Gazzetta Musicale di Milano, 1872/N. 27
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-Ajxrjsro xxvii- KT- z? y U U G L_ I O 1872 REDATTOB.B SALVATORE FARINA SI PUBBLICA OGNI DOMENICA Al presente numero è unito il N. 13 della Rivista minima. A PADOVA L’Aida, rappresentata testé a Padova, ebbe un altro trionfo. Nel riprodurre ciò che dicono i giornali locali dopo la prima rappresentazione, aggiungiamo del nostro, a lode degli esecutori, che l’insieme dello spettacolo riesci perfetto, sebbene le proporzioni del ^teatro facessero temere a taluni impossibile una bella interpretazione. È appunto il contrario che avvenne; le finezze della musica furono meglio gustate, e si ebbero effetti di sonorità che alla Scala non si ottengono col triplo degli esecutori. Lasciamo la parola al Corriere Veneto: Bisognerebbe essere molto sfacciati per dare un giudizio, sia pure da quei profani che confessiamo di essere, sopra un superbo colosso come VAida. Noi non possiamo quindi oggi che limitarci al bilancio della serata, facendo sacro e solenne giuramento di parlare diffusamente in seguito su questo lavoro Verdiano. Il bilancio, lo dichiariamo addirittura, è tutto attivo. Ne siano prova le cifre che portiamo qui sotto. Primo atto. Dopo fa romanza Celeste Aida, scoppio d’applausi per il tenore Capponi che s’è permesso di fare una nota (un sì) che ha messo i brividi addosso all’uditorio. Applausi immensi alla Stolz quando venne in scena. Grandi battimani al coro Guerra! guerra! ed alla fine della prima scena due chiamate. Alla seconda scena si obbligò a venir fuori lo scenografo Magnani per il suo stupendo tempio di Vulcano. Il sublime canto mistico del tempio, la voce dall’alto che invoca l’Immenso Fthà fu applaudito assai, e dopo il duetto fra Ramfis e Radamès tutti e due ebbero una chiamata. Atto secondo. Applaudito il caratteristico ballabile dei moretti. La scena fra le due donne ebbe un successo completo, inenarrabile. La sig. Stolz fece strabiliare col suo canto, coi suoi passaggi arditi dalle note acute e basse; la signora Waldmann si rivelò grande artista sia per la parte vocale che per la drammatica. Disse superbamente la frase:.... son tua rivale Figlia dei Faraoni. ’""e destò l’universale fanatismo. Il sublime contrasto che chiude il duetto fra Amneris sdegnata ed Aida supplichevole, quella musica così accuratamente fatta, quella interpretazione incredibile, sollevarono il Teatro a romore, e le due grandi artiste si presentarono tre volte a ringraziare il pubblico che applaudiva sterminatamente. Lo scenografo fu nuovamente chiamato al proscenio per la bellissima scena della porta di Tebe. La marcia originale, colle sue trombette già messe in caricatura da Pasquino, piacque assai. La messa in scena in questa marcia, ed in tutto il resto dell’opera, è delle più inappuntabili che si siano mai vedute. I vestiti dei principali artisti sono d’una magnificenza rara, specialmente quello del baritono Pandolfini. Il finalone, mirabilmente concertato, provocò quattro chiamate, in due delle quali si volle dal pubblico giustamento compreso il chiarissimo maestro Faccio che venne salutato dall’entusiasmo di tutti gl’intervenuti. Atto terzo. — Il bellissimo istrumentale del preludio piacque assai per la sua assoluta novità. Applauditissimi: — La romanza di Aida: 0 cieli azzurri. — Il duetto stupendo fra Aida ed Amonasro. La signora Stolz disse in maniera che noi non sappiamo più in qual modo qualificare la frase: Un giorno di tal gaudio e poi morir. Il baritono in questa scena fu anch’esso superiore agli elogi specialmente nell’aria feroce: Su dunque sorgete! e nella frase: Dei Faraoni tu sei la schiava. Dopo la scena una chiamata. — Il duetto fra tenore e donna che segue immediatamente, si chiuse fra grandi applausi del pubblico, a cui però non. piacque troppo in alcune parti, come fattura. Dopo calata la tela, quattro chiamate. Quarto atto. Tutto bello, tutto immenso, tutto applaudito. Entusiasmo per la Waldmann durante e dopo la scena del giudizio sotterraneo, applausi al giudizio stesso e due chiamate alla Valdman ed a Maini dopo il duetto con cori. Alla stupenda ultima scena, fu chiamato il Magnani a ricevere di nuovo i tributi d’omaggio agli intervenuti. Il meraviglioso duetto finale piacque a dismisura, ed alla fine dell’opera gli artisti furono chiamati tre volte all’onore della ribalta. Noi siamo giunti fin qui facendo uno sforzo prodigioso per cambiare i vocaboli i quali significassero il nostro entusiasmo e quello del pubblico. Avremmo fatta una relazione da Giornale teatrale, quanto alla forma, però la sostanza è esatta e non v’è da togliere virgola. Se siamo stati trasportati ad un lirismo che non è nelle nostre abitudini, è da darne la colpa a Verdi, agli artisti principali, ai secondari, all’orchestra, al vestiarista, all’impresario, allo spettacolo infine incredibilmente maraviglioso. E il Giornale di Pado va scrive: L’esito della prima rappresentazione di ieri sera ebbe tutta l’importanza di un grande avvenimento teatrale; nè temiamo di andare errati asserendo che i pronostici più ottimisti furono di gran lunga superati. In precedenti appendici persone gentili. quanto autorevoli nel campo dell’arte musicale, trattarono ampiamente dell’Aida sotto l’aspetto, che diremo, scientifico, e lo svilupparono dietro i criteri! della nuova scuola, e delle modificazioni che si vogliono subite dal metodo verdiano. Per oggi, come semplici cronisti, non facciamo che parlare della esecuzione, e del complesso dello spettacolo. Da questo lato, diciamolo senza esitanza, sarebbe impossibile pretendere di più; e cogliamo subito il momento di fare alla Direzione teatrale i più sentiti elogi per averci procurato uno spettacolo veramente magnifico; e altrettanto lodiamo il coraggio dell’impresa, che non trascurò il possibile, e non badò a dispendi per soddisfare degnamente all’impegno assunto. In un teatro di qualunque capitale non potrebbesi esigere di più; tale è lo sfarzo del vestiario e delle scene, tutto combinato colla più scrupolosa verità storica. Dell’esecuzione non diremo che una sola parola: sia da parte dei cantanti che dell’orchestra, essa fu di getto, ma di quel getto in cui si amalgamano i più preziosi doni della natura, e dell’arte, la scienza, tutto..Noi ne fummo più che entusiasmati: siamo rimasti riverenti. Sotto la magica bacchetta dell’esimio maestro signor Faccio, quella numerosa schiera di professori fu inappuntabile in ogni tocco de’ suoi strumenti, quasi tuonante nei solenni ripieni, dolce, delicata nelle più miti armonie. Il signor Faccio chiamato più volte al proscenio in compagnia degli artisti, avrà compreso dalla spontaneità e dal calore di quegli applausi come il pubblico padovano sappia valutare il suo talento. Gli artisti di canto basta nominarli per figurarsi che cos’abbiano fatto: la signora Stoltz, la signora Waldmann, i signori Capponi, Pandolfini e Maini! Parve però che ieri sera taluno di loro superasse sè stesso! Lo spettacolo fu come una incessante ovazione di applausi e chiamate dal "principio alla fine: ei riserviamo di specificare in appendice la parte che n’è toccata a 224 GAZZETTA MUSICALE DI MILANO ciascuno, e non accenniamo che di volo ad alcuni punti culminanti. L’aria di uscita di Radamès applauditissima: il signor Capponi è di quei tenori di cui si va perdendo lo stampo: recitativo e aria di Aida, applausi e chiamate: la signora Stoltz ei ha rinfrescato la memoria del Don Carlos, se non l’ha superata sotto le spoglie della schiava Etiope: scena e duetto di Aida e Amneris fanatismo: quanta passione in quel canto della signora Waldmann! Come passa colle inflessioni vocali, sposate all’azione, dall’affetto all’ira, della gioia al dolore! E i suoi accenti, amante non riamata, frale ansie della gelosia, e la disperazione nell’atto 4.