Esempi di generosità proposti al popolo italiano/Il debole che perdona
Questo testo è completo. |
◄ | Prima la Patria | Parti uguali | ► |
Il luogo dove Saul diede volta per correre sopra i Filistei (che, come segue, intendevano cogliere il destro delle discordie intestine per malmenare Israello), quel luogo fu detto Pietra del distacco, a memoria della grazia che Dio fece a Davide, e del merito che acquistò verso il suo popolo infelice re. Davide, ringraziando Iddio dello scampo come di miracolo, è a credere però che non godesse dell’avvenimento che n’era stato cagione, cioè dell’incursione fatta dall’armi nemiche; non ne godesse se non quando seppe della vittoria conseguita. Pare difficile non si rallegrare del male altrui, quando torni a comodo nostro; pare difficile cosa; ma è debita e necessaria a chi ha cuore retto.
Dalla solitudine di Maon se n’andò Davide nei sicuri luoghi d’Engaddi. E come Saul fu tornato dalla battaglia, e seppe ch’egli era nella solitudine d’Engaddi, se n’andò con tremila scelti da tutto Israello alla caccia crudele; com’uomo che smette per faccende la caccia, e, sbrigate, a quella ritorna. Poteva Davide tra que’ burroni attenderlo al varco e co’ suoi secento, rotolando massi e vibrando saette dall’alto, distruggere que’ tremila: ma Davide, ubbidiente a’ consigli di Samuele, e della coscienza propria e del cuore, riguardava con riverenza il padre di sua moglie e dell’amico prezioso suo; come se il sangue di Saul fosse sangue delle sue proprie vene. Il torvo re frantendeva cotesta generosità; la intendeva per paura, che il genero fuggisse dinnanzi alla sua maestà, come la paglia dinnanzi al soffiare del vento. E però corrergli dietro a quella maniera, lo stima un bell’atto di regio coraggio. E come chi va tentoni al buio, e a ogni rumore si volge or qua or là cercando; così re Saul per que’ monti pigliava ora a diritta ora a manca: e pareva uomo preso da febbre smaniosa, che non trova luogo. Al vedere Davide, conoscente del paese alpestre, al vederlo mostrarglisi da una parte, e poi dietro alle macchie sparire, e ricomparire lontano su un’altura erta, lontano tanto che dal basso pareva non più grande d’un uccelletto che posa sul ramo, e una fronda lo cela; e al vedere il re dissennato seguitarlo, anelante a quel sangue, come cervo alla fonte; e, oppressandoglisi, rimanere deluso, perchè già la sua preda s’era levata di lì, e come sasso rotato, scesa già per iscoscesi pendii nella valle; al vedere cotesto giuoco incessante, quel povero re vi avrebbe fatto pietà, com’uomo uscito di senno. S’inerpicava per scogli dirupati, dove l’agile muffolo appena si slancia appuntando le corna; dove il verde rado e i pochi fiori che a state già matura fanno primavera lassù, piede d’armento non li preme mai, nè man d’uomo li coglie.
Un giorno, scendendo da quei precipizii a mezzo la costa, si abbattè Saul a una di quelle capanne dove la state il pastore riposa la notte badando alle pecore; e nel verno il viandante, andando da luogo a luogo per la solitudine, trova un po’ di legna da sgranchiare le membra assiderate, e una pietra difesa dalla neve, ove posare il suo capo stanco. Era poco lontano di lì una spelonca profonda, la quale di dentro si partiva in due caverne, divise tra mezzo come da una parete di bianco e verde macigno. Entrò Saul per necessità del corpo in quella spelonca, e prese la caverna a mancina ch’era più indentro, e depose il suo mantello a man destra quasi sulla bocca della caverna. Or nell’altra a man destra era appunto nascosto con alcuni dei compagni suoi Davide. Questi videro il re venire; e a Davide, più con cenni che con parole, dissero che il momento alla fine era giunto. Davide si levò dal sedile cavato nel vivo sasso, dove stava col braccio reggendo la fronte, si levò, e prese in mano un coltello. I compagni di lui stringevan le labbra; e chi digrignava i denti, com’uomo ch’accompagna con l’anima un atto crudele; altri stavano attoniti di tanta risolutezza del sofferente guerriero. Davide va; ma, senz’entrare nella grotta a mancina, prende dall’un de’ capi il mantello del re (il qual mantello era in luogo che Saul, volto in là, non lo poteva vedere), ne taglia un lembo, e ritorna senza parola al posto di prima. E anche questa gli parve irriverenza; aver, pure a mostra, levato il coltello sopra cosa toccata da Saul: e, quasi atterrito dell’altrui pericolo, recava la mano dal petto alla fronte. I compagni non intendevano se si pentisse dell’essere tornato addietro; se combattesse tra ira e pietà; ma egli, per torli d’inganno, a voce bassa e facendo cenno imperioso che tacessero: «Iddio m’aiuti, e ci aiuti tutti! io non farò mai cosa contro al signor mio consacrato, contro il re d’Israello. Non sarà sopra lui la mia mano: perch’egli è consacrato da Dio». E ai compagni, che non badavano a quel parlare, altri stimando il suo rispetto semplicità, altri finzione; e che danno di piglio all’armi per definire d’un colpo la lunga lite, Davide si mise innanzi, e con parole imperiose, con parole supplichevoli, con la preghiera degli occhi e col linguaggio della mano ora stesa a arrestarli, ora porta a blandirli, vinse l’impeto loro; come, a cominciar della pioggia, il vento cade.
