Pagina:Caterina da Siena - Epistole, 3.djvu/295


295

alla radice dell’arbore nostro: adunque non è d’aspettare quello tempo che noi non siamo sicuri d’ avere; ma nel tempo presente annegare la nostra volontà, e morire spasimate per amore della virtù. A voi dico, priora, che voi diate esemplo di santa ed onesta vita, acciocchè in verità, diate dottrina alle vostre figliuole e suddite, e reprensione e punizione quando bisogna; vietando lo’ le domestichezze de secolari e la conversazione de’ devoti, serrando le grate ed il parlatorio, se non per necessità e comodo ordinato; ed invitatele a votare le celle, acciocchè non abbino che dare, e l’adornamento delle cortine, ed i letti della piuma, ed i superchi e dissoluti vestimenti, se vi sono, che temo che non ve ne abbi; e voi siate la primaja, carissima madre, acciocchè per esemplo di voi, l’altre ci si dispongano. Morda ed abbaj il cane della cocienzia vostra, pensando che n’averete a render ragione dinanzi a Dio; e non chiudete gli occhi per non vedere, perocchè Dìo vi vede, e non sarete però scusata, perocchè vi conviene avere dodici occhi sopra le suddite vostre. So’ certa, se sarete vestita del vestimento detto, voi il farete, ed io ve ne prego ed obligomi sempre a pregare Dio per voi, ed aitarvi a portare i pesi con quello affetto della carità che Dio mi darà: fate che io ne oda buone novelle. Altro non vi dico. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Jesù dolce, Jesù amore.