° per Radamès? Entusiasmo il finale del 2.° atto con quattro chiamate: bello tutto il 3.° in cui piacque assai il duetto di Aida e Radamès: applausi calorosi all’altro duetto fra l’Aida ed Amonasro: il signor Pandolfini per voce e per azione non ha eguali nel rappresentare questo personaggio: altrettanto si dica del signor Maini sotto le spoglie di Ramfis: bene l’atto 4.°, sopratutto la scena della condanna, e lo stupendo duetto finale, che destò fanatismo. Le masse corali bene: i ballabili di poca importanza. Il cav. Magnani fu chiamato fuori più volte; le sue scene meritano tutti gli elogi, perchè davvero onorano l’arte. Il teatro affollato promette di esserlo ancora più questa sera per l’arrivo di molti forestieri: dai palchetti sfolgoreggiavano colle beltà patavine, anche parecchie dal di fuori: le lagune aveano fornito il loro gentile contingente della haute. L’esito dell’Aida ei lascia sperare una folla di ospiti; lo desideriamo per il piacere di vederli, e pei’ il bene dell’impresa che lo menta. Il Trovatore ha pubblicato l’elenco delle opere nuove italiane rappresentate durante il l.° semestre 1872, ma è incorso in varii errori. Per esempio: L’Ombra bianca del Miceli fu rappresentata a Napoli il 30 dicembre 1871: Y Aida alla Scala comparve come una riproduzione, e fu già posta fra le opere apparse nel 71, e la Marcellina del maestro Auteri, data come eseguita al teatro Pagliano di Firenze, non andò ancora in scena. Ha fatto inoltre alcune ommissioni che importa rettificare. Ecco l’elenco, che crediamo esatto, di tutte le opere italiane o di autori italiani, eseguite in Italia e all’Estero, nel corrente anno, per ordine di tempo. 1. Sarria. Il Babbeo e l’intrigante. Napoli. 2. Salomé. G-ilda. Napoli. 3. Impallomeni. Fatima. Palermo. 4. Fenzi. I Prodi di Mosca. Taganrog. 5. Alberti. Oreste. Napoli. 6. Boccaccio. Il Bandito. Savigliano. — Opera postuma. 7. Antonietti. Il franco bersagliere. Taganrog. 8. Corrado. Evelina. Casale. 9. Ricci F. Le docteur rose. Parigi. 10. Ricci F. bine fête à Venise. Parigi. 11. Soffredini. Il Maestro del Signorino. Livorno. 12. Nani. Zorilla. Napoli. 13. Gandolfl. Caterina di Guisa. Catania. — Ammettiamo quest’opera, da tutti i giornali annunciata come nuova, sebbene ei consti essere stata rappresentata per la prima volta nel 1859. 14. Aspa. Piero di Calais. Messina. 15. Gandolfi. Il conte di Monreal. Genova 16. Magotti. Il Capitano nero. Bologna. 17. Burgio di Villafiorita. Paria. Firenze. 18. Petrella. Manfredo. Napoli. 19. Diversi. La secchia rapita. Firenze. — Bacchini, De-Champs, Felici, Gialdini, Tacchinardi ed Usiglio, allievi tutti del maestro Mabellini. 20. Bensa Astolfo Cavalcanti. Firenze. 21. Avolio. Rosetta la giardiniera.- Napoli. 22. Fornari. Maria di Torre. Napoli. 23. Grondona. En marito in cerca della moglie. Nelle sale del Conte Bolognini a Milano. 24. Viceconte. Selvaggia. Napoli. 25. Delfico. Il ritorno a Parigi dopo la guerra. Napoli. 26. Pedrotti. ùlema. Modena. 27. Panizza. Le nozze per astuzia. Calcutta. 28. Sassaroli. Riccardo duca di York. Genova, 29. Bruti. Macco. Bologna. 30. Bozzelli. Caterina di Belp. Torino. 31. Poniatowski Gelmina. Londra. 32. Schira. The ear-ring. Londra. 33. Sampieri e Manganelli. La figlia di Jefte. Bologna, nelle sale della Principessa Simonetti. 34. Pontoglio. L’Assedio di Brescia. Roma. — Rifatta. 35. Sozzano. Diem la zingara. Genova. Di queste, due sole ebbero esito cattivo, cioè I Prodi di Mosca, e la Zorilla’, sei mediocre: Il Capitano nero, Il Paria, Astolfo Cavalcanti, Selvaggia, Riccardo Duca di York, e l’Assedio di Brescia’, buon esito le altre; due sole buonissimo, cioè: il Manfredo di Petrella e The ear-ring di Schira. ★ L’imperatore Carlo VI era un grande filarmonico. Non si accontentava di suonare nell’orchestra della sua Cappella, ma accompagnava anche i cantanti al cembalo. Un giorno volle dirigere un’opera di Fux, che fu rappresentata in occasione della APPENDICE LA SORELLA DI VELAZQUEZ LEGGENDA STORICA DI MARIA DEL PILAR SINUÉS DE MARCO VERSIONE DALLO SPAGNUOLO DI DANI ELE RU B B! (Continuazione, Vedansi i N. 25 e 26/ III. LA PREGHIERA D’UNA MADRE.» Signore: chiunque voi siate, dovete avere un cuore sensibile se rimase commosso dalla innocente bellezza di mia figlia; io so che le sue attrattive non possono inspirare basse passioni, perchè c è in essa alcun che di angelico, che Dio, nella sua ’ bontà infinita, ha voluto darle come a riempire una lacuna nel mondo.» Piaccia al cielo, signore, che non siate unito con eterni legami ad altra donna quando farete la conoscenza della mia povera Anna, e che sia il matrimonio il porto di salvezza che accolga la sua sventurata gioventù? Ma se, per disgrazia, foste già legato con altra compagna, vi supplico, per l’amore della madre dei vostri figli, per la memoria della vostra, di non abbandonarla.»L’infelice fanciulla è sola nel mondo; quantunque di nobil sangue la sua nascita fu un delitto, perchè il padre e la madre sua erano legati ad altri coi legami di un’eterna unione: il padre l’ha dimenticata in mezzo al cumulo degli onori che lo acciecano, e la disgraziata madre teme la giusta collera di uno sposo oltraggiato, ma oltre ogni dire nobile.»Se la figliuola mia vi ha potuto interessare, simulatelo ad essa, signore: siate marito e padre, ma per il cielo, non rendetevi reo dello stesso delitto che le ha dato la vita; siate quindi suo fratello, e conducetela al fianco della vostra sposa, che Anna amerà con tutto il cuore, perchè è buona come gli angeli di Dio. Sia abbastanza valida la preghiera di una povera madre per cambiare le vostre idee di seduzione in un’azione generosa; e ricordatevi, signore, che la donna la quale in tal guisa vi prega, cadde in quello stesso abisso di rimorsi che cerca di evitare a voi: siate forte! ve ne scongiuro, signore! Siate forte almeno per compassione verso codesta sventurata fanciulla che non ha altra difesa all’infuori della vostra pietà!»Se per fortuna foste libero, in allora vi giuro che non potete trovare una compagna più dolce e angelica.. Oh, sì.... essa vi darà quella domestica felicità, che è tanto rara in sulla terra!»Salvate la figliuola mia da una perdizione certa; e per rispetto alla sua bellezza e all’abbandono in cui vive, siate il suo protettore; ve lo chiede sulla vostra fede di cavaliere e di cristiano la sua disgraziata madre. - Anna.»P.S. Datele questa treccia che mi sono tagliata dal capo per essa, e rispondetemi per tranquillizzare la mia ansietà, la quale non può cessare sino a tanto che sappia la vostra decisione.»Dirigete la vostra lettera a G-and, via S. Paolo, senz’altro indirizzo che questo: - Ad Anna S.» GAZZETTA MUSICALE DI MILANO 225 festa dell’imperatore. Carlo VI occupò il posto del direttore; Fux gli stava di dietro, voltando i fogli. Nella partitura trovavasi un passo difficilissimo a dirigersi, ma l’imperatore l’interpretò con tanta maestria, che Fux, malgrado le regole dell’etichetta, gli gridò un bravo sonoro, poi volgendosi all’imperatore gli disse: «In fede mia, di Vostra Maestà si potrebbe fare un eccellente maestro di cappella!» L’imperatore volgendosi tosto, rispose: «Cospetto! mio caro maestro, lo so bene anch’io, ma preferisco restare imperatore.» Rivista Milanese Sabato, 6 luglio. Gran dicerie al solito, ma questa volta abbastanza prossime, e abbastanza sicure per meritare di essere raccolte. Il nuovo teatro Dal Verme è quasi compiuto; è un vasto edilìzio a forme grandiose ed eleganti e pare destinato ad essere durante la stagione estiva il ritrovo favorito dei Milanesi d’ogni ceto; avrà caffè e trattoria annessa, spaccio di guanti e non sappiamo quante altre beatitudini. Questa