Uscì re Saul; e ripigliava il suo cammino, guardando in alto e d’attorno se vedesse orma di Davide. Più al basso erano le sue schiere. Quando fu sceso alquanto, uscì Davide dalla spelonca, e gli gridò dietro con voce non tropp’alta, acciocch’egli non se ne adontasse come di minaccia o di vanto: «Signore e re mio». Saul si volge, e vide Davide in cima alla rupe. Dinnanzi a quella guerriera canizie di quell’uomo infelice, Davide si sentì commosso, e s’inchinò venerandolo. E guardando con occhi di mesta preghiera e con l’autorità dell’uomo innocente che soffre ed ama, gli disse: «Perchè date voi retta alle parole di gente che dicono: Davide vi vuol male? Ecco adesso con gli occhi vedete che Iddio aveva messo la vostra persona in mia mano là entro nella spelonca. A un tratto mi venne il pensiero ch’io vi potevo dar morte; ma lo respinsi da me. No; non stenderò la mano sopra il signor mio, perch’egli è consacrato da Dio Signore. Ecco, padre mio, ecco, guardate, quest’è la cocca del vostro mantello. Riconoscete che, nell’atto di tagliare un pezzettino del vostro manto, non ho voluto levare la mano contro di voi. Vedete che la mia mano è pura di male, ch’ella non vi ha fatto alcun torto, ch’io non ho mancato a voi, signore, in nulla. E voi mettete insidie alla mia vita! Giudichi Iddio tra me e voi. Ma la mia mano non farà per certo vendetta di me. Dice il proverbio antico: Esce crudeltà da’ crudeli. Dunque il mio braccio mai non sarà contro di voi. Oh chi perseguitate voi, o re d’Israello? chi è quegli che voi perseguitate così? Un che non vi dà noia se non come farebbe un debole animale morto, o come un insetto. Il Signore sia giudice. Egli veda, Egli giudichi la mia causa, e mi liberi dalla mano nemica».
Poteva ucciderlo, e non lo tocca: poteva, dopo risparmiatolo, rinfacciargli la sua crudeltà, e della generosità propria menare vanto; trovar parole da ferirgli l’anima più che un coltello tagliente; di quelle parole che disfanno l’orgoglio, e poi lo risuscitano per disfarlo ancora, e rinnovano nella memoria cento volte al giorno il tormento. Incomincia dal chiamarlo signore e re suo, dal pregarlo che non creda alle lunghe artefici di discordia omicida. E, se parla un po’ a lungo, gli è per commovere a poco a poco il cuore del re; chè l’affetto nelle anime indurate dall’odio è com’acqua viva, che corre, ma sotto una crosta di duro ghiaccio. E per questo gli parla a lungo, per far sentire all’anima di Saul la sua voce, quasi grido che s’allunga per giungere a orecchio lontano. Non gli parla come marito della figliuola sua: non gli nomina nemmeno Gionata, il suo come fratello, per non destare memorie di sospetto; perchè l’odio a un cenno s’irrita come la mania d’un demente. Padre lo chiama una volta; più d’una, re. E se gli dice pur chiaro: «Io vi potevo dar morte, e v’ho risparmiato», lo dice perchè gli uomini non generosi non dànno credenza all’altrui generosità; e paiono stare a questa scuola come ragazzi svagati e come uomini mentecatti. Da ultimo non può a meno Davide di parlargli di Dio; e chiama Dio testimone del vero, e giudice della lite: tra il suo ferro levato e il nemico inerme, egli colloca Iddio come scudo all’inerme nemico.
Nelle parole di Davide il cuore di Saul si ammolliva a poco a poco in sè stesso; come neve, tocca dal sole di maggio, comincia a struggersi per dar luogo al verde e ai fiori che, quasi bambino nel seno materno, aspettano ch’ella ceda. E quando Davide ebbe finito di dire, Saul, dopo un breve silenzio, come aspettando altre voci, e poi per raccogliere il proprio pensiero, gli disse: «Non è egli questa la tua voce, o Davide figliuolo mio?». E nel voler profferire a voce alta altre parole, non potè più; lagrimando sedette sul masso, com’uomo stanco; e soggiunse: «Tu sei più buono di me, Davide: tu m’hai fatto del bene; e io resi male a te. E oggi m’hai dimostrato che non mi vuoi male, ma bene; chè Dio m’aveva messo nelle mani tue, e non m’hai morto. Difficile incontrare un nemico, e lasciarlo ire in pace. Ti renda il merito Iddio, di questo che hai fatto oggi, o Davide, verso di me. Ora vedo certissimo che il regno d’Israello deve alle tue mani venire. Giurami, o Davide, nel nome del Signore, che non disperderai la mia discendenza, che il nome mio e del padre mio non morrà in Israello». E lo giurò Davide a Saul. Ritornò Saul a casa; Davide co’ suoi n’andò altrove, per assicurarsi da nuovi pericoli.
Ma perchè non lo richiama il re a vivere seco? Non osò proporre a Davide che, dopo tante insidie si fidasse di bel nuovo; e temette forse sè stesso e la propria passione, che, quasi furore, non lo ripigliasse, e non lo traesse a nuovo tradimento. O nella confusione di quel riscontro, non gli cadde in mente a lui disusato dalle accoglienze affettuose, di fargliene motto. A ogni modo, vi lascio pensare quanto avrà gioito di ciò Gionata, l’amico suo; e quante cose dal tempo sperate sempre migliori. Ma Gionata forse, per non offendere il padre, non gli avrà nemmen detto quella parola che pur dal cuore gli veniva tante volte alle labbra: «Vedete, padre mio, che Davide ha l’anima generosa».