Gazzetta Musicale di Milano, 1872/N. 8
Questo testo è incompleto. |
◄ | N. 7 | N. 9 | ► |
^KTKTO 5C5X-VII. 1ST. s 25 FEBBRAJO 1872 KEDATTORB SALVATORE FARINA SX PVBBLICA OGNI DOMENICA Preghiamo i vecchi associati che non hanno ancora rinnovato V abbonamento, di non indugiare più oltre. JL tutti coloro che ebbero o chiesero numeri di saggio e non li hanno respinti facciamo la stessa raccomandazione. VOCI E CANTANTI CONSIDERAZIONI SULLA VOCE E SULL’ARTE DEL CANTO del Cav. Enrico Panofka (1) In nissuna arte come nella musica è così visibile l’antitesi tra il plauso che accompagna la splendida carriera d’una parte de’suoi cultori e l’oscurità in cui si compie quella di un’altra parte, tra il cantante a cui vengono concesse con prodigalità le corone del trionfo, e il dotto insegnante che se ne vive nell’ombra quasi sempre interamente ignorato dal pubblico. Questa apparente ingiustizia ha fatto che pochi siano i cultori appassionati della didattica musicale, e non ha impedito che falsi sacerdoti ne guastino il culto per amor di lucro. L’arrendevolezza con cui certi così detti maestri di canto si piegano, ignoranti essi stessi, all’ignoranza dei loro allievi è la causa principale per cui da gran tempo si ha ragione di ripetere che le belle voci si fanno rare e pili rari i buoni cantanti. Il maestro Panofka appartiene a quel piccolo drappello di coscienziosi maestri, che sono i custodi incorruttibili della vera arte del canto e come a dire i fabbri dei più grandi e più legittimi successi della ribalta. Ignoto necessariamente al pubblico dei teatri, egli è da gran tempo in onore presso il pubblico assai più eletto dell’arte; e le sue opere gli hanno acquistato riputazione di dottrina in Francia, in Germania ed in Italia. (1) Proprietà dell’autore - si trova in vendita presso l’editore Ricordi al prezzo di L. 3. Questo libriccino che viene ad aggiungersi al breve catalogo di libri didattico-musicali veramente utili, è in pochi capitoli come la sintesi dell’esperienza conquistata in molti anni di insegnamento del canto. L’autore vi ragiona, collo stile serrato ed avaro di parole di chi sa di avere un cumulo di idee da esporre, delle qualità delle voci, dei loro difetti, suggerisce il modo di correggerli, espone le abitudini fatali o dannose alla voce, combatte i pregiudizi, i metodi assurdi, e avvalora il suo dire con una quantità di esempi tratti dai più grandi artisti contemporanei. Dopo aver letto il libro di Panofka. si capisce che i quattro quinti dei cantanti che invadono le nostre scene farebbero bene a sè stessi ed all’arte, se ricostruissero dalla prima pietra l’ipotetico edilìzio della loro educazione musicale. Disgraziatamente il falso successo di uno è un esempio pernicioso a cento, e non manca pur troppo quell’uno che con mezzi artificiosi e violenti carpisce al pubblico l’applauso destinato al vero meritò. In questo l’ignoranza di certi pubblici è ancora più fatale agli artisti dell’ignoranza di certi maestri; quando parecchie centinaia di uditori si mostrano disposti ad accettare gli urli come la più pura manifestazione delLarte, è assai diffìcile che un cantante, preoccupato prima di tutto del suo successo possa resistere a quella tentazione. Poste le cose in questi termini, ei è da scommettere che il libro del Panofka non convertirebbe nessuno degli urlatori accarezzati dal pubblico: se non che il libro del Panofka non si perde a tentare la conversione colle lusinghe della coscienza artistica, ma soggiunge che l’abitudine degli sforzi di voce sopprimerà a poco a poco la vera forza della voce, e che i falsi trionfi di oggi saranno vendicati dall’impotenza del domani. L’autore, fedele al suo sistema, rinvigorisce le sue parole con un confronto interessantissimo, fra tre grandi artisti: Lablache, Tamburini, Rubini. “ Noi possiamo distinguere tre gradi di voci forti, e tre cantanti possono rappresentarci quei tre gradi di forza vocale: la voce di Lablache era una voce fortissima; quella di Tamburini, meno, e quella di Rubini, molto meno ancora. E questi tre grandi artisti hanno pur nonostante per lunghi anni fatto una splendida figura l’uno accanto all’altro, senza scapito di nessuno, nè soli, nè insieme. Noi ei fermeremo di preferenza alla voce di Rubini per risolvere il nostro quesito. La voce di questo cantante ammirabile era senz’altro debole in confronto di quella di Lablache; e nondimeno essa eccitava all’entusiasmo, essa rapiva in quei punti dove l’artista esprimeva le più forti passioni e i più gagliardi 62 GAZZETTA MUSICALE DI MILANO sentimpofi. E notate bene che questi effetti non partivano che dalla sola voce; perchè Rubini era un mediocre attore e i suoi gesti poco eletti, e spesso nocivi all’espressione drammatica. Non si può adunque appuntare di debolezza la voce di Rubini, poiché prestavasi agli effetti più potenti e drammatici; ma Rubini aveva saputo regolare le ricchezze che gli offriva il suo organo vocale; egli ha saputo cantar pianissimo in guisa da farsi s* ntire al San Carlo di Napoli, alla Scala di Milano e al Teatro della Regina a Londra; le tre più vaste platee d’Europa. Se egli, dopo, cantava piano, si notava già una gradazione di vigore, una prqgressione sensibilissima, un effetto; il piano gli bastava peri cantabili, per le frasi espressive e pei sentimenti d’un grado più elevato; e allora ei faceva altrettanto e più effetto di molti cantanti quando spiegano tutta la loro voce; ma quando si trattava di manifestare dei sentimenti vigorosi, eccessivi, della passi< ne viva, d’arrivare ai grandi effetti drammatici, allora soltanto Rubini spiegava la forza naturale della sua voce. Nè mai ricorreva alle grida, agli urli, agli straziamenti di voce; egli era sicuro della sua potenza perchè era vera e non artificiale: egli era certo di conservarla sempre, perchè era nella natura stessa della sua voce e 1 aveva spiegata con uno studio giudizioso, e non coll’artifizio nè collo sforzo! Lo sforzo! Ma questo è segno o di debolezza o di fatica. La forza è il segno della capacità! Lo sforzo non deve mai diventare un principio, e <hi tal lo proclama si fa reo di lesa-voce. Nessun artista dee fare sforzi. Voi compositori e poeti, su, fate dunque degli sforzi pei’ trovare un pensiero nuovo! Non vi vien egli spontaneo quando avete del genio? Voi, cantanti, fate adunque degli sforzi per deliziare e per trascinare! Voi darete nell’esagerato, e perderete il tempo e la voce. Un artista su mille si salverà collo sforzo, e questa è una sventura, una grave sventura: perchè incammina alla perdita tutti coloro che lo imitano, e diventa il vero autore della decadenza vocale. Poniamo termine a questo breve cenno persuasi di aver invogliato i lettori a procurarsi il libro del Panofka, e fatto nascere in coloro che professano l’arte del canto uno scrupolo ed un timore benefico pel proprio avvenire artistico. F. La musica ed i musicisti dal secolo X sino ai nostri giorni, ovvero biografie cronologiche di illustri maestri, per Amintore Galli, membro on< rario di varie accademie. Milano, presso Giovanni Canti editore di musica. La storia degli artisti è la storia dell’arte: lo studio di quelli è inseparabile dallo studio di questa. Tale è il compito impostosi dal signor Amintore Galli colla pubblicazione del suo pregevolissimo opuscolo. Non si può dire in modo assoluto che questo libro venga a coprire una lacuna fra le molte pubblicazioni congeneri fatte sin qui; poiché, tanto nella parte biografica come nella parte tecnica, possiamo accennare ad altre opere di cui questa del signor Amintore Galli sarebbe figliazione, come a cagion d’esempio VAtlante musicale di Mazzucato, il compendio della storia della musica del Basevi, e quel mare magnum di tutti i biografi musicali che si chiama il Dizionario di Fétis. Nuovo forse fu il concetto di tessere per sommi capi la storia dell’arte in quegli artisti che vi primeggiarono; ma qui accade appunto di domandare se la necessità del fare del lavoro una specie di sunto non abbia portato danno alla sua chiarezza storica. L’esposizione pura e semplice delle varie fasi di una qualunque storia non ha utilità alcuna se non si studia il nesso delle fasi stesse e le ragioni intime delle modificazioni subite da una scienza, da un’arte, da un popolo. Non sappiamo che simile lavoro sia stato da alcuno tentato, ma gli è cosa certa che non sarebbe materia da compendiarsi in breve fascicoletto. Questo del signor Amintore Galli rivela eccellenti studii e molta erudizione. Non tutti i giudizii espressi nel libro si possono accettare senza beneficio di inventario, e non è nostra intenzione di discuterli. Non ristaremo però dal notare come nell’enumerazione degli autori che primeggiarono nell’arte ed al di cui indirizzo incontrastabilmente contribuirono, dovevano figurare anche Schubert e Schumann i di cui lavori sono gemme che non possono essere calcolate come zero. Dell’emulo di Haendel, di Sebastiano Bach, il celebre fughista, è fatto cenno in tre righe; così di Gounod, di David, i campioni della moderna scuola idealistica. Giusto tributo d’onoranza porge il signor Amintore Galli nelle sue biografie ad Alberto Mazzucato ed a Raimondo Boucheron che ei rechiamo ad insigne fortuna d’aver avuto a maestro. ^DWART. Durante il suo soggiorno a Milano il maestro Verdi venne bersagliato da ogni sorta di lettere anonime e non anonime; gli furono offerti 49 soggetti drammatici per opera, gli vennero chiesti 320 autografi ed in soccorsi pecuniarii le domande passarono le 30 mila lire!... Questi particolari li dobbiamo ad un cameriere dell’albergo, il quale raccolse in un cesto tutte le carte inutili lasciate dall’illustre maestro. — Fra le altre, una delle più curiose è la seguente lettera anonima, che copiamo testualmente: «Sig. Cav. Maestro Verdi. «Genova Febrajo 1872. «Sapendo col mezzo dei giornali di costà, i tanti sucesi della «vostra Opera adicala in Alesandria d’Egilo Aida.... è posia «cosà— protesto sul vostro contegno cioè quelo di non con«siderare la vostra città natale, dove la vostra gloria la con«sidero nulla. «Un cittadino «A. B.» Sappiamo che il povero maestro Verdi rimase assai afflitto da questa energica protesta! Trovasi disponibile a Parigi un prezioso autografo musicale di Mozart, che consiste in una grande Aria con accompagnamento di orchestra. Questo magnifico manoscritto intieramente fatto di proprio pugno da Mozart, porta sul frontespizio: Per il sig. Raff: di Amedeo Wolfango Mozart, Mannheim li 17 di feb 1778. L’autografo suddetto contiene tutti i cambiamenti ed accorciature di cui lo stesso Mozart parla in una lettera del 28 febbraio 1778, diretta a suo padre.
