Edizione completa degli scritti di Agricoltura, Arti e Commercio/Lettera III

Lettera III

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LETTERA III.



In fino ad ora, Illustrissimi Signori, abbiamo esaminato le diverse opinioni intorno la seta, e le diverse specie di essa; onde tralasciando tale argomento, entreremo in secondo luogo a ricercare prima colle conghietture, e dipoi col lume della storia, l’origine della seta, che venne, da Plinio, di Siria, o di Assiria chiamata, rendutasi al presente così comune fra noi.

Essendo stato il primo uomo creato da Dio nell’Asia, crebbe in quella parte del mondo anche la prima popolazione; e nella stessa parte venne da’ figli di Noè rinnovata, dappoichè colla punizione del Diluvio era stata distrutta: onde in que’ luoghi ebbero le scienze e le arti il loro nascimento. Chiunque ha qualche cognizione di sacra, e di profana storia, sa quanto l’Asia sia stata in o[p. 76 modifica]gni tempo ricca e popolata; e sa quali rivoluzioni sono colà seguite, fino a tanto che divisa in alcune monarchie, caduta quasi tutta negli errori della setta Maomettana, geme ora sotto un barbaro dispotismo.

Nelle ultime estremità di essa giace la China, dove sempre le arti, le scienze, e la politica si conservarono intatte; nè quivi pervennero mai le rivoluzioni cagionate in tutto il restante dell’Asia da Alessandro, dai Romani, da Gengiskcan, da Maometto, e dai di lui successori. Egli è il vero, che dopo lo stabilimento della monarchia chinese1, della quale pretendono provare una sicura serie, cominciando da Fokio, 2952 anni avanti la nascita di Gesù Cristo, furono due volte da’ Tartari soggiogati i Chinesi, la prima circa l’anno 1270, la seconda l’anno 1680. Ma trattone que’ primi disordini, che senza potervi fare riparo nascono in quella parte, dove seguono le irruzioni, altro cambiamento non ne nacque in generale fuorchè quello, che suol avvenire in uno de’ regni europei allo scambiarsi delle regnanti famiglie; ed in particolare quello che accade ne’ cambiamenti de’ governatori delle provincie. [p. 77 modifica]Ê certamente la China vera patria di questa preziosissima, e di noi molto benemerita merce, nè debbonsi defraudare i Chinesi di tal onore2; cioè che da loro, come da fonte, derivò l’arte della seta, che poi dilatossi per tutta l’Asia e l’Europa: anzi e Seri, e Serici cognominaronsi anticamente que’ popoli, dando il nome, o come vogliono alcuni, ricevendolo dalla produzione ai loro paesi particolare, Seta dagl’Italiani in loro nuova favella chiamata, corrompendo il vocabolo Sericum, col quale l’avevano nominata i Latini.

Non si potrebbe con altro, che con le conghietture andar rintracciando la prima origine di tale industria; e trarne quella luce che meglio può rischiarare la storia presente.

Fu in ogni tempo l’uomo per istimolo di sua natura avidissimo di stendere sopra tutte le create cose il dominio; nè v’ha specie di animale, o cosa vegetabile veruna, sopra la quale non abbia voluto tal signoria esercitare per proprio alimento, agio, o piacere, o medicina; ma soprattutto, cred’io, che in ciascheduna più sottilmente studiasse, per va[p. 78 modifica]lersene a quegli usi, che la voluttà gli metteva nel cuore.

Tale, ed anzi sopra ogni altra ingegnosissima fu sempre, ed è tuttavia l’indole dei Chinesi in sì fạtte ricerche, i quali fra gli altri esami infiniti, a quello degl’insetti passando, n’osservarono tra essi alcuni rinchiudersi in que’ bozzoli, che noi Gallette chiamiamo. Conobbero esser questa una tessitura di un filo continuo, uscito dalle viscere del baco: ed invaghitisi della lucidezza, morbidezza e finezza di quello, invogliaronsi di farsene ad ogni modo divertimento. Studiarono, qual fosse la pianta destinata dalla natura per alimento di tale insetto, e videro, quella essere il moro, chiamato anche gelso. Nel principio è da credersi o che tagliassero i bozzoli, o che attendessero la trasformazione della crisalide in farfalla: indi gli scardassassero, e pettinassero, come si fa della lana, del lino, e della bavella. Ma veduto, che in tal modo ne perdevano il suo principalissimo pregio, ch’è quello dello splendore, cominciarono per avventura a ventilare, come potessero valersi di que’ medesimi fili che uscivano al vermicello dal corpo. Cosa naturale è dunque, che osservassero allora, come la provida natura aveva [p. 79 modifica]essi fili intinti di un certo umore glutinoso, che serve ad incollarli in quel lavoro, che fa l’animaletto, per edificarsi la sua prigione, entro la quale trasformasi, e nuova vita riprende. Così, poichè da una osservazione un’altra ne nasce, veduto avranno, che tale sostanza è dal filo diversa, e che disciolta questa, il filo agevolmente si spicca; onde fattone coll’acqua calda la sperienza, trovarono corrispondente all’intenzione l’effetto: e provato che il filo aveva sussistenza, perchè più atto fosse alla tessitura, di più fili uno ne formarono; e cosi a mano a mano introdussero quelle manifatture, che furono per tanti secoli all’Europa ignote. Da queste ragionevoli conghietture passeremo al presente alla storica verità.