specie di paradiso terrestre sarà aperto agli Adami e alle Eve domiciliati in Milano nel mese di settembre prossimo, con quell’altra delizia melodica che è la Favorita, interpretata da quel portento canoro della Galletti-Gianoli, dal baritono Giraldoni e dal tenore Aramburo, di cui la stampa ha strombazzato ai quattro venti le scritture ufficiali. Si dice pure che l’impresa attenda ad assicurarsi per quella prima stagione anche i coniugi Pozzoni-Anastasi. E troppo, è troppo, noi la preghiamo a mani giunte; se questa ed altre dicerie si avverano, come faremo ad aspettare senza deliquii il mese di settembre? Si sa inoltre che in quel benedetto mese avremo il Freischütz alla Scala col basso Maini e colla signora Pasqua, e che si inaugurerà l’Esposizione Artistica, il monumento a Leonardo da Vinci, e il Salone restaurato del Marino, senza contare le prime frescure autunnali eccetera; insomma beato* chi saprà sopportare la vita fino a settembre! Gli spettacoli che abbiamo al presente pajono fatti apposta per farci sognare ad occhi aperti le delizie del futuro; Le Educande di Sorrento al Fossati, e il Noce di Benevento al teatrino estivo, la compagnia drammatica Calamai alla Commenda, la compagnia acrobatica Ciotti al Politeama e punto e basta. Delle Educande di Sorrento abbiamo parlato più d’una volta; quanto all’esecuzione non ei è gran fatto male, e in alcune parti ei è del buono. La signora Lamberti non ha gran voce, ma in compenso la adopera con un metodo eccellente, e si mostra abbastanza disinvolta a dispetto del naturale impaccio d’esordiente. Bene la signora Pala-Graziosi nella parte di Donna Placida, a cui per altro dà un carattere forse troppo caricato. Il difetto opposto, cioè disinvoltura eccessiva, convien rimproverare al baritono Graziosi, artista di belle maniere e molto corretto nel canto;, infine merita una parola d’elogio e di incoraggiamento il signor Reslieri, uscito testé dalle officine benemerite in cui si lavora divulgare le idee e le castronerie, per solfeggiare in chiave di tenore; ha voce gradevole e intonata e canta con arte sufficiente avuto riguardo al bevre studio. E allievo del maestro Leoni. Allo stesso teatro questa sera va in scena la Cenerentola. Al teatro estivo ha visto la luce una nuova fiaba il Noce di Benevento, parole d’un incognito, musica del signor Alfa Omega. In ogni tempo il noce ebbe fama d’essere una pianta traditrice per le sue esalazioni soporifere; quelli che intervengono al teatrino estivo ne fanno esperimento; si fidano dell’ombra, del susurro... e si addormentano. La fiaba è in fatti nulla più che ombra e susurro e non mette il conto di parlarne; quanto alla musica ei è del buono assai, e ha fatto nascere in tutti il desiderio di penetrare il mistero alfabetico che nasconde il nome del compositore; il mistero è però rimasto inviolato. Al teatro della Commenda fa buoni incassi la compagnia Calamai; basti dire che la dirige quel capo ameno di Leopoldo Vestri. Chi non l’ha sentito nella parodia del Ballo in maschera, corra a prendere il biglietto la prima volta che la vedrà annunziata; tutti quelli che l’hanno sentito non mancheranno certo alla parodia dellALW promessa dal Cartellone. La fortuna del Politeama va di trotto come i suoi cavalli. Lasciamola andare. fi. — L’avventura è originale! disse il duca appena Velâzquez ebbe finito di leggere. — Quando appresi il contenuto di questo scritto, continuò l’artista guardandolo, un sentimento di profonda e dolorosa pietà s’impossessò di me; la sorte lagrimevole di quella donna, che intravvedevo essere una nobile signora, mi commosse sino al punto di scoppiare in lagrime, e mi confermò nel proposito che avea di condurre con me in Ispagna la mia innocente Anna. Pensava di condurla vicino a Giovanna, siccome esigeva la madre sua; e sebbene un sentimento di amarezza ingeneravasi nel mio cuore riflettendo quanto sarei stato felice se mi fossi potuto unire a quell’angelica creatura, posso dirvi con verità che la memoria dei benefici che avevo ricevuto dal padre della moglie mia, il serio e tranquillo affetto che questa mi inspirava, e l’amore della mia figlia dominarono ben presto quel pensiero funesto. Uscii di casa, e, dirigendomi a quella di un orefice, comperai un medaglione d’oro con una catena dello stesso metallo; vi chiusi la treccia della madre di Anna, e lo custodii, aspettando l’ora d’andarla a trovare; intanto faceva con attività, i preparativi della nostra partenza, che doveva effettuarsi allo spuntare dell’aurora. Batterono, finalmente, alla grande cattedrale le undici e mezza, e allora pigliai una scala di seta, prima preparata, e mi diressi alla casa di Anna. Già essa mi aspettava d’in sul balcone; assicurata la scala, calò con piede fermo, e la mia mano, per la prima volta, toccò la sua, onde aiutarla a scendere. Quando toccò il suolo, misi al suo collo la catena dalla quale pendeva il medaglione. — Conserva, le dissi, conserva, Anna mia, questo ricordo di nostra madre che ti offre la mano di tuo fratello. — Ah Dio mio! esclamò con indicibile alle grezza; tu sei mio fratello? — Sì, risposi con voce sicura e chiedendo dall’intimo del mio cuore perdono alla madre mia per quella generosa bugia, che mi rammentava i miei doveri; sì, Anna, io sono il tuo fratello, e questa felice notizia l’ho rinvenuta nelle carte che mi consegnasti stamane. — Ah! è forse perciò che ti amai sin dalla prima volta che ti vidi! disse appoggiandosi con abbandono al mio braccio, e disponendosi a seguirmi. L’ingenua non pensò neppure di chiedermi quali erano i nostri genitori; quella infantile intelligenza, offuscata dalla totale ignoranza del mondo, non curava informarsi dei legami del sangue. Finalmente giungemmo alla mia abitazione. Allora pregai Anna che si coricasse nel mio letto, ciò che fece docilmente, e presto m’avvidi dal suo uguale e tranquillo respiro che dormiva. In seguito, approfittando di quel sonno, presi la penna e scrissi a sua madre una lettera concepita in questi termini:» Signora: Anna è in mio potere sicura e ricoverata per sempre; sono mariti) e padre, ed essa sarà la sorella di mia moglie.»La vostra figlia ed io partiamo per la Spagna entro due ore. Se un qualche giorno desiderate abbracciarla chiedete del pittore del Re Filippo IV. Diego Velâzquez de Silva». Spedii questa lettera e mi avvicinai al letto di Anna; dormiva come un bimbo nella culla, ma il mio puro amore di artista era stato santificato dalla lettera della madre sua, epperciò non accostai le mie labbra a quella fronte. Passai due ore a contemplarla; la vista del suo angelico sembiante, incoronato da biondi ricci, recava al mio cuore una calma e una gioia che giammai aveva provato. Ohimè! era l’amore, che segretamente sotto quella forma filtrava nell’anima mia e la soggiogava. Brillò finalmente il primo crepuscolo dell’aurora all’oriente; svegliai Anna, e un quarto d’ora dopo eravamo sotto la vela di un bastimento spagnuolo. Allo scomparire dal nostro sguardo «226 GAZZETTA MUSICALE DI MILANO ALLA RINFUSA Il Segnale di Lipsia è entrato nelle ferie d’estate, cioè nei mesi di luglio ed agosto non si pubblica. E una curiosa abitudine che non ha esempio in alcun giornale. La Società filarmonica di Nuova-York, dietro proposta di Franz Liszt a Weimar, nominò tra suoi membri onorarii Ricardo Wagner e Gioachino Raff.
- Il noto medico ed appassionato filarmonico Dottor Mandi, a Parigi, pubblicò
un opuscolo non privo d’interesse peri cantanti: Les maladies du larynx et du pharynx.
- L’editore Dentu a Parigi pubblicò la sesta edizione del Dictionnaire de
musique di Leone e Maria Escudier. > Gounod nel tempo che dimorerà a Spa, per ristabilirsi in salute, darà alcuni Concerti, a’quali prenderà parte la brava Nita Gaetano.