Durante il suo soggiorno a Roma Federico Ricci fece la conoscenza di Orazio Vernet, il quale ebbe l’idea di farlo posare per l’Oloferne, del suo quadro Giuditta ed- Oloferne, di cui la Giuditta non è altro che il ritratto della signora Rossini. A parlar giusto adunque, il quadro del celebre pittore rappresenta la signora Rossini che taglia la testa al maestro Federico Ricci. GAZZETTA MUSIC A LEDI MILANO 63 Rivista Milanese Sabato, 24 febbraio. Tutti i nostri teatri, la Scala eccettuata, hanno obbedito al primo giorno di quaresima come alla bacchetta d’una maliarda, ed hanno trasformato a vista i loro spettacoli. La commedia veneziana della compagnia Moro-Lin ha detronizzato al Re (vecchio) la commedia italiana di Bellotti-Bon; la Canobbiana ha barattato i suoi balli spettacolosi e le sue commedie coi prestigli d’una compagnia turca; il Kakatoa di Seal vini è rimasto, per grazia di Dio, ma ha cambiato il domicilio di S. Radegondacon quello del Re (nuovo), mentre S. Radegonda ha fatto gli onori di casa alla compagnia francese Terris e Coste. A tirar scropolosamente i conti non si può dire che Milano abbia molto perduto da questi cambiamenti; la compagnia veneziana M iro-Lin sostituisce degnamente quella di Bellotti-Bon; ha un repertorio ricco di novità ed artisti che pongono nel recitare una insuperabile naturalezza. La compagnia turca della Canobbiana fa giochi assai graziosi, possiede un nano alto 60 centimetri che danza al suono di musica turca, la più turca di tutte le musiche turche che si sieno udite in Italia, possiede un mangiatore di fuoco ed un altro mangiatore di sciabole, tutta brava gente che si adopera come può meglio a far passare un pajo d’ore allegramente. Infine la compagnia Terris e Coste è una delle migliori compagnie francesi d’operette buffe che abbiamo avuto in Italia. La sola novità musicale di qualche importanza che sia uscita da tutto questo fermento teatrale, la dobbiamo appunto alla compagnia Terris e Coste, che iniziò il corso delle sue rappresentazioni coi Brigands di Offenbach Quest’operetta, già rappresentata in varii teatri d’Italia, era affatto nuova per Milano, e nondimeno il pubblico credette in molti punti di riudirne la musica, un pò perchè Offenbach ha una maniera propria che si riproduce in tutti i suoi lavori, e un po’ perchè Scalvini ne aveva già adattato una buona porzione al suo Kakatoa. Anche in questa, come nelle altre operette del matto ingegno •di Offenbach, abbiamo la verve inesausta, il colorito bizzarro, gli effetti comici nuovi, le ilarità contagiose, irresistibili, il fascino delle belle melodie, e il fascino ancora più potente dei contrasti delle situazioni colla musica. Il segreto della parodia musicale, che nissuno ha potuto involare interamente ad Offenbach, consiste negli strani accoppiamenti di note e di parole, nel calcolo diligente dell’effetto, nel saper resistere sempre alla tentazione di fare della musica seria e nel non pigliare mai sul serio le situazioni sceniche. Il comicissimo musicale rende buffonesche le intenzioni serie delle parole, il scrinine musicale ne fa doppiamente faceta la festosità — tutta l’arte sta qui: e quanto sia difficile lo dicano tanti giovani compositori italiani d’ingegno che non riuscirono mai a darci una vera e schietta buffoneria musicale. Questa dei Brigands è anche una delle musiche meglio riuscite dell’autore della Belle Hélène; la ronda dei carabinieri, il Coro sottovoce che le succede, il Coro delle risate,, un pezzo concertato, sono dei molti bellissimi pezzi musicali i più belli. L’esecuzione, men che debole in orchestra, debole nelle parti secondarie, fu ottima per parte degli artisti principali. Gaussins fu un valente capo di briganti; egli ha voce di tenore-baritono discreta, maniere disinvolte, e garbo di vero artista; Monteavret fu comicissimo e pieno di naturalezza nella parte di Pietro; la signorina Minelli è attrice di talento ed ha voce simpatica e assai più estesa che non sieno di solito le voci delle cantanti francesi d’operette e la signorina Thibaut con mezzi vocali limitati riesce tuttavia a piacere. Le altre madame e madamigelle hanno tutte, invariabilmente, quella voce stridula che è tipica nelle compagnie francesi; a sentirle una dopo l’altra par sempre d’udirne una sola, e a udirle tutte insieme, siccome stonano molto volentieri, pare tutta la scala cromatica d’una stessa voce che inviperisca,ad un tempo solo. Non ho parlato dell’argomento dei Brigands, perchè in questo genere di componimenti l’argomento spogliato della musica e dei bons mots non dice nulla. Si tratta d’una banda di briganti che arresta per via il corteggio d’una principessa diretta alla corte del suo fidanzato e che veste i panni dei prigionieri per carpire 3 milioni che devono essere pagati all’atto della consegna della fidanzata. Ma il ministro di finanze del principe ha mangiato i tre milioni; il capo di briganti a cui viene offerto di dividere i resti di cassa, circa 1200 lire, si rifiuta, ma in questo sopraggiunge la vera principessa col vero corteggio, e la commedia finisce con un’amnistia generale concessa dal principe, che era già stato salvato dalla figlia del capo dei briganti. La commediola ebbe accoglienze piuttosto festose; due pezzi furono fatti ripetere, cioè la ronda dei carabinieri e il coro delle risate e gli applausi proruppero spontanei e abbastanza frequenti. Migliorata l’esecuzione nelle rappresentazioni successive anche l’esito fu più lusinghiero. La compagnia Terris e Coste annunzia ora di aver scritturato per alcune rappresentazioni, la celebre signora D.qizet, artista che ha dato il suo nome a certe parti brillanti, e che è celebre... da una quarantina d’anni. Ora ne ha settanta suonati! ALLA RINFUSA A Varsavia fu rappresentata una nuova operetta polacca di M m’.aszko, dal titolo Beata. Bello il libretto, graziosa la musica.
