Epistole (Caterina da Siena)/Lettera 145
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287 A CERTI MONASTERI DI BOLOGNA IN ASTRAZIONE FATTA.
t ♦ «*.«. »I.
Desidera vederle fondate in perfetta carità, mostrando come l’uomo di qnalsisia condizione senza questa virtù, è riprovalo da Dio. , li. Quanto maggior obbligo abbiano le monache o religiose di vestirsi della carità cd arrivare alla perfezione.
III. Che l’amor prorio è la causa per cui ài trasgrediscono i voti.
IV. Della differenza cbe è fra le vere spose di Cristo, e I’ altre ’ imperfette; e prima della perfetta osservanza de’tre voti cbe quelle mantengono e quanto sian grate a Dio.
V. Dell’ iuosservanza e vizj delle spose imperfette,quanto siano odiate da Dio, con che procura accendere le sopraddette monache, e specialmente la priora all’acquisto delle virlu e della perfezione.
Sditeti* MS, Al nome di Jesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.
suavi frulli, nel quale giardino la sposa, su ella ottiene
dacci la morte, e l’appetito delle cose transitorie, vane e caduche, e tolleci il desiderio santo di Dio. O quanto è miserabile questo amore, perocché ci fa essare perditori del tempo, il quale è tanto caro a noi, facci partire dal cibo delli angeli, e andiamo al cibo delli animali bruti, cioè, della creatura fatta animale bruto per la sua disordinata vita, il cui cibo sono i vizj ed i peccati; ed il cibo delli angeli terrestri sono le vere e reali virtù. Quanto è differente l’uno dall’altro? quanto dalla morte alla vita, quanto dalla cosa finita alla cosa infinita.
sue, inlanlochè, se possibile le fusse servirli senza pena, non vuole, ma come vero cavaliero, con forza q violenzia fare a sè medesimo, gli vuole servire; perchè ella è spogliala dall’amore proprio di sè, e vestita dell’affettuosa carith, e passa per la porla stretta o bassa di Cristo crocilisso, e però promise ed attende d osservare povertà
291 volontaria,’òbbedienzia e continenzia. Ella ha giltato a terra il carico ed il peso delle ricchezze del mondo, delizie e stati suoi, e quanto più se ne vede privata, più gode; e perchè ella è umile, ha òbbedienzia pronta, e non ricalcitra all’obbedienzia sua, nè vuole mai passare il tempo, che ella non si ponga dinanzi all’ occhio suo i costumi deirOrdine eia impromissione fatta.
Lo studio suo è della vigilia e dell’orazione; della cella si fa uno cielo con una dolce salmodìa; l’officio suo non dice solamente con le labbra, ma coralmente (B) f e vuole essere sempre la prima che entri in coro, e l’ultima che n’esca, ed èlle in abbominazionla.rata ed il parlatorio, e la domestichezza de’devoti!
non studia in fare celle murate, nè fornite di molto ornamento; me bene si studia di murare la cella del cuore suo, acciocché i nemici non vi possano intrare; e questa fornisce dell’adornamento delle virtù; ma nella cella attuale, non tanto che ella vi metta molto adornamento, ma se v’ ha alcuna cosa sì ne la trae per desiderio della povertà e per bisogno delle suore; e per questo conserva 1‘ anima ed il corpo suo nello stato della conLnenzia, perocché ha tolto le cagioni per le quali la potesse perdere, e sta con una carità fraterna, amando ogni creatura che ha in sè ragione, e porta e sopporta i difetti del prossimo suo con vera e santa pazienzia: ella sta come il riccio con vera guerra con la propria sensualità: ella è timorosa di non offendare lo Sposo suo: ella perde la tenerezza della patria ed il ricordamento de’parenti;’solo coloro che fanno la volontà di Dio le sono congiunti per affetto d’amore. O quanto è beala l’anima sua: ella è fatta una cosa con lo Sposo suo, e non può volere, nè desiderare, se non quello che Dio vuole. Allora, mentre che ella così dolcemente passa il mare tempestoso e gitta odore di virtù nel giardino della santa religione, chi dimandasse: Cristo crocifisso, chi è questa anima? direbbe: è uno altro me falla per affetto d’amore.