- A Siena, nel teatro della Lizza, si rappresentò un’operetta in prosa e
musica intitolata Francesca da ridere. I giornali biasimano la parodia, e negano al componimento tutti gli elementi indispensabili a formare un lavoro drmmatico-musicale tollerabile. A Gohlis presso Lipsia fu inaugurato un nuovo teatro il 16 giugno. Si adatta a rappresentazioni d’ogni genere. La signora Nissen-Saloman, ’ professoressa di canto al Conservatorio di Pietroburgo, ricevette dall’imperatore una medaglia d’oro contornata di brillanti, e adorna del ritratto di S. M. il tutto incastonato in un magnifico braccialetto Ecco un’onorificenza adatta al sesso del professore! II signor Arturo Heulhard ha pubblicato a Parigi la storia della Forchetta armonica, società musicale, letteraria e gastronomica che si formò non molto allo scopo di mangiar bene anzi tutto una volta al mese e in secondo luogo per cianciare d’arte e di lettere. Il 29 giugno ebbe luogo nelle sale dell’Istituto Pietrasanta di Milano un concerto, a cui presero parte le signore Dario Maggi, Stoika e Parini ed i signori Villa (tenore), Carpi (baritono), e Rocco (buffo). Fra i varii pezzi eseguiti con plauso notiamo i duetti del Crispino (Dario e Rocco del Rigoletto (Carpi e Parini) e il quartetto del Rigoletto (Dario, Stoika, Carpi e Villa). Dirigeva il maestro Enrico Maggi.
- La Società dei compositori di musica fondata nel 1862 a Parigi ha messo
al concorso un quartetto per due violini, alto e basso; tutti i compositori francesi possono aspirare al premio che è una medaglia d’oro. A Parma nella sala del ridotto del Teatro Regio ebbe luogo un concerto vocale e strumentale a beneficio dei danneggiati dall’inondazione del Po. Vi presero parte la signora Baratti, alcuni allievi e professori del Conservatorio. e l’orchestra del Politeama Reynach diretta dal giovine maestro Grazioli. Molti applausi, ma poca gente.
- Il sovrano dei valzer, Giovanni Strauss, che ora trovasi in America, ritornerà
in Germania nel corrente luglio, e il 1 agosto comincierà i suoi concerti favoriti a Baden-Baden.
- È da appaltare per 5 anni il Civico Teatro Chiabrera di Savona, dirigere
le domande al Municipio. degli ultimi edifici della superba città di Anversa dagli occhi di Anna sgorgò copioso il pianto. — Che hai? le chiesi. — Non lo so, fratello mio! mi rispose; ma mi sembra di lasciare colà qualche cosa che mi è molto cara; e poscia gettandomi le braccia al collo, soggiunse: — Tu e i capegli di mia madre siete tutto ciò che mi inspira amore nel mondo. IV. NOBILTÀ SPAGNUOLA. Lungo tratto rimase assorto in una profonda meditazione il duca dell’Infantado; egli guardava Velâzquez come si guarda un essere di natura elevata, giacché, sebbene i licenziosi costumi della corte di Filippo IV gli avessero un po’ guasto il cuore, era però ancora capace di comprendere tutta la nobiltà dell’artista. — È, dunque, la giovane che conduceste dalle Fiandre, quella che oggi è creduta per vostra sorella, e che con tanta cura celate agli sguardi di tutti? chiese egli al pittore. — Si, signor don Giovanni; è da un anno che Anna vive con me sotto la continua vigilanza del mio schiavo mulatto Giovanni de Pareja; e quantunque abiti entro il palazzo, la sua bellezza non fu per anco profanata dal lascivo sguardo di codesti licenziosi e depravati cortigiani. — E perchè non l’avete mandata, come prometteste a sua madre, in Siviglia, vicina a donna Giovanna? — Non posso! oh, non posso separarmi da essa! — Dunque l’amate? — Più della mia gloria! esclamò l’artista innalzando al cielo uno sguardo coperto da ardenti lagrime.
- Il maestro Nicola d’Arienzo sta scrivendo la musica di un dramma lirico
col titolo Rita di Lister.
- Il cav. Antonio Fummo, fabbricante di pianoforti a Napoli, è autore d’un
nuovo sistema per rendere inalterabile l’accordatura del pianoforte. Egli costrusse testé un pianoforte impiegando ferro fuso e cristallo invece di legno, ed ottenne un mobile elegantissimo, poco costoso, molto sonoro ed in sensibile alle variazioni atmosferiche. Vediamo segnalata quest’invenzione con molti elogi, e ei pare che li meriti.
- Il maestro De Ferrari sta scrivendo una nuova musica con libretto del
signor D’Ormeville, intitolato Brenilda.
- L’egregio maestro Agostino Mercuri per acclamazione è stato nominato
Soccio Accademico corrispondente dell’istituto Musicale di Firenze. ¥ Il G-uide Musical annunzia in vendita presso i fratelli Schott a Bruxelles uno Stradivarius autentico che appartenne già al celebre violinista Léonard. La musica e gli spettacoli a Roma — Piazza Navona e Piazza Colonna — Le bande musicali — Spettacoli diversi del Politeama — Altri teatri — La musica a San Pietro — Cose dell’Accademia di Santa Cecilia — Promesse del teatro Apollo. I^OMA, 4 luglio. Io potrei cantare il famoso duetto dell’AJo nell’imbarazzo Mai teatri, mai festini Mai nemmeno ai burattini; i burattini sarebbero molto bene accolti a Roma in tanta penuria di spettacoli, e se conoscete qualche burattinaio che desideri far quattrini, mandatelo pure nella capitale del Regno d’Italia, dove guadagnerà tesori, a meno che l’amico Sella non imponga una tassa anche sulle teste di legno. La Roma dei Cesari, dei Papi e dei Mellana, quando giunge l’estate col suo corteggio di pulci e di zanzare, diventa una città di provincia. Lo spettacolo principale è la banda in piazza: tra Guardia Nazionale ed inclita guarnigione, di queste bande ne abbiamo cinque o sei, che suonano una sera ciascuna. I buoni romani se Un lungo silenzio fece seguito a quel grido sfuggito dall’anima generosa del pittore: il duca rimaneva immobile e cogitabondo; quell’altiero cortigiano molto doveva amare Velâzquez, quando di tal maniera lo interessavano i suoi dolori. In quell’istante il cavaliere che ascoltava allontanossi con leggiero passo; ma ad onta della cura grandissima che avea posto nel celarsi, chi l’avesse visto mentre passava innanzi ad uno dei vicini chioschi, le cui faci illuminarono il suo sembiante, avrebbe ravvisato in esso le severe sembianze di don Gaspare de Guzman y Pimentel, conte-duca di Olivares. — Ho una buona notizia da dare al Re, pensò egli scomparendo rapidamente fra le ombre della foresta. — Vi confesso, don Diego, disse infine il duca rompendo il silenzio, che non concepisco tanta nobiltà e generosità che trovo nella vostra condotta. Amate una donna, la tenete in vostro potere senza ostacoli e senza conoscere nessuno che vi chieda conto di essa, e la rispettate perchè ve ne supplica una madre, la quale forse non esiste, giacché non avete prova alcuna che l’autrice di quella carta sia effettivamente la donna a cui Anna deve la vita. — Ah! esaminate questa lettera, esclamò Velâzquez porgendola al duca perchè la guardasse; esaminatela e vi convincerete che soltanto una madre può lasciarvi l’impronta di quelle lagrime tanto grosse come i goccioloni che precedono la tempesta.... e che solo la mano di una madre trema come ha dovuto tremare quella della donna che ha vergate queste righe!... — Ma ahimè! continuò Velâzquez guardando di nuovo la lettera, e battendo sulla fronte le mani chiuse in atto di disperazione; ahimè nulla temo d’aver conseguito col mio sacrificio perchè il Re ha veduto Anna or son tre giorni, e compresi tosto che ne rimase perdutamente innamorato! (Continua) GAZZETTA MUSICALE DI MILANO le contendono con un accanimento degno di miglior causa. I cronisti dei nostri giornali politici hanno seriamente discusso se dovessero suonare (le bande e non i cronisti) in Piazza Colonna o in Piazza Navona. Finalmente il Municipio s’è ricordato la storia di Salomone e ha diviso il male per metà; cioè una sera in Piazza Navona ed una sera in Piazza Colonna. Ma in Piazza Navona c’è il rumore delle fontane che copre i flebili ululati dei nostri bandisti, e per conseguenza i buongustai sono tutti fautori di Piazza Colonna e se si dovesse fare un plebiscito, questa avrebbe certamente il privilegio della musica. Considerate