- La casa che Spontini abitava durante la sua dimora a Berlino, Markgrafenstrasse
N. 48, fu comparata da un ven litore di vino, di nome Trarbach, il quale vuol collocarvi una lapide commemorativa. E piaciuta in Amburgo una nuova operetta, Il parente di Brema, di Adolfo Mohr. II celebre Quartetto della cornetta dei signori Kosleck, Ed. Philipp, Senz e Deichen, che ebbe l’onore di eseguire alcuni pezzi del suo repertorio nel palazzo del principe ereditario a Berlino, fu insignito del titolo di Imperiale Quartetto del’a cornetta. In questa occasione il musicista di Camera K slek suonò anche l’antica tromba da lui scoperta in Heidelberg, e di cui si tenne già parola nella nostra Gazzetta. L’alto uditorio dimostrò il più vivo interesse per lo speciale istrumento, che sembra sciogliere l’enigma salle trombe impiegate da Handel e Bach.
- Per cantare due pezzi in un concerto privato a Nuova-York, la signora
Kellogg si lece pagare 350 dollari, (1750 lire). Furono in Milano l’impresario maestro Maurizio Strakosch e la celebre Carlotta Patti. Il nuovo teatro di Figline verrà inaugurato in primavera. A Parigi fa assai parlare di sè una cantante atfricana che fu battezzata La Patti noire. 4 Un matrimonio artistico: la signora Enrichetta Bermi si è fatta sposa al basso Ormondo Maini. II Politeama milanese al Tivoli si riaprirà nei primi giorni d’aprile con spettacolo- d’opera e ballo. Of La Revue et Gazette des Théâtres annunzia una disgrazia avvenuta nel teatro di Nuova-Orleans alla pr.ma donna Leirilli e al teucre D-labrauche, ai quali nel finale degli Ugonotti furono scaricati i fucili a bruciapelo sul viso. Gli sventurati artisti perdettero per molti giorni l’uso della vista. La Patti durante le rappresentazioni che darà a Vienna avrà 5000 lire ogni s era! Il baritono Cotogni fu nominato cavaliere da S. M. il Re di Portogallo. L’impresario Ullmann, dopo il giro trionfale fatto in Germania, ne ha compito testé un altro meno lucroso, ma ugualmente lusinghiero per gli artisti, in Olanda. Si sa che egli conduce seco il Quartetto Fiorentino di Becker, la Monbelli, Hàmaeckers, Sivori, Hill, Gvdefroid, Servais e il pianista J«sephi. Il teatro dell’Opera Comica che si sta costruendo in Madrid nel calle di Alcalà, verrà inaugurato in novembre con un’opera nuova del maestro Arrieta. A Valenza di Spagna si era in grande ansietà per un’opera nuova che doveva andare in scena in un caffè-teatro. Quest’opera s’intitola La sigarrera o ei millor médicament, è in un solo atto ed è dovuto alla vena melodica di soli tre compositori di Valenza. Quanto devono aver sudato! «esclama il Correo de teatros». GAZZETTA MUSICALE DI MILANO gl È imminente la riapertura del teatro Groppi di Reggio d’Emilia, con spettacolo d’opera.
- Il giornale Le Ménestrel parlando del successo dell’Aida divaga in considerazioni
sulle accoglienze fredde che si fanno in Francia ai lavori francesi, e si lamenta a un tempo del facile entusiasmo con cui invece si accolgono i lavori stranieri, e delle ostilità con cui gli Italiani guardano ciò che viene dal di fuori. Ci sarebbe facile citare una quantità di opere straniere benissimo accolte in Italia, ma per dissipare l’umor negro dello scrittore dell’articolo del Ménestrel, ei accontentiamo di dirgli che in Italia si fanno le stesse geremiadi. Torino, 22 febbraio. Ho lasciato costì un carnevalone musicale, ma coi fiocchi e tutto imparadisato dalle bellezze dell’AztZa, duro non poca fatica a rallegrarmi allo squallore della quaresima, che regna sovrana nei nostri teatri. Al R°gio gli abbonati avendo fatto una indigestione del Roberto il Diavolo a cagione della malattia che tiene obbligata al letto la Galletti, si sono ribellati contro l’impresa e da sabbato sera, dopo un solo atto d’opera e senza nemmeno aver permesso che si desse il ballo, il teatro è chiuso: frattanto sono cominciate le prove d’orchestra della Colpa del cuore, la nuova opera del maestro Cortesi, della quale si parla assai bene; sono incominciate e condotte a buon porto quelle del secondo ballo della stagione, il Shakspeare del coreografo Casati e VAnna Balena, che doveva andare in scena giovedì scorso, essendo in pronto anch’essa, non si sa a quale di questi spettacoli sarà data la preferenza. Una nuova impresa si propone di continuare a darci opera al Balbo coll’aggiunta di un quintetto danzante e questa sera ha luogo la prima rappresentazione colla Linda di Chamounix del compianto Donizetti; la compagnia ei dicono sia buona e speriamo che.il fatto risulti vero. Del resto non abbiamo più musica che al Rossini, dove ha piaciuto ultimamente un vaudeville, parole e musica del maestro Casiraghi ed ha già raggiunto, come al solito, un certo numero di repliche. La Batracomiomachia, scherzo comico in versi piemontesi di Pietracqua con musica del maestro cav. Borani e del vostro corrispondente, dopo aver avuto favorevole successo nelle ultime rappresentazioni date al teatro Alfieri, è passata inosservata al Carignano per mancanza di spettatori e pare non sarà più ripetuta. Al Gerbino recita la compagnia della Pezzana-Gualtieri. All’Alfieri quella del Cappella colla maschera del Meneghino. Il Vittorio e lo Scribe sono chiusi. Con una petizione collettiva i proprietari dei teatri di Torino, meno il Regio e il Carignano, che appartengono al Municipio, hanno domandato al Parlamento la revoca della legge Sella, colla quale l’imposta teatrale è stata calcolata in ragione della capacità di spettatori in ogni teatro e sussidiariamente col decimo lordo sull’introito serale esatto sera per sera dagli impiegati stessi della Questura. Questa tassa, dicono i petenti, è esorbitante ed insostenibile, perchè mentre tutte le industrie, che a titolo di ricchezza mobile pagano il 18 per cento, hanno lo sconto delle spese ed un diffalco sulla rendita stessa, pagando il 10 per cento lordo l’industria teatrale viene ad essere gravata anche nelle spese e sul capitale, avuto anche riguardo alla circostanza che un aumento al biglietto d’entrata non è possibile in questi teatri quasi affatto popolari e d’altra parte privi di qualsiasi risorsa. c. PS. Alla malattia della Galletti s’è aggiunta oggi una indisposizione del tenore Vicentelli, per cui è stata sospesa la prova della Colpa del cuore: se domani starà meglio avremo quest’opera domenica o lunedi sera al più tardi, se no converrà ricorrere ad altro spartito, e intanto dieta rigorosa e niente spettacoli- Napoli, 20 febbraio. La tua perfìdia è qui — dice Filippo Maria Visconti a Beatrice di Tenda; La tua perfìdia è qui, proferiva Acuto la sera delia prima rappresentazione dell’opera del Bellini, e rivolgeva quelle parole al maestro Moretti, il quale, novello Filippo Maria Visconti, dannò a morte il dilicato e patetico melodramma del Catanese, e ei fece udire un parto del suo cervello, una nenia letale; pareva si assistesse ad una lenta processione di beghine procedenti con passo grave e tardo, con occhi bassi, con volto contrito. Di simili esecuzioni meglio è tacere che parlare, salvo i coristi che ottimamente interpretarono l’originalissimo canto degli armigeri, tutto il resto fu tale uno scempio che le orribili e sacrileghe esecuzioni delle precedenti opere appaiono squisitezze (1). Devo dirvi ancora del Barbiere; fatto un bilancio coscienzioso, fu un successo discreto. La Tati non andò male, ma non fece paghi i più schivi, quelli sopratutto che rammentano ancora a quale apogeo di perfezione toccò altra volta la parte di Rosina, affidata alla Borghi-Mamo. Aldighieri mostra un certo brio che non isgrada, ma un po’di brio non basta a fare un Figaro perfetto. Angelini fece benino la parte di Don Basilio, ed il De Bassini fu un buon Don Bartolo. Il De Bassini volle rimettere l’aria scritta dal Rossini e che Lablache cantava con quell’eccellenza che gli era propria, ma al pubblico non andò a sangue, e credo che quel pezzo abbia perduto di molto poiché fu spostato di tono. Qualche anno fa il figlio del De Bassini cantò al teatro S. Carlo nel Belisario, e