Epistole (Caterina da Siena)/Lettera 144

Lettera 143 Lettera 145

[p. 280 modifica]AL PRIORE E FRATELLI DELLA COMPAGNIA DELLA DISCIPLINA DELLA V. M.

DELL’ OSPIDALE DI SIENA.

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I. Gli esorta ad esser veri lavoratori della vigna dell’ auima propria, descrivendo la qualità di questa vigna, come Iddio I abbia adornata e proveduta, ed in qual modo dobbiamo custodirla. ’ ’ II. D’un1 altra vigna che dobbiamo lavorare, cioè quella dell’anima de* nostri prossimi.

III. Della vigna in cv, Dio ci ha posti, il primo de’quali è il sommo pontefice, cioè della santa Chiesa, la quale prega tutti a volere ajutare coll’ orazioni e coll’ opere secondo le loro forze, mostrando l’obbligo che ne abbiamo.

Al nome di Jesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

I. ilarissimi padri e fratelli in Cristo dolce Jesù.

Io Catarina, serva e seliiava de’servi di Jesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi veri lavoratori nella vigna dell’ anime vostre, acciocché nel tempo della ricolta rapportiate il molto frutto. Sapete che la Verità Eterna creò noi alla imagiue e similitudine sua: fece di noi una vigna ne)’a quale vuolse e vuole abitare per grazia, dove il piaccia al lavoratore di questa vigna di lavorarla bene e.

lealmente; che se ella non fusse bene lavorata, abondarebbe di spine e di pruni, mule non si diletlarebbe [p. 281 modifica], 281 Dio d’abitarci dentro. Or vediamo, carissimi fratelli, che lavoratore oi ha messo questo maestro. Acci posto il libero arbitrio, in cui è commessa tutta la governazione della vigna. Ecci la porta fortissima della volontà, la quale neuno è che la possa aprire o serrare, se non quanto piace a questo lavoratore; ed hacci dato il lume dell’intelletto, acciocché cognosciamo e di* scerniamo li amici ed inimici che volessero passare per la detta porta, alla quale è posto il cane della coscienzia, acciocché abbaj quando gli sente aprire; ma conviensi che questo cane vegli e non dorma. Questo lume vede e disccrne il frutto, traendone la terra, acciocchè’l frutto rimanga netto, e mettelo nel granajo della memoria, ritenendovi per ricordamento de’benefizj di Dio. Nel mezzo della vigna ha posto d vasello del cuore pieno di sangue, per innaffiare con esso le piante, acciocché non si secchino. Or così dolcemente è fatta e creata questa vigna: ma io m’avveggo che’l veleno dell’amore proprio ha avvelenato e corrotto questo lavoratore, intantochè la vigna nostra è tutta insalvatichita; unde o ella produce frutto che ci dà morte, o frutti salvatichi ed acerbi, perchè 1 seminatori rei delle dimonia passarono per la porta della volontà col seme delle molte e varie cogitazioni, seminandoli nel libero arbitrio, unde ne nasce frutto di morte, cioè di molli peccali mortali. O quanto è laida questa misera vigna a vedere, che di vigua è fatto bosco con le spine della superbia, della avarizia, con pruni dell’ira e della impazienzia, e piena di molte erbe velenose; e di giardino è fatta stalla, dilettandoci noi di stare nel loto della immondizia. Questo giardino non è chiuso, ma è aperto, e però i nemici, cioè le dimonia, v’entrano come in loro abitazione: la fonte è risecca,cioè la grazia la quale Irassemo dal santo battesimo in virtù del sangue di Jesù Cristo, il quale sangue innaffiava la vigna; essendone pieno il cuore per affello d’amore.