inoltre che la Piazza Navona è sempre immersa nel? oscurità, la quale se piace agli innamorati, è però anche propizia ai borsaiuoli. Del merito rispettivo di queste bande non vi parlerò a lungo. Quelle della guarnigione, valgono nè più nè meno delle altre dell’esercito italiano, che, fatte pochissime eccezioni, rappresentano esattamente l’amore che nelle regioni ufficiali si professa per l’arte. Suonano la Stella, confidente del Robaudi, ridotta a tempo di marcia, e qualche volta per variare la polka della Principessa invisibile sulle parole: E mi facea cip cip. Su questa melodia dell’avvenire anche l’amico Giulio Ricordi ha perpetrato un ballabile, che Dio glie lo perdoni, ma non è precisamente quello che suonano a Roma. Le musiche della Guardia Nazionale sono un po’ migliori, quantunque siano a grande distanza da quelle di Bologna e di Milano. Una è diretta dal Sangiorgi, l’altra dal Mililotti che ha la mania dei concerto™. In mezzo a queste delizie passeremo l’estate, e l’unica speranza che ei rimane si è che Sandrone venga a piantar la sua baracca in piazza del Popolo. La mancanza di Sandrone non è compensata dallo spettacolo del Politeama, dove l’impresario s’ostina a dar le rappresentazioni di giorno. Il numero delle persone che hanno il coraggio di traversare il Ponte Sisto per recarsi ad udire il Trovatore o il Ballo in Maschera è assai considerevole, e lo spettacolo, sia detto ad onor del vero, vale i venti soldi che si spendono. Nelle due o tre compagnie di canto che l’impresario ha raccolto sotto le sue bandiere vi è qualche buon artista; il tenore Gulli e il baritono Ciapini sono superiori alle esigenze di quel pubblico e di quel teatro. Ma l’opera di giorno sarà sempre un anacronismo. Andare in teatro all’ora del pranzo o della passeggiata, e più tardi non saper dove passare la sera mi pare il colmo dell’assurdo. All’Anfiteatro Corea abbiamola compagnia diretta da Cesare Rossi, che ha esordito iersera col Duello di Paolo Ferrari. E poi v’è anche una stalla chiamata Teatro Quirino, dove per pochi centesimi si rappresenta commedia e ballo ed il pubblico ha il diritto di far un baccano indiavolato ed anche di intavolare dialoghi più o meno spiritosi cogli attori. Qualche giorno fa sono andato a cercar l’arte musicale a San Pietro, dove per la festa del titolare cantavano gli artisti della Cappella dei canonici. L’esecuzione vocale è davvero sorprendente; quanto alla musica che vi si eseguisce, vi assicuro che potrebbe porgere argomento a molte considerazioni. Desidero di ritornare a San Pietro per formarvi un’idea esatta delle condizioni della musica ecclesiastica nella maggior basilica di Roma. Quello che ho udito l’altro giorno era un misto d’antico e di moderno, di arte nobile e castigata e di barocchismo. Dopo un grandioso pezzo concertato alla Palestrina, un soprano o un tenore vengono fuori con un’accademia di gruppetti eseguiti con mirabile precisione, ma al tempo stesso, di pessimo gusto. L’organista, dopo un bel fugato, suonato con straordinaria bravura, vi fa udire una marcia da far ballare gli orsi. Insomma, per quanto ho potuto giudicare, vi è una lotta fra le tradizioni antiche, e la smania di trasportare in chiesa la musica teatrale. Del resto, vi ripeto, giudicando su due piedi si corre il pericolo di giudicar.. su quattro piedi, e perciò preferisco ritornare più d’una volta a San Pietro prima di aprire interamente l’animo mio sulla musica che vi si eseguisce. L’Accademia di Santa Cecilia ha finalmente trovato una sala per tenervi l’adunanza generale. Il governo, a cui s’era ingenuamente rivolta, ha fatto orecchie da mercante. Il Municipio ebbe pietà di lei e le ha concesso per sabato nientemeno che l’aula del Campidoglio. Il vostro corrispondente, che ha l’onore anch’egli di essere accademico di Santa Cecilia, interverrà senza dubbio all’adunanza e ve ne renderà conto. Si tratta di discutere ed approvare il progetto d’un Liceo musicale. Dal governo spero poco, anzi nulla, ma il Municipio pare assai poco ben disposto. Se saranno rose fioriranno. I giornali di Roma hanno pubblicato l’elenco della compagnia del teatro Apollo nella prossima stagione. Per l’autunno avremo la Pantaleoni e la Giovannoni, i tenori Ballerini e Vanzan, il baritono Maurel, il basso Nannetti. In carnovale ei si promettono la Wizjak e la Spezia, il tenore Gayarre e di nuovo il Vanzan, il baritono Aldighieri ed il basso David. La deputazione teatrale ha imposto all’impresario Jacovacci di scritturare altre due celebrità, e questi, per quanto si assicura, è in trattative colla Sass e col tenore Lefranc (!). Quanto al repertorio v’è nulla di stabilito, checché ne dicano i giornali. È deciso soltanto che non avremo Y Aida, e questo lo dovete sapere meglio di me. È probabile che in autunno si apra il teatro Valle per un breve corso di rappresentazioni musicali. Sarebbe un’ottima occasione per farci udire Y Ombra del maestro Flotow. A... TORINO. 4 luglio Futuri spettacoli al teatro Alfieri, al Gerbino e allo Scribe — Carlotta Marchisio. Potrei questa volta far di meno della corrispondenza e risparmiare ai benigni lettori l’usata seccatura: ma quantunque oggi i teatri d’opera faccian riposo, l’Alfieri si aprirà fra breve con spettacolo d’Opera e Ballo per cura del Marchelli, il quale soddisfatto delle faccende del Balbo vuol tentare la fortuna su quest’altre scene, un po’ più pulite, se non eleganti, un po’ più severe, se non ridenti: quivi non c’è pericolo che la pioggia interrompa lo spettacolo, nè che il.fumo della Regia tolga la voce ai cantanti o veli le grazie delle silfidi; la frescura che viene dall’annesso giardino lilliputtiano è sufficiente a dichiarare estivo il teatro e le nuove abitazioni di cui va ricco tutto il quartiere che lo circonda gli assicurano un continuato concorso. Prima opera sarà la Contessa dY Amalfi, primo ballo Euticchio e Sinforosa; seconda opera Le Educande di Sorrento e novità.... zero. Per contro, al Gerbino, dove da qualche anno tace la musica, ei si promette non solo spettacolo d’opera, ma novità... antiche e moderne; novità antica è Così fan tutte di Mozart, colla quale verrà inaugurata, nella seconda quindicina del corrente mese, la stagione: novità moderna Le Bijou perdu, di Adam, o un’altra d’altro maestro francese, poiché di deciso invero a questo riguardo non c’è niente ancora. Poi la stessa impresa, che però è perfettamente anonima, promette, almeno sui giornali, di dare un grandioso spettacolo in autunno e carnevale al teatro Scribe, in cui si avrebbe prima la Mignon di Thomas, poi il Fra Diavolo di Auber con balli adatti all’importanza del teatro, chiamato cosi a surrogare il Carignano chiuso, dicono a motivo dei progettati ristauri già decretati dal Municipio, ma non ancora incominciati e nemmeno appaltati. Attendendo la fioritura, per me più che ipotetica di queste rose, mi tocca pur troppo compiere un dolorosissimo ufficio facendovi nota la perdita che Torino e l’arte melodrammatica faceva irreparabilmente il giorno 28 dello scorso mese. La Carlotta Marchisio, una delle celebri sorelle, cessava di viver dopo aver dato alla luce una bambina: colpita dieci giorni prima dalla sciagura di perdere l’unico figlioletto, confortava d’altra prole l’amato consorte e poi spirava nella viva certezza di raggiungere il caro primogenito. La Carlotta Marchisio, il soprano di bella estensione, era una di quelle artiste che chiamavano insieme l’ammirazione e la stima, il plauso e l’affetto, comechè valentissima e modesta, ricca di mezzi e studiosa, modello di donna e di madre. A 36 anni, quando appunto toccava l’apogeo della sua gloria e fatto buon uso del frutto di sue fatiche poteva in seno della famiglia riposando, goderle, ecco il dolore, spietatamente l’uccise e rende orfana la neonata e immerge in nuovo e più triste lutto la famiglia e la sorella Barbara specialmente, la quale ha deciso di lasciare per sempre le scene. Oh quanto è crudele la