fece udire una potente voce di tenore. Ripresentatosi ora nel Barbiere fa notare qualche lieve progresso, non è più un grido il suo, ma non è ancora un bel canto, peccato, perchè sebbene vigorosi e possenti i suoi mezzi, pure prestansi a dilicate sfumature. Dulcis in fundo. La seconda Accademia data dal Clausetti fu oltre ogni dire affollata di eletto uditorio, e lieta di applausi; da’ nomi che sarò per noverarvi vedrete che non fu fortuito il bel successo. Il Papini superò sè stesso; occorre aggiungere altro? ei mi fece ripensare al Sivori ed al Rémény; con maestria davvero insigne esegui insieme col Cesi un duetto di Wolf e Vieuxtemps sul Don Giovanni ed una sua fantasia sul Pardon de Ploërmel. Il tenore Guarnieri disse bene la romanza del Marchetti Di che li lagni?.. La dilicata e simpatica sua voce all’uopo suscettibile di slanci, qui piace assai; il suo canto è informato a bella e sana scuola. La signora Caracciolo dei principi di Torchiacelo, accompagnata, come il Guarnieri, dal valoroso maestro Martella, disse con accento molto squisito e tenero l’aria finale della Falesia e segnalassi oltremodo per sentimento, buon gusto ed arte; i suoi gorgheggi sono spontanei e precisi; fu rimeritata di unanimi plausi, cui, molto volentieri faccio eco. Il Cesi esegui un suo capriccio: Tempo di Mazurka; è un pezzo pieno di grandissime difficoltà, ma povero d’idee. Un giovinetto che mostra aver moltissimo ingegno è il Bagnati, ma se il suo maestro non si farà guidare da monna prudenza, e non terrà conto di quella gradazione che ogni buona pedagogia consiglia, temo che il piccolo calabrese si perda. Figuratevi: ad un giovinetto che a mala pena può interpretare qualche pezzettino nel genere de’notturni, si para dinanzi il vepraio della musica da pianoforte del genere più elevato. Che avvenne? il Bagnati esegui l’opera 64.a dello Chopin (deux valses), come può suonarsi un ballabile qualunque. È fra noi dopo 18 anni di assenza il violoncellista Braga; darà lunedi 26 il suo primo concerto e poi trarrà a Ruma. Avremo senza dubbio un divertimento lietissima; col Braga suonerà il Palumbo. (1) I giornali di Napoli che abbiamo sottocchio sono tutti assai meno severi del nostro corrispondente. Ecco quello che scrive la Patria che è il più ottimista di tutti: «Jeri s-ra, come avevamo preveduto, la Beatrice di Tenda al S. Carlo, ebbe un esito può dirsi felice: il teatro era stivato di spettatori. Alla fine del primo atto comparve S. M. il Re, che come sempre, fu oggetto di grandi acclamazioni del pubblico. La Passerini, sia per indisposizione, sia per trepidanza non cantò come nella prova generale, e per conseguenza lasciò molto a desiderare. «L’Aldighieri cantò veramente bene, e si ebbe ripetuti applausi e chiamate al proscenio al primo e secondo atto, specialmente nella sua prima aria. «Ma quegli, che sebbene avesse poca parte, mutò in successo l’esito della serata fu il simpatico tenore Celada, il quale con grande sentimento, e con una aggiustata messa di voce cantò la sua aria: Angiol di pace all’anima, del terzetto finale, e ne ebbe vivi ed unanimi applausi nonché ripetute chiamate all’onore del proscenio. S. M. si compiacque compartirgli l’onore di applaudirlo vivamente, come fece pure nel terzetto della Lucrezia Borgia alcune sere prima. «Applauditissimo fu pure il coro degli armigeri al primo atto e se ne chiese il bis ma non si esegui per brevità. «Un bravo al maestro Moretti che diresse egregiamente l’orchestra che, come sempre, esegui la Beatrice con tanta puntualità da far ammirare le grandi bellezze dello spartito del Bellini. « GAZZETTA MUSICALE DI MILANO 65 È fra voi il Mussila; dicesi qui che abbia quasi concluso di far rappresentare l’anno venturo il Don Carlo e VAida. Al Mercadante nelle Educande di Sorrento presentossi una nuova prima donna, la D’Alberti Angioletta, e non dispiacque. Si rappresenterà domani sera al teatro Rossini la Zorilla di un maestro Nani. In Pasqua avremo spettacolo melodrammatico al Filarmonico; si rappresenterà F Elisa e Claudio; per ora è scritturata la Sainz solamente. ^cuto. Veuoxia. 22 febbraio. Reduce appena dalla mia gita costà, coll’anima ancor riboccante di commozione per le gran belle cose udite e vedute nella simpatica e briosa Milano (tra le quali V Aida ha il primo posto), eccomi a darvi qualche notizia su ciò che, musicalmente parlando, succede qui. Ieri a sera al Camploy la Saffo ebbe un trionfo. La sala era ripiena di ciò che v’ìia di più eletto; il pubblico tutto della Fenice si aveva data l’intesa per assistere alle traversie della simpatica quanto infelice poetessa di Lesbo. Il primo atto, a dir vero, passò piuttosto freddamente: ma all’atto secondo le cose procedettero a vele gonfie: tutto quest’atto fu freneticamente applaudito e ben a ragione. Lì Fermi Teresina, (Olimene), nuova pelle nostre scene, veniva festeggiata in modo straordinario alla sua romanza: «Ah! con lui mi fu rapita» detta in modo stupendo. La Teresina Ferni ha vera voce di contralto ed accenta meravigliosamente. Ma onori singolarissimi la attendevano al gran duetto nell’atto stesso con Saffo (Ferni Carolina). È impossibile il dire a parole come queste due artiste abbiano interpretato quel canto magistrale, e come l’abbiano reso ancor più malagevole ad eseguirsi per infinite fioriture, e per una cadenza di difficoltà somma e di irresistibile effetto. Il duetto si dovette replicare tra gli urli di un pubblico delirante. Il finale tutto, tanto al largo che alla stretta, cantato meravigliosamente in particolar modo da parte della Ferni Carolina che per accento, per azione, per anima è una potenza, valse agli artisti infinite acclamazioni, e dopo di non so quante chiamate si volle vedere per otto o dieci volte la Ferni Carolina sola. Questa egregia artista con un trionfo di tal genere dette la più bella risposta a quelli che, non sapendo far di meglio, dicono e stampano delle bestialità. Venne l’atto terzo e il trionfo fu ancora più completo, poiché tanto il Giraldoni (Alcandro), come. l’Aramburo (Faone). il primo al terzetto e l’altro alla sua aria, furono festeggiatissimi. L’Aramburo dovette replicare l’adagio tra i più vivi applausi. Non v’ha chi non sappia come la parte di Faone sia uno scoglio perigliosissimo per tutti i tenori: il personaggio poco simpatico, l’acutezza del registro, l’assenza assoluta di un pezzo di effetto sicuro, fanno di quella parte una cosa ardua, assai: pure l’Aramburo, in particolar modo pella voce sua prodigiosa, seppe trascinare il pubblico al più vivo applauso. Peccato che questo giovane non sia ancora un artista provetto. Se colla voce che ha sapesse cantare ed avesse qualche altra cosa, v’assicuro che fra i tenori del giorno non avrebbe rivali. Io dico questo perchè temo perda la voce prima di aver imparato a ben cantare: ha voce fortissima, è vero, ma ne fa uno sfoggio straordinario, ed io vorrei che il Giraldoni, sotto il quale l’Aramburo studia, lo consigliasse a tener conto di un tesoro cotanto inestimabile. Il rondò finale: «L’ama ognor qual io l’amai» detto dalle Ferni stupendamente, fu degna chiusa a tanta bella serata, ed è desiderabile che le rappresentazioni della Saffo si succedano e si rassomiglino. Molte cose ei sarebbero a dire sull’orchestra che in qualche momento ne fece di quelle da far perdere la pazienza agli anacoreti: i cori, poveretti, fecero del loro meglio. Alla Fenice, sabato andrà in iscena il nuovo ballo Graetchen del Danesi: per opera si alterna Mignon alla Jone; si ebbe anche il coraggio di ridare il Macbeth. Vi assicuro che ei vuole una fronte di pergamena a porre in iscena uno spartito cosi importante con elementi simili! P- fParigi, 21 febbraio. Non potreste mai farvi un’idea esatta dell’ira da cui erano animati i giovani compositori di musica, senza pregiudizio di. qualche maestro già attempato, la sera della prima rappresentazione A’Una Festa a Venezia di Federico Ricci al teatro Lirico, (sala dell’Ateneo). Fin dalle prime battute dell’introduzione