Venne, 2357 anni prima della nascita di Nostro Signore, innalzato all’impero della China Yao3, ottimo principe, e sì ornato di egregie virtù e nobili qualità, che da Confucio, e dagli altri filosofi chinesi, egli è proposto per norma, ed esempio di ben operare a ’ suoi successori. Asserisce il Voltaire4 che fu questo Yao nelle matematiche bene ammaestrato: ch’egli medesimo a rifor[p. 80 modifica]Pagina:Collezione-di-opere-scelte-di-autori-Friulani (Antonio Zanon).djvu/80 [p. 81 modifica]Pagina:Collezione-di-opere-scelte-di-autori-Friulani (Antonio Zanon).djvu/81 [p. 82 modifica]Pagina:Collezione-di-opere-scelte-di-autori-Friulani (Antonio Zanon).djvu/82 [p. 83 modifica]Pagina:Collezione-di-opere-scelte-di-autori-Friulani (Antonio Zanon).djvu/83 [p. 84 modifica]Pagina:Collezione-di-opere-scelte-di-autori-Friulani (Antonio Zanon).djvu/84 [p. 85 modifica]Pagina:Collezione-di-opere-scelte-di-autori-Friulani (Antonio Zanon).djvu/85 [p. 86 modifica]Pagina:Collezione-di-opere-scelte-di-autori-Friulani (Antonio Zanon).djvu/86 [p. 87 modifica]Pagina:Collezione-di-opere-scelte-di-autori-Friulani (Antonio Zanon).djvu/87 [p. 88 modifica]Pagina:Collezione-di-opere-scelte-di-autori-Friulani (Antonio Zanon).djvu/88 [p. 89 modifica]Pagina:Collezione-di-opere-scelte-di-autori-Friulani (Antonio Zanon).djvu/89 [p. 90 modifica]Pagina:Collezione-di-opere-scelte-di-autori-Friulani (Antonio Zanon).djvu/90 [p. 91 modifica]potesse accostumarsi a vederlo vestito a tal foggia e a sofferirlo, fecesi fare il ritratto suo al naturale co’ suoi consueti vestimenti dipinto, e con tutti gli abbigliamenti, ch’egli soleva avere in dosso, in atto di sagrificare, e coll’immagine di quel Dio, di cui era sacerdote. Mandò quindi il ritratto a Roma, ed a colui che lo portava, commise, che in aperto ed alto luogo il collocasse, nel mezzo di quella sala, in cui si raccoglieva il senato. Per la qual cosa, trasferitosi egli poscia a Roma, parte ritrovò già assuefatti i Romani a vederlo con que’ vestimenti, e parte li abbagliò, largheggiando col popolo con quelle immense profusioni di ricchezze, che notissime sono. Erano cosi fatte vesti di due qualità diverse. Chiamavasi l’una Oloserica, che tutta di seta significa: Subserica l’altra, cioè di mezza seta; poichè l’ordito di questa era seta, e la trama d’altra condizione di filo5. Alessandro Severo mai di veste Oloserica non si vestì; e di rado la Subserica usò, ma tanto avea in pregio anche questa, che non ne fece mai presente veruno.

Volendo Aureliano6, quanto potea, [p. 92 modifica]stinguere l’usanza di tali vestimenti, nè egli mai ne portò, nè diede altrui licenza che ne adoperasse; e pregato una volta dall’imperatrice sua moglie, che le concedesse almeno di avere una sopravveste purpurea di seta, rispose, ch’egli non avrebbe mai conceduto che si adoperasse filo, che all’oro equivalesse.

Quantunque sotto l’impero di Costanzo e Giuliano7 crescesse grandemente in Roma l’arte del tessere la seta, e l’uso di questa, seguì tuttavia a pagarsi a peso d’oro fino a’ tempi di Giustiniano il Grande, il quale colla sua continua residenza in Costantinopoli agevolò il modo di averla a prezzo migliore; giovandogli in ciò, che finalmente uscita dalla China la seta, veniva oggimai da altri popoli dell’Asia coltivata.

Con altra mia vedremo con quale felice risoluzione la seta e le sue manifatture divennero italiane. Intanto io ho l’onore di segnarmi colla più perfetta stima.

  1. Mar. Martinii e S. J. Sinicae Historiae, lib. I. p.210.
  2. Id. L. I. p. 38.
  3. Martini, lib. I. p. 38.
  4. Abregé de l’Histoire.
  5. Lamprid. ibid. T. II. pag. 351.
  6. Vopiscus, ibid. T. II pag. 396.
  7. Amm. Marcellinus, idid. T. II. pag. 476.