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Venite, poverette, venite: ché Dio conta i passi vostri a uno a uno e la via che voi fate lascerà nella memoria degli uomini una traccia che i secoli non potranno tor via, una traccia serena, come una lista d’allegro color celestino tra le nuvolette di vario colore nell’aprire del dì. Venite, poverette, venite; ché i vostri nomi suoneranno per tutte le parti del mondo da voi non sentite nominare mai; suoneranno siccome canto di primavera, e manderanno un dolce odore di benedizione alle anime affettuose.
Giunsero in vista di Betlemme; e Noemi all’aspetto de’ luoghi della sua giovinezza sentì stringersi il cuore, e non diceva parola. Entrate nella piccola città, subito ne corse per tutte le contrade la voce e le donne dicevano: «Questa è quella Noemi!». Perchè le giovani avevano sentito spesso le madri parlare di lei; e le donne d’età, nel vederla si rammentavano tante cose del primo tempo che adesso lor pareva più bello. Guardavano Rut; e le facevano festa in grazia del bene che Noemi diceva di lei: e le vecchie, anche più benestanti, le invidiarono una nuora così. Ma Noemi infra la dolcezza di que’ colloqui, era mesta, perchè pensava al marito morto, ai figliuoli morti, a tanti parenti, in dieci anni di lontananza morti; e la sua giovane nuora le rimaneva, unica consolazione.
Quando Noemi venne con Rut Moabitide, nuora sua, dalla terra del suo pellegrinaggio, e che ritornò in Betlemme, era il tempo che si segavano i grani.