la loro ostilità, sul principio un po’timida e latente, ha messo da banda ogni pudore e si è dichiarata apertamente. Non potendo o non osando attaccar di fronte, la turba dei malcontenti ha addentato il libretto, e siccome questo — bisogna pur confessarlo. — non è tale da disarmare la critica, al contrario. gli oppositori ne trionfarono facilmente. Ma non poterono cosi di leggieri farsi beffe della musica E sa il cielo se l’avrebbero voluto!... ma come riuscir nell’intento, quando la musica è gaia, originale, elegante, bene scritta e meglio istrumentata! Strana cosa che il giudizio del pubblico, quando è quistione d’un’opera in musica, dipenda sopratutto dal merito del libretto. Ecco perchè il teatro più in favore di Francia è quello delV Opéra Comica; il genere che esso comporta è la commedia metà in prosa, metà in musica, fatta espressamente per una gente che si occupa più delle parole che delle note. Qui il pubblico vuole innanzi tutto l’interesse di quel che chiama con un nome generico «la pièce». Se questa è buona, o almeno se è tale da incontrar il suo favore, poco im[torta che la musica sia insufficiente; l’opera piacerà ed il teatro sarà pieno. Viceversa se il libretto non piace, l’opera cadrà, la musica fosse anche un capolavoro. Ciò è tanto vero che, nelle Rassegne musicali delle appendici dei grandi giornali, delle dodici colonne che contiene un feuilleton, una decina e più sono consacrate all’analisi del libretto, una alla esecuzione, ed il resto (vi domando un po’che cosa è questo resto! ) è riservato al rendiconto puramente musicale Si direbbe davvero che la musica non è che un accessorio, come nei vaudevilles! — Ed ecco perchè i diritti d’autore sono eguali tanto pel poeta che pel maestro, quasiché fosse la stessa cosa scrivere le parole del Guglielmo Teli che la musica! Ma che farci? Le cose vanno cosi, bisogna accettarle come sono. Per ritornare dunque al libretto A’Una Festa a Venezia, vi. ho detto che non è de’ più felici. Invano il Ricci ha tentato opporsi qua e là a qualche strafalcione degli autori del libro (poiché sono due, che questa volta non valgono un solo); essi non han ceduto, e tanto paggio per loro, giacché han dovuto cedere dopo la prima rappresentazione; voglio dire che sono stati obbligati di modificare, correggere, tagliar via tutto quello che era stato trovato inetto o ridicolo. Raffazzonato in tal modo il libro può passare, e non farà più torto alla musica, che, ripeto, è degna del Ricci. Vi sono, fra gli altri, quattro o cinque pezzi d’un merito veramente superiore, per esempio un duetto di donne, uno di voci d’uomini (tenore e baritono), una barcarola, una ballata per soprano, che ha tutte le sere gli onori del bis, ed un quintetto che è un vero capolavoro. Questo solo quintetto basterebbe alla rinomanza d’un compositore, e non., saprei se vi sono molti maestri francesi che possano scriverne uno eguale. Scriverlo migliore, noi credo. — Sicché, tenuto conto dell’invidia dei giovani compositori furiosi di veder che uno straniero era preferito, e tenuto conto della pochezza del libretto, Federico Ricci ha ottenuto un successo tanto più grande in quanto che era più difficile. Ma che un’altra volta non si faccia imporre scrittori che vogliono far a loro modo; che li sce’ga egli stesso. Non mancano qui poeti che sanno scrivere per compositori italiani. Che s’egli venisse a comporre, un’altra opera per uno dei teatri lirici di Parigi, ed incorresse di nuovo nel difetto del libro, si direbbe che la colpa è sua. Gli serva d’avviso il pericolo col quale s’è messo accettando con soverchia compiacenza il libro Una, Festa a Venezia. Malgrado la bella musica, poco è mancato che cadesse. Per buona fortuna alle rappresentazioni susseguenti, il pubblico ha saputo distinguere le qualità, i pregi della musica e liberare questa dalla solidarietà troppo onerosa del libretto. Ogni sera quasi tutti i pezzi, sono applauditi, e due o tre sono replicati. Il malcontento della prima rappresentazione è totalmente svanito. lersera ha esordito EA’Opéra una giovine artista che ha un nome italiano la Franchino. Era scritturata da sei settimane e non c’era mezzo che esordisse. Il direttore Halanzier non avendola mai intesa cantare in un teatro, non aveva gran fiducia in lei. Finalmente la signora Hisson che canta la parte di Selika xxeWAfricana ammala subitamente Conviene o toglier cartello o dar la parte ad un’altra. Ma chi può cantarla, cosi alla sprovvista, senza prove, avvisata soltanto il dì innanzi? La Franchino si affida di cantarla Halanzier un po’ titubante, finisce per consentire. La sua sorpresa ha dovuto essere estrema, quando ha veduto la bell’accoglienza che il pubblico MAV Opéra ha fatto alla giovine esordiente. Notate che ei voleva gran coraggio per cantare la parte di Selika, nella quale la Sax.e aveva lasciato cosi brillanti ricordanze. Aggiungete che tutti gli amici della 66 GAZZETTA. MUSICALE DI MILANO Hisson vedevano a malincuore una novella artista assumere la parte della loro cantante preferita. La claque aveva ordine di non applaudire. Ma il pubblico questa volta ha fatto esso stesso l’ufficio dei cosi detti inlraprenditori di successo, cioè ha applaudito e chiamato fuori a più riprese la giovine cantante. Insomma il successo della Franchino è stato felicissimo. Ma a mio avviso, essa farebbe bene di lasciar da banda VOpéra, ove non si resiste senza intrighi, e di darsi al canto italiano. Sarebbe un bell’acquisto pel nuovo direttore del teatro Italiano di Parigi nella prossima stagione. Dico nella prossima sragione perchè le poche rappresentazioni che saranno date fino alla fine di maggio non costituiscono una stagione teatrale. Vi avevo ben detto che il Ministero non avrebbe approvato la nuova direzione! Così è stato. Allora il novello direttore ha sciolto il problema, troncando il nodo gordiano. Il Ministero si riservava il dritto di approvare o no la scelta del nuovo direttore perchè il teatro Italiano di Parigi gode d’una sovvenzione di centomila franchi. Amedeo Verger (o chi per lui) rinunzia alla sovvenzione e cosi toglie via ogni ostacolo. Non ha più bisogno del Ministero. Si contenterà di usufruttare il teatro a proprio rischio e pericolo. Già molte scritture sono state fatte, e la prima rappresentazione che potrebbe bene aver luogo il 2 marzo (almeno la nuova direzione lo promette e lo spera) sarà data col Matrimonio segreto, un nuovo lavoro d’un giovine di belle speranze che è ancora sconosciuto e che ha nome Cimarosa! Tutti correranno per giudicare questa novità. Dopo di esso, il pubblico dovrà contentarsi delle opere del vecchio repertorio. Ma, pazienza! una mezza stagione è presto passata. Durante la state, il teatro sarà messo a nuovo ed il primo settembre o il primo ottobre comincierà, vogliamo sperarlo, un’era novella per questo povero teatro Italiano, si splendido un giorno, ed oggi si miseramente ridotto!! 41 L oiidvit 20 febbraio. Se il concorso di tutte le celebrità dell’arte è bastante ad assicurare il successo delle feste musicali nazionali (National Musical Meeting^) che avranno luogo al Palazzo di Cristallo nel mese prossimo di giugno, v’ha ogni ragione di credere che il successo sarà un vero trionfo. Non havvi persona notevole nel mondo musicale, la quale non abbia offerto il suo appoggio all’eccellentissima impresa delle autorità del Palazzo di Cristallo. Il giorno fissato per la distribuzione dei premj, che saranno aggiudicati dal consiglio ai migliori concorrenti, è il 6 luglio prossimo; mentre il concorso, come sapete già, avrà luogo nel mese precedente Io m’auguro sinceramente che il successo finanziario dell’impresa risponda completamente alle aspettative dei generosi promotori. Ma certo non senza ragione questi hanno fondato grandi speranze nel pubblico, in mezzo al quale 1 amore della musica si fa sempre maggiormente sentire. È ben possibile che gl’inglesi non siano perciò migliori apprezzatola; ma è necessario ammettere ch’essi ne sono più zelanti e più generosi patroni. Così che le mille cinquecento lire sterline di premio, che verranno distribuite dai proprietarj del Palazzo di Cristallo e tolte dai Ipro Fondi, v’ha ogni ragione di credere che frutteranno come di dovere. In una recente mia lettera scrivevo che l’Alboni figurava nella compagnia del Mapleson per la stagione prossima. Invece di Aiboni, doveva scrivere Albani; e questa è, se non erro, una stella Canadiana, la quale recentemente ha brillalo e brilla ancora in Firenze. Cedendo alle lagnanze della stampa italiana, ed estera, il governo vostro s’e finalmente deciso a nominare il suo commissario per la prossima esposizione internazionale di Londra, riconfermando la nomina dell’egregio pittore romano, signor Attilio Baccani, il quale è domiciliato a Londra da moltissimi anni. La prossima esposizione sarà inaugurata, come la precedente, il l.