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se si pentisse dell’essere tornato addietro; se combattesse tra ira e pietà; ma egli, per torli d’inganno, a voce bassa e facendo cenno imperioso che tacessero: «Iddio m’aiuti, e ci aiuti tutti! io non farò mai cosa contro al signor mio consacrato, contro il re d’Israello. Non sarà sopra lui la mia mano: perch’egli è consacrato da Dio». E ai compagni, che non badavano a quel parlare, altri stimando il suo rispetto semplicità, altri finzione; e che danno di piglio all’armi per definire d’un colpo la lunga lite, Davide si mise innanzi, e con parole imperiose, con parole supplichevoli, con la preghiera degli occhi e col linguaggio della mano ora stesa a arrestarli, ora porta a blandirli, vinse l’impeto loro; come, a cominciar della pioggia, il vento cade.
Uscì re Saul; e ripigliava il suo cammino, guardando in alto e d’attorno se vedesse orma di Davide. Più al basso erano le sue schiere. Quando fu sceso alquanto, uscì Davide dalla spelonca, e gli gridò dietro con voce non tropp’alta, acciocch’egli non se ne adontasse come di minaccia o di vanto: «Signore e re mio». Saul si volge, e vide Davide in cima alla rupe. Dinnanzi a quella guerriera canizie di quell’uomo infelice, Davide si sentì commosso, e s’inchinò venerandolo. E guardando con occhi di mesta preghiera e con l’autorità dell’uomo innocente che soffre ed ama, gli disse: «Perchè date voi retta alle parole di gente che dicono: Davide vi vuol male? Ecco adesso con gli occhi vedete che Iddio aveva messo la vostra persona in mia mano là entro nella spelonca. A un tratto mi venne il pensiero ch’io vi potevo dar morte; ma lo respinsi da me. No; non stenderò la mano sopra il signor mio, perch’egli è consacrato da Dio Signore. Ecco, padre mio, ecco, guardate, quest’è la cocca del vostro mantello. Riconoscete che,