Il lume dell’intelletto non vede altro che tenebre, perchè è privato del lume della santissima fede; unde [p. 282 modifica]202 non cognosce altro che amore sensitivo: di questo sta piena la memoria, unde, stando così non può aver altro ricordamenlo che di miseria con disordinati appetiti e desiderj. Acci ancora posta la Verità eterna un’altra vigna a lato a questa, cioè quella del prossimo nostro, fa quale è tanto unita insieme con la nostra,* che. utilità non possiamo fare alla nostra, che non sia fatta anco alla sua: anco ci è comandamento di/governare la sua come la nostra, quando ci è detto!

ama Dio sopra- ogni cosa ed il prossimo come te medesimo.

0 quanto è crudele questo lavoratore, che sì male ha governata la vigna sua senza veruno fruito, se non d’aleuno allo di virtù; e questi sono sì acerbi, che neuno è che ne possa mangiare; questi frutti sono le operazioni buone che sono fatte fuora della carità.

O quanto è misera. quella anima, che nel punto della morte, il quale è uno tempo di ricolta, si ritrova senza veruno frutto: la prova li-fa cognoscere la morte sua: ella va cercando allora d’avere il tempo per poterla governare, e non ha il modo: lo ignorante uomo pareva che credesse poter tenere il tempo a suo modo, e, non è così. Adunque, fratelli, levianci nel tempo presente, che ci è prestato per misericordia: levisi la ragione col libero arbitrio, e cominciamo a rivoltare la terra di questo disordinato e perverso amore, cioè, che l’affetto il quale è tutto terreno, e d’altro che di cose transitorie non si vuole nutricare, le quali passano tutte come il vento senza alcuna fermezza o stabilità diventi celestiale cercando i beni del cielo, i quali sono fermi e stabili, che in sè non hanno alcuna mutazione.

Apriamo la porta della volontà a ricevere il seme della dottrina sua, il quale seme produce i frutti delle vere e reab virtù, le juali virtù col lume e libero arbitrio l’ha èselte dalla terra; cioè, che le virtù non 1 ha seminate, nè ricolle in sè per veruno terreno amore o piacere umano; ma con odio e dispiacimento di sè medesimo ne l’ha gillato fuore, ed il frutto riposto nella memoria per ricordanpcnlo de’be[p. 283 modifica]a83 nelizj di Dio, riconoscendo d’averli da lui e non per sua propria virtù. Che arbore ci pone? l’arbore della perfettissima carità, la cui cima s’unisce col cielo, cioè nell’ abisso della carità di Dio: i rami suoi tengono per tutta la vigna, unde mantengono i frutti con freschezza, perchè tutte le virtù procedono dalla carità, e da essa hanno vita. Di che s’innaflia? non d acqua, ma di sangue prezioso sparto con tanto fuoco d’amore, il quale sangue sta nel vasello del cuore, e non tanto-che gli innaffi questa vigna dolce e dilettevole giardino; ma elli ne dà bere al cane della coscienzia abondantemente, acciocché fortificato facci buona e solenne guardia alla porta della volontà, acciocché neuno passi che elli noi facci sentire alla ragione, destandolo col grido suo, e la ragione col lume dell’intelletto raguardi se non amici o nemici: se sono amici mandati a voi dalla clemenzia dello Spirito Santo, cioè, le buone e sante spirazioni, siano ricevuti dal libero arbitrio, disserrando la porta con le chiavi dell’amore, e mettansi in operazione: ma se sono nemici di perverse cogitazioni con operazioni corrotte, le cacci con la verga dell’ odio con grandissimo rimproverio; non si lassino passare che non sieno corrette, serrando la porta della volontà che non consenta a loro.

II. Allora vedendo Dio che’l lavoratore del libero arbitrio il quale egli mise nella vigna sua, ha lavorato bene in sè ed in quello del prossimo suo, sovvenendolo in ciò che li è stato possibile, per dilezione cd affetto di carità, egli si riposa dentro in quella anima per grazia, non che per nostro bene a lui cresce riposo, perocché non ha bisogno di noi; malagrazia sua si riposa in noi, la quale grazia ci dà vita, e vesteci, ricoprendo la nostra nudità; dacci lume, sazia 1’a.Tetto dell’anima, e satolla rimane affamata: dalli il cibo, ponendola alla mensa della santissima croce nella bocca dcL santo desiderio: dà il latte della divina dolcezza, pigliando insieme la mira dell’amaritudine della croce e dolore dell’offesa di Dio: dalli in[p. 284 modifica]

