la nostra etate vive, come anchora faremo per l’opere clare de Zoanna duchessa de Austria nel dire sequente in questa propria forma.