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nell’atto di tagliare un pezzettino del vostro manto, non ho voluto levare la mano contro di voi. Vedete che la mia mano è pura di male, ch’ella non vi ha fatto alcun torto, ch’io non ho mancato a voi, signore, in nulla. E voi mettete insidie alla mia vita! Giudichi Iddio tra me e voi. Ma la mia mano non farà per certo vendetta di me. Dice il proverbio antico: Esce crudeltà da’ crudeli. Dunque il mio braccio mai non sarà contro di voi. Oh chi perseguitate voi, o re d’Israello? chi è quegli che voi perseguitate così? Un che non vi dà noia se non come farebbe un debole animale morto, o come un insetto. Il Signore sia giudice. Egli veda, Egli giudichi la mia causa, e mi liberi dalla mano nemica».
Poteva ucciderlo, e non lo tocca: poteva, dopo risparmiatolo, rinfacciargli la sua crudeltà, e della generosità propria menare vanto; trovar parole da ferirgli l’anima più che un coltello tagliente; di quelle parole che disfanno l’orgoglio, e poi lo risuscitano per disfarlo ancora, e rinnovano nella memoria cento volte al giorno il tormento. Incomincia dal chiamarlo signore e re suo, dal pregarlo che non creda alle lunghe artefici di discordia omicida. E, se parla un po’ a lungo, gli è per commovere a poco a poco il cuore del re; chè l’affetto nelle anime indurate dall’odio è com’acqua viva, che corre, ma sotto una crosta di duro ghiaccio. E per questo gli parla a lungo, per far sentire all’anima di Saul la sua voce, quasi grido che s’allunga per giungere a orecchio lontano. Non gli parla come marito della figliuola sua: non gli nomina nemmeno Gionata, il suo come fratello, per non destare memorie di sospetto; perchè l’odio a un cenno s’irrita