Pagina:Gazzetta Musicale di Milano, 1872.djvu/229

-Ajxrjsro xxvii- KT- z? y U U G L_ I O 1872 REDATTOB.B SALVATORE FARINA SI PUBBLICA OGNI DOMENICA Al presente numero è unito il N. 13 della Rivista minima. A PADOVA L’Aida, rappresentata testé a Padova, ebbe un altro trionfo. Nel riprodurre ciò che dicono i giornali locali dopo la prima rappresentazione, aggiungiamo del nostro, a lode degli esecutori, che l’insieme dello spettacolo riesci perfetto, sebbene le proporzioni del ^teatro facessero temere a taluni impossibile una bella interpretazione. È appunto il contrario che avvenne; le finezze della musica furono meglio gustate, e si ebbero effetti di sonorità che alla Scala non si ottengono col triplo degli esecutori. Lasciamo la parola al Corriere Veneto: Bisognerebbe essere molto sfacciati per dare un giudizio, sia pure da quei profani che confessiamo di essere, sopra un superbo colosso come VAida. Noi non possiamo quindi oggi che limitarci al bilancio della serata, facendo sacro e solenne giuramento di parlare diffusamente in seguito su questo lavoro Verdiano. Il bilancio, lo dichiariamo addirittura, è tutto attivo. Ne siano prova le cifre che portiamo qui sotto. Primo atto. Dopo fa romanza Celeste Aida, scoppio d’applausi per il tenore Capponi che s’è permesso di fare una nota (un sì) che ha messo i brividi addosso all’uditorio. Applausi immensi alla Stolz quando venne in scena. Grandi battimani al coro Guerra! guerra! ed alla fine della prima scena due chiamate. Alla seconda scena si obbligò a venir fuori lo scenografo Magnani per il suo stupendo tempio di Vulcano. Il sublime canto mistico del tempio, la voce dall’alto che invoca l’Immenso Fthà fu applaudito assai, e dopo il duetto fra Ramfis e Radamès tutti e due ebbero una chiamata. Atto secondo. Applaudito il caratteristico ballabile dei moretti. La scena fra le due donne ebbe un successo completo, inenarrabile. La sig. Stolz fece strabiliare col suo canto, coi suoi passaggi arditi dalle note acute e basse; la signora Waldmann si rivelò grande artista sia per la parte vocale che per la drammatica. Disse superbamente la frase:.... son tua rivale Figlia dei Faraoni. ’""e destò l’universale fanatismo. Il sublime contrasto che chiude il duetto fra Amneris sdegnata ed Aida supplichevole, quella musica così accuratamente fatta, quella interpretazione incredibile, sollevarono il Teatro a romore, e le due grandi artiste si presentarono tre volte a ringraziare il pubblico che applaudiva sterminatamente. Lo scenografo fu nuovamente chiamato al proscenio per la bellissima scena della porta di Tebe. La marcia originale, colle sue trombette già messe in caricatura da Pasquino, piacque assai. La messa in scena in questa marcia, ed in tutto il resto dell’opera, è delle più inappuntabili che si siano mai vedute. I vestiti dei principali artisti sono d’una magnificenza rara, specialmente quello del baritono Pandolfini. Il finalone, mirabilmente concertato, provocò quattro chiamate, in due delle quali si volle dal pubblico giustamento compreso il chiarissimo maestro Faccio che venne salutato dall’entusiasmo di tutti gl’intervenuti. Atto terzo. — Il bellissimo istrumentale del preludio piacque assai per la sua assoluta novità. Applauditissimi: — La romanza di Aida: 0 cieli azzurri. — Il duetto stupendo fra Aida ed Amonasro. La signora Stolz disse in maniera che noi non sappiamo più in qual modo qualificare la frase: Un giorno di tal gaudio e poi morir. Il baritono in questa scena fu anch’esso superiore agli elogi specialmente nell’aria feroce: Su dunque sorgete! e nella frase: Dei Faraoni tu sei la schiava. Dopo la scena una chiamata. — Il duetto fra tenore e donna che segue immediatamente, si chiuse fra grandi applausi del pubblico, a cui però non. piacque troppo in alcune parti, come fattura. Dopo calata la tela, quattro chiamate. Quarto atto. Tutto bello, tutto immenso, tutto applaudito. Entusiasmo per la Waldmann durante e dopo la scena del giudizio sotterraneo, applausi al giudizio stesso e due chiamate alla Valdman ed a Maini dopo il duetto con cori. Alla stupenda ultima scena, fu chiamato il Magnani a ricevere di nuovo i tributi d’omaggio agli intervenuti. Il meraviglioso duetto finale piacque a dismisura, ed alla fine dell’opera gli artisti furono chiamati tre volte all’onore della ribalta. Noi siamo giunti fin qui facendo uno sforzo prodigioso per cambiare i vocaboli i quali significassero il nostro entusiasmo e quello del pubblico. Avremmo fatta una relazione da Giornale teatrale, quanto alla forma, però la sostanza è esatta e non v’è da togliere virgola. Se siamo stati trasportati ad un lirismo che non è nelle nostre abitudini, è da darne la colpa a Verdi, agli artisti principali, ai secondari, all’orchestra, al vestiarista, all’impresario, allo spettacolo infine incredibilmente maraviglioso. E il Giornale di Pado va scrive: L’esito della prima rappresentazione di ieri sera ebbe tutta l’importanza di un grande avvenimento teatrale; nè temiamo di andare errati asserendo che i pronostici più ottimisti furono di gran lunga superati. In precedenti appendici persone gentili. quanto autorevoli nel campo dell’arte musicale, trattarono ampiamente dell’Aida sotto l’aspetto, che diremo, scientifico, e lo svilupparono dietro i criteri! della nuova scuola, e delle modificazioni che si vogliono subite dal metodo verdiano. Per oggi, come semplici cronisti, non facciamo che parlare della esecuzione, e del complesso dello spettacolo. Da questo lato, diciamolo senza esitanza, sarebbe impossibile pretendere di più; e cogliamo subito il momento di fare alla Direzione teatrale i più sentiti elogi per averci procurato uno spettacolo veramente magnifico; e altrettanto lodiamo il coraggio dell’impresa, che non trascurò il possibile, e non badò a dispendi per soddisfare degnamente all’impegno assunto. In un teatro di qualunque capitale non potrebbesi esigere di più; tale è lo sfarzo del vestiario e delle scene, tutto combinato colla più scrupolosa verità storica. Dell’esecuzione non diremo che una sola parola: sia da parte dei cantanti che dell’orchestra, essa fu di getto, ma di quel getto in cui si amalgamano i più preziosi doni della natura, e dell’arte, la scienza, tutto..Noi ne fummo più che entusiasmati: siamo rimasti riverenti. Sotto la magica bacchetta dell’esimio maestro signor Faccio, quella numerosa schiera di professori fu inappuntabile in ogni tocco de’ suoi strumenti, quasi tuonante nei solenni ripieni, dolce, delicata nelle più miti armonie. Il signor Faccio chiamato più volte al proscenio in compagnia degli artisti, avrà compreso dalla spontaneità e dal calore di quegli applausi come il pubblico padovano sappia valutare il suo talento. Gli artisti di canto basta nominarli per figurarsi che cos’abbiano fatto: la signora Stoltz, la signora Waldmann, i signori Capponi, Pandolfini e Maini! Parve però che ieri sera taluno di loro superasse sè stesso! Lo spettacolo fu come una incessante ovazione di applausi e chiamate dal "principio alla fine: ei riserviamo di specificare in appendice la parte che n’è toccata a