morte! PARIGI, 2 luglio. L Opéra ed i nuovi spartiti che sono pronti. — Le illusioni dei giovani maestri, sopratutto degli stranieri — Il teatro Italiano, e i due nuovi direttori. Avevamo qui cinque teatri di musica, non parlo di quelli ove si dà alternativamente musica e prosa: Y Opéra, TOpera-còmica, il teatro Italiano, il Lirico e l’Ateneo. Aggiungendo i Buffi, si compie la mezza dozzina. L’Opera-comica ed i Buffi han chiuso le loro porte, perchè profittano della state, quella per ristaurare la sala, questi per andar a dare delle rappresentazioni a Londra... e in altri siti. Il teatro Italiano ha finito la sua stagione ed aspetta di sapere a chi il Ministero concederà la novella direzione, se a Verger o ad un signor L... (per ora non si dà di lui che la sola iniziale). Il Lirico, incendiato in parte dalla Comune, non è ancora rifatto. L’Ateneo è fallito, o almeno il Martinet che lo dirigeva. Di sei teatri non ne resta dunque che un solo; Y Opéra. Ora siccome questa benedetta Accademia di musica, com’essa s’intitola, non dà un nuovo lavoro che oo-ni anno bisestile, ho poco o nulla a dirvi in fatto di novità teatrali. Da quanto tempo vi ho parlato della Coupe du roi de Thulé, 228 GAZZETTA MUSICALE DI MILANO I s 1 i l’opera del giovine maestro Diaz che risultò vincitore al concorso! Ebbene, è ancora alle prove, nè gli astronomi hanno ancora potuto calcolare il tempo che passerà fin che non sarà pronta ad essere rappresentata. Dopo di essa, tre compositori non di primo ordine, ma primi tra i secondi, ambiscono di far rappresentare la loro. Essi sono: Mermet, Reyer e Membreé. Il Mermet ha già fatto rappresentare Orlando a Roncisvalle, con un discreto successo. Ma dovette aspettar undici anni per ottener l’onore di far ammettere il suo spartito aV Opéra. Il Reyer non fu troppo felice col suo Erostrato ultimamente; oltre di che avendo ritirato il suo spartito, non rimase in troppo grande armonia col direttore del teatro Finalmente il Membrée ha un’opera in cinque atti, intitolata lo Schiavo, della quale ha fatto eseguire in sale private varii frammenti, che sono stati molto applauditi. Ma bisogna giudicarli alla scena. Del resto il Membrée non è mica un esordiente. Egli ha già dato all’Opéra un lavoro in due atti intitolato Francesco Villon. che ebbe un numero assai scarso di rappresentazioni. Ci sarebbe anche il Maometto di Vaucorbeil, ma siccome questi è commissario del governo presso i teatri lirici, non vuol mettersi innanzi per non far credere che si vale della sua posizione per far accettare la sua opera. Non è già tutto. Dopo di aver parlato di maestri minori, è d’uopo che aggiunga qualche parola per quelli d’una sfera più alta. Ve n’ha due: uno francese, Ambrogio Thomas, che ha pressoché terminata la sua Psiche: un altro italiano, Verdi, di cui VAida è tanto desiderata dal direttore dell’Opera. Non parlo che per semplice memoria di Gounod, che non sembra troppo inclinevole a dare la sua opera. Quanto a Vittorio Massé, Paolo e Virginia è piuttosto un’opera comica, e sarà più facilmente data alla sala Favart. Come vedete. non sono già le opere nuove nè i compositori che mancano. Ma quando sarà dato uno dei varii spartiti nuovi che ho testé enumerati? Se bisognano più di sei mesi per provarne uno, calcolate un po’ gli anni che scorreranno prima di vederli tutti in scena! E v’hanno giovani compositori stranieri (voglio dire stranieri alla Francia, italiani per esempio, spagnuoli o polacchi) che si affidano di far accettare le loro opere all’Accademia di musica e di vederle rappresentate! Qual dolce illusione! Ma l’uno pretende che il direttore è amico intimo del cugino d’un suo vicino; l’altro che ha una possente commendatizia dell’amica del segretario del Ministero; un terzo propone di pagare le spese (come se questa invereconda usanza fosse ammessa qui); tutti insomma sperano. Lasciamoli sperare. Anche il Verger spera avere la direzione del teatro italiano; e non voglio dire che non l’avrà. Peraltro mi sembra assai diffìcile. Ed ecco perchè penso a questo modo: il Verger pubblica la sua difesa in brochure, fa parlare dei suoi dritti nei giornali, si aiuta il più che può; l’altro, il suo competitore, quel tale sig. L. non parla, non scrive, non dà segno di vita. Ne conchiudo che è sicuro del fatto suo Se ne dubitasse si aiuterebbe a sua volta. Invece non ha neppur risposto alla lettera stampata che il Verger ha diretto a Giulio Simon, ministro dell’istruzione pubblica, dal quale dipendono i teatri. Vuol dire che non l’ha creduto nè utile, nè necessario, e che ha la sua nomina in tasca. Nella lettera diretta dal Verger al ministro Giulio Simon, è provato con le cifre che, nei tre mesi di marzo, aprile e maggio, che il teatro Italiano è stato aperto, la direzione ha speso 248.678 franchi e che ne ha incassato 153,929: vale a dire che ha perduto 94,748 franchi, sicché crede aver diritto di continuare a dirigere il teatro per poter ricuperare questa somma e far sparire il deficit. A mio avviso, temo che se continua al modo stesso col quale ha cominciato, invece di rifarsi della perdita subita, perderà altre somme, e più considerevoli. Infatti, in questi tre mesi, la direzione non ha dato grandi artisti. Per tre mesi il pubblico non si è mostrato troppo esigente; ma per una lunga stagione non sarebbe cosi facile a contentarsi. Nel quadro delle spese, veggo che le somme pagate per tutti gli artisti — e sono stati numerosi! — è stata relativamente tenue: meno di centoventimila franchi al mese. Quando il Bagier dirigeva il teatro Italiano, e che doveva pagar la Patti, la Kraus, Fraschini, Niccolini’, ed una intera compagnia di artisti di vaglia, le spese mensili per gli artisti giungevano ad una somma ben più considerevole. Del resto, ho voluto tenervi a giorno della situazione, senza prender la difesa nè di Verger, nè del suo competitore. L’importante è che il teatro Italiano sia riaperto e che ritorni al primo splendore. Sia chi vuole che ne abbia la direzione. Ad ogni modo la soluzione non può tardare. E credo nella prossima lettera potervi dire quale dei due sarà stato nominato direttore. LONDRA, 24 giugno. Le Due giornate di Cherubini al Drury Lane — Spettacoli in gestazione al CoventGarden — La Granduchessa di Gerolstein al teatro St. James e la signorina Schneider — Altre notizie. (Ritardato) Al Drury Lane, Le due giornate di Cherubini furono rappresentate il giorno 20 con discreto successo. Il teatro non era affollato, come d’ordinario, ma la scelta dall’uditorio suppliva al numero. Faccio menzione della scelta dall’uditorio poiché tutti i giornali l’osservarono, e poiché quegli eletti componenti il pubblico con meraviglia somma degli artisti rimasero soddisfatti soddisfattissimi della rappresentazione. Questo fatto se non riesce a credito grande dell’intelligenza musicale degl’inglesi fa certo onore alla loro generosità; poiché il discreto successo è dovuto interamente al nome del Cherubini, certo non alla rappresentazione della sera, che fu per ogni verso meschina. Non starò a tesservi la storia del libretto delle Due Giornate che voi ben conoscete, e nemmeno entrerò in particolari sopra una musica, che è sommo capolavoro, e che bisogna udire più d’una volta per gustare ed apprezzare pienamente. I principali artisti, che vi presero parte, furono la Titiens, la Marie Roze, Vizzani, Agnesi e Foli. Giova credere che, a dispetto dell’insuccesso pecuniario della prima rappresentazione, l’opera verrà replicata. Salvo questa eccezione, tanto all’uno che all’altro teatro le repliche hanno fatto il servizio della, settimana! Colle Due Giornate sono finite le novità del Drury Lane. Al Covent Garden si stanno da alcun tempo facendo le prove del Guarany del Gomez, ma quest’opera non andrà certo in scena nel mese corrente. Nei primi del mese entrante sarà ripetuta per la terza volta la Gelmina del principe Poniatowski. Dire che la musica della Gelmina è parto d’un genio non è certo possibile; ma