Giro del mondo del dottor d. Gio. Francesco Gemelli Careri - Vol. V/Libro II/VI
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CAPITOLO SESTO.
Dell’Isole di Mindanao, e Xolò.
Or tenendo Mindanao le membra così lontane, e divise, partecipa di vari climati; e la circondano tempestosi Mari, particolarmente nella Costa di Caragas. La parte, che soggiace al Governo dì Samboangan, è temperatissima, i venti placidi, le tempeste rare, e’l Cielo scarso donator di pioggie. Le Provincie di Mindanao, e di Buhayen, soggette a due Re Mori, sono paludose, e di abitazion dispiacevole, per le zanzare. Scorrono in tutta l’Isola circa 20. fiumi navigabili, e più di 200. piccioli. I più rinomati sono Buhayen, e Buruan, amendue nati dalla medesima sorgiva: però il primo si stende verso la Corte di Mindanao; l’altro verso Settentrione, e sbocca a veduta di Bool, e Leyte. Il terzo fiume, detto Sibuguey, nasce presso Dapitan, e, colle sue acque, separa la giurisdizione di Mindanao da quella di Samboangan. Tiene anche due lagune: una detta di Mindanao (che significa in quella lingua, uomo di laguna) onde prende il nome rutto il paese: e questa è grandissima, e coperta di certe erbe, dette Tanson, le quali si stendono, con molti rami, sopra l’acqua. L’altra di otto leghe di circuito, sta nel lato opposto dell’Isola; e vien detta di Malanao. Il terreno tutto, fuorche presso al Mare, è montuoso: abbonda però molto di riso; e produce radici di gran nutrimento, come Batatas, ubis, gaves, aperes, ed altre. In tutto il Regno di Mindanao, e spezialmente nella Costa di Caragas, presso il fiume di Butuan, sono moltissime palme di Sagù, della cui farina si fa pane, e biscotto.
Tiene Mindanao tutte le frutta dell’altre Isole, e di più il Durion, altre volte mentovato. Deesi però sapere, oltre le cose di lui già dette, che la sua corteccia non è molto dura; e si va aprendo, secondo va maturandosi. Dentro vi si truovano tre, e quattro spicchi, coperti di una sostanza molle, e bianca; e un nocciolo, come quello delle prugna, che si mangia arrostito, come i ceci, e castagne. Ha la condizione delle altre frutta Orientali, cioè, che si raccoglie acerbo, per maturarsi in casa. Se ne truovano abbondantemente, da Dapitan sino a Sambrangan, per 60. leghe di paese, particolarmente nell’alto di Dapitan, e sopra tutto nell’Isole di Xolò, e Basilan. Dicono, che l’albero tarda 20. anni a dar frutto.
La cannella è particolare albero di Mindanao, nasce ne’ monti senza cultura; nè tiene altro Padrone, se non colui, che prima lo truova. Quindi è che ciascuno, per non dar luogo agli altri di approfittarsene, toglie all’albero la scorza, prima che sia matura: e così quantunque sul principio sia piccante, come quella di Seilon, in brieve però, e al più dopo due anni, resta senza sapore, e vigore. Si raccoglie in 25. Casali, e fiumi della Costa di Samboangan, verso Dapitan, fra’monti alti, e scoscesi; e in un vallaggio della giurisdizione di Cgayan.
Truovano buon’oro gli abitanti di Mindanao, cavando la terra profondamente; e ne’ fiumi, facendovi fosse, prima che sopraggiungano le piene. Zolfo ve n’ha bastante ne’ Vulcani; di cui il più antico si è Sanxil, nel distretto di Mindanao. Nel 1640. sboccò un’alta montagna, e ingombrò talmente l’aria, la terra, e’l Mare, colle sue ceneri, che parea fusse la fine del Mondo.
Ne’ mari di questa Isola, e di quella di Xolò, si pescano grosse perle; e se si potesse prestar fede a ciò, che scrisse il Padre Combes Gesuita, nella sua Storia di Mindanao; direi, che in un certo luogo ve n’ha una, a tante braccia d’acqua, d’inestimabil valore; come quella, ch’è quanto un’uovo: e che fatte più diligenze da’ Ministri del Re, per farla prendere, giammai non l’han potuta conseguire.
Si truovano in Mindanao tutti gli uccelli delle altre Isole Hist. de Mindanao del P. Combes c. 5.; e fra gli altri il Carpentero; che ha proprietà di trovar l’erba, che disfà il ferro, come altrove si è detto.
Abbonda anche d’ogni sorte d’animali, come cinghiali, capre, e conigli; e sopra tutto di Bertuccioni disonestissimi, che non permettono alle donne, allontanarsi dalle abitazioni.
