Galateo insegnato alle fanciulle/Lezione IV - Smodata vivacità e volubilità

Lezione IV - Smodata vivacità e volubilità

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LEZIONE IV.

Smodata vivacità e volubilità.

Se la vivacità, il brio sono spesso indizio di spirito, tanto pregevole nella buona società, bisogna però star molto in guardia contro il loro eccesso. Una fanciulla che non sappia mai fermarsi dal saltare, dal ridere, dallo scherzare, dal gesticolare, dal muoversi di posto, dal chiacchierare, dal gettar le mani addosso alle persone o le cose, è un vero incubo per chi deve stare nella sua compagnia. Un motto arguto, epigrammatico, uno scherzo di buona lega, fatto a tempo e luogo, coi nostri uguali od inferiori, è [p. 17 modifica] spesso ben accolto e desta ilarità. Se è troppo spesso ripetuto, se scende nel triviale, se è diretto ad un superiore od a persona seria che ha diritto al nostro massimo rispetto, perchè occupata di cose importanti, o viene a noia od offende il buon gusto di chi ci ascolta, ed invece di spiritosi, veniamo stimati seccanti, ineducati ed anche stupidi. — Se un bello spirito disse che vi sono sciocchezze ch'egli avrebbe volentieri comprate, perchè, dette con grazia ed in tempo opportuno, attirano l'attenzione della brigata, mantengono viva la conversazione ed il buon umore, — di maggior peso è però l'esservazione di Plutarco, che ci raccomanda a tempo e luogo di saper tacere, osservando egli che ci pentiamo sovente aver parlato e mai d’aver taciuto. — E un giorno che un tale domandò a Demostene, grande oratore greco, il perchè avessimo due orecchie ed una lingua sola, egli rispose: perchè dobbiamo assai più ascoltare che parlare. Spesso chi più parla, meno pensa e più sproposita.

Zerlina, fanciulla di vivacissimo carattere, aveva una grande smania di apparire spiritosa e credeva di fatto di esserlo, dimostrando un’ecessiva e lepida loquacità. In casa, in iscuola, in società, non si sentiva che la sua voce acuta. Coi genitori, coi fratelli, colle maestre, colle amiche e con chicchessia ella scherzava e rideva di continuo, cercando un doppio senso in ogni parola da altri profferita, storpiando i nomi [p. 18 modifica] delle persone e delle cose, interpretando in moda bernesco ed anche spesso poco pulito qualunque atto o detto altrui, tantoché con lei non si riusciva mai a ragionare di cose serie, nè a darle utili lezioni. Parlando tanto ed a precipìzio, le era impossibile fare ciò che Cicerone raccomandava; cioè di pensare, prima di parlar, a ciò che s’ha da dire; e spesso, senza volere, diceva sciocchezze madornali, insolenze, ed offendeva e stancava quanti l'avvicinavano. Ella sperava poi che ogni cosa le venisse perdonala, in vista della sua eccessiva vivacità; ma s’ingannava. 0gnuno la sfuggiva o divertivasene qualche momento per poi deriderla. 1 migliori la compiangevano, accusando i suoi educatori, i quali non l’avevano in tempo avvertita de’ suoi difetti.

In società Zerlina si credeva obbligata a prendere parte a qualunque discussione e riscaldandosi per sostenere la sua tesi, spesso regalava titoli d’asino, d’imbecille, d’infame e peggio ai suoi avversarii o s’ingolfava in argomenti che una fanciulla non dovrebbe trattare ed ai quali sarebbe bene che rispondesse con un dignitoso silenzio, se su di essi venisse interpellata, imitando l’esempio del filosofo Zenocrate, il quale, alle interrogazioni indecenti d'un indiscreto sempre tacque; e quando questi gli domandò: «Perchè non mi rispondete? egli disse: Se a voi sia bene il fare questa sorta di domande, a me non conviene rispondere».

La buona Emilia, che già ho avuto il piacere [p. 19 modifica] di farli conoscere, mia cara Maria, anche in questa parte non lasciava nulla a desiderare.

Ella era vivace. In campagna, nelle ore di ricreazione colle sue amiche correva, saltava, rideva, scherzava infantilmente. Quando le si presentava una favorevole occasione di far uno scherzo gentile, anche in società, di dire un motto arguto, non se la lasciava sfuggire; ma aveva sempre presente il seguente detto di Montesquieu: «Chi corre dietro all’arguzia, raggiunge spesso la stupidità»; vale a dire, chi vuol far sempre dello spirito lo esaurisce e dice sciocchezze; — epperciò molto imparava tacendo ed ascoltando, e solo parlava quando aveva ben ponderato ciò che doveva dire per non pentirsi poi. Il Metastasio dice che: Voce dal sen fuggita — Poi richiamar non vale — Non si trattien lo strale — Quando dall’arco uscì. — Con questo sistema non le avveniva mai di dire o far cose insulse, scurrili od offensive a chicchessia e si meritava la stima e la benevolenza dei buoni.

La smodata vivacità ha sempre compagna la volubilità, difetto che impedisce di far notevoli progressi in qualsiasi ramo dell’umano sapere. La fanciulla volubile incomincia 50 studii, 50 lavori e non li conduce mai a termine. Dopo un momento di lettura, butta via il libro: agogna una bambola, un oggetto di vestiario e dopo un giorno l'una e l’altro trascura o mette in disparte. Nella virtù stessa, nell'amicizia non ha [p. 20 modifica] costanza. Oggi propone in sè e promette alla mamma, alla maestra di correggersi di qualche mala abitudine e si mostra un vero angioletto. La giornata però non è peranco finita, ch’ella è già stanca della violenza fattasi durante qualche ora e ritorna quella di prima. Oggi protesta la più viva e costante amicizia ad una buona fanciulla della sua età. Dopo pochi giorni l’amica le viene in uggia, l'abbandona e quasi la maltratta.

È ella cattiva? No, è volubile. Ma la volubilità è un gran difetto, Mariuccia mia; sta in guardia contro di esso, combattilo con forza ogni qualvolta ti si manifesta; sii ferma ne’ tuoi buoni propositi, costante nell’adempimento de' tuoi doveri e ne’ nobili affetti. Non è che colla costanza che tutti i grandi uomini nelle scienze, - nelle arti, nelle industrie che noi onoriamo, hanno sparso tanta luce sul vero ed hanno fatto progredire l’umanità. Leggi la storia di Cristoforo Colombo, di Newton, di Buffon, d’Humboldt, di Franklin, di Michelangelo, dell'Alfieri stesso per tacere di cento altri e t’ispirerai all'amor dello studio, del lavoro, della costanza.