Esempi di generosità proposti al popolo italiano/La nuora buona
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Abimelec ardito sotto la pioggia delle saette veniva co’ suoi; ed era già presso alla porta, con rami d’alberi e con fuoco per bruciare la porta, e aprirsi il passo. Quand’ecco una donna dalle mura l’adocchia e prende un pezzo di macine da mulino, e glielo gettò sulla testa, e gli fracellò le cervella. Lo trascinarono indietro, che combatteva con la morte. E quel disperato chiamò il suo scudiere e gli disse: «Sguaina la tua spada e feriscimi». L’ubbidì lo scudiere. Non vedeva il re miserabile, che in quel modo e’ periva per mano insieme e d’una femmina e d’un servitore; ché la spada del servitore non gli risarciva la ferita fattogli dalla femmina. Così per orgoglio negò a sé la consolazione estrema del chiedere pubblicamente perdono a Dio, e del volgere al suo popolo un’onesta parola. La costui vita e morte dimostra com’egli non pensasse che a sè. I cattivi, massime quando arrivano a comandare, si scomunicano dalla patria.
Tolto di mezzo Abimelec, fu levato l’assedio; e nessuno lo pianse. Ma i buoni, già oppressi da lui, gli avranno avuta più commiserazione che i tristi suoi complici nella iniquità.
Nel tempo che il popolo d’Israello non era suddito a re, ma che un giudice lo reggeva; venne un anno di fame grande, che la povera gente non sapeva come poter sostenere la vita. Allora un uomo che stava in Betlemme, si risolse, per non morire di morte lenta e non si sentir morire nella moglie e ne’ due suoi figliuoli, d’andarsene con la famigliuola sua nel paese de’ Moabiti, in cerca di lavoro e di pane. E’ si chiamava Elimelec; e sua moglie Noemi e i figliuoli, l’uno Maalon, l’altro Chelion, giovanetti. Doleva alla povera famigliuola abbandonare i luoghi ove nacquero, e le persone conoscenti strette; ma la necessità sospingeva. Andarono dunque nel paese de’ Moabiti; e lì si posero; e trovarono da campare d’onorato lavoro. Elimelec di lì a non molto morì; rimase Noemi co’ due figlioli soletta in paese di forestieri. Ma gli erano ben veduti; e trovarono lavoro; e campavano quietamente. Presero moglie là nel paese, ancorchè i Moabiti non tenessero la religione pura e spirituale del popolo d’Israello: ma pensò la buona madre Noemi e pensarono i due buoni figli che, senza forzarle a mutare credenza, colle maniere affettuose e col dolce convivere insieme, le due giovani donne avrebbero abbracciato la fede per la quale Israello era l’eletto tra tutte le genti. Delle due giovani donne aveva nome, Orfa l’una, e l’altra Rut. Vissero in concordia dieci anni: poi Maalon e Chelion morirono; e Noemi rimase senza nè marito nè figli.
Or quand’ella seppe che il Signore, misericordioso a Israello, di bel nuovo gli dava annate buone, Noemi si risolse di uscire del paese del suo pellegrinaggio e ritornare a’ luoghi ove nacque. Alle due nuore voleva bene Noemi; ma temeva che fosse loro troppa fatica mantenere lei povera vecchia. Diceva: «E se le si rimaritano? Come farò io a vedere le mogli de’ figliuoli miei con altr’uomo, e io starmene ancora con essi; e mangiare del loro pane, come per carità?». Dunque disse: «Me ne vo’ ire». Le piangeva il cuore a pur pensare di distaccarsi da quelle due donne che avevano fatta così buona compagnia a’ figli suoi, che li avevano pianti tanto: ma bisognava così. Le due nuore dissero: «Vogliamo almeno accompagnarvi, o madre, un tratto di via». Ella gradì e si misero adagio adagio in cammino le tre poverette.
Quando furono a un certo luogo, Noemi, temendo che Orfa e Rut fossero stanche, e sentendo che sempre più amaro sarebbe alla lunga il distacco, si fermò sotto un albero, e disse loro: «Figliuole mie, ritornatevene alla casa di vostra madre; con la mia benedizione ritornatevene, figliuole mie. Faccia il Signore misericordia con voi, così come voi avete fatto co’ miei morti, e meco. Il Signore vi dia grazia di trovar pace nella casa dell’uomo che vi è destinato». E le abbracciava e baciava; e piangeva pensando a’ suoi figliuoli, e a que’ dieci anni di povertà serena e di pace. E ripeteva sempre le medesime parole; e le due giovani donne piangevano singhiozzando sempre più. E dicevano: «Verremo tra il popolo vostro, a vivere con voi madre». E Noemi «Tornatevene, figliuole. Perché venire voi meco? Io non ho casa da darvi; e i figliuoli miei sono morti. Non vogliate, vi prego, mettervi a nuovi patimenti per me; perché più del mio, il vostro patire mi accorrerebbe. Iddio vi benedica figliuole mie, e vi risparmi i dolori che ha dato a me». Le due donne piangevano, e non potevano dir parola.