° maggio; ed è la seconda della serie dell Esposizioni Internazionali annue, le quali comprenderanno permanentemente opere d’arte, (la musica non eccettuata) e le recenti invenzioni e scoperte scientifiche, oltre un’esposizione industriale, annualmente differente. Queste esposizioni hanno luogo sotto gli auspici e la direzione della Regia Commissione per l’Esposizione del 1872.. Essendo certo di far cosa grata ai lettori vostri e al mondo musicale italiano in generale riproduco la circolare che la Commissione Regia ha inviato ai commissari rappresentanti relativamente alle pubblicazioni musicali. l.° Il regolamento per l’Esposizióne Internazionale del provvede quanto segue: Disposizioni Musicali I regi commissari nomineranno una commissione, la esteri 1872 quale dovrà scegliere per essere eseguite nel R >yal Albert Hall le nuove composizioni di merito pubblicate prima del 1.® marzo 1872; 2.° Quindi i regi commissari desiderano ricevere dalle accademie e scuole musicali dell’estero i nomi delle composizioni musicali d’ogni genere, le quali siano da esse considerate sufficientemente meritevoli per essere eseguite nel Royal Albert Hall durante l’Esposizione Internazionale del 1872. 3.° I lavori devono essere produzioni di compositori viventi, pubblicate prima del l.° marzo 18/2; e ponno essere vocali o strumentali, come oratorii, cantate, suonate, sinfonie, romanze, ballabili, ecc., ecc. 4.° E fatta preghiera che ogni informazione venga favorita sul modulo qui unito; e che questo venga rimesso, prima del 31 marzo 1872, al maggior-generale H. Y. D. Scott, C. B. agli uffici della Esposizione Internazionale, Kensington Gore, Londra, W. Il segretario della Commissione Enrico Y. D. Scott. La nomina del commissario italiano essendo giunta in Londra solo il giorno 17 andante, v’ha da sperare che il governo vorrà usare la sua influenza per ottenere un prolungamento del tempo utile pel concorso a benefizio degli italiani che desiderassero prendervi parte. Il modulo mentovato è come segue: Gennajo, 1872. N. 52. ESPOSIZIONE INTERNAZIONALE DI LONDRA DEL 1872 COMPOSIZIONI MUSICALI STRANIERE Pubblicate nell’impero o regno di
Nome e natura della composizione Nome e indirizzo dell’autore Quando fu composta Nome e indirizzo dell’editore Prezzo Osservazioni • G. Berlino, 10 febbraio. Durante il mio silenzio avvenne da noi cosa della massima importanza: abbiamo perduto la nostra prediletta diva, la Mallinger; e ciò per colpa d’uno scandalo avvenuto in teatro. La direzione, invece di adoperarsi a serbarci un così bell’ingegno musicale, contribuì a farla partire; perchè? «Ne tace la cortesia del cantore.» La causa dello scandalo fu il contatto, quasi sempre impossibile, allo stesso teatro di due prime donne celebri; nacquero ostilità e si formarono due partiti nel pubblico, e alla rappresentazione delle Nozze di Figaro, quando Cherubino (la Lucca) esce al braccio di Susanna (la Mallinger), alcuni fischi si fecero udire accompagnati dal nome della Lucca. Qiesta, non avvezza a simili accoglienze, si dimenticò fino ad apostrofare con veemenza il pubblico; il rumore fu tale che fu fatta calar la tela. Fin qui la storia. Alcuni giorni dopo le due cantanti diedero le loro dimissioni; quella della Lucca fu rifiutata, accolta l’altra. Mi sia permesso dire due parole intorno alla Mallinger che noi perdiamo, vera artista creduta dagli stranieri e specialmente dagli italiani campione femminile del wagnerismo; non nego che sia tale; ma dico che tanto è una poetica Elsa nel Lohengrin e un’incantevole Èva nei Maestri cantori, quanto un’Adina piena di vezzi e di lusinghe neU’A’^sùr d’amore e una vigorosa e drammatica Eleonora nel Trovatore. Essa è una delle poche artiste, più e più rare sempre, che sanno adattare l’ingegno a tutte le parti senza alcuna affettazione. Intorno a questa cantante eccovi un aneddoto che la riguarda come interprete delle opere di Wagner, il quale certo deve a lei non piccola parte della sua gloria non dirò tedesca, ma berlinese. Era stata scritturata nel 1865 a Monaco; non aveva cantato ancora alcuna opera di Wagner e il re artista di Baviera le comandò di cantare la parte di Elsa nel Lohengrin. Wagner protestò irato e trattò la famosa prima donna col nome d’una delle famose liberatrici del Campidoglio. L’artista non si diede per vinta e dopo aver cantato nel Lohengrin ebbe il vanto di farsi del ritroso compositore, uno dei più caldi ammiratori. Ora che l’artista è caduta, l’organo ufficiale del wagnerismo in Berlino — LI Corriere della Borsa — prega il pubblico di non confondere gli amici della Mallinger con quelli di Wagner!!! La direzione non ha indugiato un momento a far cantare sulle nostre scene alcune prime donne straniere, a fine di scritturare colei che deve succedere alla Mallinger. La prima fu la signorina Bretfeld, che esegui la parte di Agata nel Franco Arciere. Ha bellissima voce ed anche buona scuola ed è intonatissima, ma le sue forze vocali non bastano all’ampiezza del nostro teatro. Sarebbe un buon acquisto per le parti leggiere, II GAZZETTA MUSICALE DI MILANO 67 ma per sostituire la Mallinger non regge; però non fu scritturata non ostante l’ottima prova che fece di poi nella Nonna cantando ha parte di Adalgisa. L’altra ospite che canterà in questi giorni è la signorina Emmy Zimmermann, finora prima donna all’opera di Dresda, berlinese di nascita; ha voce a far stupore; ella sarebbe la sola degna di succedere alla Mallinger, perchè, oltre la voce, ha anche molta intelligenza musicale. La Lucca ed il Niemann ebbero due nuovi e veri trionfi artistici: la prima Ebrea di Halevy, l’altro nel Roberto di Meyerbeer. La maniera della prima è troppo conosciuta per doverne dire in proposito; ebbe vivi applausi nel secondo e nel quarto atto, e non dubito che questa parte diventerà una dello sue favorite. Il Niemann è un Roberto modello. Questo artista è aneli’esso meraviglioso per la pieghevolezza a varie parti; nella scena del cimitero fu assolutamente grande, e il pubblico si accorse di aver ritrovato un vero Ruberto che unisce potenza di voce a vigoria drammatica. Due nuove operette, al teatro Victoria l’una, al teatro Federich-Wilhelmstadt l’altra - piacquero molto. La prima - Morilla, -.con musica di Giulio Hopp (austriaco), ha una gentile favola per testo: «tre buone fate danno ad una fanciulla innocente un anello d’oro che dovrà liberarla da ogni avverso destino; la fanciulla si incontra nel bosco con un bel principe e se ne innamora; ma il principe, che era inseguito dallo zio inquisitore di Spagna, è raggiunto, preso e condannato. Morilla giunge in tempo a liberarlo coll’anello magico.» La musica di questo lavoretto si distingue per due doti; l’una è che non corre sulle traccie di Offenbach, l’altra che è per massima parte originale e non tolta a prestito ai grandi maestri d’opera buffa. L’ouverture nello stile moresco ha un bel tema ed è strumentato con molta intelligenza; un terzetto fra il principe. Amarino e Morilla, nell’atto secondo il Coro degli inquisitori ed un altro terzetto Ira Don Pablo, l’Ufficiale della Hermandad ed Amarino, so io i migliori pezzi. Certo se l’autore