Distante 50. leghe da Mindanao, verso Libeccio, è la celebre Isola di Xolò, dominata da un suo Re particolare. Quivi approdano tutte le navi di Borneo; e può dirsi senz’alcun dubbio, Emporio di tutti i Regni Moreschi. L’aria è sana, e frescha, per le frequenti pioggie, le quali rendono altresì feconda la terra di riso.
Questa sola Isola, di tutte le Filippine, tiene Elefanti; e perche gl’Isolani non gli domesticano, come in Siam, e Camboja, vi si sono grandemente moltiplicati. Vi si truovano anche capri, con pelle vagamente macchiata, a guisa di Tigri. Tra’ suoi uccelli è peregrino, quello, che fa il nido di passero, detto Salangan.
Di frutta, tiene il Durion, molto pepe, (che adoprano verde) e un suo particolare, detto del Paradiso; e dagli Spagnuoli frutto del Re, perche solamente nel suo giardino si truova. Egli è quanto una comunal mela, e di color morato; e tiene i piccioli spicchi bianchi, come quei dell’aglio, coperti d’una corteccia grossa, come sola di scarpe, ed è di soavissimo sapore.
Quanto all’erbe, così velenose, come salutevoli, ha tutte le descritte di sopra: spezialmente, per eccitar l’appetito, ne usano gli abitanti una, detta Ubosbamban. Vi si pescano famose perle, e prima di tuffarsi al fondo, i pescatori s’ungono gli occhi con sangue di gallo bianco. Il Mare, butta sul lido quantità d’Ambra, ne’ tempi, che non dominano i Vandavali, cioè da Maggio sino a Settembre. Alcuni narrano, che la vomiti la Balena; altri, che sia escremento d’un pesce più grande, detto Gadiamma; altri dicono che sia radice d’un grande albero odorifero.
L’Isola di Basilan è distante tre leghe da Mindanao; ed ha 12. leghe di circuito. Ella, essendo a fronte di Samboangan, può dirsi il giardino, che la provvede di plantani, canne di zucchero, gaves, e lanzones. Questo (detto Boaba nell’Isola di Pintados) è un frutto picciolo quanto una noce; e tiene, entro la sua scorza, tre, o quattro spicchi, molto soavi; e tanto dilicati, che può mangiarsene un cesto, senza noja. Il Durion, o Dulian, in lingua degl’Isolani, vi si truova in abbondanza. Il Maran, che in Leyte dicono Tugup, tiene la corteccia lanuginosa; maturo viene alla grossezza d’un mellone; e dentro contiene noccioli piccioli, come las Aras, e le cirimoje della nuova Spagna: la sua sostanza è molle, e saporosa al mangiare. Il Balono è simile al di fuori, alla mela cotogna; e dentro vi si truova un nocciolo, con un dito di polpa sopra; acerbo si condisce in aceto. Abbonda l’Isola di riso, di vario odore colore, e qualità; mercè de’ suoi fiumi, che sono ben grandi, e difficili a valicarsi; benche ella sia piccioia. Nelle selve non mancano cinghiali, e cervi; nè buon legno, per le case. Il suo Mare, oltre alcuni pesci d’Europa, ne tiene altri particolari; buone tartarughe della seconda spezie, cioè delle stimate a cagion della scorza; et acciavaccio di due sorti.
Quattro nazioni sono le principali di Mindanao, cioè los Mindanaos, Caragas, Lutaos, e Subanos. I Caragas sono valorosi, così in Terra, come in Mare: I Mindanao sono di poca fede, come Maomettani: i Lutay (natione novella in tutte tre l’Isole di Mindanao, Xolò, e Basilan) vivono in case, fabbricate sopra alberi, alle rive de’ Canali, che in tempo di piena non si ponno passare a’ piedi; poiche Lutao in lor lingua significa persona, che nata nell’acqua. Costoro sono sì nemici della terra, che non si adoprano in alcun modo, per averne frutto; ma vivono pur come ponno, colla pescagione; vagando per gli mari di Mindanao, xolò, e Basilan. Sono per altro destri, et abili nel negoziare, et usano il turbante, e le medesime armi, che i Mori; per lo commercio, et amistà, che hanno con quei di Borneo. I Subani, (cioè abitatori de’ fiumi, poiche Subà significa fiume) sono i meno estimati nell’Isola, come affatto vili, e traditori. Non si partono giammai da’ fiumi, dove, sopra legni, fansi le abitazioni, alte in modo, che una picca non giunga al loro nido; al quale la notte montano per un legno intaccato. Sono eglino quasi Vassalli de’ Lutay. I Dapitani superano tutte le quattro mentovate nazioni in valore, e prudenza: e non può recarsi in dubbio, che aiutarono molto gli Spagnuoli. alla conquista dell’Isole.