è l’opera d’un gentiluomo; ed è al gentiluomo che è reso l’onore della terza rappresentazione di uno spartito che certo non vivrà lunga vita. Non è sorprendente che il Costa abbia voluto abbandonare l’Italia per l’Inghilterra ed essere il direttore d’orchestra del Covent Garden. Chi dirige a questo teatro bisogna che metta da banda la propria volontà e abilità e segua i consigli dell’impresario e d’altre persone. Al teatro francese (Si. James) brilla nella Granduchessa di Gerolstein la signorina Schneider. I prezzi sono stati quasi sempre radddoppiati per la di lei stagione, e nonostante la sala è piena seralmente. I giornali non si scordano di far la morale, ma il pubblico, se pur la legge, fa il piacer suo, e va ad ammirare egualmente la popolare diva di Offenbach. La Schneider è sempre fresca, come freschi appaiono seralmente i suoi ricchi diamanti. Un’altra compagnia francese, quella dei Bouffes Parisiennes è acquartierata al teatro del Globe nello Strand. L’opera in corso e che piace molto, è l’Oeil Crevé. Notizie musicali di Boston continuano ad arrivare giornalmente. Sembra che T orgoglioso progetto di Gilmore sia completamente riescilo. Sta per far capolino una nuova compagnia di canto inglese sotto la direzione della Parepa Rosa, la quale pure intende fare il suo tentativo per stabilire un teatro nazionale! Ora la Parepa Rosa sta compiendo una breve scrittura con Gye. -c. LONDRA, 2 luglio. Rigoletto e Marta al Drury Lane — Il tenore Campanini e la Nilsson — Spettacoli — del Covent-Garden — Linda di Chamounix — L’Albani. Le opere rappresentate al Drury Lane nel corso della settimana ultima sono Rigoletlo, Faust, Lucrezia Borgia e Marta. La prima e l’ultima di queste quattro opere sono state rappresentate per la prima volta in questa stagione. Nel Rigoletto si distinse la simpatica cantatrice americana, Miss Clara Luisa Kellogg, la quale nelle vesti di Gilda riportò un vero trionfo, letteralmente dalla prima all’ultima scena. Il Mendioroz cantò egregiamente la musica di Rigoletto, e sarebbe stato un Rigoletto perfetto, ove egli avesse saputo aggiungere l’eccellenza dell’azione all’eccellenza del canto. Il Campanini credette probabilmente di aver riportato un nuovo trionfo nella parte del duca, ma il poveretto fece fiasco. Ebbe sì degli applausi, ma non furono certo la manifestazione del pubblico pagante, il quale rimase assai poco soddisfatto. Il Campanini adatta la musica ai propri mezzi vocali, ma lo fa in maniera, che anche gl’inglesi, sì poco intelligenti come sono, cominciano ad accorgersene. Le parti di Mad GAZZETTA MUSICALE DI MILANO 229 dalena e di Sparafucile vennero bravamente disimpegnate dalla signora Trebelli-Bettini e dal signor Foli. Nella Marta il Campanini cantò abbastanza bene il terzo e quarto atto; ma nei primi due lasciò tutto a desiderare. La Marta è evidentemente il secondo cavai di battaglia del nostro celebre tenore, il quale farà benissimo a tenerlo da conto coll’altro ch’è Lucrezia Borgia. La Nilsson comparve sotto le vesti di Lady Enrichetta; e piacque. Oramai essa è un astro d’oro, e una celebrità accettata; quindi qualunque cosa faccia o dica è ben fatta o detta! Ma non è perciò meno vero che la creatrice àFA Ofelia, A Amleto non esiste più. La Nilsson ha lasciato gran parte del suo talento drammatico e vocale negli Stati Uniti; e ha riportato di là un manierismo d’azione che non è davvero gentile, e che mal soddisfa l’uditorio del teatro italiano. Io son persuaso che se Cristina Nilsson volesse ora rivaleggiare colla signorina Schneider non riporterebbe successi meno brillanti! Oltre il Campanini e la Nilsson cantarono nella Marta e si distinsero la Trebelli-Bettini (Nancy) e TAgnesi (Plumkett). L’Agnesi ha gravi difetti, ma è Rullamene un’artista che sa tarsi apprezzare e applaudire. Ieri sera fu nuovamente rappresentato il Trovatore; e le altre opere della settimana sono: Lucia, Faust, Semiramide e Rigolello. Si stanno facendo le prove dei Diamanti della Corona di Auber, opera che sarà eseguita dalla Marimon e dalla Marie Roze. Anche al Covent Garden si- sta preparando la produzione del Guarany di Comes, che è già annunziato pel giorno 9. Le opere della settimana a questo teatro sono state tutte ripetizioni, ad eccezione della Linda di Cbamounix, ch’è stata data per la prima volta e colla ormai popolarissima Albani. Il favore straordinario e non immeritato, col quale viene accolta ogni comparsa dell’Albani, va continuamente crescendo; e certo si cercherebbe indarno una cantatrice più abile e passionata. Essa canta col cuore, e le di lei note non sono moderate da quel magico potere dell’arte, ma si fanno sentire naturali, come scaturiscono dall’anima. Io auguro sinceramente alla giovane cantatrice ch’essa possa continuare a lungo a far mostra delle sue eccellenti qualità attuali. Le altre parti principali della Linda vennero sostenute dalla Scalchi (Pierotto), dal Nicolini (Carlo), dal Oraziani (Antonio), dal Bagagiolo (il Prefetto) e dal Ciampi (il marchese). fMADRID, 27 giugno. Il Don Carlo di Verdi — Lucrezia Borgia. Due parole alla buona intorno all’esito dell’opera Don Carlos dopo aver assistito a 7 rappresentazioni di essa e compreso abbastanza chiaramente il suo effetto sul pubblico di Madrid. Fin dalla prova generale l’opera avea fatto si buona impressione sugli abbonati ammessi ad udirla che il cav. De las Rivas, prima dell’andata in scena, riconfermò tutti coloro che vi prendevano parte dal 16 al 30 giugno. Ciò non ostante vi fu chi consigliò il maestro Terziani a tagliare i punti di meno effetto riuscendo altrimenti lo spettacolo troppo lungo pel pubblico madrileno, ma Terziani non ne volle sapere, disse che l’opera era nuova per Madrid e che il pubblico aveva diritto di udirla nelle medesime proporzioni in cui fu rappresentata in Italia, e specialmente alla Scala, aggiunse che piuttosto di amputare l’opera fin della prima sera, si sarebbe rifiutato di dirigerla. La prima rappresentazione ebbe luogo il 15 giugno; alcun tempo prima dell’ora il teatro contenente 3,000 persone era cosi pieno che molte persone furono rimandate; regnava un silenzio profondo e parea che il pubblico si atteggiasse a giudicare con molta freddezza, non ostante i 35 gradi Reaumur che formano la nostra delizia atmosferica quasi quotidiana. Si alza la tela ed una magnifica scena del Magnani, applaudita alla prova generale e degna di esserlo ovunque, passa sotto silenzio. L’atto intero si svolge regolarmente e l’esecuzione riesce commendevole: però gli applausi sono scarsi e non prorompono vivi che al termine dell’atto, Nel secondo atto si applaude preludio e decorazioni e cosi il duetto fra Steger e Collini. La canzone del velo è ripetuta dalla Biancolini; il duetto fra la Potentini e Steger, e la romanza della Potentini, come il duetto tra Collini e David, sono applauditi. Infine l’atto termina con lunghi applausi. L’atto terzo è tutto molto applaudito principiando dal ballo, che è messo in scena splendidamente. 