Questa ha il vestimento nuziale, unde non è \ 292 cacciata dalle nozze, ma con gaudio e giocondità è ricevuta dallo Sposo eterno. Questa gitta odore, non tanto dinanzi a Dio, ma dinanzi alli iniqui uomini del.
mondo, perocché voglia il mondo o no, l’hanno in debita reverenzia.
Y. 11 contrario è di coloro che vivono in tanta miseria fondate in amore proprio della propria sensualità, le quali sono tutte acciecnte, unde la vita loro gitta puzza a Dio ed alle creature, e per li loro difetti i secolari diminuisono la reverenzia alla santa religione.
Oimè dove è il voto della povertà, perocché con disordinala sollicitudine, ed amore, ed appetito delle ricchezze del mondo cercano di possedere quello ’ che li è vietato, con una cupidità d’ avarizia e crudeltà del prossimo; poiché vedranno il convento e le suore inferme, ed in grande necessità, e non se ne curano, come esse avessero a reggiare la brigata dei figliuoli e lassarli loro eredi. 0 misera" tu, non hai questo attacco, ma tu vuoi fare ereda la propria sensualità, eroine reggiere l’amistà e la conversazione de’tuoi devoti, notricandoli con presenti, cd il dì stare a cianciare" e novellare, e perdere il tempo tuo con parole lascive ed oziose, e così non te 11’avvedi, o tu te ne avvedi e fai vista di non vedere, unde contamini la mente e l’anima tua: tu diventi farnetica con le impugne e molestie della carne, consentendo con la perversa e deliberata volontà. 0 misera ! or debba fare questo la sposa di Cristo? 0 vituperata a Dio ed al mondo !.quando tu dici l’offizio tuo, il cuore va a piacere a te di piacimento sensitivo, e delle creature che tu ami di quello amore medesimo. 0 carissime suore, questa fadiga nel servi/io del dimonio, e sta tutto dì attaccata alle grate ed al parlatorio sotto colore di devozione. 0 maladetto vocabolo, il quale regna oggi nella Chiesa di Dio (C)nella santa religione, chiamando divoti e devote quelli, e quelle che fanno l’operazioni delle dimonia. Elli è dunonio incarnato, ed ella ò dimonia. Oimò, oimè, a che par-
tito è venuto il giardino, nel quale è seminata la puzza della immondizia; ed il corpo che debba essere mortificalo col digiuno e con la vigilia, con la pemtenzia e con la molta orazione, ed egli sta in delizie ed adornato, e con lavamenti di corpo e disordinati cibi, e con giacere non come sposa di Cristo, ma come serva del dimonio e publica meretrice, e con la puzza della disonestà sua corrompe le creature, ed è fatta nemica dell’onestà e de’servi di Dio, ed è trapassatrice dell’ òbbedienzia; ella non vuole legge, nò priora sopra al capo, ma il dimonio e la propria sensualità li è fatta priora; a lei obbedisce e cerca dì servirla con ogni sollicitudine: ella desidera la pena e la morte di cbi la volesse trarre dalla morte del peccato mortale, e tanto è forte questa miseria, che in ogi’i male corre siccome sfrenata e senza il freno della ragione r ella assottiglia lo intendimento suo per compire i suoi disordinati desiderj: il dimonio non ne trova tante, quante ne trovano queste dimoine incarnate!