Dominano i luoghi più interiori gli abitatori de’ monti, che, amici di libertà, e di quiete quivi se ne stanno, senza alcun desiderio di venire alle rive, o amore alla cultura: e in tal guisa accostumati, e divenuti silvestri, per difetto di comunicazione, diedero luogo, a’ forestieri, d’impadronirsi delle disoccupate rive, e fiumi.
Sono di più in Mindanao alcuni Neri, come Etiopi; giusta l’opinion di alcuni, primi abitatori di essa Istor. di Mindanao lib. 1. cap. 11.; che non riconoscono alcun Superiore, come quelli dell’Isola de’ Neri, e de’ monti di Manila; ma vivono da’ Bruti, separati da ogni commercio, e facendo male a quanti incontrano. Non hanno alcuna permanente abitazione; e in tanta inclemenza di tempi, non tengono altro riparo, che gli alberi. Le vesti Tono quelle, che loro diede la natura, poiche giammai si cuoprono tanto, che nascondano ciò che si dee. L’armi sono arco, e freccie. Dalla loro barbarie altro bene non han riportato, che il mantenersi in libertà.
Generalmente in queste Isole sono di Religione Gentili; però da Sanxil a Samboangan, gli abitanti de’ luoghi marittimi seguono la setta di Maometto; particolarmente nell’Isole di Basilan, e Xolò, che sono come la Metropoli della falsa Religione, e la Mecca dell’Arcipelago; per esservi sepolto il primo Maestro, del quale i balordi Casikes narrano infinite favole. Nell’entrata, che fecero gli Spagnuoli, ne rovinarono il sepolcro. A dire il vero però, generalmente sono Ateisti; e quelli, che hanno alcuna Religione, sono stregoni. I Maomettani, fuori del non mangiar porco, circoncidersi, e tener molte donne: non fanno altro, intorno alla lor credenza; benche convengano tutti nell’esser applicati a gli augurj, e superstizioni, per qualsivoglia minimo accidente. Ad alcuni comparisce il demonio; perche eglino l’invocano nelle loro necessità, e gli sanno sacrificj. Quei del monte sono affatto Ateisti; poiche non tengono alcun vestigio di Meschite, o d’altro luogo, per orare. Sono molto sobri, contentandosi di un poco di riso cotto; e dove questo manca, di radici d’alberi; senza servirsi mai di cose aromatiche, così i ricchi, com’i poveri: poiche i primi tenendo un cervo, un caprio, un pesce, o altra cosa, non usano altro condimento, che sale, ed acqua. Il vestire è semplice; perche, non amando la società, ogn’uno è sarto del suo. Un medesimo abito serve di brache, di giubbone, e di camicia. Allato portano crisi (cioè pugnali) a lor modo, con maniche dorate. Sopra le brache si cingono d’un pezzo di tela del paese, così larga, che giunge al ginocchio: e la teda cuoprono con un turbante da Moro. Alle donne un sacco serve il dì di gonna, e la notte di lenzuolo, coltre, e materassa, sopra una stuoja mal concia. Usano nondimeno ricche maniglie.
Le picciole case di legno sono coperte di stuoje: il suolo serve di sedia, le foglie d’alberi di piatti, le canne di vasi, e i cocchi di tazze.
Di costumi sono più barbari degli altri Maomettani; perche il Padre, spendendo alcun danajo per lo figliolo riscattandolo dalla schiavitù, lo ritiene per suo schiavo; e per lo contrario il figlio tiene il padre. Per qualsivoglia beneficio privano il beneficato di libertà; e per lo delitto d’uno fanno schiavi tutti i parenti. Fanno continuate avanie a’ forestieri, che con esso loro trattano; e’l tutto paga la borsa. Chi è trovato in adulterio, si redime con danajo; non essendo offesa fra di loro.
Abborriscono sommamente il furto. L’incerto in primo grado si punisce colla morte; cioè buttando il reo in Mare, dentro un sacco. Le liti si terminano in brieve, con pochi atti; così nel civile, come nel criminale. Per l’amministrazion di giustizia, tiene il Re dì Xolò un Governadore, detto Zarabandal (ch’è il primo titolo della Corte); ad ogni modo i Grandi opprimono i poveri, perche il Rè non è affatto indipendente. Vi sono ordini di nobiltà: come di Tuam, cioè Signore; d’Otancayas, uomo ricco, e Signore di vassalli; e Caciles vengono appellati in Mindanao i Principi del sangue Reale.