scriverà un’altra operetta, farà anche meglio perchè l’esperienza nell’uso degli strumenti e delle voci gli avrà giovato moltissimo. Esecutori principali di quest’operetta erano la signora FrizziBlum da Vienna (Morilla), Parili (Principe)’e Matthias (Amarino). Uguale successo ebbe testé alla Friederich-Wilhelmstadt II marchese di Cartonnage, vecchia storiella d’una bella molinara, vestita di nuove parole e di nuova musica, composta da Luigi Robert (pseudonimo con cui si cela un dilettante di molto talento di cui abbiamo già molte bellissime canzonette). Quest’opera ha gli stessi pregi e gli stessi difetti dell’altra; è lavoro d’un esordiente e vi si trova incoerenza di stile; ora è Meyerbeer, ora è Wagner, ora Verdi, ora Gounod nella maniera di strumentare; l’autore provò per altro di essere buon compositore con molte belle melodie, colla buona condotta dei temi e principalmente col canto insieme, (il vero segno a cui si riconoscono i compositori teatrali) in cui egli raggiunge altezze veramente artistiche. Basterebbe a darne piena prova un quintetto, lavoro di bella fattura e di gentile invenzione. Esecutori erano le signore Dumont-Suvanny e Meinhard ed i signori Scroboda e Schirmer, eccellenti tutti. * Nel gran concerto della corte imperiale, col concorso della Lucca, della Grossi, del Niemann, di Betz, Fricke, Schleich e del coro, sotto la direzione del maestro Taubert, venne eseguito alla presenza di tutta la corte imperiale, del principe Arturo d’Inghilterra e dei rappresentanti del corpo diplomatico, il programma seguente: Parte prima, Sinfonia dell’Olimpia, Spontini; Coro deV Ifigenia, di Gluck; Preludio deV Africana (Lucca), Meyerbeer; Finale della sinfonia Do min. (la prima volta negli annali storici dei concèrti di corte che fu eseguito questo capolavoro classico), Beethoven. — Parte seconda, Ouverture Athalie, Mendelssohn; Terzetto del Guglielmo Teli, (Niemann, Betz, Fricke) Rossini; Coro nuziale del Lohengrin, Wagner; Duetto di Rigoletto (Lucca e Betz), Verdi; Finale dell’Assedio di Corinto (Lucca, Grossi, Niemann, Betz, Schleich e C >ro), Rossini. Come vedete, la massima parte degli autori erano italiani e se vi ho trascritto il programma gli è appunto perchè vediate che fra noi la vera e bella arte italiana è in onore. N F (Rimandiamo al prossimo numero la corrispondenza di Vienna giuntaci in ritardo.) 61 MILANO. Molti ei domandano il perchè sull’avviso serale della Scala non figura il nome del compositore dei ballabili AAV Aida: questo perchè lo ignoriamo noi pure; ma intanto siamo in grado di dire che il nome del coreografo è quello del signor G. Casati, maestro direttore della R. Scuola di Ballo. E qui notiamo con compiacenza che i bellissimi suoi ballabili sono seralmente applauditi, fatto molto raro, per non dir unico, nei ballabili d’opera, e gli applausi sono ben meritati. Il signor Casati fu felicissimo nella composizione di queste danze, che si elevano dal comune per castigatezza di movenze, per verità storica, per effetto scenico. La danza sacra del primo atto, specialmente, è un vero modello del genere, e nessuno potrà far meglio di cosi. I nostri sinceri rallegramenti col signor Casati. GENOVA. Al teatro Nazionale ebbe prospere sorti la Luisa Miller, stupendamente eseguita dalla signora Vaneri (Luisa); bene anche il tenore Caroselli, il baritono Magnani e la signora Rovaglia-Porati (Duchessa); discreti gli altri. — .Al teatro Carlo Felice andò in scena con lieto esito il Guarany del maestro Gomes; vi furono applausi e chiamate al maestro ed agli esecutori, i quali erano: la signora Pascalis, il tenore Gayarre, il baritono Cesarò e il basso Manfredi. Curi ed orchestra lodevoli. MESSINA. Ci scrivono in dita del 19 febbraio: Le E lucande di Sorrento furono rappresentate con un successo non più che mediocre, e che non crebbe neanche alle successive rappresentazioni. Gli esecutori: signora Pavoni, il buffo Lombardelli, il tenore Piazza ed il baritono Broggi, gareggiarono di buon volare, ed a quando a quando riuscirono a farsi applaudire. Il Piazza specialment0. II brindisi ed un duetto furono e sono ogni sera applauditi. Il Barbiere di Siviglia, rappresentato avantieri, cogli stessi attori, meno il Broggi sostituito dal Ciapini nella parte di Figaro, ha avuto un successo sotto il mediocre. Ben* il tenore Piazza, ma molto più se non avesse la mania di fiorire e rifiorire troppo. Si prepara una nuova opera del maestro Aspa figlio, all’autore del Muratore di Napoli. Ve ne parlerò. REGGIO (Calabria). Ci scrivono: Il Rigoletto eseguito dalla D -ficarra, da Medica e Franco ebbe esito non contrastato: benissimo Medica. La Traviata, protagonista la signora Capozzi, fu una vera barbarie; s’è appena sostenuta per la somma arte con cui la signora Capozzi ha disimpegnata la sua parte. Applausi spontanei e chiamate in gran copia a lei sola. TRIESTE. Continuano con esito splendido le rappresentazioni del Barbiere di Siviglia, grazie al bravo baritono Amodio, alla signora Smeroschi, ed al tenore Corsi, i quali sono sempre applauditissimi. E alle prove la Dinorah. che avrà a protagonista la signora De Murscka. — Buon esito ebbe il Fra Diavolo di Auber, eseguito dalle signore Smeroski e Vicini, da Minetti, Corsi, Fiorini, Graziosi e Della Torre. NIZZA. In data del 18 corrente ei fu spedito il seguente telegramma che non giunse in tempo per essere pubblicato nello scorso numero: Beatrice Tenda. Fanatismo Ponti Dell’Armi protagonista inarrivabile ebbe ovazioni straordinarie - fiori - gigantesco mazzo camelie con ricchissimo nastro-applauditissimi Tasca Cresci Cruvelli maestro concertatore Bregozzo, scenografo Muscino grandissima folla malgrado prezzi raddoppiati LIVORNO. Il Maestro del Signorino, operetta giocosa del maestro Soffredini, ebbe accoglienze liete. Applausi e chiamate al maestro ed agli esecutori che erano tutti dilettanti. Emerse nella parte del protagonista il signor Manfredi Diara. CADICE. La Landa fu un altro successo lieto. Applauditissimi furono tutti gli esecutori cioè la Ferrer, il baritono Varvaro, il tenore Masato, la signora Ammorini (Pierotto), il basso Ruiz e il buffo Parodi. CAIRO. Gran successo la Lucrezia Borgia, stupendamente interpretata dalle signore Puzzoni e Grossi, da Anastasi e dal tasso Modini. Applausi vivissimi e chiamate smza numero a tutti. Buoni i éori, buona l’orchestra diretta dal maestro Zucchi. MALTA. Il Barbiere di Siviglia fu interpretato magnificamente dalla signora Cinti, dal tenore Serazzi, dal baritono Carnili, dal buffo Conti e dal basso Zambellini. Ebbero tutti vivissimi applausi; T orchestra diretta dal maestro D’Amore è lodevole. PARIGI. Al piccolo teatro del Tivoli fu eseguita una grand’opera in 5 atti del maestro Simiot, che aveva invano picchiato alle porte degli altri teatri per ottenere ospitalità. Il suo lavoro s’intitola L’Africain e fu ben accolto. «È musica, scrive la Revue et. Gazette Musicale, scritta secondo il gusto italiano, ricca di melodie; l’istrumentazione è elaborata e diligente.» L’autore fu chiamato varie volte al proscenio da un pubblico a cui è ignota la claque. PIETROBURGO. Romeo e Giulietta di Gounod andò in scena testé con esito splendido. La Patti, Nicolini, Oraziani, Bagagiulo e Scalchi furono sommi tutti; la Patti dovette ripetere un pezzo. La folla era immensa; vi furono sedie chiuse pagate 400 lire. il Rebus, estratti a Quattro degli abbonati che spiegheranno SPIEGAZIONE DEL REBUS DEL NUMERO 6. Falsa novella fa più danni di moneta falsa NOTIZIE ESTERE Editore-Proprietario, TITO DI GIO. RICORDI. Oggioni Giuseppe^ gerente. Tipi Ricordi — Carta Jacob. 