Orfa baciò la suocera, e tornò ad abbracciarla; e se ne andava, aspettando che Rut anch’ella venisse. Ma Rut pregò la lasciasse ancora un poco in compagnia di Noemi. E quando furono Rut e Noemi sole, la giovane donna disse: «Io vo’ venire con voi». Ma Noemi le disse: «No, figliuola mia buona. La vostra cognata se n’è ritornata da sua madre: andatevene con essa: Dio vi rimeriti del vostro buon cuore che dimostrate verso questa povera vecchia, verso la madre di quel poveretto». Rut le rispose: «Madre mia, non mi dite di no; non mi comandate ch’io me ne vada da voi. Ovunque voi andrete, io verrò; e ove voi rimarrete, io rimango. Il vostro popolo sarà il mio popolo, e il Dio vostro, madre, il mio Dio. Quella terra che vedrà morir voi, e vi riceverà nel suo seno, in quella sarò sepolta. Iddio mi veda il cuore e Egli così mi dia bene, com’io intendo che non altro da voi mi divida se non la morte». Noemi, vedendo Rut risoluta del venire seco, non osò più voler essere lasciata sola.
E consolate ambedue, se n’andavano pel bello, come due persone che allora per primo stringessero famigliarità; perché allora s’erano incominciate a conoscere più intimamente, e perché incominciavano via nuova, e l’una all’altra nel mondo era tutto. Rut, badando pure a Noemi, non si sentiva punto stanca; e diceva fra sé: «Come avrei io potuto in questo viaggio lasciarla sola? Come avrebbe fatto questa povera vecchia sola?». A ogni disagio che patisse, si consolava pensando che Noemi aveva in compagnia una persona di cuore. Anche l’aspetto di valli e d’acque non mai viste le era diletto: e a Noemi domandava i nomi de’ luoghi; e Noemi era lieta di raccontarle quel che della storia del popolo suo sapeva. Ritornava Rut col pensiero di tanto in tanto a sua madre e diceva: «Non la vedrò più in questa terra». Ma nascondeva la sua tenerezza per non accorare Noemi. E già prima di partire, deliberata d’accompagnarsi alla suocera, ella aveva alla madre propria detto addio con amore e con riverenza di tutta l’anima, e chiestale l’ultima benedizione. Dunque così n’andavano queste povere donne, sulle quali gli angeli di Dio riguardano con dolce cura; e seminavano il loro cammino di dolci pensieri e parole sante.
Venite, poverette, venite: ché Dio conta i passi vostri a uno a uno e la via che voi fate lascerà nella memoria degli uomini una traccia che i secoli non potranno tor via, una traccia serena, come una lista d’allegro color celestino tra le nuvolette di vario colore nell’aprire del dì. Venite, poverette, venite; ché i vostri nomi suoneranno per tutte le parti del mondo da voi non sentite nominare mai; suoneranno siccome canto di primavera, e manderanno un dolce odore di benedizione alle anime affettuose.
Giunsero in vista di Betlemme; e Noemi all’aspetto de’ luoghi della sua giovinezza sentì stringersi il cuore, e non diceva parola. Entrate nella piccola città, subito ne corse per tutte le contrade la voce e le donne dicevano: «Questa è quella Noemi!». Perchè le giovani avevano sentito spesso le madri parlare di lei; e le donne d’età, nel vederla si rammentavano tante cose del primo tempo che adesso lor pareva più bello. Guardavano Rut; e le facevano festa in grazia del bene che Noemi diceva di lei: e le vecchie, anche più benestanti, le invidiarono una nuora così. Ma Noemi infra la dolcezza di que’ colloqui, era mesta, perchè pensava al marito morto, ai figliuoli morti, a tanti parenti, in dieci anni di lontananza morti; e la sua giovane nuora le rimaneva, unica consolazione.
Quando Noemi venne con Rut Moabitide, nuora sua, dalla terra del suo pellegrinaggio, e che ritornò in Betlemme, era il tempo che si segavano i grani.