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^KTKTO 5C5X-VII. 1ST. s 25 FEBBRAJO 1872 KEDATTORB SALVATORE FARINA SX PVBBLICA OGNI DOMENICA Preghiamo i vecchi associati che non hanno ancora rinnovato V abbonamento, di non indugiare più oltre. JL tutti coloro che ebbero o chiesero numeri di saggio e non li hanno respinti facciamo la stessa raccomandazione. VOCI E CANTANTI CONSIDERAZIONI SULLA VOCE E SULL’ARTE DEL CANTO del Cav. Enrico Panofka (1) In nissuna arte come nella musica è così visibile l’antitesi tra il plauso che accompagna la splendida carriera d’una parte de’suoi cultori e l’oscurità in cui si compie quella di un’altra parte, tra il cantante a cui vengono concesse con prodigalità le corone del trionfo, e il dotto insegnante che se ne vive nell’ombra quasi sempre interamente ignorato dal pubblico. Questa apparente ingiustizia ha fatto che pochi siano i cultori appassionati della didattica musicale, e non ha impedito che falsi sacerdoti ne guastino il culto per amor di lucro. L’arrendevolezza con cui certi così detti maestri di canto si piegano, ignoranti essi stessi, all’ignoranza dei loro allievi è la causa principale per cui da gran tempo si ha ragione di ripetere che le belle voci si fanno rare e pili rari i buoni cantanti. Il maestro Panofka appartiene a quel piccolo drappello di coscienziosi maestri, che sono i custodi incorruttibili della vera arte del canto e come a dire i fabbri dei più grandi e più legittimi successi della ribalta. Ignoto necessariamente al pubblico dei teatri, egli è da gran tempo in onore presso il pubblico assai più eletto dell’arte; e le sue opere gli hanno acquistato riputazione di dottrina in Francia, in Germania ed in Italia. (1) Proprietà dell’autore - si trova in vendita presso l’editore Ricordi al prezzo di L. 3. Questo libriccino che viene ad aggiungersi al breve catalogo di libri didattico-musicali veramente utili, è in pochi capitoli come la sintesi dell’esperienza conquistata in molti anni di insegnamento del canto. L’autore vi ragiona, collo stile serrato ed avaro di parole di chi sa di avere un cumulo di idee da esporre, delle qualità delle voci, dei loro difetti, suggerisce il modo di correggerli, espone le abitudini fatali o dannose alla voce, combatte i pregiudizi, i metodi assurdi, e avvalora il suo dire con una quantità di esempi tratti dai più grandi artisti contemporanei. Dopo aver letto il libro di Panofka. si capisce che i quattro quinti dei cantanti che invadono le nostre scene farebbero bene a sè stessi ed all’arte, se ricostruissero dalla prima pietra l’ipotetico edilìzio della loro educazione musicale. Disgraziatamente il falso successo di uno è un esempio pernicioso a cento, e non manca pur troppo quell’uno che con mezzi artificiosi e violenti carpisce al pubblico l’applauso destinato al vero meritò. In questo l’ignoranza di certi pubblici è ancora più fatale agli artisti dell’ignoranza di certi maestri; quando parecchie centinaia di uditori si mostrano disposti ad accettare gli urli come la più pura manifestazione delLarte, è assai diffìcile che un cantante, preoccupato prima di tutto del suo successo possa resistere a quella tentazione. Poste le cose in questi termini, ei è da scommettere che il libro del Panofka non convertirebbe nessuno degli urlatori accarezzati dal pubblico: se non che il libro del Panofka non si perde a tentare la conversione colle lusinghe della coscienza artistica, ma soggiunge che l’abitudine degli sforzi di voce sopprimerà a poco a poco la vera forza della voce, e che i falsi trionfi di oggi saranno vendicati dall’impotenza del domani. L’autore, fedele al suo sistema, rinvigorisce le sue parole con un confronto interessantissimo, fra tre grandi artisti: Lablache, Tamburini, Rubini. “ Noi possiamo distinguere tre gradi di voci forti, e tre cantanti possono rappresentarci quei tre gradi di forza vocale: la voce di Lablache era una voce fortissima; quella di Tamburini, meno, e quella di Rubini, molto meno ancora. E questi tre grandi artisti hanno pur nonostante per lunghi anni fatto una splendida figura l’uno accanto all’altro, senza scapito di nessuno, nè soli, nè insieme. Noi ei fermeremo di preferenza alla voce di Rubini per risolvere il nostro quesito. La voce di questo cantante ammirabile era senz’altro debole in confronto di quella di Lablache; e nondimeno essa eccitava all’entusiasmo, essa rapiva in quei punti dove l’artista esprimeva le più forti passioni e i più gagliardi