68 GAZZETTA. MUSICALE DI MILANO BRUXELLES. All’Alcazar fu ben accolta un’operetta comica in un atto, col titolo: L’Amour et son hôte. La musica è del signor de Hartog. BARCELLONA. Al teatro del Circo l’ultima opera della stagione fu La Favorita, interpretata dalla signora Marietti e dai signori Conti, Moragas e Padovani. Tutti questi artisti ebbero applausi; i cori e l’orchestra eccellenti. — Il tenore Steger si presentò nel teatro del Liceo nella parte di Eleazar dell’Ebrea, ed ebbe accoglienze entusiastiche. Gli altri esecutori erano le signore Castelli e Fitè-Goula, il basso Merly, e il tenore Maglioni; salvo quest’ultimo, che era indisposto, tutti ebbero festose accoglienze. L’orchestra sicura; i cori tentennanti. GAND. Il Freischütz di Weber, che da gran tempo non era stato eseguito, fu riprodotto a beneficio del direttore d’orchestra Jahn. L’esecuzione fu assai lontana dall’eccellenza. VALENZA (Spagna). La seconda stagione lirica fu inaugurata colla Lucia, stupendamente eseguita dalla signora Tortolini, dal tenore Zaccometti, dal baritono Mazzoli e dal basso Capriles. Buoni i cori, ottima l’orchestra diretta dal maestro Dall’Argine. NUOVA-YORK. L’Eco d’Italia del 7 scrive: • «Lunedì sera nel Ballo in maschera la signora Parepa-Rosa ha pienamente giustificato la fama che gode. — Il numeroso pubblico accorso allo spettacolo l’applaudì con entusiasmo, nè sapremmo invero dire dove siasi meglio distinta: giacché sia nel duetto con Lirica, che nella romanza, nel duetto e terzetto del secondo atto e nella preghiera del terzo, dimostrò azione notile e corretta, e quella solita ammirabile voce. E piaciuta molto la signora Van Zandt nella sua parte di Paggio, che ha cantata con brio e disinvoltura; passabilmente il signor Cook; splendida la messa in iscena, ed ottimamente diretta l’orchestra. «— Milano. Martedì sera partì per Genova il maestro Verdi colla sua signora. Il grande maestro porta con sè le più grate impressioni per le commoventi testimonianze d’affetto e di stima ricevute dal pubblico milanese: il completo successo dell’Aida fu per lui una delle più belle soddisfazioni della sua carriera, seminata di continui trionfi. Alcuni giornali annunziano che, come si è fatto pel Lohengrin, così si daranno a Firenze cinque straordinarie rappresentazioni Aida. Questa notizia è completamente falsa, non essendosi neppur tenuta parola di un simile progetto impossibile a realizzarsi per ragioni d’arte e di convenienza. Non è nemmeno vero che la stessa opera si debba rappresentare a Bologna nel prossimo autunno. L’Aida verrà riprodotta in primavera a Parma, ed in estate a Padova: molti altri teatri hanno fatto domande, ma nessuno può per ora offrire serie garanzie di buona esecuzione artistica, sia dallato degli artisti di canto, che dal lato delle masse corali ed istrumentali. — Firenze. Scrive il Boccherini: — Corre voce che la Società filarmonica, che si fuse già con quella di Mutuo Soccorso, voglia associarsi ancora alla Società Orfeo. Speriamo che da tutte queste fusioni venga fuori un poco di buona musica che non sentiamo da tanto tempo. — Reggio (Emilia). Le sale della Società Filarmonica, chiuse finora, si riaprirono il 21 corrente, con un concerto, che riuscì splendido. Vi presero parte il bravo clarinettista prof. Weiss-Busoni. che eseguì stupendamente 4 pezzi, il pianista Ficcarelli, e il tenore Guicciardi. Vi furono applausi a tutti. — Forlì. Ci scrivono: «Poche parole per rendervi conto del concerto dato la sera di giovedì 8 corrente nel nostro teatro Comunale, dall’egregio giovane sig. Archimede Montanelli, professore di violino in questo Liceo, insieme col valente violinista signor Sebastiano Aldrovandi, entrambi allievi del professore Carlo Verardi ed accademici filarmonici del Liceo di Bologna. Dopo il primo atto della commedia, i suddetti violinisti éseguirono la seconda sinfonia di Alard, accompagnati al piano dalla signora Flora Pastorei Ravajoli. L’esecuzione fu eccellente, talché il pubblico uscì dal profondo silenzio con fragorosi applausi. Dopo il secondo atto, il signor Montanelli eseguì la Fantasia - Scène de ballet - di Beriot: in questo pezzo fu veramente ammirabile; vivissimi e prolungati furono gli applausi. Per volere della deputazione teatrale i due concertisti si presentarono un’altra volta al pubblico il sabato, ed eseguirono la prima Sinfonia di Alard per due violini, che fu molto gradita. «— Madrid. Dietro proposta del maestro e direttore della Scuola nazionale di musica Emilio Arrieta, fu decretata una somma di 500 Buros da pagarsi al compositore della migliore opera nazionale. — La reale Cappella ecclesiastica, istituto sciolto in seguito all’ultima rivoluzione, venne solennemente riorganizzata. Essa conta, per la parte vocale, 2 soprani, 2 contralti, 3 tenori, 2 salmisti e 3 cappellani all’altare; per la parte strumentale, un organista, un violoncellista e un contrabassista. — Nuova-York. Ci Eco d’Italia del 7 corrente, parlando dello Stabat Mater di Rossini eseguito’ nella chiesa di S. Michele, scrive: Il maestro N. Carezzi dirigeva l’insieme. Mr. W. F. Williams presiedette all’organo. — L’aria del tenore Cujus animam fu cantata assai bene da M. Romeyn. Il duetto Quis est homo dalla signora Salvotti e Miss Norton. Il baritono Buongiorno, che era annunciato nel programma, non cantò; lo supplì Mr. Weinlich. Il recitativo Eia mater fu cantato stupendamente dal signor G. Gariboldi, col suo bel vocione di basso, accompagnato dal coro. La seconda parte del concerto andò meglio della prima. Il quartetto Sancta mater, la cavatina Fac ut portevi andò benissimo; meglio ancora VInflammatus, il quartetto e coro finale Quando Corpus, accompagnati all’organo dal maestro Carezzi. La vastissima chiesa era piena zeppa, o se non vi sono state altre ammissioni che a pagamento, il maestro Carozzi avrà fatto certamente un buon affare. — Costantinopoli. Al teatro francese ebbe luogo un grande avvenimento, nientemeno che la rappresentazione d’un’operetta - Telemaco al tempio di Venere - con musica di un Armeno, il primo compositore che abbia scritto musica alla franca sopra un libretto turco. Il Moniteur Universel che ei dà questa notizia, parlando del merito della musica, dice che l’istrumentazione va terra terra, ma secondo le regole. Dopo una piccola introduzione semplice come il resto, si ode un coro di otto sacerdotesse; queste coriste più tardi si trasformano in ballerine, problema rimasto ancora insoluto in Occidente. Le ballerine per altro erano poco animate, e ciò per non togliere il fiato alle cantanti. Tutte le parti erano eseguite da giovinette che non oltrepassavano i 13 anni. — Bruxelles. Il primo concerto del Conservatorio, aspettato come un grande avvenimento, fu coronato da un successo colossale. Il programma era composto con arte, ed era consacrato a dare un’idea dell’opera francese da Lulli, che fu il fondatore, fino a Spuntini. Furono eseguite opere di Lulli, di Gluk, di Rameau, di Gretry e di Sacchini. 11 terzo atto deW Armida fu un trionfo. — Nottingham. Eli, oratorio di Costa, fu eseguito in occasione d’un festival preparato dal sig. Pyat. L’autore stesso, dirigeva l’esecuzione del suo lavoro che fu assai ben accolto. — Parigi. Si è formato un nuovo Circolo Filarmonico di dilettanti, sotto la presidenza del signor Lambert. Questa istituzione puramente filantropica, perchè il prodotto dei suoi concerti sarà destinato a buone opere, offre il vantaggio di riunire tutti i dilettanti strumentisti o cantanti, che finora cercavano invano il mezzo di eseguire la musica d’insieme. NNNNNN — LP sorte, avranno in dono uno dei pezzi enumerati nella copertina della Rivista Minima, a loro scelta. Ne mandarono la spiegazione esatta i signori: Tarsis Conte Francesco (Milano), E. Donadon (Milano), B. Lopez-y-Royo (Lecce), Orazio Zunica (Napoli), S. Saladini (Cesena), Antonio Paglicci Brozzi (Roma), Giulia Turco (Trento), Capitano Cesare Cavallotti (Vicenza), Fantoni Alfonso (Piacenza), Pietro Bosio (Torino), prof. Angelo Vecchio (Pavia), ing. Pio Pietra (Pavia), Angelo Gèrosa (Como), Giuseppe Bagatti-Valsecchi (Milano), Baldassare Bottigella (Pavia), Camillo Cora (Torino), Salvatore Butta (Sessa Aurunca), Citerio Amos (Bergamo), dott. Ragazzi Pietro (S. Felice). Estratti a sorte quattro nomi riuscirono premiati i signori: Salvatore Botta, Pietro Bosio, Antonio Paglicci Brozzi, Tarsis Conte Francesco.