I Subani de’ monti di Xolò, e di Mindanao, hanno un Governo più degli altri barbaro. Non vanno già in guerra una nazione contro l’altra, nè un Villaggio contro l’altro; ma tutti, come nemici del genere umano, si perseguitano armati fra di loro medesimi; perche non si conosce altra potenza, nè dominio, se non quello, che si conseguisce colla forza, e violenza. Non tengono altre leggi nelle loro cause, che il potere dell’offeso, per vendicarsi; il rigore dei quale però, ne’ casi più atroci, pure si mitiga co’ doni. Quindi è, che un Subano, volendo commettere sicuramente un’omicidio, accumula primamente qualche somma di danajo, per pagarlo; acciò sia posto nel numero de’ valenti, e come tale possa mettersi il turbante rosso. Maggiori crudeltà si commettono in Caragas, dove per vestirsi da valente (cioè portando un turbante listato, che chiamano Baxache) è necessario uccider sette (come di sopra è detto); onde per tal barbara vanità, non si perdona nè anche agli amici, sempre che si truovano dormendo, o trascurati.
Ne’ funerali de’ loro deronti sono molto pii, e liberali, rispetto alla loro povertà; perche vi consumano quanto hanno, vestendo il morto d’abiti nuovi; e sopra il corpo ponendo ricche tele d’oro. Intorno al sepolcro piantano palme, e fiori; e se il morto è stato Principe, o Re, vi bruciano profumi, e cuoprono la tomba d’un padiglione, con quattro bandiere bianche allato. Anticamente vi uccidevano altri, acciò tenessero compagnia al defonto; e buttavano (particolarmente i Lutay) quanto aveano di prezioso, in Mare. Per tener viva la rimembranza della morte, si fanno in vita la cassa, in cui s’hanno a sepellire, e la tengono in casa sempre a vista: costume, che osservano i Cinesi altresì, e dovrebbe essere imitato da’ Cattolici.
Le donne sono caste, e modeste; virtù, nella quale non poco sono giovate dalla bruttezza. Le loro nozze si celebrano, con gran pompa; cioè, dando a tutti banchetto per 15. giorni; o per dir meglio, da bere, in che consiste la loro principal delizia. La sposa suol venire, con molta ostentazione, in palanchino; accompagnata dagli amici, e parenti (armati tutti di spada, e rotella) con vari suoni. Lo sposo, con pari accompagnamento, viene ad incontrarla; e dapoi che scambievolmente si sono accettati; la sposa rimane vestita di bianco, e’l marito muta un tal colore in rosso. Giunti in casa, si stanno tutti allegramente, trattati con modestia, e splendidezza.
Le barche di quest’Isolani sono cucite con canne divise; e ne’ lati hanno alcuni ripari, fatti delle stesse canne, acciò non si voltino sossopra.
L’arma da Città è un pugnale, o crisi, fatto a modo di serpe. I Signori lo portano col manico d’avorio, o d’oro. In guerra terrestre usano lancia, e scudo rotondo; quando in tutte l’altre Isole l’usano lungo, e stretto, per coprir tutto il corpo. In Mare, oltre le armi riferite, usano los Bagacayes. Queste sono alcune cannuccie, della grossezza d’un dito, indurite, ed aguzzate; le quali tirate a modo di freccie, passano una tavola,
Que’ Maomettani, che traggono origine da Borneo, portarono quindi anche l’uso della sarabatana. Per la concavità di essa mandano, col soffio, picciole saette avvelenate (ajutate da un poco di carta); sicchè basta, che leggiermente feriscano, per recare certamente a morte; se non s’accorre subitamente con controveleno, e in particolare coll’escremento umano, sperimentato di già efficace antidoto.
Gli Xoloi, detti Xembani, sono coraggiosi, e si armano d’arme bianche. I Mindanai alla lancia, crisi, e rotella, aggiungono una pesante, e tagliente scimitarra, come quei di Ternati.
All’intorno la laguna di Malanao, sono più Casali di Mori, e Gentili; che vengono governati da un Regolo, indipendente dal Re di Mindanao, che non l’ha potuto giammai soggiogare. Il lor cibo è il riso, ed alcune radici; il vestire miserabile, di canapa tinta turchina. La plebe siegue il Gentilesimo; i nobili il Maomettismo, e non hanno comunicazione con gli altri. Questa laguna è di forma triangolare, posta in ameno sito, fra la Costa, che riguarda Bool, dieci leghe distante; e quella di Mindanao, distante cento, per Mare, e al più quindici per terra. Tiene una punta di terra di quattro leghe, verso Oriente, e un’altra di tre, verso Mezzo dì, tutte ben popolate.