elle non si curano di fare nuove fatture alli uomini per invitarli a disordinato amore verso di loro; intantochè spesse volte s’ è veduto, che dentro nel luogo che in sè è luogo di Dio, ha fatto stalla, commettendo attualmente il peccato mortale (D). Questa cotale è fatta adultera, e con molta miseiia ha ribellato allo Sposo suo; unde ella cade dalla grande altezza del cielo nel profondo dell’inferno: ella fugge la cella come nemico mortale: ella trapassa 1* offìzio suo; e non si diletta di mangiare in refettorio con la congregazione delle poverelle, ma per viver più largamente e con più dilettezza di cibi mangia in particulaie, ed è fatta crudele a sè medesima, e però non ha pietà d’altrui. Unde nascono tanti inali? dall’amore proprio sensitivo, il quale ha offuscato l’occhio della ragione, unde non cognosce, nè lassa vedere il suo male, nè in quello che ella è venuta, nè in quello che ella viene, se ella non si corregge; perocché se ella vedesse che la colpa la fa serva e schiava di quella 294 cosa che non è, e concilicela aff eterna dannazione, eleggiarebbe prima la morte, che offendare il suo Creatore e l’anima sua; ma per l’amore proprio ella trapassa e non osserva il voto promesso, perocché per amore di sè, ella possiede, e desiderale ricchezze e li onori del mondo, la qual cosa è povertà e vergogna della religione. Sapete che ne viene per possedere le ricchezze contra il voto fatto della povertà e contra i costumi dell’ Ordine ? escene disonestà e disobbedienzia!
perche disonestà? per la conversazione che seguita per lo possedere, perocché, se ella non avesse che dare,.non avarebbe amistà d’altri che dei servi di Dio, i quali non amano per propria utilità, ma solo per Cristo crocifisso; e non avendo che dare, i servi del mondo che non attendono ad altro che alla propria utilità, cioè, per lo dono che ricevono,o per disordinato diletto e piacere, se ella non ha e non vuole piacere ad altrui che a Dio, non v’ andaranno mai; unde ipso facto, che la mente sua è corrotta e superba, subito è fatta disobbediente, e non vuole credere ad altrui che a sé, e così va sempre di male in peggio, intantochè di tempio di Dio,è fatto tempio del dimonio, unde è sbandita delle nozze di vita eterna, perchè è spogliata del vestimento della carità.
Adunque, carissime suore, poiché tanto è pericoloso il non rendare il debito d’osservare il voto promesso, studianci d’ osservarlo, e ragguardiamo la nudità nostra, quanto ella è misera cosa, acciocché noi lodiamo e vediamo il vestimento nuziale quanto è utile a noi e piacevole a Dio, acciocché pienamente ne siamo vestite. E non vedendo io altro modo, però vi dissi, che io desideravo di vedervi fondate in vera e perfetta carità, e così vi prego per amore di Cristo crocifisso che facciate: destatevi dal sonno e poniamo oggimai termine e fine alla miseria ed alla nostra imperlezione, perocché non ci ha tempo: elli è sonato a condannazione, e data c’ è la sentenza che noi dobbiamo morire, e non sappiamo quando. Già è posta la scure alla radice dell’arbore nostro: adunque non è d’aspettare quello tempo che noi non siamo sicuri d’ avere; ma nel tempo presente annegare la nostra volontà, e morire spasimate per amore della virtù. A voi dico, priora, che voi diate esemplo di santa ed onesta vita, acciocchè in verità, diate dottrina alle vostre figliuole e suddite, e reprensione e punizione quando bisogna; vietando lo’ le domestichezze de secolari e la conversazione de’ devoti, serrando le grate ed il parlatorio, se non per necessità e comodo ordinato; ed invitatele a votare le celle, acciocchè non abbino che dare, e l’adornamento delle cortine, ed i letti della piuma, ed i superchi e dissoluti vestimenti, se vi sono, che temo che non ve ne abbi; e voi siate la primaja, carissima madre, acciocchè per esemplo di voi, l’altre ci si dispongano. Morda ed abbaj il cane della cocienzia vostra, pensando che n’averete a render ragione dinanzi a Dio; e non chiudete gli occhi per non vedere, perocchè Dìo vi vede, e non sarete però scusata, perocchè vi conviene avere dodici occhi sopra le suddite vostre. So’ certa, se sarete vestita del vestimento detto, voi il farete, ed io ve ne prego ed obligomi sempre a pregare Dio per voi, ed aitarvi a portare i pesi con quello affetto della carità che Dio mi darà: fate che io ne oda buone novelle. Altro non vi dico. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Jesù dolce, Jesù amore.