11 terzetto fra Steger Collini e la Biancolini è applauditissimo con chiamata; delle note 16 battute di orchestra si vuole la replica con entusiastici applausi, ed il finale dell’atto provoca grandi battimani ed una chiamata. In complesso l’atto terzo è un trionfo. L’atto quarto produce meno effetto del terzo; nondimeno è molto applaudita l’aria del basso detta da David; si ascolta con attenzione il duetto fra David e Becerra (inquisitore valente;: si batte le mani al quartetto fra la Potentini, la Biancolini, Steger e David; si applaude l’aria di Collini, il quale dopo la morte è chiamato alla scena. Nell’atto quinto l’aria di Elisabetta, cantata dalla Potentini è molto applaudita e apprezzata dagl’intelligenti. Applausi al duetto fra la Potentini e Steger, e terminata l’opera una chiamata. Lo spettacolo finisce dopo T una e mezza il che è occasione di molti lagni. Alla seconda sera l’opera è meglio compresa, e cosi alla terza, in cui Terziani, credendosi fuori di ogni responsabilità, dopo aver lasciato udire interamente l’opera, acconsente al desiderio del pubblico, racccorciandola con tagli opportuni e coll’unione del quinto al quarto atto onde far evitare un lungo intermezzo. Si abbreviano pure gli altri intermezzi, i quali si sogliono fare molto lunghi in questo teatro, e per tale modo lo spettacolo termina alle dodici e mezzo. Dopo la prima e la seconda rappresentazione si era pure chiesto, dicesi, che il maestro Terziani togliesse il quinto atto, come si soleva fare a Lisbona, ma questi non ne volle sapere. Infine l’opera ha continuato sempre più a piacere nelle seguenti rappresentazioni, e molti opinano che col Don Carlos l’impresario Rivas abbia favorevolmente preparato il terreno per il teatro Reale, se mai quell’impresa avrà il coraggio di affrontare spese ingenti, specialmente per la messa in scena, come fece il cav. Rivas. Concludo col dire che poche volte hanno inteso in Madrid una cosi perfetta esecuzione tanto per parte dei primari artisti come per tutto il restante dell’assieme e particolarmente dell’orchestra da cui si ebbe un’esecuzione quasi eccezionale. Ciò secondo il parere degli intelligenti e di molti spettatori di Lisbona diretti a Parigi, i quali fecero il confronto tra T esecuzione del Don Carlos colà e qui. Credo si daranno ancora un paio di rappresentazioni prima di dar termine alla stagione teatrale, e che al primo luglio comincerà la Zarzuela. Ieri sera si rappresentò, a benefizio della signora Biancolini, una Borgia improvvisata in due giorni. L’esito fu al disotto dell’aspettazione, perchè al cominciare della rappresentazione Steger si fece annunziare indisposto. Il pubblico s’indispettì e l’opera passò freddamente, giacché senza Gennaro la maggior parte degli effetti furono tolti. La Biancolini (Orsini) ebbe una vera ovazione al brindisi e la Potentini e David furono applauditissimi alla loro aria. Nel resto silenzio o applausi contrastati pel cattivo umore del pubblico, ciò che non sarebbe certamente avvenuto ove Steger si fosse trovato nella pienezza dei suoi mezzi vocali. R. V. Rimandiamo al prossimo numero la pubblicazione della corrispondenza di Vienna giuntaci in ritardo. ROVIGO. Ci scrivono: A beneficio dei danneggiati dall’innondazione del Po, fu al teatro Sociale dato un trattenimento composto di due atti del Crispino e la Comare, d’un passo a due e del terzo atto della Giulietta e Romeo. Emersero fra gli esecutori le signore Flavis Cencetti e Consolani Piazza, artiste piene di sentimento. Bene il tenore Clementi, il buffo Cantiere, e il baritono Giommi. Si attende l’opera del maestro Marchiò: La statua di carne. NAPOLI. Al Mercadante andò in scena con esito completo II Menestrello del maestro De-Ferrari; frequenti applausi e chiamate agli esecutori, specialmente alla signora Montanari, al Marchisio e al Tartelli. BONDENO. Fu inaugurato giorni sono il nuovo teatro con un’accademia a cui presero parte la celebre Borghi-Mamo, Lady Liza Ottway, il’baritono Costa e i maestri Busi e Sampieri. Applausi a tutti, entusiasmo la Borghi-Mamo. SALERNO. Molto bene fu cantata la Favorita dalla Guadagnine e dal Bignardi, che furono applauditi in tutti i pezzi; bene anche gli altri. Padova — Domenica 7 — ore 8 antim. TEATRO ALFIERI IN ASTI Editore-Proprietario TITO DI GIO. RICORDI. Tipi Ricordi — Carta Jacob. Oggioni Giuseppe^ gerente. Signor B. L. y R. — Lecce — N. 344. Il prezzo indicatovi è lordo. SPIEGAZIONE DELL’INDOVINELLO DEL NUMERO 25: Rm-en-da. 230 GAZZETTA MUSICALE DI MILANO VENEZIA. L’andata in scena del Mosè al teatro Malibran, subirà un piccolo ritardo, perchè, caduta ammalata la signora Bianchi Montaldo, venne scritturata telegraficamente la signora Vaneri-Filippi. VERONA. Entusiasmo il Ballo in Maschera- applauditi tutti gli esecutori che sono le signore Conti-Foroni, Bozzetti e Giussani, ed i signori Villena e Bertolasi. — Potsdam. 11 corpo di musica del primo reggimento della Guardia, sotto la direzione del capo-banda Fr. W. Voigt, ebbe più volte l’onore di suonare alla presenza del principe ereditario d’Italia e di riscuotere l’applauso di S. A. La Marcia Italia, composta da Voigt, nella quale viene variato in varie foggie l’inno nazionale italiano, fu ripetuta per desiderio dell’imperatore. Il Principe accettò un esemplare di questa Marcia a lui dedicata e presentò di propria mano al signor Voigt una preziosa spilla. — Varsavia. Più di centomila persone seguirono il feretro del compositore Moniuszko, di cui annunziammo la morte. La bara fu alternativamente portata dai più riputati artisti. L’orchestra Bilse suonò la marcia funebre di Chopin Da molti anni non si vide in Varsavia un così grandioso funerale. La famiglia del celebre compositore d’opere polacche rimane sventuratamente nell’indigenza. — Nuova York. Fu inaugurata testé una statua di Shakespeare nel Central Park. La musica aveva gran parte nella festa. Un’eccellente orchestra eseguì opere ispirate dalle creazioni del sommo poeta, fra le altre le ouvertures del Re Lear di Berlioz e delle Allegre comari di Windsor di Nicolai. — Monthléry. Uno splendido concorso di canto d’insieme ebbe luogo testé; le società inscritte erano numerosissime; il giurì composto di valenti artisti francesi; il primo premio fu attribuito al Circolo Weber di St-Josseten-Noode nel Belgio. — San Luigi (Stati Uniti) Edoardo Sobolewski, violinista e compositore, morì il 23 maggio a 68 anni. Dirigeva dal 1859 la Società Filarmonica di questa città e dal 1825 al 1859 era stato direttore d’orchestra a Koenigsberg, sua città natale. — Stuttgart. E. A. Tod, maestro di pianoforte e composizione al Conservatorio, morì il 7 giugno. — Dresda. Carlo Risse, cantante pensionato, professore di canto al Conservatorio, morì il l.° giugno. — Barone Francesco Federico von Nass, valente violinista, allievo di Spohr. Nacque nel 1791 a Johannisberg in Slesia, morì il 9 giugno. — Berlino. Gustavo Zogbaum, compositore e professore, morì il 16 giugno. — Gustavo Vogel, membro della Sinfonie kapelle di Berlino, morì il 21 giugno. — Gustavo Bossillon, cantante e maestro di canto. — Boston. Francis G. Hill, allievo di Liszt, musicista molto stimato. — Dinoburg. Lucia Lazzari, artista di canto. — Parigi. Guerin, antico professore di violino al Conservatorio, morì pochi giorni or sono. — Michele Carré, autore di molti libretti per musica, morì a 51 anni. — Torino. Carlotta Marchisio, artista di canto che salì a grande rinomanza, finì la sua splendida carriera e la vita, il 28 giugno, nell’età di anni 35. — Puerto de Santa Maria. D. Adolfo Rousillier y Ramirez, giovine professore di violino, morì il 10 giugno. — Le signore Ottavia Papini, e Flory, artiste di canto, sono fra le vittime dell’esplosione del vapore spagnuolo Guadaira. Signor 0. Zun... — Napoli — N. 158. Vi preghiamo d’indicare sempre il premio contemporaneamente alla spiegazione. Signor C. Pen.... — Genova — N. 686. Ricevuto il vostro manoscritto.. Jeri sera terza tro affollatissimo; siasmo crescente, perfetta. Ovazioni chestra. rappresentazione dell* AIDA teaapplausi incessanti, fragorosi: entuEsecuzione sempre ammirabilmente senza fine tatti esecutori, cori, orQuattro degli abbonati che spiegheranno il Rebus, estratti a sorte, avranno in dono uno dei pezzi enumerati nella copertina della Rivista Minima, a loro scelta. Ne mandarono la spiegazione esatta i signori: S. Saladini, Giuseppe Onofri, Salvatore Botta, Alfonso Fantoni e Roberto Gill. Riuscirono premiati i signori: Giuseppe Onofri, Salvatore Botta, Roberto Gill e Alfonso Fantoni. Si notifica, per norma degli Impresari e delle Agenzie Teatrali, che il Municipio d’Asti ha deliberato che per la prossima Stagione Autunnale si apre il teatro Alfieri con Due Opere Serie e Due Balli Grandi. La Dote assegnata si è di lire Quattordici Mila. Chiunque vi aspiri potrà presentare od inviare analogo progetto all’Ufficio del Sindaco per le relative trattative.