  • 284 censo odorifero d’umili, continue e fedeli orazioni, le quali offera molto ferventemente per onore di Dio e salute, dell’anime. 0 quanto è beala questa anima ! veramente ella gusta vita eterna; ma noi ignoranti non ci curiamo di questa beatitudine, che se noi ce ne curassimo; noi eleggeremmo innanzi la morte che perdere tanto bene. Leviamo oggi mai questa ignoranzia, e cerchiamo la perfezione con ogni verità: cercandola in verità antLaremo colà dove Dio l’ha posto, che se noi la cercassimo altrove, già non la trovaremmo.

Detto aviamo come l’anima nostra è una vigna, e come ella è adornata, e some, Dio vuole che noi lavoriamo.

III. Ora è da vedere dove elli ci ha posti: dico che elli ci ha posti tutti nella vigna della santa Chiesa, ed ha posto in essa il lavoratore, cioè Cristo in terra, il quale ci ha a ministrare il sangue, e col coltello della penitenzia la quale riceviamo nella santa confessione, taglia 1 vizio dell’ anima, legandola al petlo suo, e legala col legame della santa òbbedienzia, e senza questa la vigna nostra sarebbe ruinata, la grandine la privarebbe d’ ogni frutto; ciò dico, se ella non fusse legala in questa òbbedienzia. Adunque ci conviene cercare e lavorare la vigna dell’anima nostra nella vigna della santa Chiesa, altrementi saremo privati d’ ogni bene e caderemo in ogni male. Ora è il tempo, carissimi padri e fratelli, di mostrare se saremo legati in verità o no: a che me ne avvedrò? a questo, se ora in questo tempo del bisogno sovverrete il lavora* tore di questa vigna della santa Chiesa papa Urbano VI, vero vicario di Cristo, spiritualmente.e temporalmente.

Spiritualmente con la umile orazione; temporalmente adoperando giusta il vostro potere cli

i signori li diano adjutorio (A), la qual cosa ci è debito; e non vediamo noi che per debito siamo tenuti di farlo, e che egli è uno sovvenire a noi medesimi? amiamo noi così poco la fede nostra, che noi non ne vogliamo essere di fonditori e niellerei la vita del corpo se bisogna ? e siamo noi così ingrati e sconoscenti di tanti

[p. 285 modifica]^85 beneGzj quanti aviamo ricevuti da Dio e da lui? E non sappiamo noi che la ingratitudine fa seccare la fonte della pietà? )Non voglio che siamo ingrati, ma grati e cognoscenli, acciocché si notrichi la pietà in noi; e però vi prego per i amore di Cristo crociGsso, che adoperiate ec. Siamo pronti a sovvenire a questa verità ec. So certa, che, se sarete buoni e perfetti lavoratori nella vigna vostra, voi lavorarete con grande solliciludine per amore della Verità nella vigna della santa Chiesa; ma se sarete cattivi lavoratori in voi, non vi curarele lavorare in lei, siccome infine a ora si mostra; e però vi dissi ch’io desideravo di vedervi veri lavoratori. Altro non dico. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Jesù dolce, Jesù amore. [p. 286 modifica]t 286 l t l ’ b » l’.. * ’, Hi:-«P i 1 IH ’ V I li ’t 1 1-0 ‘Uri.;.

Annotazione alla Lettera 1M.

. *Ì.M f V ,.5 5. ‘ »-.*»....% 1 j i jì.n ) * ■ tj ( (A) Che 1 signori lì diano adjutorio. Cioè i signori difensori, che erano il maestrato sapremo della repubblica sanese a quel tempo.

Ad assi porti scrisse la santa sn questo stesso saggetto, stimolandoli a porgere ajuto al ponlelice Urbano VI.

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